Roma – Giorgio Bocca se n’è andato lasciando un vuoto incolmabile. Se n’è andato in uno dei peggiori momenti della storia repubblicana del Bel Paese. A volte le profezie si avverano: "Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia", così ripeteva Giorgio Bocca.
La Giangiacomo Feltrinelli Editore ha diffuso la notizia nel pomeriggio di ieri: “Domenica 25 dicembre è morto Giorgio Bocca, grande giornalista, grande combattente, grande amico. Dalla guerra partigiana fino a questi ultimi giorni della crisi italiana e mondiale, ha vissuto, osservato e raccontato sette decenni di storia del nostro Paese. Le inchieste, i corsivi, i libri di Giorgio Bocca hanno accompagnato e nutrito la formazione civile di molte generazioni di italiani”.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “appresa con commozione la triste notizia”, ha inviato un messaggio alla famiglia nel quale ricorda la «figura di spicco del movimento partigiano rimasto sempre coerente con quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia». “Dedicatosi subito al giornalismo di inchiesta e di battaglia civile - prosegue Napolitano - Giorgio Bocca ha scandagliato nel tempo la realtà del nostro Paese e le sue trasformazioni sociali con straordinaria intransigenza e combattività”. “Con sentimenti di riconoscenza per il suo vigoroso impegno - conclude - partecipo al cordoglio della famiglia e del mondo dell’informazione”.
Ezio Mauro: “Giorgio Bocca era un grande amico, un uomo di Repubblica ma anche un personaggio appassionato della storia repubblicana incompiuta del nostro Paese. E proprio le vicende di questi giorni ci fanno dire quanto ancora ce ne sarebbe bisogno. La telefonata di Silvia, la moglie, per una delle circostanze straordinarie della vita, mi ha raggiunto a Dronero, nel suo posto da partigiano, con tutte le montagne attorno, in una giornata di freddo e di sole. Pensavo a lui quando sono arrivato, sapevo che non riusciva a difendersi dal male e voleva interrompere questa lunga sofferenza. E in questi giorni a Repubblica abbiamo ricapitolato il significato del suo lavoro nella storia del giornalismo e dell’impegno civile del nostro Paese”.
Giorgio Bocca con Curzio Maltese, Giancarlo Aneri,
Enzo Biagi e Indro Montanelli il 6 dicembre 1995
Carlo De Benedetti (editore di Repubblica e de L’Espresso): “Giorgio, oltre ad essere da più di trent’anni un caro amico, è una persona che ho molto ammirato, soprattutto per la sua coerenza e per la cocciutaggine piemontese con cui da grande giornalista è sempre stato dalla parte di chi, per una ragione o per l’altra, godeva di meno privilegi e soprattutto di meno libertà. Penso che i lettori ne sentiranno la mancanza; l’impegno civile che lui ci ha insegnato rimarrà una delle più profonde caratteristiche dei nostri giornali”.
Roberto Saviano: “Da lui ho capito che non bisognava mai lasciarsi ferire, né abbassare gli occhi: gli insulti sono spinte ad andare oltre, a entrare più in profondità nei problemi. La mia strada per l'inferno l'ha indicata lui, "Gomorra" si è nutrito della sua lezione: guardare le cose in faccia, respirarle, sbatterci contro fino a farsele entrare dentro e poi scrivere senza reticenze, smussature, compiacenze”.
Franco Siddi (segretario della Fnsi): "Con Giorgio Bocca scompare uno degli ultimi grandi protagonisti del giornalismo dell’epoca repubblicana del nostro paese. Un giornalista e un cittadino libero, coerente sino in fondo, che per denunciare le storture e le deviazioni e il decadimento della democrazia italiana non ha mai avuto bisogno di rinnegare la Resistenza e quanto essa ha costituito per la rinascita del paese liberandolo dal fascismo".
Giuseppe Giulietti (Articolo 21 ): "Giorgio Bocca è stato un grande giornalista, un uomo libero, uno che non si è mai piegato alle mode del momento nè ai facili revisionismi. Di lui avremo ancora modo di parlare, ma ora vogliamo ricordare anche e soprattutto il partigiano che non si è mai pentito e che, per tutta la vita, ha contrastato le dittature, le censure, i bavagli di ogni colore e di ogni natura. Lo accusavano di essere troppo aspro e ruvido, in realtà lo era solo con gli opportunisti, con i voltagabbana, con quelli che erano pronti a tutto pur di conquistare un posto al sole, o meglio uno spazio in video. A differenza di altri Bocca non ha mai smesso di amare la Costituzione repubblicana, di difenderla da ogni oltraggio, di contrastare i facili revisionismi di chi avrebbe voluto cancellare la memoria del passato per meglio dominare il presente".
Paolo Garimberti (presidente della Rai): "Giorgio Bocca è stato un interprete magistrale del mestiere di cronista. Dalle cronache dalla provincia italiana agli esordi, alle grandi inchieste sulla società negli anni del boom, dalle cronache dal Vietnam alle vicende del terrorismo fino ai libri di storia e di denuncia, passando attraverso due grandi laboratori del giornalismo come Il Giorno di Pietra e La Repubblica di Scalfari, Bocca è sempre stato fedele a se stesso: a un rigoroso, a volte ostinato spirito di cronista. Tanti suoi "lead" resteranno impareggiabili, e andranno consegnati alle scuole di giornalismo. Così come impareggiabili resteranno le convinzioni alle quali si sono sempre ispirate le sue rubriche, i suoi commenti: l’antifascismo e il rispetto della costituzione".
Gianni Riotta: "Leggete la cronaca di Giorgio Bocca su Vigevano Fare soldi x fare soldi x fare soldi. Scompare oggi un grande reporter.
Emilio Fede: "Ci ha lasciato un grande giornalista, un grande scrittore. Un grande amico, con il quale ho vissuto l’inizio della mia avventura giornalistica alla Gazzetta del Popolo di Torino. Ci facevamo compagnia, la notte, dopo la chiusura del giornale. Con Ugo Ronfani, Adalberto Minucci, Diego e Pierino Novelli, andavamo alla stazione di Porta Nuova, a Torino, per mangiare pane e mortadella alle bancarelle dove approdavano i nottambuli. Poi, insieme al mio inizio con le reti Mediaset. Insieme quella notte della Guerra del golfo. Lo leggevo nei suoi editoriali su L’Espresso. Non importa quello che era da condividere e quello no. Ciao Giorgio. Molti ti ricordano e ti ricorderanno. Anche Berlusconi - ne sono certo - che qui ti aveva chiamato come voce libera".
Gianfranco Fini: "La scomparsa di Giorgio Bocca è una grande perdita per il giornalismo e per la cultura nazionale. Le sue posizioni e le sue idee, espresse con passione e intelligenza, sono state lo specchio più evidente di una consapevolezza civile intensa, partecipata ed autorevole.Fiero della sua storia partigiana e profondamente ispirato al valore dell’etica pubblica, Bocca si è confermato un analista brillante delle vicende politiche italiane rappresentando sempre una significativa indipendenza di giudizio. Il suo insegnamento rimarrà nel mondo del giornalismo e della cultura dell’Italia come grande fonte di ispirazione di valori civili".
Walter Veltroni: "Giorgio Bocca ha fatto la Resistenza. Sempre".
Massimo D’Alema: "Con Giorgio Bocca scompare un grande protagonista della nostra vita civile, un uomo che ha fatto la storia del giornalismo italiano. Di lui ho sempre ammirato non solo la qualità professionale, ma anche la coerenza e la forza con cui ha difeso i valori fondamentali a cui ha legato la sua esistenza, a partire dall’antifascismo".
Piero Fassino: "Un uomo che ha creduto profondamente nei valori di libertà, democrazia, giustizia legalità e ha speso le migliori energie della sua lunga esistenza per affermarli, ispirando ogni giorno la sua straordinaria passione di giornalista e di scrittore a rigore etico, senso dello Stato, spirito repubblicano".
Renata Polverini: "La morte di Giorgio Bocca lascia un grande vuoto nell’informazione e nella cultura italiana. Un giornalista e scrittore che ha raccontato la storia del nostro Paese, analizzando e approfondendo il contesto sociale e politico nelle sue complesse sfaccettature. Alla sua famiglia rivolgo le più sentite condoglianze, mie personali e dell’amministrazione regionale del Lazio".
Giuliano Pisapia: "Giorgio Bocca è stato un testimone attento e appassionato di tutta la storia repubblicana, dalla Resistenza, a cui partecipò aderendo a Giustizia e Libertà, fino ai nostri giorni. Ha raccontato la politica, la cronaca, i vizi e le virtù degli italiani, ha raccontato l’Italia. I suoi libri e i suoi articoli, anche recenti, sono la dimostrazione di un impegno civile che non è mai venuto meno e che ci mancherà. Giorgio Bocca aveva scelto Milano per vivere e lavorare e Milano saprà onorare la sua memoria".
Oliviero Diliberto: "Giorgio Bocca è stato un giornalista acuto, prezioso studioso ed un combattente antifascista per tutta la sua vita. Spietato commentatore della nostra Italia, coerente fino all’ostinazione è stato un autentico e rigoroso interprete dei valori costituzionali. Negli ultimi 20 anni è stato uno dei protagonisti delle battaglie contro il degrado culturale nel quale il nostro Paese è sprofondato".
Vannino Chiti (vice presidente del Senato e parlamentare del Pd): "Perdiamo una parte della nostra storia. Una lunga carriera la sua al servizio della verità. Resterà un punto di riferimento per le giovani generazioni".
Enzo Carra (Udc): "Scompare il miglior cronista italiano dei nostri anni. Fu sempre di parte senza mancare di obiettività".
Fabio Volo: "Un abbraccio affettuoso alla famiglia e a i cari di Giorgio bocca. Sei stato un grande Giorgio".
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