La cassa toracica era ridotta a uno scheletro, i militari hanno dedotto che poteva trattarsi di una donna solo grazie all'abbigliamento
VENEZIA – Un corpo senza braccia e senza testa, in avanzato stato di decomposizione. Il quale, con ogni probabilità, era in ammollo da mesi. A vederlo per primo, ieri pomeriggio, è stato un passante da una barca in transito. Lì, nel canale della Giudecca, zona Sacca Fisola, il cadavere galleggiava a pelo d'acqua. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Giudecca e del Nucleo Natanti, insieme ai vigili del fuoco, per il recupero della salma. Difficile, se non impossibile, procedere al riconoscimento in queste condizioni. Dalla vita in su, il corpo era praticamente stato inghiottito dalle acque. La testa e le braccia non c'erano più, e la cassa toracica era ridotta a uno scheletro, completamente ripulita dalla carne. I militari hanno dedotto che possa trattarsi di una donna, solo dall'abbigliamento: il cadavere indossava degli stivaletti con un tacco e dei pantacollant di colore nero.
Questi gli unici elementi a disposizione degli investigatori e del magistrato che stanno cercando di ricostruire che cosa sia successo e, soprattutto, chi sia la malcapitata. Il pm di turno Francesca Crupi deciderà nelle prossime ore se disporre l'autopsia, ma da una prima ispezione cadaverica è stato impossibile stabilire se ci fossero stati segni particolare di violenza. L'abbigliamento lascerebbe pensare a una donna comunque giovane. Il corpo potrebbe essere rimasto mutilato durante i giorni di maltempo, o potrebbe essere stato travolto dallo scafo di qualche grossa nave. Ovviamente, non sono stati trovati documenti. Impossibile stabilire, per ora, anche dove possa essere caduta in acqua. La corrente deve averla trascinata fino a Sacca Fisola, ma potrebbe essere arrivata da qualunque posto che sfoci all’interno delle bocche di porto veneziane. In questo momento, come accade in questi casi, i carabinieri stanno passando al setaccio tutte le denunce di scomparse, che riguardino soprattutto giovani donne. Senza un volto e senza documenti, e quasi anche senza un corpo, l'unico raffronto possibile per procedere all'identificazione sarà la prova del Dna.
E’ il secondo caso nel giro di poco tempo. Esattamente un mese fa, sulla spiaggia vicino alla Chiesetta della Madonna di Caorle, fu ritrovato il cadavere di un'altra donna con il volto sfondato. In quel caso, fu necessario procedere con il calco dentario per riuscire ad identificarla. Si trattava di una 82enne di Pordenone scomparsa da casa il 6 novembre scorso.
Via|Corriere
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