mercoledì 11 aprile 2012

Nikki Anderson, da pornostar a dj a Brescia, dove l'ex pornostar vive da 7 anni

Anderson, Nikki con due “k” e Anderson come Pamela Anderson o Edward Anderson, fate voi, è una cui piace l’argent, beaucoup d’argent, sempre più d’argent, come dicono i francesi. Per cui, quando le chiedi perché si sia data al porno che aveva solo 19 anni, non fa una piega. «Soldi. Con la mia prima pellicola (La Piramide 3, ndr), ho comprato macchina e casa». Non fa una piega. Ecco, forse alle signore, il nome della diva dell’hard giunge nuovo. Chiedete ai maschietti. Tutti conoscono Nikki Anderson. Pure gli avvocati che, come dice lei, «Sono miei grandi fan, altroché. Ci provano sempre». Anche a Brescia, dove l'ex pornostar vive da 7 anni. Qui ha trovato l'amore della sua vita. Marco, un barman. Da Brescia vuole iniziare la sua nuova carriera di dj.

Nikki Anderson, da pornostar a dj a Brescia, dove l'ex pornostar vive da 7 anni

Già, perché Nikki è una delle porno star più conosciute al mondo. Ha interpretato film osè ovunque,Da pornostar a dj, la storia di Nikki    persino in Egitto, perché «una volta giravano un sacco di soldi, e i set si facevano dappertutto, a Bora Bora e in Egitto, appunto. Ho girato il mondo». Ha persino vinto due Hot d’Or, uno nel 1997 come miglior starlet europea e uno due anni dopo come miglior attrice.

La vita a Brescia. Basta porno. Perché?«Ero stufa. Prova a immaginare: tutti i giorni nuda, a condividere la mia intimità con un estraneo. All’inizio va bene, ma poi ti senti logora, vuota. Poi temevo di contrarre qualche malattia. Sul set ti sottopongono a controlli del sangue e tutto il resto, ma c’è chi imbroglia. E parliamoci chiaro: l’hard stava implodendo. Guarda come s’è ridotto ora: non ci sono più i cachet di una volta, colpa di You-porn e delle troppe attricette». Spenti i riflettori, Nikki s’è infilata maglioncini morigerati e s’è data alle ospitate in disco, con il giro del produttore Riccardo Schicchi. Ora, che lavora con un’altra agenzia e vuole fare la dj, s’è trasferita a Brescia, dove sette anni fa ha incontrato l’amore della sua vita, Marco, un ragazzo di qualche anno più giovane che fa il barman e l’accompagna ovunque vada e con cui per ora non intende metter su famiglia. Non che la città, e più in generale l’Italia, la entusiasmino: troppi pregiudizi, troppi sguardi volgari, troppe persone che sorridono con malizia quando la riconoscono, mentre in Ungheria o in America la mentalità è un’altra, «Nessuno ti giudica».

Ma veniamo al gossip. Fuori qualche veleno sui divi italiani dell’hard. Rocco Siffredi: «Uno str… Ti tratta come fossi un animale, non una donna. Non un filo di sensibilità, di tatto. E’ un egocentrico insopportabile. Sa una cosa? Gli attori italiani del porno sono i più incompetenti con cui abbia mai lavorato. Dei lazzaroni». Eva Henger: «E’ ungherese come me, abbiamo la stessa indole riservata e una storia simile, entrambe ci siamo tolte dal giro». Cicciolina: «Tempo fa mi ha chiesto di entrare in politica con lei. Ho rifiutato, anche se erano soldi facili». Perché? «Non mi andava di fare l’oca in Parlamento o in qualsiasi Giunta d’Italia. Sono una professionista, non una cialtrona». Un giudizio pure sulla sexy barista Laura Maggi: «Figuriamoci. Di quella non parlo. Non è mica seria, quella lì. Secondo me non sa fare i cappuccini, per questo si veste a quel modo. Non mi faccia dire altro perché sono una signora».

Nikki Anderson, da pornostar a dj a Brescia, dove l'ex pornostar vive da 7 anniNikki Anderson, da pornostar a dj a Brescia, dove l'ex pornostar vive da 7 anni

Alessandra Troncana | Corriere

domenica 8 aprile 2012

PENTIMENTO, bellissime frasi e messaggi: “Il rimpianto è il passatempo degli incapaci.” Ugo Ojetti

Lista BLACKISS | Shari Vari; White Club; Art Cafè | ☎ 3205320188

Ho un solo rimpianto nella vita: di non essere qualcun altro. Woody Allen

Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avrete fatto, ma di quelle che non avrete fatto. Mark Twain

Ci sono molte cose che butteremmo via volentieri, se non temessimo che qualcun altro le raccogliesse.Oscar Wilde

E’ meglio pentirsi di ciò che si è fatto, o pentirsi per ciò che non si è fatto? Anonimo

Finchè dura il pentimento, dura la colpa. Jorge Luis Borges

Una volta il rimorso veniva dopo, adesso mi precede. Ennio Flaiano

La parola più ragionevole che sia stata detta sul celibato e sul matrimonio è questa: qualunque cosa farai, te ne pentirai. Nicolas de Chamfort

La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che ispira meno pietà alle persone che la provocano. François de La Rochefoucauld

Il rimpianto è il passatempo degli incapaci. Ugo Ojetti

Nessuno mi ha mai detto che il rimpianto si sente come la paura. Clive Staples Lewis

In vecchiaia ci si pente soprattutto dei peccati non commessi. William Somerset Maugham

La parte preparatoria dei rimorsi, di solito, è abbastanza piacevole. Marcello Marchesi

Sposarsi o non sposarsi non è importante. In ogni caso ti pentirai. Socrate

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Palestina & Iran 2012: Quello che deve essere detto – di Günter Grass

Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt’al più le note a margine.
È l’affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un’atomica.

E allora perché mi proibisco
di chiamare per nome l’altro paese,
in cui da anni – anche se coperto da segreto -
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?

Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d’uso corrente.

Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l´esistenza di un’unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.

Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d’Israele
al quale sono e voglio restare legato.

Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l´ultimo inchiostro:
la potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi – come tedeschi con sufficienti colpe a carico -
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.

E lo ammetto: non taccio più
perché dell’ipocrisia dell´Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un´istanza internazionale.

Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d´uscita,
e in fin dei conti anche per noi.

(traduzione di Claudio Groff dal blog di Annalisa Melandri)

Il Big Bang della nuova creazione, raccontato dal papa nellá notte del 7 aprile 2012


"Con la risurrezione di Gesù, Dio ha detto nuovamente: Sia la luce!". L'omelia della veglia di Pasqua, nella notte del 7 aprile 2012, nella basilica di San Pietro 

di Benedetto XVI




Cari fratelli e sorelle!

Pasqua è la festa della nuova creazione. Gesù è risorto e non muore più. Ha sfondato la porta verso una nuova vita che non conosce più né malattia né morte. Ha assunto l'uomo in Dio stesso. "Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio", aveva detto Paolo nella prima lettera ai Corinzi (15, 50). Lo scrittore ecclesiastico Tertulliano, nel secolo III, in riferimento alla risurrezione di Cristo e alla nostra risurrezione aveva l'audacia di scrivere: "Abbiate fiducia, carne e sangue, grazie a Cristo avete acquistato un posto nel Cielo e nel regno di Dio" (CCL II 994). Si è aperta una nuova dimensione per l'uomo. La creazione è diventata più grande e più vasta. La Pasqua è il giorno di una nuova creazione, ma proprio per questo la Chiesa comincia in tale giorno la liturgia con l'antica creazione, affinché impariamo a capire bene quella nuova. Perciò all'inizio della Liturgia della Parola nella Veglia pasquale c'è il racconto della creazione del mondo.

In relazione a questo, due cose sono particolarmente importanti nel contesto della liturgia di questo giorno. In primo luogo, la creazione viene presentata come una totalità della quale fa parte il fenomeno del tempo. I sette giorni sono un'immagine di una totalità che si sviluppa nel tempo. Sono ordinati in vista del settimo giorno, il giorno della libertà di tutte le creature per Dio e delle une per le altre. La creazione è quindi orientata verso la comunione tra Dio e creatura; essa esiste affinché ci sia uno spazio di risposta alla grande gloria di Dio, un incontro di amore e di libertà. In secondo luogo, del racconto della creazione la Chiesa, nella Veglia pasquale, ascolta soprattutto la prima frase: "Dio disse: Sia la luce!" (Gen 1, 3). Il racconto della creazione, in modo simbolico, inizia con la creazione della luce. Il sole e la luna vengono creati solo nel quarto giorno. Il racconto della creazione li chiama fonti di luce, che Dio ha posto nel firmamento del cielo. Con ciò toglie consapevolmente ad esse il carattere divino che le grandi religioni avevano loro attribuito. No, non sono affatto dei. Sono corpi luminosi, creati dall'unico Dio. Sono però preceduti dalla luce, mediante la quale la gloria di Dio si riflette nella natura dell'essere che è creato.

Che cosa intende dire con ciò il racconto della creazione? La luce rende possibile la vita. Rende possibile l'incontro. Rende possibile la comunicazione. Rende possibile la conoscenza, l'accesso alla realtà, alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso. Il male si nasconde. La luce pertanto è anche espressione del bene che è luminosità e crea luminosità. È giorno in cui possiamo operare. Il fatto che Dio abbia creato la luce significa che Dio ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità, spazio di incontro e di libertà, spazio del bene e dell'amore. La materia prima del mondo è buona, l'essere stesso è buono. E il male non proviene dall'essere che è creato da Dio, ma esiste in virtù della negazione. È il "no".

A Pasqua, al mattino del primo giorno della settimana, Dio ha detto nuovamente: "Sia la luce!". Prima erano venute la notte del Monte degli Ulivi, l'eclissi solare della passione e morte di Gesù, la notte del sepolcro. Ma ora è di nuovo il primo giorno, la creazione ricomincia tutta nuova. "Sia la luce!", dice Dio, "e la luce fu". Gesù risorge dal sepolcro. La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L'amore è più forte dell'odio. La verità è più forte della menzogna. Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, egli stesso, pura luce di Dio. Questo, però, non si riferisce soltanto a Lui e non si riferisce solo al buio di quei giorni. Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata nuovamente. Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione e vince ogni forma di buio. Egli è il nuovo giorno di Dio, che vale per tutti noi.

Ma come può avvenire questo? Come può tutto questo giungere fino a noi così che non rimanga solo parola, ma diventi una realtà in cui siamo coinvolti? Mediante il Sacramento del battesimo e la professione della fede, il Signore ha costruito un ponte verso di noi, attraverso il quale il nuovo giorno viene a noi. Nel Battesimo, il Signore dice a colui che lo riceve: "Fiat lux", sia la luce. Il nuovo giorno, il giorno della vita indistruttibile viene anche a noi. Cristo ti prende per mano. D'ora in poi sarai sostenuto da Lui e entrerai così nella luce, nella vita vera. Per questo, la Chiesa antica ha chiamato il Battesimo "photismos", illuminazione.

Perché? Il buio veramente minaccioso per l'uomo è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga. Dove vada la stessa nostra vita. Che cosa sia il bene e che cosa sia il male. Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale. Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo. Oggi possiamo illuminare le nostre città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili. Non è questa forse un'immagine della problematica del nostro essere illuminati? Nelle cose materiali sappiamo e possiamo incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di questo, Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare. Per questo è la fede, che ci mostra la luce di Dio, la vera illuminazione, essa è un'irruzione della luce di Dio nel nostro mondo, un'apertura dei nostri occhi per la vera luce.

Cari amici, vorrei aggiungere, infine, ancora un pensiero sulla luce e sull'illuminazione. Nella Veglia pasquale, la notte della nuova creazione, la Chiesa presenta il mistero della luce con un simbolo del tutto particolare e molto umile: con il cero pasquale. Questa è una luce che vive in virtù del sacrificio. La candela illumina consumando se stessa. Dà luce dando se stessa. Così rappresenta in modo meraviglioso il mistero pasquale di Cristo che dona se stesso e così dona la grande luce. Come seconda cosa possiamo riflettere sul fatto che la luce della candela è fuoco. Il fuoco è forza che plasma il mondo, potere che trasforma. E il fuoco dona calore. Anche qui si rende nuovamente visibile il mistero di Cristo. Cristo, la luce, è fuoco, è fiamma che brucia il male trasformando così il mondo e noi stessi. "Chi è vicino a me è vicino al fuoco", suona una parola di Gesù trasmessa a noi da Origene. E questo fuoco è al tempo stesso calore, non una luce fredda, ma una luce in cui ci vengono incontro il calore e la bontà di Dio.

Il grande inno dell'Exsultet, che il diacono canta all'inizio della liturgia pasquale, ci fa notare in modo molto sommesso un altro aspetto ancora. Richiama alla memoria che questo prodotto, il cero, è dovuto in primo luogo al lavoro delle api. Così entra in gioco l'intera creazione. Nel cero, la creazione diventa portatrice di luce. Ma, secondo il pensiero dei Padri, c'è anche un implicito accenno alla Chiesa. La cooperazione della comunità viva dei fedeli nella Chiesa è quasi come l'operare delle api. Costruisce la comunità della luce. Possiamo così vedere nel cero anche un richiamo a noi stessi e alla nostra comunione nella comunità della Chiesa, che esiste affinché la luce di Cristo possa illuminare il mondo.

Preghiamo il Signore in quest'ora di farci sperimentare la gioia della sua luce, e preghiamolo, affinché noi stessi diventiamo portatori della sua luce, affinché attraverso la Chiesa lo splendore del volto di Cristo entri nel mondo. Amen.

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Piero della Francesca, Risurrezione, 1450-1463, Sansepolcro, Museo Civico.

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