…alle falde del kilimangiaro ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli il più famoso è l'Hully-Gully… Siamo i Watussi, siamo i Watussi gli altissimi negri ogni tre passi facciamo 6 metri…
Ne è passato di tempo dalla splendida canzone di Edoardo Vianello e l'Africa sub-sahariana (seppure lentamente) sta iniziando a fare passi da gigante grazie al diminuire delle tensioni interne e fratricide tra gli Stati, all'affrancamento dalla politica colonialista e al minor peso delle vicende economiche occidentali sugli Stati produttori di materie prime che dal 2007 hanno cercato altre vie di commercio verso Cina e Paesi in via di sviluppo (Brasile e India in primis). Si veda il peso crescente di Cina e India nelle esportazioni nel grafico qui sotto.
Sebbene l'Africa rimanga un continente sottosviluppato e povero, in molti Stati sub-sahariani è in corso un massiccio piano di investimenti in infrastrutture pubbliche e private, nella scolarizzazione delle masse e nello sviluppo di servizi di comunicazione (Internet e telefonia cellulare).
La spinta alla rinascita dell'Africa sub-sahariana arriva dai Cinesi, seguiti da Indiani e Brasiliani. I Cinesi sono presenti in modo massiccio da almeno un ventennio come ben spiega il libro di S. Michel e M. Beuret "La Chinafrique" edito da Grasset. La prima ondata è arrivata in conseguenza della repressione di Piazza Tienanmen del 1989, seguita dal 1995 in avanti da una vera e propria "invasione" guidata dalla strategia del Partito Centrale. Gli investimenti cinesi sono rappresentati in questo grafico.
La Cina ha programmato aiuti sotto forma di finanziamenti e supporto allo sviluppo infrastrutturale differenziati per Paese africano con l'obiettivo primario di rendere più facile l'accesso alle risorse locali ma comunque lanciando il volano della crescita economica e sociale.
La porta di ingresso privilegiata degli investimenti resta il Sud Africa ma gli Stati produttori di materie prime stanno sfruttando a loro vantaggio la ricchezza del sottosuolo attraendo direttamente gli investimenti di qualità dei partner BRIC. Chi non è provvisto di minerali, metalli e petrolio può contare sulle terre contivabili che sono diventate oggetto di "land grabbing" da parte dei paesi in via di sviluppo a caccia di terre coltivabili per sfamare le loro popolazioni.
La crescita economica sta creando la comparsa di una nuova classe media, che vuole accedere ai beni materiali ed ai servizi tipici del consumismo occidentale. E' un terreno fertile per aziende locali e straniere che sappiano proporre beni e servizi a questi nuovi consumatori. Anche il mercato finanziario africano è in pieno fermento con lo sviluppo di servizi bancari e finanziari al consumo e al business, borse titoli in crescita e flussi dall'estero sempre più imponenti.
Detto questo, si tratta per noi investitori di capire come investire nell'Africa, nelle sue aziende e nelle società straniere non africane che operano in questo nuovo mercato in espansione. Nei prossimi articoli vedremo indici, ETF, Fondi e Azioni quotate e facilmente accessibili anche dall'investitore medio italiano.
Per finire, elenco alcuni siti utili per farsi un'idea di cosa sta bollendo in pentola e iniziare a studiare questo continente: http://investinginafrica.net/, e http://africanfinancials.com/ sono due siti finanziari pieni zeppi di notizie utili agli investitori, mentre notizie economiche si trovano sulle riviste pubblicate da questo editore in inglese e francese: http://africasia.com/africanbusiness/.
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