mercoledì 2 luglio 2008

Discriminazioni : il bello della diretta

Discriminazioni : il bello della diretta
di Paola Pierantoni*

Eccoci ancora al volantino con cui la Lega Nord promuove la raccolta di firme per abrogare la Legge regionale (ligure, ndr) sulla immigrazione. Nessun eco, almeno recente, sulla stampa, molto scarne anche le tracce sulla rete. E' quindi possibile che la cosa muoia lì.

Ma il punto è che questi volantini hanno girato, hanno avuto un loro percorso popolare, hanno fatto 'opinione'. Normale dialettica democratica. Ma dove e come si fa contro opinione allo stesso livello popolare? Chi va a raggiungere le stesse persone per suggerire un pensiero più complesso, più articolato, più responsabile? Con quali mezzi?

Qui non stiamo parlando di reti televisive, ma del più scontato e datato tra i mezzi di comunicazione politica, che la Lega Nord non disdegna affatto suggerendo ai passanti: noi siamo qui, in mezzo a voi, siamo persone popolari, semplici, alla vostra portata. Vi interpretiamo, vi rappresentiamo. Siamo la vostra anima.

Cosa contrapponiamo ai volantini della Lega? Mi vengono in mente volantinaggi e assemblee nei luoghi di lavoro, feroci e feconde discussioni ai cancelli, seminari di formazione e discussione stile '150 ore' sulle diversità, sulla identità, sulla disuguaglianza, sulla discriminazione, sulla paura? ma mi sento subito come il vecchio della canzone di Guccini.

Il volantino elenca inammissibili privilegi:
- Servizi sociali: libero accesso ai servizi sociali? Leggi: è uno scandalo che un immigrato - non importa se bambino, anziano, donna incinta, con regolare lavoro e permesso, invalido, abusato, sfruttato? - possa avere accesso ai servizi sociali.

- Sanità: l'assistenza sanitaria e specialistica e non solo di pronto soccorso?. Come dire: ad essere generosi agli immigrati può essere concesso di non crepare per strada, ma l'assistenza sanitaria con tutti i punti e le virgole va riservata alla categoria superiore dei 'non' immigrati.

-Istruzione: formazione del personale docente per l'educazione interculturale?. Le scuole della Liguria sono prese d'assalto da ragazzine e ragazzini di almeno un centinaio di nazionalità diverse? E'? già tanto che gli diamo un banco, figuriamoci se dobbiamo buttar via soldi per tener conto della loro cultura.

Tutto intorno a noi si stanno costruendo le condizioni culturali ed emotive della 'accettazione', quella che farà apparire almeno giustificabile l'assalto al campo Rom; considerare come nulla di grave - e in fin dei conti quasi un gioco - è la presa delle impronte dei bambini; ritenere in certi casi ammissibile la discriminazione (vedi il recente pronunciamento della Corte di Cassazione che ha giudicato ammissibile la campagna del sindaco di Verona per cacciare gli zingari 'perchè dove arrivano ci sono furti'). (Vedi NOTA in calce)

Non intendo parlare di stelle gialle sugli abiti e di campi di sterminio, ma penso a più domestiche vicende italiane: l'esclusione degli Ebrei dalle scuole, dal lavoro, dai luoghi pubblici, le loro improvvise scomparse dai banchi di scuola, dalle università. La domanda su come sia stata possibile a suo tempo l'accettazione passiva di tutto questo tormenta molti di noi nati dopo la fine della guerra. Non vorrei che ora ci venisse data l'opportunità di osservare il fenomeno in diretta.

NOTA: in realta' la Corte di Cassazione non ha assolto Tosi e non ha considerato accettabile la sua campagna, ha solo rimandato il caso alla Corte d'Appello per una nuova sentenza anche perche', sottolinea, non risulta evidente l'insussistenza del reato (cioe' potrebbe esserci reato, ma non nei termini espressi dal tribunale d'appello).
La Corte d'Appello di Venezia aveva inflitto al sindaco di Verona due mesi di reclusione e il divieto di svolgere propaganda politica per tre anni riconoscendolo colpevole di aver diffuso idee basate sulla superiorita' e l'odio razziale. Il sindaco aveva fatto ricorso.
La Corte di Cassazione ha sottolineato che "un soggetto" (non un'etnia) puo' essere discriminato per i suoi comportamenti criminali ed ha valutato che discriminare un popolo in base alla presunzione che 'gli zingari siano ladri' e' un preconcetto, non e' razzismo perche' non si basa sulla presunzione di superiorita'.
Pertanto la Corte ha solo fatto dei distinguo ed ha messo in guardia dall'etichettare come razzismo un preconcetto, ma ha comunque concluso che "Il contenuto del manifesto diffuso evidenzia elementi potenzialmente discriminatori".

* da Osservatorio Ligure sull'Informazione




--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

martedì 1 luglio 2008

pat ti invita a leggere: L'Italia si ferma a Roma, viaggi interminabili, esperienze allucinanti per i vacanzieri nel Sud. La tratta MIlano-Palermo poi...





pat ti ha segnalato un articolo interessante di SiciliaInformazioni:

L'Italia si ferma a Roma, viaggi interminabili, esperienze allucinanti per i vacanzieri nel Sud. La tratta MIlano-Palermo poi...
PERSONE
Pat Swinfen vive col marito in una bella casa nel Kent
Da qui mette in comunicazione malati e dottori
La vecchietta che cura
il mondo con le e-mail
La ricetta è semplice: computer, macchine fotografiche digitali e tanta buona volontà
La coppia riceve richieste di aiuto dai Paesi poveri e le inoltra a un pool di medici

ENRICO FRANCESCHINI


Lady Swinfen e il marito a Bagdad
LONDRA - Un medico a Bagdad non sa come curare una forma particolarmente rara di cancro che ha colpito una sua paziente. Un infermiere in Nepal è in difficoltà a fornire i primi soccorsi a un uomo che ha avuto un attacco cardiaco. Un'ostetrica in Bangladesh vuole aiutare a concepire una coppia che teme di non essere fertile. Per risolvere il problema, fanno tutti la stessa cosa: inviano una email a una casa del Kent, nella verde campagna inglese, dove un'anziana aristocratica sulla settantina trascorre le sue giornate davanti al computer, pronta a entrare in azione.

Lady Swinfen, assistita dal Lord suo marito, è in contatto con una rete di 382 esperti in ogni campo della medicina, tra cui alcuni dei migliori specialisti che si possono trovare in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Australia, Canada e Nuova Zelanda. Ogni richiesta di aiuto, solitamente corredata di un allegato che contiene fotografie del paziente, raggi x o altri dati significativi per valutare la sua malattia, viene rapidamente inoltrata a un medico competente; il quale, a stretto giro di posta (elettronica), risponde e qualche volta se il caso è particolarmente urgente telefona al suo collega nei guai dall'altra parte del mondo. In questo modo, in dieci anni, più di quattrocento persone che rischiavano la vita sono state salvate, curate e ristabilite.

La "Florence Nightingale dell'Internet": così la chiama il quotidiano londinese Independent, che ieri ha raccontato la sua storia. Come la celebre "signora con la lampada", la crocerossina britannica che curava i feriti nella Guerra di Crimea di metà Ottocento e che diventò il simbolo e la fondatrice della moderna assistenza infermieristica, anche lady Swinfen assiste i malati: solo che il suo ospedale è il pianeta terra, i suoi pazienti sono le vittime di guerre e tragedie naturali in regioni dove scarseggiano le risorse per curarli, e i suoi soccorsi viaggiano sul web.

"Telemedicina" è il termine da lei usato per spiegare di cosa si tratta: un modo di far viaggiare le immagini digitali dei malati e le diagnosi dei più illustri sanitari da un capo all'altro del globo nello spazio di pochi minuti, qualche ora o poco più. Un'autoambulanza del Pronto Soccorso che corre su un'autostrada on line.

Tutto cominciò quando Lord Swinfen, un ex-ufficiale dell'esercito britannico, stava lavorando in Bangladesh a un centro per la riabilitazione dei paraplegici. Lì fece la conoscenza con un chirurgo militare inglese che gli raccontò una sua precedente esperienza: durante il conflitto in Bosnia, aveva avuto l'idea di trasmettere immagini dei casi più gravi direttamente al Royal Military Hospital di Portsmouth, in Inghilterra, per avere un parere da colleghi più esperti.

Tornato a casa, il Lord ne parlò con la moglie, che da giovane era stata infermiera nella Royal Army Nursing Corps della regina Alessandra, e con i loro quattro figli. Ciascuno donò 20 sterline, con quei soldi crearono una fondazione, la Swinfen Charitable Trust, e si misero all'opera. All'inizio offrivano contatti con specialisti britannici soltanto a due ospedali del Nepal e uno delle isole Solomon, ma ben presto il giro dei loro pazienti si allargò a dismisura: oggi copre oltre cento paesi, dal Laos alla Lituania, dall'Africa all'America Latina.

Tutti gli specialisti a cui lady Swinfen chiede di entrare a far parte dell'organizzazione offrono i loro pareri completamente gratis, e si impegnano a farlo in qualunque momento della giornata, anche di notte, la domenica, in vacanza. La fondazione Swinfen ha quindi acquistato centinaia di piccole, economiche macchine fotografiche digitali, e le ha inviate a tutti gli ospedali di zone degradate che ne erano sprovvisti. Ha insegnato, via email, a medici e infermieri come utilizzarle per scattare immagini dei malati e per scaricarle sul computer. E a quel punto la "telemedicina" è stata pronta a partire.

"Era un'idea così semplice che non ci aveva pensato nessuno", dice Lady Swinfen. Un'idea che ha cambiato la vita sua e del marito. L'ultimo party che hanno dato nella loro residenza del Kent è di sette anni fa: nel mezzo della festa arrivarono mezza dozzina di email con richieste di aiuto, e gli invitati non videro più i padroni di casa. Hanno fatto una settimana di vacanza in un decennio. La "Florence Nightingale di Internet" non ha più tempo di curare le rose del suo giardino, che cresce disordinato ed incolto. Ma in compenso ha la parete dello studio piena delle cartoline che le scrivono medici e pazienti per ringraziarla di quello che fa. Il paragone con la crocerossima di Crimea non le dispiace: "Anch'io mi sento un'infermiera", dice, "la sola differenza è che nella mia corsia nessun malato rimane senza un letto".

fonte: Repubblica.it
(1 luglio 2008)

PERSONE
Pat Swinfen vive col marito in una bella casa nel Kent
Da qui mette in comunicazione malati e dottori
La vecchietta che cura
il mondo con le e-mail
La ricetta è semplice: computer, macchine fotografiche digitali e tanta buona volontà
La coppia riceve richieste di aiuto dai Paesi poveri e le inoltra a un pool di medici

ENRICO FRANCESCHINI


Lady Swinfen e il marito a Bagdad
LONDRA - Un medico a Bagdad non sa come curare una forma particolarmente rara di cancro che ha colpito una sua paziente. Un infermiere in Nepal è in difficoltà a fornire i primi soccorsi a un uomo che ha avuto un attacco cardiaco. Un'ostetrica in Bangladesh vuole aiutare a concepire una coppia che teme di non essere fertile. Per risolvere il problema, fanno tutti la stessa cosa: inviano una email a una casa del Kent, nella verde campagna inglese, dove un'anziana aristocratica sulla settantina trascorre le sue giornate davanti al computer, pronta a entrare in azione.

Lady Swinfen, assistita dal Lord suo marito, è in contatto con una rete di 382 esperti in ogni campo della medicina, tra cui alcuni dei migliori specialisti che si possono trovare in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Australia, Canada e Nuova Zelanda. Ogni richiesta di aiuto, solitamente corredata di un allegato che contiene fotografie del paziente, raggi x o altri dati significativi per valutare la sua malattia, viene rapidamente inoltrata a un medico competente; il quale, a stretto giro di posta (elettronica), risponde e qualche volta se il caso è particolarmente urgente telefona al suo collega nei guai dall'altra parte del mondo. In questo modo, in dieci anni, più di quattrocento persone che rischiavano la vita sono state salvate, curate e ristabilite.

La "Florence Nightingale dell'Internet": così la chiama il quotidiano londinese Independent, che ieri ha raccontato la sua storia. Come la celebre "signora con la lampada", la crocerossina britannica che curava i feriti nella Guerra di Crimea di metà Ottocento e che diventò il simbolo e la fondatrice della moderna assistenza infermieristica, anche lady Swinfen assiste i malati: solo che il suo ospedale è il pianeta terra, i suoi pazienti sono le vittime di guerre e tragedie naturali in regioni dove scarseggiano le risorse per curarli, e i suoi soccorsi viaggiano sul web.

"Telemedicina" è il termine da lei usato per spiegare di cosa si tratta: un modo di far viaggiare le immagini digitali dei malati e le diagnosi dei più illustri sanitari da un capo all'altro del globo nello spazio di pochi minuti, qualche ora o poco più. Un'autoambulanza del Pronto Soccorso che corre su un'autostrada on line.

Tutto cominciò quando Lord Swinfen, un ex-ufficiale dell'esercito britannico, stava lavorando in Bangladesh a un centro per la riabilitazione dei paraplegici. Lì fece la conoscenza con un chirurgo militare inglese che gli raccontò una sua precedente esperienza: durante il conflitto in Bosnia, aveva avuto l'idea di trasmettere immagini dei casi più gravi direttamente al Royal Military Hospital di Portsmouth, in Inghilterra, per avere un parere da colleghi più esperti.

Tornato a casa, il Lord ne parlò con la moglie, che da giovane era stata infermiera nella Royal Army Nursing Corps della regina Alessandra, e con i loro quattro figli. Ciascuno donò 20 sterline, con quei soldi crearono una fondazione, la Swinfen Charitable Trust, e si misero all'opera. All'inizio offrivano contatti con specialisti britannici soltanto a due ospedali del Nepal e uno delle isole Solomon, ma ben presto il giro dei loro pazienti si allargò a dismisura: oggi copre oltre cento paesi, dal Laos alla Lituania, dall'Africa all'America Latina.

Tutti gli specialisti a cui lady Swinfen chiede di entrare a far parte dell'organizzazione offrono i loro pareri completamente gratis, e si impegnano a farlo in qualunque momento della giornata, anche di notte, la domenica, in vacanza. La fondazione Swinfen ha quindi acquistato centinaia di piccole, economiche macchine fotografiche digitali, e le ha inviate a tutti gli ospedali di zone degradate che ne erano sprovvisti. Ha insegnato, via email, a medici e infermieri come utilizzarle per scattare immagini dei malati e per scaricarle sul computer. E a quel punto la "telemedicina" è stata pronta a partire.

"Era un'idea così semplice che non ci aveva pensato nessuno", dice Lady Swinfen. Un'idea che ha cambiato la vita sua e del marito. L'ultimo party che hanno dato nella loro residenza del Kent è di sette anni fa: nel mezzo della festa arrivarono mezza dozzina di email con richieste di aiuto, e gli invitati non videro più i padroni di casa. Hanno fatto una settimana di vacanza in un decennio. La "Florence Nightingale di Internet" non ha più tempo di curare le rose del suo giardino, che cresce disordinato ed incolto. Ma in compenso ha la parete dello studio piena delle cartoline che le scrivono medici e pazienti per ringraziarla di quello che fa. Il paragone con la crocerossima di Crimea non le dispiace: "Anch'io mi sento un'infermiera", dice, "la sola differenza è che nella mia corsia nessun malato rimane senza un letto".

fonte: Repubblica.it
(1 luglio 2008)

lunedì 30 giugno 2008

Razzismo di Stato e rilievo delle impronte digitali ai bambini Rom, Fulvio Vassallo, terrelibere.it

Razzismo di Stato e rilievo delle impronte digitali ai bambini Rom

Il governo vuole creare per legge uno "stato di emergenza", come se la presenza dei rom fosse una improvvisa calamità naturale, in modo da intervenire con ordinanze di protezione civile affidate alla gestione di commissari straordinari. Esattamente come si è fatto da anni con l'"emergenza sbarchi", con ordinanze di protezione civile che hanno consentito l'apertura provvisoria di veri e propri centri di detenzione ed hanno legittimato le peggiori pratiche di deportazione in violazione dell'art. 13 della Costituzione italiana. Ed bambini Rom sono ancora una volta uno strumento
Razzismo di Stato e rilievo delle impronte digitali ai bambini Rom

1. Le dichiarazioni dei rappresentanti della Commissione Europea sul provvedimento che stabilisce il rilievo delle impronte digitali ai bambini rom appaiono assai deboli e sembrerebbero riferirsi ad un mero annuncio del governo e non ad una normativa nazionale già applicata in alcune grandi aree metropolitane. Una normativa nazionale a rilievo locale, derivante da diverse ordinanze adottate dal consiglio dei ministri, dopo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che istituiva lo "stato di emergenza" per la presenza dei nomadi nelle province di Milano, Roma e Napoli, nominando un Commissario per l'emergenza, individuato generalmente nella figura del Prefetto.

Il Prefetto di Milano, d'intesa con il sindaco Moratti, ha già avviato da due settimane la schedatura dei rom che si trovano nei campi, regolari ed abusivi, provvedendo anche a numerosi sgomberi, mentre il Prefetto di Roma sembrerebbe non volere procedere, almeno per ora, al rilievo delle impronte digitali dei minori rom, sul quale sembra frenare anche Alemanno. Ma a Roma si sta giocando una pericolosa partita che potrebbe dividere il fronte delle associazioni che difendono i rom, con il sindaco che sobilla gli uni contro gli altri, accusando alcune associazioni " di volere strumentalizzare a fini politici la questione rom". Mentre proseguono le trattative tra un sindaco eletto proprio dopo avere strumentalizzato la paura nei confronti dei rom ed una parte dell'associazionismo, anche gli sgomberi e le deportazioni vengono portati avanti dalla polizia e dai vigili urbani.

Qualcuno si illude che il confronto con l'amministrazione Alemanno possa garantire anche in futuro convenzioni, sicurezza e stabilità degli insediamenti. Ma chi può dire veramente di rappresentare i rom ? Perché non si dà mai il diritto di parola ai rappresentanti delle comunità? E chi pensa a tutti i rom di più recente arrivo in Italia, in gran parte comunitari, allo sbando, senza alcuna associazione nazionale di riferimento che ne tuteli almeno i diritti fondamentali? Anche a Napoli, nei campi rom che non sono stati bruciati, sarebbe in corso la schedatura di tutti coloro che sono ritenuti di minore età. Adesso, con il pacchetto sicurezza in corso di approvazione da parte del Parlamento, si vorrebbe estendere la schedatura dei minori rom a tutto il territorio nazionale.

L'Unione Europea attende intanto la approvazione definitiva dei provvedimenti sull'emergenza sicurezza e la notifica a Bruxelles da parte del governo italiano, per esprimere un parere ufficiale sulla intera questione. Dopo che nel Parlamento Europeo si è consolidato un fronte favorevole ad una ulteriore chiusura nei confronti dell'immigrazione, con l'approvazione della direttiva sui rimpatri, si manifesta una maggiore "cautela" delle istituzioni comunitarie nell'esprimere critiche verso governi come quello italiano, che hanno imposto, o favorito, scelte securitarie e meramente repressive. Ma forse sarebbe meglio parlare di ipocrisia e di calcolo politico in favore degli imprenditori politici della sicurezza. Di certo, in nessun paese dell'Unione Europea si è mai proceduto a schedature o a rilievi di impronte digitali esclusivamente rivolti ad un determinato gruppo etnico o a persone, anche minori, genericamente qualificati come "nomadi".

Il Consiglio d'Europa ha invece espresso una inequivocabile posizione critica. «Sono molto preoccupato - ha dichiarato Thomas Hammarberg, commissario ai Diritti umani -, questi sono metodi che richiamano misure prese nel passato e che hanno portato alla repressione dei Rom». «Non vedo - ha sottolineato Hammarberg - perchè queste misure debbano essere adottate solo per i Rom. E sono ancor più preoccupato perchè le misure colpiranno giovani e bambini, con potenziali effetti traumatici per loro. Il governo italiano dovrebbe trovare dei metodi più umani, non repressivi e non discriminatori per identificare queste persone».

2. Le disposizioni che prevedono il rilievo delle impronte digitali ai minori rom e la schedatura dei nuclei familiari- sono dunque già entrate in vigore in base al Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 contenente la "Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 122 del 26-5-2008 ) e quindi sulla base delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008 (pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 127 del 31 maggio 2008) che prevedono "Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio della regione Campania, Lazio e Lombardia". Il quadro normativo va completato con le norme del pacchetto sicurezza che prevedono l'assegnazione ai sindaci del potere di segnalare persone non in regola con il permesso di soggiorno e la utilizzazione dell'esercito per finalità di ordine pubblico.

Si è creato per legge uno "stato di emergenza", come se la presenza dei rom fosse una improvvisa calamità naturale, in modo da consentire al governo Berlusconi di intervenire con ordinanze di protezione civile affidate alla gestione di commissari straordinari. Esattamente come si è fatto da anni con l'"emergenza sbarchi", con ordinanze di protezione civile che hanno consentito l'apertura provvisoria di veri e propri centri di detenzione ed hanno legittimato le peggiori pratiche di deportazione in violazione dell'art. 13 della Costituzione italiana. In entrambi i casi di fronte a fenomeni ampiamente prevedibili e di dimensioni governabili si è preferito lasciare incancrenire i problemi, creare allarme sociale per giustificare poi interventi straordinari. Si tratta di poteri che intaccano diritti fondamentali della persona riconosciuti dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali per effetto di disposizioni di carattere amministrativo. Adesso non si comprende bene come si vorrebbe mettere un suggello su questo brutto pasticcio paralegislativo, forse con una previsione di carattere generale contenuta nel "pacchetto sicurezza" . Un vero e proprio artificio, una procedura che si sottrae alle regole del procedimento legislativo, un esempio di degrado istituzionale che non rispetta neppure il principio di legalità costituzionale e la gerarchia delle fonti normative. Dallo stato di diritto allo stato di polizia.

3. Il ministro Maroni ha replicato alle critiche di un portavoce della Commissione europea sulla schedatura dei bambini rom. "Il portavoce del commissario – ha dichiarato Maroni - dovrebbe conoscere bene i regolamenti europei. Ce n'é uno, il 380 del 18 aprile 2008, che prevede l'obbligo di prendere le impronte digitali di cittadini di paesi terzi dall'età di sei anni. Abbiamo agito in base a quello".

Ancora una volta, come già successo prima che la direttiva rimpatri, la "direttiva della vergogna", fosse approvata definitivamente dal Parlamento Europeo, con la giustificazione del reato di immigrazione clandestina, si tenta di nuovo un uso strumentale e fuorviante del diritto comunitario per giustificare le peggiori pratiche di vera e propria "pulizia etnica" che il governo italiano intensifica ogni giorno a danno della popolazione rom presente in Italia.

Il Regolamento dell' Unione Europea n. 380 si limita a modificare il regolamento (CE) n. 1030/2002 che istituisce un modello uniforme per i permessi di soggiorno rilasciati a cittadini di paesi terzi, riguarda esclusivamente cittadini di paesi terzi " extracomunitari" ai quali si deve rilasciare un permesso di soggiorno. Si precisa che il "regolamento ha il solo obiettivo di stabilire gli elementi di sicurezza e gli identificatori biometrici che gli Stati membri devono utilizzare in un modello uniforme per i permessi di soggiorno rilasciati a cittadini di paesi terzi", specificando che "l'inserimento di identificatori biometrici costituisce una tappa importante verso l'utilizzazione di nuovi elementi che consentano di creare un legame più sicuro tra il permesso di soggiorno e il suo titolare, fornendo in tal modo un notevole contributo alla protezione del permesso di soggiorno contro l'uso fraudolento". L'accattonaggio dei piccoli rom non si può contrastare con misure previste per istituire un modello uniforme di permesso di soggiorno, e va quindi combattuto con altri mezzi, soprattutto riducendo le aree di clandestinità e di esclusione sociale, bonificando i campi e individuando alloggi dignitosi, siano case o campi attrezzati, una direzione opposta rispetto a quella seguita dall'attuale governo italiano.

Lo stesso regolamento n. 380 del 2008, invocato da Maroni, aggiunge poi che, "con riguardo al trattamento dei dati personali nell'ambito del modello uniforme per i permessi di soggiorno, si applica la direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati". Dovrebbero essere ben note al ministro dell'interno ed ai suoi consulenti le precise garanzie previste dalla normativa sui dati personali in favore dei minori.

Bene ha fatto il Garante per la Privacy a denunciare il rischio di una pericolosa discriminazione ai danni dei bambini di etnia rom, chiedendo ai prefetti di conoscere modalità di acquisizione, tempi di conservazione e finalità della raccolta dati.

Se il ministro dell'interno andrà "sino in fondo", come continua ad annunciare, il Garante per la Privacy dovrà denunciare le decisioni, e le prassi amministrative adottate dal governo italiano, agli organismi internazionali ed alla Corte di Giustizia di Lussemburgo in quanto si ravvisi una violazione rispetto alla disciplina comunitaria sui dati personali ed al più generale divieto di atti di discriminazione istituzionale, che vale anche in questa materia.

Nelle premesse del regolamento comunitario 380 del 2008, relativo – è bene ricordare- alla istituzione di un modello uniforme di permesso di soggiorno per i cittadini non appartenenti all'Unione Europea- si precisa poi che, "in ottemperanza al principio di proporzionalità, per conseguire l'obiettivo fondamentale costituito dall'introduzione di identificatori biometrici in formato interoperativo, è necessario e opportuno fissare norme per tutti gli Stati membri che attuino la Convenzione di Schengen. conformemente all'articolo 5, terzo comma del trattato il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire gli obiettivi perseguiti".

Secondo il regolamento "gli elementi biometrici contenuti nei permessi di soggiorno possono essere usati solo al fine di verificare:

a) l'autenticità del documento;

b) l'identità del titolare attraverso elementi comparativi direttamente disponibili quando la legislazione nazionale richiede la presentazione del permesso di soggiorno.» Combinando questa disposizione con la normativa sulla privacy emerge chiaramente come il governo italiano, prevedendo il rilievo delle impronte digitali nei confronti di soggetti che non hanno alcun permesso di soggiorno abbia violato non solo le norme contro la discriminazione, ma anche la disciplina interna e comunitaria sulla tutela dei dati personali. A meno che non si intenda concedere un permesso di soggiorno a tutti coloro ai quali, in una situazione di soggiorno irregolare, vengano rilevate le impronte digitali. E magari anche alle loro famiglie….

Il Ministro dell'interno dovrebbe almeno a fare conoscere agli italiani la esatta portata dei regolamenti comunitari che invoca a fondamento delle scelte del suo esecutivo, scelte ancora prive di una base legale certa e dubbie anche sul piano delle procedure seguite, oltre che dal punto di vista della legittimità costituzionale ed internazionale. Ma di questo ci sarà modo di discutere non appena sarà possibile presentare i primi ricorsi alla Corte Costituzionale ed alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo. Già ad un rilievo testuale appare però evidente come il rilievo delle impronte digitali ai minori si possa giustificare solo in caso di cittadini non appartenenti a stati dell'Unione Europea che chiedano un permesso di soggiorno.


4. Non si comprende quindi come un regolamento dell'Unione Europea che si rivolge a cittadini "extracomunitari" possa essere invocato come base legale per un decreto e per ordinanze governative di protezione civile che si dovrebbero applicare in caso di calamità naturali e non certo quando non si fa richiesta di un permesso di soggiorno, ma neppure per mere finalità di monitoraggio e censimento dei campi "nomadi", al fine di una eventuale espulsione o altra misura di allontanamento, anche con riferimento ai bambini rom comunitari.

Secondo Maroni le disposizioni che prevedono il rilievo delle impronte digitali ai minori rom sarebbero stata adottate "seguendo le normative europee". Ma le "normative europee" non collegano – come si è rilevato - il rilievo delle impronte digitali alle operazioni di censimento e di schedatura, di sgombero dei campi o di sottrazione dei minori, come le ordinanze di protezione civile adottate in Italia alla fine di maggio, dopo la dichiarazione per decreto di uno "stato di emergenza". Queste ordinanze conferiscono al Prefetto i poteri per compiere operazioni di

-" monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed individuazione degli insediamenti abusivi";
-" identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei luoghi ……, attraverso rilievi segnaletici";
-"adozione delle necessarie misure, avvalendosi delle forze di Polizia, nei confronti delle persone …….. che risultino o possano essere destinatarie di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento o di espulsione"

Tutto rimane affidato alla discrezionalità dei commissari straordinari, quindi dei prefetti, e poi ancora dell'autorità di polizia, liberi di adottare tutte le "necessarie misure" nei confronti delle persone da identificare "che risultino o possano essere destinatarie di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento o di espulsione". Senza rispettare il principio di eguaglianza e le scarne garanzie di difesa previste dalle Convenzioni internazionali, dal Testo Unico sull'immigrazione e dalla normativa sulla libera circolazione dei cittadini comunitari. Ed i minori, in ogni caso, non possono essere direttamente "destinatari di provvedimenti di espulsione", anche se devono a seguire i nuclei familiari in caso di allontanamento forzato.

5. Le misure annunciate sulla schedatura dei bambini rom non produrranno alcuna maggiore sicurezza per i minori "nomadi", né combatteranno l'accattonaggio, come asserito pretestuosamente dal ministro, ma alimentano da subito un clima di terrore nei campi e di discriminazione razziale al loro esterno, perché costituiscono la premessa per successivi provvedimenti che tenderanno ad allontanare i piccoli rom dalle loro famiglie, quando non abbiano uno status di soggiorno legale o vivano nelle condizioni di degrado nelle quali da anni sono colpevolmente abbandonate dalle autorità italiane.

Tutto questo si sta già traducendo in nuovi interventi repressivi, probabilmente affidati anche all'esercito, oltre che alle nuove polizie urbane armate, interventi che incrementeranno la clandestinizzazione dei rom, spezzando quei percorsi di integrazione in base ai quali si era riusciti a regolarizzare la posizione di intere famiglie partendo dalla integrazione socio-scolastica dei minori figli di irregolari. Si vanificheranno in questo modo quei progetti di intervento sociale che con grande difficoltà stavano tentando di recuperare una effettiva valenza dei diritti di cittadinanza di tutti i rom nel rispetto della legalità e della convivenza civile. Come ha ricordato Francesco Merlo in un suo editoriale, "in tutta l'Europa centrale, che registrava il tasso più alto di popolazione zingaresca, per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per "liberare" i bambini degli zingari dai loro genitori naturali, sino alla soluzione finale nazista e dunque all'internamento di adulti e pargoli"

Il ministro Maroni ha pure sostenuto che "nei tribunali e nelle procure minorili chi ha meno di 18 anni e deve essere affidato a un istituto perché è senza famiglia viene sottoposto ai rilievi proprio per ricostruire la sua identità. Esattamente la procedura che stiamo portando avanti noi». Il ministro dimentica che la misura adottata negli uffici della giustizia minorile non distingue per l'appartenenza ad un gruppo etnico ( i nomadi o i rom) ma prende in considerazione le esigenze di identificazione dei minori (tutti) che entrano in un istituto, nel rispetto del principio costituzionale di parità di trattamento tra italiani e stranieri ( art. 3 della Costituzione).

La sicurezza è un bene indivisibile, per tutti o per nessuno. Il riconoscimento dei diritti è la migliore garanzia del rispetto dei doveri. Ai Rom e ai Sinti insieme deve essere riconosciuto lo "status" di minoranza nazionale, vanno attuate e favorite politiche di integrazione, di partecipazione diretta e di mediazione culturale in loro favore. Inoltre vanno attuate politiche di accoglienza a favore dei Rom comunitari, nell'ambito di una politica europea che rimuova le cause che provocano la loro immigrazione in Italia. Piuttosto che adottare misure di stampo chiaramente repressivo e discriminatorio , al di là delle buone intenzioni che si enunciano, in nome di inesistenti normative comunitarie, occorrono leggi che realizzino anche in Italia le Raccomandazioni del Consiglio d'Europa a tutela dei Rom.

Occorre una procedura di regolarizzazione, con l'acquisto della cittadinanza a favore dei bambini Rom nati e residenti in Italia, e in questo caso ben venga il rilievo delle impronte digitali, che però allora va esteso a tutti i bambini italiani in età superiore a sei anni, anche perché i casi di rapimenti a danno di minori italiani sono molto più frequenti tra gli italiani, sia in termini assoluti che in percentuale alla popolazione residente. Se si vorrà garantire una maggiore sicurezza, per tutti, attraverso la eliminazione delle sacche di clandestinità e di emarginazione, si dovrà realizzare la legalizzazione di tutti i giovani adulti rom anche di terza generazione, nati e vissuti in Italia ma che non hanno accesso al lavoro regolare ed ai servizi fondamentali perché considerati clandestini e quindi senza nessun diritto di cittadinanza attiva. Anzi espellibili in ogni momento in cui vanno a rivendicare i loro diritti. E sono decine di migliaia. Una condizione di soggiorno regolare è il più forte deterrente verso la commissione di reati, e consente un ingresso legale nel mondo del lavoro. Va riconosciuta la "carta di soggiorno" per i Rom che abitano in Italia da almeno 5 anni e per i rom comunitari, a prescindere dai certificati di residenza.

Prima di procedere al "censimento - schedatura" ed allo sgombero dei campi "nomadi" ritenuti abusivi anche quando sono stati riconosciuti per anni dalle amministrazioni comunali, , i diversi gruppi di rom vengano sistemati - come prescrive il Consiglio d'Europa - in insediamenti decorosi: alloggi, case o microaree residenziali a dimensioni di famiglie allargate, scelti in concorso con gli interessati, praticando politiche che si confrontino con le istanze delle comunità locali. Occorre mettere fine alla strumentalizzazione della paura ed alla guerra tra poveri innescata dalle politiche di governo, a livello locale e nazionale, che puntano sulla sicurezza per nascondere tutti i problemi e le frustrazioni derivanti dall'abbattimento dello stato sociale.


Autore: Fulvio Vassallo


--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

The Observer: "Berlusconi rimane un imbarazzo per la democrazia"

The Observer: "Berlusconi rimane un imbarazzo per la democrazia"

Silvio Berlusconi"Il grande paradosso della democrazia" osserva The Observer, il domenicale del quotidiano britannico The Guardian, "è che la libertà politica di cui si nutre finisce per aiutare i suoi nemici. Una società democratica deve tollerare, fino ad un certo livello, l'attività degli uomini politici i cui istinti sono fondamentalmente antidemocratici".

La prova di questo enunciato, secondo l'editoriale del quotidiano britannico, è che "Silvio Berlusconi sia il primo ministro democraticamente eletto dell'Italia". Nei suoi primi 50 giorni di governo, il Cavaliere "ha proposto draconiane misure xenofobe, impronte digitali per i bambini Rom, misure viste come un ritorno alla passato fascista dell'Italia" e, soprattutto, "è ritornato ad uno dei suoi temi preferiti, proteggersi dalle varie accuse di corruzione".

"La sua agenda è quasi una dichiarazione di guerra totale contro il sistema giudiziario e quelle parti dei mezzi di informazione determinate a chiedere conto al primo ministro delle sue azioni". Il tutto, commenta l'editoriale dell'Observer, "portato avanti con i soliti sfacciati e scoppiettanti modi che, se non fossero così sinistri, farebbero ricordare il direttore di un circo equestre".

La conclusione è ancora una volta amara: "il governo di Berlusconi è una tragedia per gli italiani, ma la verità sconveniente è che molti di loro hanno votato per lui. Ciò deve servire da monito per gli altri paesi dell'Europa occidentale che ritengono che la loro cultura democratica sià così radicata da essere immune da minacce interne. Se questo è il grande paradosso della democrazia, il grande luogo comune è che le nazioni hanno i leader che si meritano. Ma sicuramente l'Italia e l'Europa si meritano di meglio che Silvio Berlusconi".

Fonte

--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

La strana cura della democrazia di GIUSEPPE D'AVANZO, la Repubblica

La strana cura della democrazia

di GIUSEPPE D'AVANZO


AI LIVELLI infimi, il tempo non passa. Lo sapevamo. Berlusconi ci aveva ricordato presto come fosse un'illusione ottica la metamorfosi in homme d'Etat. Insofferente delle regole (etica, legalità, grammatica politica, sintassi istituzionale), il magnate di Arcore vuole ieri come oggi ridisegnare lo Stato sulle sue misure e interessi liberando il proprio potere - "unto" dal consenso popolare - da ogni contrappeso. Il Corriere della Sera, pulpito liberale, ne dovrebbe essere raccapricciato o almeno impensierito. Accade quel che è già accaduto in passato: da quei pulpiti soi-disants liberali si odono argomenti che tolgono il fiato.

La chiave è la consueta, è musica vecchia. Oltre ogni ragionevolezza, non si vede e nulla si dice del fatto più scomodo: l'interesse privatissimo del capo del governo, padrone di un Parlamento obbediente, a legiferare per proteggere se stesso a prezzo della distruzione del processo penale, dell'indebolimento della sicurezza nazionale, dell'incostituzionalità delle norme che gli garantiscono una impunità perpetua. Si chiudono gli occhi dinanzi allo "scandalo" berlusconiano: gli affari privati del presidente del Consiglio sono la sola voce nell'agenda di un governo alle prese con un Paese impoverito, stagnante, in declino, impaurito da una crisi di cui non avverte né la fine né le vie d'uscita.

L'oratore non sembra interessato a capire che cosa avviene e che cosa può avvenire. Non gl'importa. Il suo bersaglio è concreto. Vuole indicare all'opinione pubblica dov'è "la patologia"; da chi e che cosa deve guardarsi il Paese; chi minaccia con passi eversivi la legittimità del potere politico. Non ci sono "i bolscevichi" oggi alle porte, come nel 1919/1924 quando Luigi Albertini, direttore e comproprietario del Corriere, applaudì l'"anticorpo fascista" salvando l'Italia da "gorghi del comunismo" (possono avere delle costanti le storie collettive). Oggi, per l'oratore pseudo-equanime, l'orda barbarica che minaccia il Paese e la democrazia, è nientedimeno che la magistratura. Sono quelle toghe nere che con "l'arbitrio dell'azione penale, con la mancanza di terzietà, con la ricerca di visibilità dei pubblici ministeri", imbrigliano Berlusconi "con un'immane mole di procedimenti giudiziari".

Lasciamo perdere che all'oratore sfugge come la plastica dimostrazione della terzietà dei giudici italiani sia proprio la storia giudiziaria dell'uomo di Arcore, assolto e liberato dalla prescrizione, mai condannato. Dimentichiamo che, se di Berlusconi si sono dovuti occupare centinaia di giudici in migliaia di udienze, è per la scelta dell'imputato di fuggire dal processo e dai suoi "giudici naturali" verso altri giudici, verso altri tribunali e Corti in attesa di manipolare a suo beneficio codice penale (i reati), codice di procedura penale (i processi), Costituzione (i poteri, il loro equilibrio).

Andiamo al sodo. L'idea che trapela dal sermone è che c'è una sola cura, e necessaria: fine dell'obbligatorietà dell'azione penale; separazione della funzione requirente da quella giudicante; ridimensionamento del Consiglio superiore della magistratura. Osserviamo il mostro che questa "terapia" partorisce. Carriere distinte, dunque. I pubblici ministeri diventano, come nel codice napoleonico, procureurs impériaux o avvocati dell'accusa scelti, istruiti, promossi, puniti dal ministro perché stanno al guardasigilli come il prefetto al ministro dell'Interno (soltanto per pudicizia, forse, l'oratore non lo spiega). L'azione penale non è più obbligatoria. Il pubblico ministero sceglie a mano libera i suoi oggetti, guidato e consigliato dal potere esecutivo. Difficile credere a qualche processo molesto che scuota l'alveare o affondi il bisturi nella diffusa corruzione nazionale. Più facile immaginare che i "non conformi", le teste storte, gli "erranti" rischino qualcosa, magari soltanto vivere con un bastone a poca distanza dalla testa.

Naturalmente, in teoria, anche il modello che prevede il pubblico ministero diretto dall'esecutivo ha delle virtù (può bluffare il pubblico ministero indipendente come essere ineccepibile il requirente che risponde al ministro), ma ogni disegno normativo non nasce nel vuoto pneumatico. Quello che si augura l'oratore pseudo-neutrale dovrebbe prendere forma nell'Italia 2008 dove un uomo, che viene dal capitalismo d'avventura, governa una signoria populista: possiede direttamente - e direttamente controlla, come s'è visto nell'affare Saccà - l'intero sistema televisivo, un arsenale che gli permette di "creare" la realtà, inoculare affetti o fobie, insufflare o determinare la necessità di improrogabili decisioni. È l'uomo che, alla prima occasione (1994), propone come ministro di giustizia un suo avvocato e sodale (Cesare Previti), barattiere giudiziario, condannato poi per aver corrotto un giudice regalando la più grande impresa editoriale del Paese (la Mondadori) al suo Capo. È il presidente del consiglio che, nel suo quarto governo, sceglie come guardasigilli non Giustiniano o Tommaso Moro, ma un ragazzo che gli è stato segretario (Angelino Alfano).

Ora, da quel pulpito liberale, si vorrebbe sapere se questo conflitto d'interessi, che scarnifica l'ordinata architettura dei quattro poteri (governo, Parlamento, magistratura, informazione), rende possibile mettere in discussione l'autonomia e indipendenza della magistratura liquidando tre norme costituzionali: 104 ("La magistratura", pubblico ministero incluso, "costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere"); 107 (inamovibilità dal grado e dalla sede); 112 (obbligo d'agire). Come è ovvio e legittimo, lo si può pensare. Lo si dovrebbe dire in trasparenza, però. Il Corriere della Sera, come il Luigi Albertini del discorso alla Corona, Palazzo Madama, 18 giugno 1921, dovrebbe dire ai suoi lettori: noi qui, in via Solferino, tempio della cultura liberale, crediamo che per migliorare la qualità della nostra democrazia, e "salvare l'Italia", i pubblici ministeri debbano essere diretti dall'esecutivo. Cioè, oggi, da Silvio Berlusconi. Sono le parole che non si ascoltano nel sermone finto neutrale. Con un paradosso guignolesco, l'oratore chiede che a dire questa affabile bestialità da mondo sublunare debba essere la "sinistra riformista": dovrebbe "mettere una buona volta fine alla devastante patologia che affligge da decenni il nostro sistema giudiziario".

Già incapace a tempo debito di risolvere il conflitto d'interessi, dovrebbe dunque essere la sinistra, il Partito democratico, a sacrificare all'Egoarca anche l'autonomia della magistratura perché la politica - questa politica, già monca del Parlamento ridotto a rifugio di statue di gesso - viene prima del feticcio legalistico. È proprio vero che "i maghi ingrassano dove esistono le anime fioche".

la Repubblica

--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

L'affondo di Ginsborg: quanti errori dai leader «Congressi senza prospettive» Matteo Bartocci

LO STORICO
L'affondo di Ginsborg: quanti errori dai leader
«Congressi senza prospettive»
Matteo Bartocci

I partiti della sinistra chiusi in rese dei conti tanto indiavolate quando disastrose, un Pd balcanizzato e imbelle, una società civile stanca e impotente. In queste condizioni contrastare il «berlusconismo che avanza» e ricostruire una «nuova» sinistra è una missione quasi disperata. Paul Ginsborg - con Paolo Cacciari, Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Marco Berlinguer, Pino Ferraris e Giulio Marcon - non molla. E ci riprova il 5 luglio, con un seminario a Firenze nato sull'onda dell'assemblea nazionale convocata ad aprile, all'indomani del cataclisma elettorale.
«Dopo la batosta del voto - spiega il professore inglese - secondo noi era opportuno fermarsi a pensare in modo serio sulle forme e i metodi dell'agire politico prima di passare ai suoi contenuti. Nuove soggettività, crisi dei partiti, democrazia e partecipazione, la natura dell'azione riformista, sono quattro grandi temi della tradizione di sinistra che vanno per forza ripensati subito se vogliamo ripartire».

Professore, in questi giorni si parla tanto di «girotondi». Ma c'è ancora in Italia uno spazio pubblico per il ritorno di minoranze combattive?
Spero di sbagliare, che le cose cambino in autunno, ma credo che non ci siano più le condizioni per una resistenza come quella invocata da Francesco Saverio Borrelli nel 2001-2002. Non è Berlusconi a essere cambiato: è cambiata a fondo la società.

E' d'accordo con chi parla di «regime leggero» (Bertinotti) o vede un rischio «totalitario» per la nostra democrazia (Scalfari e Rossanda)?
Non ho dubbi che sia così. L'anomalia italiana è basata su tre fattori molto semplici, che l'opinione pubblica europea ha tuttora ben presenti. Il capo del governo ha praticato delle cesure profonde con la democrazia come noi la intendiamo: la prima è che insiste esplicitamente nel fare leggi per i suoi interessi e per quelli dei suoi amici. Il concetto liberale dell'equilibrio dei poteri è totalmente sconosciuto al presidente del Consiglio: per lui chi è eletto decide. Un secondo elemento riguarda le televisioni. Sul mezzo di comunicazione più importante della modernità - come dimostrano ancora una volta le vicende di questi ultimi giorni - una sola persona esercita un potere illecito ed esagerato. Le due cose insieme dicono tecnicamente di un regime politico che si discosta nettamente da qualsiasi democrazia rappresentativa europea. La terza anomalia è che chi osa dire queste cose così semplici e veritiere è dipinto dalla destra (ma anche da buona parte della sinistra) come un giustizialista, un estremista o un massimalista. E invece la coscienza di queste anomalie dovrebbe essere assunta da chiunque si dichiari democratico.

A proposito di democratici, le sembra che il Pd assuma questa sua analisi?
Il più grande errore di Veltroni è stato inventare e propagandare un ipotetico Berlusconi statista, saggio, pulito, unificatore. Per Walter la storia degli ultimi vent'anni era da dimenticare, ma la storia non accetta mai di essere sepolta e spesso si prende rivincite terribili. Il partito democratico ora dovrebbe mettere in campo una resistenza ampia insieme a tutte le forze democratiche, progressiste e di sinistra che ci sono, dovrebbe essere il motore di un processo più ampio e inclusivo.

E' un processo però che riguarda innanzitutto i partiti della sinistra. Pensa che in questi congressi si stia sviluppando un dibattito utile?
Non ho proprio parole. Vedo persone molto brave e capaci completamente intrappolate in meccanismi finiti fuori controllo. Sono convinto più che mai che ci voglia un soggetto nostro - federato o unificato che sia - in cui tutti possiamo identificarci e possiamo lavorare. Ma invece di ripartire da un'unità che non ha avuto il tempo di crescere, i partiti si dividono in quattro congressi e decine di mozioni in cui non vedo alcuna prospettiva salvo la divisione ulteriore e la rovina di tanti rapporti. La vecchia leadership dei partiti di sinistra ha gestito in modo pessimo i mesi trascorsi dalla manifestazione dello scorso 20 ottobre fino alle elezioni. Noi a Firenze siamo convinti da sempre che la sinistra è composta da movimenti, partiti e società civile. Ma se i partiti politici implodono, la società civile ha molta difficoltà a «fare da sé». Per questo bisogna cambiare radicalmente le forme della politica, ed è di questo che discuteremo sabato prossimo.

Il Manifesto

--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

[Chi pensa agli italiani?]Per favore Signori Dirigenti, Signori Parlamentari: lottate, lottate, lottate!

[Chi pensa agli italiani?]
Per favore Signori Dirigenti, Signori Parlamentari: lottate, lottate, lottate!


RESISTERE RESISTERE RESISTERE

Beh..magari non siamo (ancora) al regime (ma intanto i fascisti e postfascisti occupano cariche importanti nel governo del paese)..
..ma per favore, nessun dialogo o compromesso sui punti cardini di una Democrazia, nessun cedimento!
Mi spiace x la Senatrice Finocchiaro (che apprezzo e che vedrei addirittura come Presidente del Consiglio) ma non si può chiedere di essere gentlemen con chi è buzzurro con i principi di una Democrazia!
E uno di questi principi è la assoluta uguaglianza dei cittadini davanti alla legge (Art 3 della Costituzione).
Per favore nessun compromesso, che sarebbe un grave cedimento, nessuna negoziazione (tu togli la sospensione dei processi dal DL e io vedo che fare sul Lodo Alfano sull'esenzione processuale delle 4 alte cariche dello Stato, di cui per altro 3 non ne hanno mai fatta richiesta).
La sospensione dei processi va bloccata il più a lungo possibile, anche facendo ricorso all'ostruzionismo in Parlamento.
Il Lodo Alfano pure anche.
Certo che hanno i numeri e se li possono approvare: ma la lotta per la Democrazia val bene anche un ostruzionismo parlamentare!
Vediamo se hanno il coraggio di votarsi la fiducia per far approvare il Lodo Alfano!
Per favore Signori Dirigenti, Signori Parlamentari: lottate, lottate, lottate!
E noi vi sosterremo!
Ma certo che avremmo molti dubbi se seguirVi nel caso addolciate la pillola per Mr. Berlusconi.
Se, come ha sempre fatto, il Signor Presidente del Consiglio è abituato a chiedere 20, rilanciare a 100 per avere 80...beh stavolta, facciamo in modo che siamo noi a rilanciare a 0 concessioni sui principi fondamentali della Democrazia.
Grazie
PS: per inciso potete, quando intervistati, sui giornali e in TV, battere sul fatto che in nessun Paese Europeo o Anglosassone esiste un Lodo Alfano?
E' una delle tante disinformazioni dei "Pidiellini che non sanno cos'è la Libertà" quella di dire che  tale Lodo Alfano esiste in tutti i paesi Europei.
In alcuni esiste la non Responsabilità per il solo Capo dello Stato (come anche in Italia, peraltro già contemplato dalla Costituzione).
In quale altro Paese il Capo del Governo è immune dal sottoporsi alla Legge?

Fonte

--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

domenica 29 giugno 2008

Invito visita Rai.tv

Un amico ti ha invitato a visitare questa pagina.
http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,News-Tg1^71^100223,00.html
Commento :
commenti...  

Questa e-mail, ed i suoi eventuali allegati, contengono informazioni confidenziali e riservate.
Se avete ricevuto questa comunicazione per errore non  utilizzatene il contenuto e non portatelo a conoscenza di alcuno. Siete inoltre pregati di eliminarla dalla vostra casella e avvisare il mittente.
E' da rilevare inoltre che l'attuale infrastruttura tecnologica non puo' garantire l'autenticita' del mittente, ne' tantomeno l'integrita' dei contenuti.
Opinioni, conclusioni ed altre informazioni contenute nel messaggio possono rappresentare punti di vista personali a meno di diversa esplicita indicazione autorizzata.

Related Posts with Thumbnails