venerdì 10 giugno 2011

Giovani Confindustria, l'accusa di Jacopo Morelli "Questa Italia è contro i giovani"

Jacopo Morelli, industriali under 40 La crisi economica non è finita e i giovani sono quelli che più soffrono. Questo è uno dei punti centrali del convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria. E’ guardando questa realtà che Jacopo Morelli, neo-presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha fatto il suo discorso di apertura. “È tempo di occuparci del futuro dell’Italia. Alziamo la voce sul nostro futuro, che è il futuro del Paese. Non ci arrendiamo e non ci rassegniamo”. Il neo-presidente dei Giovani imprenditori - il suo primo alla guida degli under 40 – ha esortato un cambiamento reale, perché “nulla è più irresponsabile che sprecare una generazione”. Questa Italia è “contro i giovani”: e “continuando a penalizzare le nuove generazioni, sprecando le loro forze e il loro talento, sarà impossibile ottenere una robusta crescita economica”, ha incalzato Morelli.

“Non ci arrendiamo dinanzi ad un Paese che non è, e non sembra voler diventare, un Paese per i giovani”, dice parlando di un’Italia “oggi in ostaggio di egoismi generazionali e di una pervasiva gerontocrazia, antitesi della meritocrazia e pericoloso blocco alla crescita”.

Esponendo le tesi dei Giovani imprenditori, Morelli invita, dunque, le nuove generazioni ad “alzare la testa”. A “liberare le energie dalle catene che le imprigionano per indirizzarle su un progetto di Paese, che torni a crescere”.

“L’Italia - sottolinea - non è un Paese per giovani, ma l’obiettivo è diventarlo”. Ecco perché “il primo passo da fare è sintonizzare la Nazione sulle frequenze di una generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino, cresciuta a pane e Internet, che ha esperienze di studio all’estero e va a Londra con 20 euro”.

Secondo Morelli, “stiamo sacrificando sull’altare dei diritti acquisiti, i diritti delle nuove generazioni, che sono: un lavoro meglio remunerato, un’istruzione al passo con i tempi, una prospettiva di crescita personale e professionale. Stiamo difendendo disparità di trattamento, non giustificabili né sul piano etico, né su quello dell’efficienza e della competitività, dimenticando gli equilibri tra le generazioni e lo scambio consapevole dall’una all’altra”.

Ma ai giovani Morelli ricorda che “progettare e costruire il futuro tocca a persone come noi, a tutti i giovani italiani. E ancor più tocca ai Giovani imprenditori, un Movimento che ha la responsabilità e l’orgoglio di essere la leadership di questo Paese».

Con Stampa | Agenzie

L' Economist: “Berlusconi, l'uomo che ha fregato un intero Paese”

Per il settimanale britannico «serve un cambio di governo per la crescita». Otto anni fa «l'inadatto a governare»

MILANO -«The man who screwed an entire country» l' uomo che ha fottuto un intero Paese». L'Economist torna ad attaccare Silvio Berlusconi bocciandone senza appello la politica di governo. Il presidente del Consiglio italiano è tornato in copertina del settimanale britannico in uscita venerdì, a otto anni dal celeberrimo «unfit to lead Italy», inadatto a governare l'Italia, e a cinque dall'altrettanto polemico «E' tempo di licenziarlo». L'occasione di quest'ultima «cover story» è la pubblicazione di uno speciale di 16 pagine sull'Italia realizzato per l'anniversario dei 150 anni. L'analisi di John Prideaux, autore del rapporto, lascia emergere un Paese fermo che paga con la «crescita zero» le mancate riforme. «L'Italia ha tutte le cose che le servono per ripartire, quello che serve è un cambio di governo».

L'EDITORIALE - «Nonostante i suoi successi personali Berlusconi si è rivelato tre volte un disastro come leader nazionale», si legge nell'editoriale. Il primo disastro è la «saga» del bunga bunga e il secondo sono le vicende che hanno premier in Tribunale rispondere di frode, truffa contabile e corruzione. «I suoi difensori - spiega l'Economist - dicono che non è mai stato condannato ma questo non è vero. In molti casi si è arrivati a delle condanne ma queste sono state spazzate via» o per via della decorrenza dei termini o «in almeno due casi perchè Berlusconi stesso ha cambiato la legge a suo favore». «Ma il terzo difetto è di gran lunga il peggiore - continua l'Economist - e questo è il totale disinteresse per la condizione economica del paese. Forse perchè distratto dai suoi problemi legali, in nove anni come primo ministro non è stato in grado di trovare un rimedio o quanto meno di ammettere lo stato di grave debolezza economica dell'Italia. Il risultato è che si lascerà alle spalle un paese in grave difficoltà. La malattia dell'Italia non è quelle di tipo acuto; si tratta piuttosto di una malattia cronica, che pian piano mangia via la vitalità». Se fino ad ora, «grazie alla linea del rigore fiscale imposta dal ministro delle finanze Giulio Tremonti» l'Italia è riuscita e evitare di diventare la nuova vittima della speculazione dei mercati, questo non significa che la linea di credito sia infinita. Un'Italia stagnante e non riformata, con un debito pubblico ancorato attorno al 120% del pil, si ritroverebbe così esposta come il vero problema dell'eurozona. Il colpevole? «Berlusconi, che non ci sono dubbi, continuerebbe a sorridere» conclude l'Economist.

IL RAPPORTO - «Non farò l'errore di predire la fine di Berlusconi - ha detto l'analista incontrando la stampa a Milano - ma arrivando qui, parlando con le persone si inizia a sentire un'aria nuova, la fine di un'era».«L'Italia ha un problema di produttività, ha bisogno di alcune riforme. Se guardiamo agli ultimi dieci anni e più, dimenticando tutti gli scandali, lo scontro con i magistrati, il problema è c'è stato un disastro da un punto di vista economico. Berlusconi è arrivato al potere con l'idea di essere un imprenditore di successo in grado di fare le riforme economiche, ma poi non le ha fatte» e il Paese «ha sprecato» tempo prezioso.

BASSA CRESCITA - Il nostro Paese ha avuto il «più basso tasso di crescita di tutti gli altri Paesi del mondo occidentale. Tra il 2000 e il 2010, il Pil italiano è cresciuto in media dello 0,25% all'anno, una dato allarmante - scrive l'Economist - migliore solo rispetto a quello di Haiti o dello Zimbawe». E nonostante l'Italia «abbia saputo evitare il peggio durante la recente crisi finanziaria globale, non ci sono segnali di una possibile inversione di tendenza».

GERONTOCRAZIA - Nonostante i problemi che appaiono per lo più legati alla fase politica, l'Italia resta un «Paese civilizzato, ricco, senza conflitti». Il «successore di Berlusconi potrebbe introdurre alcuni immediati miglioramenti con poco sforzo» e dovrà sicuramente metter mano alla legislazione sul lavoro «che favorisce gli anziani». L'Italia è afflitta tra le altre cose da una «gerontocrazia istituzionalizzata» che rende difficile ai giovani costruirsi una carriera. Tanto che dobbiamo porci il problema di come «richiamare migliaia di giovani di talento che sono emigrati e potrebbero avere un impatto positivo per il Paese».

Via Corrieredellasera | di Paola Pica

Confindustria/Morelli: L'Italia non è un paese per giovani

Santa Margeherita Ligure, 10 giu.  - L'Italia non è un paese per giovani. È un paese contro i giovani. "É ostaggio di egoismi generazionali e di una pervasiva gerontocrazia antitesi della meritocrazia e pericoloso blocco alla crescita". Questa la critica del presidente dei giovani imprenditori di Confindustria nella sua prima relazione al 41esimo convegno di Santa Margherita Ligure. Aprendo i lavori della due giorni, Morelli ha sottolineato come "continuando a penalizzare le nuove generazioni, sprecando le loro forze e il loro talento, sarà impossibile ottenere una robusta crescita economica indispensabile per garantire un avvenire all'intera nazione".
Confindustria-Morelli-L'Italia non è un paese per giovani
Ma i giovani non si arrendono. "Progettare e costruire il futuro - ha detto - tocca a persone come noi, a tutti i giovani italiani e ancora di più tocca ai giovani imprenditori". E rivolgendosi alla politica il presidente dei giovani industriali ha sottolineato: "a chi dirà che non ci son o risorse rispondiamo che è una scelta della politica decidere su cosa puntare e su cosa investire. Le risorse sono scarse ma questo è il prezzo di miopi decisioni passate: la vergogna delle baby pensioni, la burocrazia inefficiente, gli sprechi, l'assenza di una seria politica energetica".

Per Morelli l'Italia sta sacrificando "sull'altare dei diritti acquisiti, i diritti delle nuove generazioni", tra questi un lavoro meglio remunerato, un'istruzione al passo con i tempi, una prospettiva di crescita professionale e personale. Per questo - ha detto Morelli - occorre "rimuovere questi ostacoli, innovare, interpretare la velocità con cui il mondo cambia: sono interventi da porre al centro dell'agire civile e della politica".

Via | TMNews

giovedì 9 giugno 2011

Caso Battisti: Corte Suprema brasiliana boccia ricorso dell’Italia

cesare_battisti_libero_in_brasile_lula_ha_deciso_ Roma – Cesare Battisti uscirà presto dal carcere. Questo perché il Tribunale Supremo federale del Brasile ha respinto il ricorso presentato dall'Italia contro la decisione dell'ex presidente brasiliano, Lula da Silva, di negare l'estradizione all'ex terrorista italiano Cesare Battisti. Secondo le agenzie, con 6 voti favorevoli e 3 contrari, i giudici del Tribunale supremo, riuniti in seduta di Consiglio hanno stabilito che la Repubblica dell’Italia non ha la competenza per chiedere alla magistratura indipendente del Brasile di invalidare la decisione dell'ex presidente.

VOTI CONTRARI. A votare contro l'estradizione, in sede del Consiglio, sono stati i giudici Luiz Fux, Carmen Lucia, Ricardo Lewandowsky, Joaquin Barbosa, Carlos Ayres Britto e Marco Aurelio Mello. Secondo costoro, la decisione di Ignacio Lula da Silva "è una questione di sovranità nazionale" e quindi di competenza del potere esecutivo e non di quello giudiziario.

Secondo uno degli avvocati di Battisti, Luis Roberto Barroso, con questo voto si impedisce “una vendetta storica in ritardo. Per difendere gli sconfitti, che hanno perso ma non devono essere perseguitati. Noi abbiamo concesso l’amnistia a uomini che torturavano durante la dittatura, che tiravano dagli aerei vittime innocenti. Noi abbiamo preso la decisione politica di non punire. Il perdono per i nostri e anche per quelli degli altri, Battisti compreso. La decisione di Lula è semplicemente giusta”.

VOTO FAVOREVOLI. A favore del ricorso hanno invece votato Gilmar Mendes, Ellen Gracie e Cezar Peluso. Secondo il giudice Mello la decisione del governo italiano di ricorrere contro Lula "non era adeguata".

ACCORDI INTERNAZIONALI. La Corte intanto continua a discutere sul caso, in particolare si dovrà esaminare se il presidente Lula, con la sua decisione avrebbe o no rispettato il Trattato di estradizione in vigore con l'Italia.

E24 | 08.06.11

lunedì 6 giugno 2011

Censis 2011: Italiani più aggressivi e narcisisti tra antidepressivi e ritocchi plastici

Tra il 2004 e il 2009 le minacce e le ingiurie sono aumentate del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali sono passati da 4.454 a 5.625 (+26,3%) e gli interventi di chirurgia estetica nel 2010 sono stati 450mila. L'autodifesa, trasgredire e arrivare a compromessi è considerato "lecito"

Italiani più aggressivi e narcisisti tra antidepressivi e ritocchi plastici

ROMA - Il controllo delle pulsioni e il rispetto delle regole in Italia sono in pericolo. E' un momento storico in cui ingiurie e le percosse sono in aumento. Così come il consumo di antidepressivi. Dall'indagine del Censis presentata oggi emerge emerge il senso della relatività delle regole tra gli italiani e il tentativo di legittimare le pulsioni. Oggi il fine che giustifica il mezzo, l'occhio per occhio e il compromesso sono le nuove linee guida sociali. La crisi è evidente. L'indagine antropologica serve a comprendere "il disagio che sta vivendo la società italiana".
A cominciare dall'autoreferenzialità: l'85,5% degli italiani ritiene di essere arbitro unico dei propri comportamenti. E più in generale che le regole possano essere aggirate in molte situazioni. Nel divertimento è ammessa la trasgressione soprattutto dai più giovani (il 44,8%). E, quando è necessario, bisogna difendersi da sè anche con le cattive maniere (il 48,6%, quota che sale al 61,3% tra i residenti nelle grandi città).

Per raggiungere i propri fini bisogna accettare i compromessi secondo il 46,4%. Si può essere buoni cattolici anche senza tener conto della morale della chiesa in materia di sessualità per il 63,5% (dato che sfiora l'80% tra i più giovani). Aumentano le forme di violenza in cui è forte la componente pulsionale della perdita di controllo e dell'aggressività. Tra il 2004 e il 2009 le minacce e le ingiurie sono aumentate del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali sono passati da 4.454 a 5.625 (+26,3%).


La dimensione più distruttiva delle pulsioni si riscontra nel progressivo crescere delle forme di depressione. Il consumo di antidepressivi è emblematico: le dosi giornaliere sono più che raddoppiate dal 2001 al 2009, passando da 16,2 a 34,7 per 1.000 abitanti (+114,2%).

Se in Italia diminuisce in generale il consumo di sostanze stupefacenti (tra il 2008 e il 2009 i consumatori sono calati del 25,7%, passando da 3,9 milioni a 2,9 milioni circa), la pericolosità sociale del consumo di droghe non sembra diminuire: aumentano infatti le persone prese in carico nei Sert per dipendenza da cocaina (+2,5%). E sono in crescita i giovani consumatori a rischio di bevande alcoliche: dal 2009 al 2010 passano dal 14,9% al 16,6% nella fascia di 18-24 anni.

Gli italiani sono anche tra i maggiori frequentatori dei social network. Dal settembre 2008 al marzo 2011 gli utenti di Facebook sono passati da 1,3 milioni a 19,2 milioni. Ogni utente ci trascorre mediamente 55 minuti al giorno, è membro di 13 gruppi, e ogni mese posta 24 commenti, invia 8 richieste di amicizia, diventa fan di 4 pagine e riceve 3 inviti a eventi.
La dimensione più narcisistica delle pulsioni è legata al bisogno di apparire. Nel 2010 sono stati circa 450.000 gli interventi di chirurgia estetica effettuati in Italia. Anoressia e bulimia sono le prime cause di morte tra le giovani di 12-25 anni, e ne sono colpite circa 200.000 donne. In definitiva per il Censis "siamo una società in cui sono sempre più deboli i riferimenti valoriali e gli ideali comuni, in cui è più fragile la consistenza dei legami e delle relazioni sociali. In questa indeterminatezza diffusa crescono comportamenti spiegabili come l'effetto di una pervasiva sregolazione delle pulsioni, risultato della perdita di molti dei riferimenti normativi che fanno da guida ai comportamenti".

Tratto dalla Repubblica.it | Italiani più aggressivi e narcisisti tra antidepressivi e ritocchi plastici

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Vogue Italia riscopre le donne belle e vere, le miss grandi forme sexy senza tempo

Nel suo servizio di copertina Vogue Italia riscopre le belle vere, vale a dire le miss grandi forme (le foto sono di Steven Meisel)

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(le foto sono di Steven Meisel)

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