ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 31 gennaio 2010
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2009 Book of the Year!
"2009 BOOK OF THE YEAR...
I recommend you read this Book. I would even go so far as to say I implore you to read it." Jerry Morin, Servants to the World
THE SECRETS, CHASTISEMENT, AND TRIUMPH OF THE TWO HEARTS OF JESUS & MARY
by theologian Dr. Kelly Bowring
with Church Imprimatur by Archbishop Ricardo Cardinal Vidal
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Santa Sede
- L'amore è il senso della storia, spiega Benedetto XVI
- Benedetto XVI invoca la pace per la Terra Santa e libera due colombe
- Il Papa accanto a chi ha perso il lavoro per la crisi
- Benedetto XVI chiede di lottare per un mondo senza lebbra
- Il Papa chiede preghiere per superare la frattura tra scienza e fede
- La missione nell'era digitale, secondo il portavoce vaticano
- Padre Calogero Peri, nuovo Vescovo di Caltagirone
Notizie dal mondo
- Canada: i Vescovi avvertono su tratta di persone e sfruttamento sessuale
- Non solo miglioramento della Giustizia, ma una società giusta
Analisi
Bioetica
Angelus
Santa Sede
L'amore è il senso della storia, spiega Benedetto XVI
Commenta nell'Angelus l'"Inno alla carità" di San Paolo
Nell'incontro settimanale con i pellegrini per recitare la preghiera mariana dell'Angelus, il Pontefice ha riflettuto sull'"Inno alla carità" dell'apostolo Paolo (1 Corinzi 12,31-13,13), che ha definito "una delle pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia".
La "via" della perfezione, ha spiegato il Papa nel suo commento, "non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici".
"Consiste invece nella carità - agape - cioè nell'amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo", ha dichiarato rivolgendosi ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano.
Citando l'Apostolo delle Genti, ha sottolineato che "la carità è il dono 'più grande', che dà valore a tutti gli altri, eppure 'non si vanta, non si gonfia d'orgoglio', anzi, 'si rallegra della verità' e del bene altrui".
"Chi ama veramente 'non cerca il proprio interesse', 'non tiene conto del male ricevuto', 'tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta'. Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno; l'unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui".
Parlando dalla finestra del suo studio, Benedetto XVI ha osservato che "per ora, mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E' la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa".
Per questo, ha detto di aver voluto dedicare il primo grande documento del suo pontificato, l'Enciclica Deus caritas est, al tema dell'amore.
"L'amore è l'essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all'esistenza di ogni uomo", ha dichiarato raccogliendo le idee centrali di quel documento.
Al tempo stesso, ha aggiunto, "l'amore è, per così dire, lo 'stile' di Dio e dell'uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all'amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo".
Gesù, ha indicato, "è l'Amore incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso".
Ha infine spiegato che la vita dei santi, con la loro grande varietà di temperamenti, ha un denominatore comune: "è un inno alla carità, un cantico vivente all'amore di Dio".
Visto che il 31 gennaio la Chiesa ricordava San Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana e patrono dei giovani, il Pontefice ha concluso invocando la sua intercessione "affinché i sacerdoti siano sempre educatori e padri dei giovani; e perché, sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo".
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Benedetto XVI invoca la pace per la Terra Santa e libera due colombe
Il "mese della pace" si conclude con la Giornata per la Pace in quella regione
La Giornata si è svolta per il secondo anno consecutivo su iniziativa dei giovani dell'Italia e della Terra Santa, ed è stata celebrata in città di tutti i continenti con celebrazioni eucaristiche e adorazioni di 24 ore.
Insieme al Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, e al custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa OFM, il Papa si è unito "spiritualmente alla preghiera di tanti cristiani di tutte le parti del mondo, salutando con affetto" quanti si erano riuniti in Piazza San Pietro per questo motivo.
Com'è tradizione, i ragazzi e le ragazze dell'Azione Cattolica di Roma hanno partecipato all'incontro con il loro Vescovo in questa domenica di fine gennaio, mese tradizionalmente dedicato alla pace.
Il loro arrivo in Vaticano ha concluso una "Carovana della Pace" alla quale hanno partecipato le loro famiglie e i loro educatori, così come il Cardinale Agostino Vallini, Vescovo vicario del Papa per Roma.
Un bambino e una bambina dell'Azione Cattolica sono stati invitati a salire nell'appartamento del Papa per pronunciare un messaggio di pace e liberare due colombe, simboli della pace.
La seconda colomba liberata è tornata nello studio del Papa, mentre la prima l'aspettava alla finestra. Al secondo tentativo, tra gli applausi dei fedeli, la colomba ha finalmente spiccato il volo.
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Il Papa accanto a chi ha perso il lavoro per la crisi
Menziona il caso di due impianti italiani
Dopo aver recitato questa domenica la preghiera mariana dell'Angelus, il Pontefice ha constatato che "la crisi economica sta provocando la perdita di molti posti di lavoro, e questa situazione richiede un grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti".
In particolare, il Papa ha fatto riferimento ad alcune realtà difficili che si stanno vivendo in Italia.
In concreto, si è riferito allo stabilimento FIAT di Termini Imerese, in Sicilia, dove lavorano circa 3.000 persone, che attualmente sta subendo chiusure temporanee e la cui chiusura definitiva è stata annunciata per il 2012.
Ha menzionato anche la situazione dello stabilimento della fabbrica statunitense di alluminio Alcoa a Portovesme, in Sardegna, anch'essa in questi giorni in chiusura temporanea. I lavoratori erano in Piazza San Pietro per pregare con il Vescovo di Roma.
Associandosi all'appello della Conferenza Episcopale Italiana, il Papa ha esortato a "fare tutto il possibile per tutelare e promuovere l'impiego, assicurando un lavoro degno e adeguato per il sostentamento delle famiglie".
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Benedetto XVI chiede di lottare per un mondo senza lebbra
Esorta a portare avanti la battaglia di Raoul Follereau
Il Pontefice ha lanciato questa domenica il suo appello perché il mondo celebrava la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, iniziata 57 anni fa da Raoul Follereau (1903-1977), scrittore francese di cui si sta iniziando a studiare la causa di beatificazione.
In particolare, il Papa ha presentato la testimonianza di padre Damiano de Veuster, il religioso fiammingo dei Sacri Cuori che ha dedicato la sua vita ai lebbrosi dell'isola hawaiana di Molokai (1840-1889), morto per questa malattia e che il Pontefice ha canonizzato l'11 ottobre scorso.
"Alla sua celeste protezione affido tutte le persone che purtroppo ancora oggi soffrono per questa malattia, come pure gli operatori sanitari e i volontari che si prodigano perché possa esistere un mondo senza lebbra", ha dichiarato.
Il Vescovo di Roma ha salutato in modo speciale l'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.
In un messaggio inviato in occasione di questa Giornata, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, l'Arcivescovo Zygmunt Zimowski, ha denunciato come la lebbra continui a diffondersi (cfr. ZENIT, 29 gennaio 2010).
Il presule polacco ha rivolto un appello "alla comunità internazionale e alle autorità di ogni singolo Stato, invitandole a sviluppare e rafforzare le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole più efficaci e capillari soprattutto dove il numero dei nuovi casi è ancora elevato".
Secondo i dati più recenti diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2009 si sono registrati più di 210.000 nuovi casi di lebbra.
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Il Papa chiede preghiere per superare la frattura tra scienza e fede
Intenzioni dell'Apostolato della Preghiera dopo l'anno di Galileo
E' la proposta che presenta nelle intenzioni di preghiera per il mese di febbraio contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da circa 50 milioni di persone nei cinque continenti.
Il Vescovo di Roma presenta due intenzioni, una generale e l'altra missionaria.
L'intenzione generale per questo mese è: "Per tutti gli scienziati e gli uomini di cultura, perché attraverso la sincera ricerca della verità possano giungere alla conoscenza dell'unico vero Dio".
La proposta del Papa arriva dopo le celebrazioni che la Santa Sede ha organizzato nell'Anno Internazionale dell'Astronomia in occasione dei 400 anni dell'invenzione del telescopio da parte di Galileo.
Con vari interventi durante quest'Anno (ad esempio il discorso al Congresso Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva), Benedetto XVI ha mostrato come la frattura tra scienza e fede non abbia fondamento e ha ricordato come, al di là degli errori storici o delle interpretazioni erronee della storia, Galileo sia stato un vero scienziato e uomo di fede.
L'intenzione missionaria che il Papa presenta per il mese di febbraio è la seguente: "Perché la Chiesa, consapevole della propria identità missionaria, si sforzi di seguire fedelmente Cristo e di proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli".
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La missione nell'era digitale, secondo il portavoce vaticano
Presenta una visione della comunicazione come missione
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato nell'ultimo editoria di "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano, le condizioni di possibilità dell'evangelizzazione nelle nuove reti digitali, presentano la "comunicazione come missione".
La sua analisi si basa sul Messaggio che Benedetto XVI ha inviato in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2010, in cui constata: "Anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato, ma una realtà del tutto concreta e attuale".
Per padre Lombardi, il Messaggio del Papa "è netto e incoraggiante. Il credente che si avventura con entusiasmo e con coraggio nel mondo delle comunicazioni sociali, ribollente ogni giorno di novità tecnologiche strabilianti, dall'i-pod all'i-phone all'i-pad, deve sapere bene qual è il fine che lo guida, per non rimanere catturato dal fascino dei mezzi e perdere così la sua strada".
"E il fine è l'incontro con Dio - chiarisce -, il senso ultimo dei rapporti di dialogo, amicizia e scambio che la rete rende oggi possibili. Perché le trappole che costellano le strade del cyberspazio sono innumerevoli, dalla superficialità alla falsità alla perversione, ma vi sono anche moltissimi viandanti alla ricerca dell'amicizia, del vero e del bene".
Il portavoce vaticano ricorre all'immagine usata da Benedetto XVI del "cortile dei gentili" del tempio di Gerusalemme, aperto anche a coloro per i quali Dio è ancora sconosciuto, ma che coltivano il desiderio di assoluto e di verità non caduche.
"Addentriamoci dunque con entusiasmo e creatività, coraggio e prudenza, nel continente digitale, per scoprire e saper indicare anche qui i segni della presenza di Dio, del suo amore per tutti", esorta padre Lombardi.
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Padre Calogero Peri, nuovo Vescovo di Caltagirone
Padre Peri era finora Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Palermo e vicepreside della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" della stessa città.
Padre Calogero Peri è nato a Salemi, in provincia di Trapani e e nella Diocesi di Mazara del Vallo, il 16 giugno 1953. È entrato nel noviziato di Calascibetta nel 1969, il 7 ottobre 1970 ha emesso la professione temporanea e il 4 ottobre 1976 quella perpetua.
È stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 1978 a Palermo.
Dopo gli studi medi e liceali con i Padri Cappuccini, ha frequentato per gli studi teologici l'allora Istituto Superiore di Scienze Religiose "S. Giovanni Evangelista" di Palermo. Si è laureato in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana e ha poi seguito corsi specialistici a Parigi.
Ha ricoperto vari incarichi: assistente di Filosofia nella Facoltà Teologica di Palermo dal 1981 al 1985; docente invitato di Filosofia nella Facoltà Teologica di Palermo dal 1985 al 1991; docente incaricato di Antropologia Filosofica, Metafisica, Teologia Filosofica, Ecclesiologia e Antropologia dal 1991 al 2002; Consigliere Provinciale dal 1989 al 1995; Superiore del Convento di Palermo dal 1989 al 1995; Ministro Provinciale dal 1995 al 2001; Vicario e Vice Maestro nella Casa del Post-Noviziato Cappuccino di Palermo dal 2001 al 2004.
Dal 2004 ricopre nuovamente l'incarico di Ministro Provinciale e dal 2009 è vicepreside della Facoltà Teologica di Sicilia.
È autore di articoli e pubblicazioni di carattere spirituale, filosofico e teologico.
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Notizie dal mondo
Canada: i Vescovi avvertono su tratta di persone e sfruttamento sessuale
In vista dei prossimi Giochi Olimpici Invernali a Vancouver
OTTAWA, domenica 31 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Mentre fervono i preparativi per i Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010, i Vescovi del Canada temono che in questa occasione aumentino lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato.
La Commissione Episcopale Giustizia e Pace avverte in una lettera pastorale pubblicata il 26 gennaio che questo avvenimento internazionale suscita viva inquietudine a Vancouver e in altre zone, soprattutto da parte delle associazioni per la lotta alla tratta di esseri umani, "perché alcuni vedono in questo evento un'occasione per trarre profitto a scapito della dignità e dei diritti umani".
I Vescovi constatano che, "in occasione di alcuni avvenimenti sportivi importanti, si mettono a punto strutture per soddisfare la 'domanda' di divertimento sessuale", rischio che può riguardare anche i Giochi di Vancouver.
Come pastori, denunciano "la tratta di esseri umani in tutte le sue forme, organizzata sia per il lavoro forzato (lavoro domestico, lavoro agricolo o nelle fabbriche) che per lo sfruttamento sessuale (prostituzione, pornografia, matrimoni forzati, bar di striptease, ecc.)".
Invitano quindi "i credenti a prendere coscienza di questa violazione dei diritti umani e della banalizzazione del discorso che circonda la prostituzione nel nostro Paese".
"Seguendo Gesù, che è venuto al mondo per dare la vita e darla in abbondanza (Gv 10,10), possiamo compatire le sofferenze delle vittime e cambiare i comportamenti e le mentalità che mantengono la violenza istituzionalizzata in questa nuova forma di schiavitù che è la tratta di esseri umani", sottolineano.
Le dimensioni della tratta sono allarmanti. Anche se è difficile disporre di cifre precise, i Vescovi segnalano che l'Organizzazione Mondiale del Lavoro stima in 2,4 milioni il numero delle vittime; di queste, 1,3 milioni sono implicati nelle varie forme di sfruttamento sessuale. In un altro studio, il Dipartimento di Stato statunitense stima in 800.000 le vittime annuali della tratta mondiale, soprattutto donne e bambini. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), la forma più estesa di tratta di esseri umani è lo sfruttamento sessuale (79%).
"Questa attività del crimine organizzato frutta migliaia di milioni di dollari a quanti gestiscono le prostitute e ai proprietari di bar di stripease, saloni per massaggi e bordelli illegali, senza contare i benefici delle tasse imposte dai Governi, che spesso chiudono gli occhi su questa realtà", constatano i presuli.
"Com'è possibile?", si chiedono. "In un contesto di globalizzazione economica in cui il gap di ricchezza tra i vari Paesi è in aumento, le popolazioni povere del Sud e dell'Est diventano più vulnerabili di fronte alla tratta. Il desiderio di migliori condizioni di vita le spinge ad attraversare le frontiere verso Nord o Ovest per trovare un impiego. Quando la fame minaccia la vita della famiglia, si è più inclini a credere alle promesse di un trafficante senza scrupoli o a cedere alle attrattive del turismo sessuale".
"Oggi - aggiungono i Vescovi -, la facilità di comunicazione via Internet e il telefono cellulare favoriscono il reclutamento di persone che qualche ora più tardi si trovano in un altro Paese, spesso senza conoscere la lingua, private del passaporto, alla mercé degli sfruttatori che esigono il rimborso delle spese di trasferimento delle loro vittime. Le donne e i bambini per la maggior parte del tempo sotto gli effetti della droga, e devono allora consegnarsi alla prostituzione sotto l'occhio vigile degli sfruttatori, che si arricchiscono e che, in caso di fuga o mancanza di sottomissione, minacciano di uccidere le loro vittime o i membri della loro famiglia rimasti nel Paese d'origine".
In Canada, osservano i presuli, "donne indigene e le loro figlie scompaiono dai loro villaggi e nessuno le vede più; immigrate sempre più giovani percorrono le vie dei centri cittadini o lavorano nei bar e nei saloni per massaggi; gli accompagnatori rispondono agli appelli grazie ai piccoli annunci sui giornali. Molte di loro testimoniano la loro vita in questo inferno con il sostegno di organismi non governativi che lottano contro la tratta. Sono molte le testimonianze che associano le sofferenze delle vittime ai sintomi post-traumatici dei sopravvissuti alle guerre".
"Che cosa possiamo fare?", si chiedono i Vescovi. "In primo luogo - rispondono -, prendere coscienza di questa realtà presente tra noi e in altri luoghi: vederla, analizzarla con altri e agire per arrestare la tratta".
"Bisogna anche prendere coscienza del fatto che la domanda di prostituzione alimenta il mercato della tratta. Senza i clienti che richiedono servizi sessuali non ci sarebbe prostituzione, e quindi nemmeno la tratta. In un Paese che considera l'uguaglianza di uomini e donne un valore fondamentale, in un Paese a maggioranza cristiana che promuove la dignità di ogni persona creata a immagine e somiglianza di Dio, come tollerare la prostituzione, che è una forma di violenza istituzionalizzata che distrugge l'integrità fisica, psicologica e spirituale delle persone?".
Secondo i Vescovi, esistono vari modi per combattere questo problema, partendo dal "sostenere le organizzazioni già impegnate con le vittime della tratta e chiedere ai nostri Governi un programma di educazione e di prevenzione della violenza contro le donne. Per aiutare le donne a uscire dalla prostituzione della quale sono, in generale, le prime vittime, è necessario offrire risorse sanitarie, assistenza psicologica, cure di disintossicazione, alloggi sicuri, impieghi dignitosi e accompagnamento spirituale".
I presuli concludono promettendo che le loro preghiere "sosterranno la speranza di tante persone private della libertà e dell'umanità dalla tratta di esseri umani, e il coraggio dei gruppi che le accompagnano".
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
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Non solo miglioramento della Giustizia, ma una società giusta
Il Cardinal Policarpo invita i cristiani a raccogliere questa sfida
Nell'omelia della Messa di apertura dell'Anno Giudiziario, celebrata nella Cattedrale di Lisbona questo mercoledì, il porporato ha affermato che "negli ultimi tempi c'è stato tra noi molto clamore per chiedere o auspicare una migliore amministrazione della Giustizia", "ovvero il perfezionamento del sistema giudiziario al quale spetta di fare giustizia, cioè di giudicare sulla base delle leggi le presunte violazioni alle leggi stesse".
Per il Cardinale "è un peccato che non si senta lo stesso clamore nel chiedere che tutta la società sia giusta, che tutta la vita sociale sia alla ricerca della Giustizia".
"Praticare la Giustizia, vivere in modo giusto è un'esigenza per tutti nelle più varie espressioni della nostra vita comunitaria", ha affermato.
Secondo il Cardinale, il giusto "è colui che cerca la giustizia in tutta la sua vita, e una società giusta può essere solo opera di uomini giusti. C'è una fecondità del giusto nella costruzione della comunità".
Monsignor Policarpo sottolinea quindi il ruolo di coloro che cercano la giustizia e si sforzano di vivere secondo i suoi principi, riconoscendo che "hanno la forza silenziosa del seme gettato a terra nella trasformazione della società".
Una società giusta "deve essere opera di tutti noi, e non è solo compito di alcuni ai quali chiediamo tutto e da cui aspettiamo ogni cosa", ha proseguito.
In questo senso, il Cardinale ha rimarcato il "senso di corresponsabilità di tutti e di ciascuno nella costruzione di una società giusta", un aspetto "necessario perché si cresca nella giustizia".
"Una cultura positiva, attenta a ciò che dice la natura profonda dell'uomo e alla testimonianza che riceviamo dagli anziani, dovrebbe ispirare la politica, le leggi, l'analisi di progetti in cui si delinea il futuro".
Per monsignor Policarpo, "solo l'entusiasmo per le cose positive, per la ricerca di ciò che è giusto, ci spingerà a non desistere dal rendere la nostra società un regno in cui si pratica la giustizia".
"E' questa la sfida presentata ai cristiani e alla loro partecipazione alla costruzione della società", ha dichiarato il Patriarca di Lisbona. "La forza del loro rapporto con Cristo li ha giustificati, cioè ha vinto in loro l'ingiustizia e li ha resi testimoni di questo mondo migliore che Gesù ha definito Regno di Dio".
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Analisi
Un nuovo decennio per un mondo che sta invecchiando
La popolazione mondiale dal boom al crollo
di padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 31 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Le Nazioni Unite hanno di recente pubblicato un rapporto incentrato sui problemi derivanti dal rapido invecchiamento della popolazione mondiale. Appena iniziato il nuovo anno, il Dipartimento per gli affari economici e sociali ha pubblicato il rapporto "World Population Aging 2009".
Tra le principali conclusioni del rapporto figurano le seguenti:
-- L'attuale ritmo di invecchiamento non ha eguali nella storia. Nel 2045 il numero delle persone ultrasessantenni è previsto ad un livello superiore rispetto al numero dei minori di 15 anni. Nelle regioni più sviluppate, dove l'invecchiamento è in fase più avanzata, il superamento si è già verificato nel 1998.
-- Oggi l'età media nel mondo è di 28 anni: metà della popolazione è al di sopra e metà al di sotto. Entro la metà del secolo l'età media dovrebbe raggiungere i 38 anni.
-- L'invecchiamento riguarda quasi tutti i Paesi del mondo ed è caratterizzato da una riduzione della fertilità che è diventata quasi universale.
-- L'invecchiamento avrà un impatto dirompente sulla crescita economica, sui risparmi, gli investimenti, il mercato del lavoro e la riscossione dei tributi.
-- Poiché non è previsto per il futuro un significativo aumento nei livelli di fertilità, l'invecchiamento della popolazione risulta praticamente irreversibile e la presenza di giovani, che fino a poco tempo fa era diffusa, diventerà sempre più esigua nel corso del XXI secolo.
-- Nel mondo vi sono attualmente circa 9 persone in età lavorativa per ogni persona anziana. Nel 2050 questo rapporto crollerà a quattro, con gravi conseguenze per i sistemi pensionistici. L'attuale crisi economica ha inoltre provocato una brusca riduzione nel valore dei fondi pensione.
Altri rapporti
Altri recenti rapporti delle Nazioni Unite hanno preso in esame in modo più approfondito i problemi demografici rispetto a determinati Paesi. Uno studio del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), intitolato "Russia Facing Demographic Challenges", prevede che la popolazione russa continuerà a ridursi, come riferito dall'Associated Press il 4 ottobre scorso.
Secondo l'UNDP, la popolazione russa è diminuita di 6,6 milioni di unità rispetto al 1993, nonostante l'arrivo di milioni di immigrati. Il rapporto avverte che per il 2025 il Paese potrebbe perdere altri 11 milioni di persone.
Come conseguenza di tale riduzione vi sarà una scarsità di lavoratori, una popolazione più anziana e una minore crescita economica, secondo l'UNDP.
Nel 2007 la Russia figurava al nono posto per numero di popolazione. Nel 2050, le stime dell'ONU la indicano al 15° posto, con una popolazione inferiore a quella del Vietnam.
La Russia deve ridurre il suo alto tasso di aborti per cercare di arginare il calo demografico, ha avvertito il Ministro della Salute, Tatyana Golikova, secondo l'Agence France Presse del 18 gennaio.
La Golikova ha affermato che nel 2008 vi sono state 1,714 milioni di nascite in Russia e 1,234 milioni di aborti.
Con riferimento alla dichiarazione di Golikova, il think tank Stratfor ha osservato il 20 gennaio che il lieve aumento della popolazione russa nel 2009, tra le 15.000 e le 25.000 unità, sottolineato dal Ministro, era dovuto a fattori "una tantum".
L'aumento, infatti, deriva in parte dagli incentivi statali per il rientro dei cittadini russi provenienti dalle ex repubbliche sovietiche. Dopo diversi anni di questo tipo di flussi, il numero dei russi che vogliono tornare a casa sta rapidamente diminuendo.
Un'altra causa di questo lieve aumento è che la popolazione tra i 20 e i 29 anni ammonta a circa il 17% della popolazione e ha dimostrato di essere alquanto feconda. La generazione nata successivamente, tuttavia, è invece molto più esigua.
Scarsità femminile
Il Vietnam dovrebbe superare demograficamente la Russia, ma anche il quel Paese l'aborto sta provocando gravi problemi, secondo un rapporto dell'agosto 2009 pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.
Lo studio, dal titolo "Recent Change in the Sex Ratio at Birth in Vietnam: A Review of Evidence", prende in esame il problema degli aborti finalizzati alla selezione del sesso. Normalmente il rapporto tra i sessi alla nascita (definito come il numero di maschi nati per ogni cento femmine) è di 104-106/100.
Questo rapporto è, in condizioni normali, alquanto stabile nel tempo, in ogni regione geografica, continente, Paese ed etnia.
Gli studi sui questi rapporti hanno rivelato un cambiamento insolito, iniziato negli anni Ottanta in alcuni Paesi asiatici, osserva l'agenzia dell'ONU. "Insieme al calo della fertilità, questo fenomeno tende a diffondersi nei Paesi asiatici a maggiore popolazione, minacciando così la stabilità demografica globale", prosegue il rapporto.
In Vietnam il rapporto tra i sessi alla nascita nel 2006 si attestava sui 110 maschi per ogni 100 femmine. Secondo il rapporto, il cambiamento è iniziato circa un decennio fa, ed è attualmente in aumento di circa un punto l'anno, tanto che nei prossimi anni si potrebbe raggiungere la soglia dei 115/100.
Se questa tendenza non verrà bloccata, nel 2025 il Vietnam avrà un significativo surplus di popolazione maschile che potrà avere numerose conseguenze nel Paese e in particolare per i giovani in età di matrimonio, avverte l'UNFPA.
Questo fenomeno di scarsità femminile è ben noto in Cina, dove un recente rapporto ha confermato la prosecuzione delle pratiche di aborto selettivo finalizzato alla scelta del sesso. L'Accademia cinese per le scienze sociali ha affermato che vi potrebbero essere più di 24 milioni di uomini non in grado di trovare una sposa per la fine di questo decennio, ha riferito il quotidiano Times del 12 gennaio.
Il rapporto dà la colpa di questo squilibrio alla politica cinese del figlio unico. L'uso dell'ecografia ha consentito di individuare le femmine da abortire, per assicurare ai genitori un maschio in grado di portare avanti il nome della famiglia.
"Il problema è più grave nelle zone rurali, a causa della mancanza di un sistema di sicurezza sociale", afferma il rapporto. "I contadini che invecchiano possono contare solo sui propri figli".
Secondo l'articolo del Times, un esperto cinese ha sostenuto che il rapporto tra maschi e femmine, nel 2006 sarebbe arrivato a 120/100.
Riduzione
Nel vicino Giappone, intanto, la popolazione continua a diminuire. Un editoriale pubblicato il 15 gennaio sul quotidiano Japan Times ha rilevato che, secondo stime del Ministero per la Salute, il lavoro e le politiche sociali, nel 2009 la popolazione si è ridotta di 75.000 unità, ovvero 1,46 volte di più rispetto alla riduzione del 2008.
Secondo l'editoriale, la ricerca del National Institute of Population and Social Security stima che la popolazione giapponese scenderà sotto la soglia dei 100 milioni nel 2046 e sotto i 90 milioni nel 2055. La popolazione attuale è di poco meno di 128 milioni.
Mentre continuano ad aumentare le preoccupazioni sull'invecchiamento della popolazione mondiale e sul calo dei tassi di fertilità, il Governo USA ha annunciato di voler aumentare notevolmente il suo sostegno alla contraccezione e all'aborto nel mondo.
L'8 gennaio, il Segretario di Stato Hillary Clinton è intervenuto in occasione del 15° anniversario della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo svoltasi al Cairo nel 1994.
Nel suo discorso, ha ricordato una delle prime misure adottate dal nuovo Presidente Barack Obama, ovvero quella di abolire le restrizioni agli aiuti di Stato in favore di organizzazioni che finanziano l'aborto nei Paesi in via di sviluppo. Il Segretario di Stato ha anche osservato che gli Stati Uniti hanno rinnovato il loro finanziamento del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione e che il Congresso ha recentemente stanziato più di 648 milioni di dollari (462 milioni di euro) per i programmi di pianificazione familiare e di salute riproduttiva nel mondo.
Ha inoltre annunciato che sono previsti maggiori aiuti per consentire di offrire contraccettivi a tutte le donne di ogni Nazione, avendo parole di apprezzamento per il lavoro che il Governo USA sta svolgendo in partnership con la International Planned Parenthood Federation, organizzazione nota per i milioni di aborti effettuati ogni anno.
L'attuale entusiasmo nel fare tutto quanto è possibile per ridurre ulteriormente la fertilità è chiaramente alimentato da fattori ideologici che impediscono persino di vedere le conseguenze economiche di politiche che hanno portato al rapido calo della fertilità in un così breve periodo di tempo.
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Bioetica
Il mito dell'uomo perfetto
Le origini culturale della mentalità eugenetica
ROMA, domenica, 31 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Ottimismo positivista, regimi totalitari, organizzazioni statuali liberal-democratiche. L'eugenetica è arrivata fino a giorni nostri? Scrive Lucia Galvagni, commentando Hans Jonas: «Le forme che l'eugenetica ha assunto ricalcano una triplice distinzione» (1).
Il controllo protettivo ha i tratti di un'eugenetica preventiva, intesa come una politica della riproduzione tesa a prevenire la trasmissione di geni patogeni o comunque nocivi, impedendo la procreazione ai loro portatori. «Questo tipo di arte genetica», scrive Galvagni, «è assimilabile all'attuale medicina preventiva» (2).
Si pensi al counselling genetico, mediante il quale alla coppia si forniscono le probabilità della nascita di un figlio affetto dalla loro stessa malattia, oppure alla diagnosi prenatale. Se nel primo caso il consiglio è volto a evitare il concepimento di un figlio malato o portatore di una determinata malattia genetica, nel secondo si pone persino la possibilità di abortire il feto malato o supposto tale.
«La selezione prenatale (..) rappresenta, quindi, una seconda forma dell'eugenetica e denota già un passaggio dal piano preventivo a quello migliorativo»: si dischiude la possibilità di distinguere e selezionare - e questa sarebbe eugenetica negativa - gli individui sani da quelli malati. Vi è infine la vera e propria eugenetica positiva, come selezione umana pianificata, «dato che il suo intento è quello di migliorare la qualità della specie e di renderla più perfetta di quanto la natura non l'abbia fatta» (3).
È importante, però, sottolineare che fino alla cosiddetta "genetica liberale" (4) i poli entro cui si muoveva la "scelta del più adatto" erano Stato-specie (o razza o categoria sociale): lo Stato mediante eugenisti e scienziati in nome del benessere della collettività metteva in atto programmi medico-sociali massificati rivolti a una determinata categoria di individui ritenuti "dannosi".
Invece, la prassi eugenetica della società liberale si basa sul binomio individuo-individuo nel contesto di una diffusione sistematica della diagnosi prenatale e dell'applicazione delle tecniche di ingegneria genetica (5).
Quindi, mentre la vecchia genetica autoritaria cercava di modellare i cittadini a partire da un unico stampo centralizzato, portando come conseguenza una diminuzione dell'ambito della libertà riproduttiva, la nuova genetica liberale, caratterizzata dalla neutralità dello Stato, estende radicalmente tale libertà ed è il singolo a decidere quali fattori genetici siano vantaggiosi o meno (6).
Il problema terminologico consiste nel decidere se chiamare "eugenetica" tale pretesa individuale e individualistica, ponendo l'accento sulla questione antropologica che vi soggiace, oppure, dando più rilievo alle origini storiche, ritenere che tale termine usato oggi, in assenza di coercizione e non diretto alla specie, sia anacronistico.
Il libro "Il Mito dell'uomo perfetto" intende dimostrare la presenza dell'eugenetica nel contesto contemporaneo, partendo dall'idea che di eugenetica si possa parlare anche oggi, ma in termini di mentalità.
Bisogna chiedersi, allora: a chi tocca oggi migliorare la vita? Quel compito di ricercare l'uomo perfetto, che prima era toccato a politiche di Stato o alla mano di dittatori, ora chi lo svolge e perché? L'"eliminazione dei difettosi", che da Galton è passata a politiche di "igiene pubblica" e poi alla tragedia nazista, come e dove avviene oggi?
La risposta a tali domande è possibile se si considera l'eugenetica attraverso un approccio antropologico, ovvero analizzando nei vari ambiti storico-culturali quella visione riduttivista e biologista dell'essere umano che caratterizza l'eugenetica e che, come tale, non è necessariamente legata ad un unico periodo storico.
Il presente lavoro vuole mettere in evidenza, infatti, che l'eugenetica, come in altri momenti storici, possieda una sua particolare connotazione anche in quello attuale: cambia la "scenografia", ma il "copione" resta lo stesso.
E questo copione altro non è che lo sguardo reificante nei confronti dell'essere umano ridotto al suo patrimonio genetico; una visione svilente che questa ricerca intende descrivere a partire dalle sue origini culturali, dimostrando, quindi, che l'eugenetica è presente anche nel mondo contemporaneo, come lo è stata in altri periodi storici, sottoforma di mentalità, per poi mostrarne le gravi conseguenze sull'individuo e sulla società, con particolare riferimento al mondo della Bioetica.
1 L.GALVAGNI, L'eugenetica: la prospettiva etica di H.Jonas, in "Humanitas", 4/2004, p.710; Cfr. H.JONAS, Dalla fede antica all'uomo tecnologico, Il Mulino, Bologna, 1991; ID, Tecnica, medicina ed etica. Prassi del principio di responsabilità, Einaudi, Torino, 1997.
2 Ibidem.
3 Ibidem.
4 Cfr. J.HABERMAS, Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale, Einaudi, Torino, 2004
5 Cfr. R.MORDACCI, La sfida dell'eugenetica nell'orizzonte della biopolitica, in "Humanitas", 4/2004, pp. 718-722.
6 Cfr. N.AGAR, Liberal Eugenics, in H.KHUSE, P.SINGER (a cura di), Bioethics, Blackwell, London, 2000, p.17.
Per chiunque voglia approfondire il tema, consigliamo la lettura de "Il mito dell'uomo Perfetto - le origini culturali della mentalità eugenetica", IF Press (www.if-press.com, info@if-press.com).
* Giorgia Brambilla Ha conseguito nel 2003 la Laurea in Ostetricia presso l'Università degli studi di Pavia, nel 2005 la Licenza in Bioetica presso l'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" (APRA) di Roma, nel 2009, nello stesso Ateneo, il Dottorato in Bioetica. E' Laureanda in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Lateranense.
Nell'APRA è Professore Invitato presso la Facoltà di Bioetica e Professore di Filosofia dell'uomo e di Morale Speciale presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose. È redattrice della rivista "Studia Bioethica". Svolge attività didattiche integrative per l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" presso il Corso di Laurea in Ostetricia e per il Master di I e II livello in Bioetica clinica dell'Università degli Studi di Roma "Sapienza".
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Angelus
Benedetto XVI: l'amore, essenza di Dio e senso della storia
Intervento in occasione dell'Angelus
Tra i fedeli c'erano i ragazzi dell'Azione Cattolica della Diocesi di Roma, che concludevano il mese di gennaio tradizionalmente dedicato alla "Carovana della Pace". Al termine della preghiera, due bambini, invitati nell'appartamento pontificio, hanno liberato dalla finestra due colombe, simboli della pace.
* * *
Cari fratelli e sorelle!
Nella liturgia di questa domenica si legge una delle pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia: il cosiddetto "inno alla carità" dell'apostolo Paolo (1 Cor 12,31-13,13). Nella sua Prima Lettera ai Corinzi, dopo aver spiegato, con l'immagine del corpo, che i diversi doni dello Spirito Santo concorrono al bene dell'unica Chiesa, Paolo mostra la "via" della perfezione. Questa - dice - non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici. Consiste invece nella carità - agape - cioè nell'amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo. La carità è il dono "più grande", che dà valore a tutti gli altri, eppure "non si vanta, non si gonfia d'orgoglio", anzi, "si rallegra della verità" e del bene altrui. Chi ama veramente "non cerca il proprio interesse", "non tiene conto del male ricevuto", "tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (cfr 1 Cor 13,4-7). Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno; l'unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui.
Per ora, mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E' la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa. Per questo, all'inizio del mio pontificato, ho voluto dedicare la mia prima Enciclica proprio al tema dell'amore: Deus caritas est. Come ricorderete, questa Enciclica si compone di due parti, che corrispondono ai due aspetti della carità: il suo significato, e quindi la sua attuazione pratica. L'amore è l'essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all'esistenza di ogni uomo. Al tempo stesso, l'amore è, per così dire, lo "stile" di Dio e dell'uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all'amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo. In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l'Amore incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso. Fissando lo sguardo su di Lui, possiamo confessare con l'apostolo Giovanni: "Noi abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto" (cfr 1 Gv 4,16; Enc. Deus caritas est, 1).
Cari amici, se pensiamo ai Santi, riconosciamo la varietà dei loro doni spirituali, e anche dei loro caratteri umani. Ma la vita di ognuno di essi è un inno alla carità, un cantico vivente all'amore di Dio! Oggi, 31 gennaio, ricordiamo in particolare san Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana e patrono dei giovani. In questo Anno Sacerdotale vorrei invocare la sua intercessione affinché i sacerdoti siano sempre educatori e padri dei giovani; e perché, sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo. Maria Ausiliatrice, modello di carità, ci ottenga queste grazie.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
L'ultima domenica di gennaio è la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Il pensiero va spontaneamente a Padre Damiano de Veuster, che diede la vita per questi fratelli e sorelle, e che nello scorso ottobre ho proclamato santo. Alla sua celeste protezione affido tutte le persone che purtroppo ancora oggi soffrono per questa malattia, come pure gli operatori sanitari e i volontari che si prodigano perché possa esistere un mondo senza lebbra. Saluto in particolare l'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.
Oggi si celebra anche la seconda Giornata di Intercessione per la Pace in Terra Santa. In comunione con il Patriarca Latino di Gerusalemme e il Custode di Terrasanta, mi unisco spiritualmente alla preghiera di tanti cristiani di ogni parte del mondo, mentre saluto di cuore quanti sono qui convenuti per tale circostanza.
La crisi economica sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti. Penso ad alcune realtà difficili in Italia, come, ad esempio, Termini Imerese e Portovesme; mi associo pertanto all'appello della Conferenza Episcopale Italiana, che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l'occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie.
Un messaggio di pace ci portano anche i ragazzi e le ragazze dell'Azione Cattolica di Roma. Qui accanto a me ci sono due di loro, che saluto insieme a tutti gli altri che si trovano nella Piazza, accompagnati dal Cardinale Vicario, dai familiari e dagli educatori. Cari ragazzi, vi ringrazio perché, con la vostra "Carovana della pace" e col simbolo delle colombe che tra poco faremo volare, voi date a tutti un segno di speranza. Ora ascoltiamo il messaggio che avete preparato.
[un ragazzo ha letto il messaggio]
Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli di Bari, Taranto, Nettuno e Cecchina. A tutti auguro una buona domenica. Ed ora con i ragazzi dell'A.C.R. liberiamo le colombe della pace.
[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]
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