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ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 06 maggio 2010
Santa Sede
- Il Papa riceve il Presidente della Confederazione Elvetica
- Il Metropolita Filarete spera in un incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca
- Il Papa riceve l'emiro del Kuwait in Vaticano
- Il Papa accetta la rinuncia di due Vescovi irlandesi
- "Il cuore parla al cuore", motto della vista del Papa in Gran Bretagna
- Coro cinese interpreta per il Papa una canzone di Matteo Ricci
- Il Card. Hummes, inviato del Papa al Congresso Eucaristico del Brasile
Anno Sacerdotale
Dottrina Sociale e Bene Comune
Italia
- La carità della Chiesa, una mano tesa ai poveri
- La Chiesa cattolica e l'uso del "soft power"
- I Vescovi italiani fanno appello a uno stile di vita più sobrio
Segnalazioni
Interviste
Santa Sede
Il Papa riceve il Presidente della Confederazione Elvetica
Trenta nuove Guardie svizzere prestano giuramento
CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 6 maggio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto in udienza questo giovedì in Vaticano il Presidente della Confederazione Elvetica, Doris Leuthard, secondo quanto ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede.
Dopo l'udienza con il Papa, la Leuthard ha incontrato il Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti.
"Durante i cordiali colloqui", indica un comunicato vaticano, "sono stati toccati temi che riguardano la vita socio-economica e questioni attinenti all'attuale situazione internazionale, con particolare riferimento al dialogo interreligioso".
E' stata inoltre ricordata "la partecipazione del Presidente all'odierno giuramento dei nuovi membri della Guardia Svizzera Pontificia".
Il Presidente del Consiglio Federale ha rappresentato la Confederazione Elvetica, insieme all'ambasciatore svizzero presso la Santa Sede, François Kammer, all'atto del giuramento di trenta Guardie Svizzere, celebrato questo giovedì pomeriggio.
Le nuove Guardie, reclutate negli ultimi dodici mesi, hanno prestato giuramento solenne sotto la bandiera del Corpo nel giorno in cui la Guardia Svizzera Pontificia ha ricordato il sacrificio di 147 soldati di questo Corpo morti durante il sacco di Roma del 1527 difendendo Papa Clemente VII.
Nell'ambito della commemorazione, alle 7.30 di questo giovedì mattina, il Cardinal Bertone ha celebrato l'Eucaristia nella Basilica vaticana alla presenza dei membri della Guardia e dei loro familiari e amici, con l'animazione liturgica del coro di Mels.
In seguito, nel Cortile d'Onore del quartiere svizzero della Città del Vaticano, ha avuto luogo la commemorazione dei caduti.
Dopo aver depositato una corona d'alloro davanti al monumento delle Guardie assassinate, l'Arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, ha conferito le onorificenze ad alcuni membri del Corpo.
Dalle cinque del pomeriggio si è celebrata la cerimonia di giuramento nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico.
Le nuove Guardie Svizzere, insieme al maggiore William Kloster, hanno prestato giuramento davanti all'Arcivescovo Filoni e a vari Cardinali, Vescovi e altre personalità della Curia, così come a rappresentanti delle delegazioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede e del Governo del cantone di San Gallo.
In rappresentanza dell'Esercito elvetico, ha assistito alla cerimonia il capo di Stato Maggiore di condotta, Peter Stutz, ha reso noto la "Radio Vaticana".
Le celebrazioni si concluderanno questo venerdì, 7 maggio, alle 16.30 con un concerto offerto dalla banda musicale di Uzwil nel Cortile d'Onore della Guardia Svizzera.
Nella sua omelia, il Cardinal Bertone ha salutato in modo particolare i trenta nuovi alabardieri che hanno giurato di servire "fedemente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice", "sacrificando, ove occorra, anche la vita".
La Guardia svizzera pontificia, ha aggiunto, "si caratterizza per la disponibilità dei suoi componenti di porsi a servizio del Sommo Pontefice, per provvedere alla particolare custodia della Sua persona".
"Si tratta di una volontà che voi - care Guardie Svizzere - avete espresso in quanto cristiani, cioè motivati dall'amore per Cristo e per la Chiesa", ha detto.
"Per questo siamo qui radunati nella celebrazione eucaristica: per pronunciare il nostro grazie al Signore per la vostra generosità".
Il Cardinal Bertone ha espresso quindi ai nuovi membri della Guardia l'affetto di tutti i presenti, ringraziando la Divina Provvidenza che li ha chiamati, e li chiama, ad appartenere a questo storico Corpo e a dare continuità alla sua opera.
Dopo aver ricordato che la liturgia odierna si inseriva nel tempo di Pasqua, il porporato ha ribadito agli amici della Guardia Svizzera che il loro è "un servizio qualificato e apprezzato, che esige dedizione e serietà".
Oltre ad esortarli ad essere fedeli all'impegno che hanno assunto o che stanno per assumere, ha invocato dal Signore l'aiuto della sua grazia, perché possano perseverare in questo compito così importante e delicato, fino al compimento della loro missione.
Ha quindi concluso esprimendo il desiderio che sia per loro fonte di sostegno e incoraggiamento anche la riconoscenza del Santo Padre, che lo aveva incaricato di manifestare loro la sua grata partecipazione.
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Il Metropolita Filarete spera in un incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca
Dichiarazioni durante la sua visita in Italia
CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 6 maggio 2010 (ZENIT.org).- Ci sono buone prospettive per il dialogo cattolico-ortodosso e si può sperare che non si debba attendere ancora molto per un incontro tra Papa Benedetto XVI e il Patriarca di Mosca Kirill I, ha affermato il Metropolita Filarete di Minsk e Slutsk, Esarca Patriarcale di Tutta la Bielorussia.
La guida della Chiesa ortodossa bielorussa è attualmente in visita in Italia, dove sta prendendo parte a una conferenza internazionale sul tema "I poveri sono il tesoro prezioso della Chiesa: ortodossi e cattolici insieme nella via della carità".
Secondo il Metropolita Filarete, è arrivato il momento di compiere passi decisivi per l'unità. Entrambe le Chiese cercano di stabilire la piena unità, ha aggiunto, sottolineando di aver tratto queste conclusioni basandosi sul dialogo fraterno e gli incontri con rappresentanti della Chiesa cattolica.
Le dichiarazioni hanno avuto eco in Bielorussia e sono state riferite a ZENIT dal servizio di notizie cattolico del Paese.
Queste dichiarazioni hanno luogo nel momento in cui sono state annunciate le "Giornate di cultura e spiritualità russa in Vaticano", che si celebreranno il 19 e il 20 maggio e culmineranno con il concerto offerto a Benedetto XVI da Kirill I, con composizioni musicali del Metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento del Patriarcato di Mosca per le Relazioni Ecclesiali Esterne.
Il Metropolita Filarete si è recato questo mercoledì a Torino per vedere la Sacra Sindone e ha fatto visita al Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo della città.
"L'impressione è tale che non si riesce ad esprimere la gioia che si prova", ha commentato il rappresentante ortodosso dopo aver visto la Sindone.
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Il Papa riceve l'emiro del Kuwait in Vaticano
Sottolineano il contributo della comunità cristiana del Paese
L'emiro è stato poi ricevuto dal Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, e dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti.
Si tratta del primo incontro di un Pontefice con un emiro kuwaitiano da quando i due Paesi hanno stabilito relazioni diplomatiche.
Il Papa ha donato una medaglia del suo pontificato all'emiro, che ha ricambiato con due tappeti e un manoscritto di grande valore.
Durante il colloquio, rivela un comunicato della Santa Sede, si è parlato soprattutto della pace in Medio Oriente e del dialogo interreligioso.
Allo stesso modo, "si è rilevato il positivo contributo che la significativa minoranza cristiana apporta alla società kuwaitiana e ci si è soffermati sulle particolari necessità di tale minoranza".
Il Kuwait ha una popolazione di circa 5 milioni di persone (2 milioni sono immigrati) e una notevole minoranza cristiana, tra i 300.000 e i 400.000 membri, nonché 300.000 induisti, 100.000 buddisti e 10.000 sikh.
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Il Papa accetta la rinuncia di due Vescovi irlandesi
Il Cardinale Seán Brady ringrazia per il loro lavoro per la pace in Irlanda del Nord
Monsignor Duffy è stato uno dei Vescovi irlandesi che il Papa ha ricevuto nel febbraio scorso, dopo la crisi aperta dalla constatazione dell'insabbiamento da parte delle autorità ecclesiastiche dei casi di abusi sessuali commessi dal clero.
Monsignor Duffy aveva ammesso di essere al corrente di accuse di abuso ad opera di un sacerdote pedofilo della sua Diocesi, ma che non aveva comunicato la cosa alla polizia, presumibilmente su richiesta dei genitori della vittima.
Il Papa ha anche accettato le dimissioni, sempre per motivi di età, del Vescovo ausiliare di Derry, monsignor Francis Lagan.
In un comunicato diffuso questo giovedì dal Cardinale Seán Brady, Arcivescovo di Armagh, Diocesi metropolitana delle quali sono suffraganee sia Clogher che Derry, il porporato ha voluto riconoscere il lavoro pastorale svolto da entrambi i Vescovi, soprattutto nell'opera di pacificazione dell'Irlanda del Nord.
"Voglio rendere loro omaggio per il lavoro nella predicazione e nella lotta per la pace e l'armonia qui in Irlanda del Nord - afferma il Cardinale Brady -. Offro loro le mie preghiere e le mie benedizioni, e auguro molti anni di buona salute e felicità".
"Durante il periodo in cui sono stati Vescovi sono stati testimoni della terribile violenza e delle tragedie che facevano parte dei problemi. Per fortuna, negli ultimi anni sono stati testimoni della pace giunta in questa parte dell'Irlanda".
Anche monsignor Séamus Hegarty, Vescovo di Derry, ha emesso un breve comunicato in cui loda il lavoro svolto dal suo ausiliare, monsignor Lagan.
Monsignor Hegarty ha espresso il suo "profondo apprezzamento per gli anni in cui abbiamo servito insieme come Vescovi di questa Diocesi", e ha affermato che gli mancheranno "la sua saggezza, la sua conoscenza della Diocesi e soprattutto la sua amicizia personale, l'impegno e la generosità".
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"Il cuore parla al cuore", motto della vista del Papa in Gran Bretagna
"Il cuore parla al cuore è una scelta appropriata per questa visita papale, visto che l'ultimo giorno del suo viaggio apostolico il Santo Padre beatificherà il Cardinale Newman, il teologo vittoriano più amato", indica un comunicato pubblicato sulla web dedicata a questa visita storica, che si svolgerà dal 16 al 19 settembre prossimi.
Le parole che il Cardinale Newman scelse per il suo stemma quando divenne porporato nel 1879 sono di San Francesco di Sales, Vescovo francese al quale era molto devoto.
Questa definizione, trasformata ora nel motto della visita papale, dice molto sulla concezione dell'essere umano che aveva il Cardinale, convinto che la vera comunicazione tra le persone andava al di là dell'intelligenza, si raggiungeva dal proprio cuore a quello degli altri.
In un sermone anglicano, scrisse: "L'eloquenza e l'ingegno, l'astuzia e la destrezza difendono bene una causa e la diffondono rapidamente, ma muore con loro. Non ha radici nel cuore degli uomini e non vive oltre una generazione".
La verità, invece, parla dal centro della persona, dal suo cuore, sosteneva Newman, che avrebbe scritto: "Attraverso un cuore sveglio tra i morti e mediante affetti forgiati in cielo, possiamo (...) davvero testimoniare che Cristo vive".
Per l'ecclesiastico, Cristo parla dal cuore. "Quando la Chiesa parla, Tu passi a parlare", pregava.
Per preparare la visita del Papa nel Regno Unito, la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles ha chiesto ai cattolici di coinvolgersi attivamente, con preghiere e contributi economici.
Il 23 maggio, festa di Pentecoste, in tutte le parrocchie di Scozia, Inghilterra e Galles si eleveranno preghiere e si svolgerà una colletta speciale per il viaggio apostolico.
Nelle Messe verranno distribuiti cartoncini con una preghiera per la visita del Papa, ha reso noto un comunicato della Conferenza Episcopale pubblicato questo mercoledì.
Il denaro che verrà raccolto nella colletta speciale di quel giorno aiuterà a pagare i costi della visita a carico della Chiesa, attualmente stimati intorno agli 8.200.000 euro, dei quali sono già stati ottenuti più di 3,5 milioni.
Le spese collegate agli aspetti statali della visita verranno pagate dal Governo; quelle a carico della Chiesa consistono principalmente nei costi di organizzazione dei tre maggiori incontri pubblici pastorali: in Scozia, a Londra e nelle West Midlands.
"Esorto tutta la comunità cattolica a pregare per questa visita e a sostenere la colletta nel modo più generoso possibile", ha indicato il presidente della Conferenza dei Vescovi di Inghilterra e Galles, l'Arcivescovo Vincent Nichols.
"La visita del Santo Padre è un'opportunità meravigliosa affinché la dolce luce della fede sia contemplata di nuovo da tutti - ha aggiunto -. Egli confermerà la forte fede della nostra comunità".
Monsignor Nichols ha rivelato di pregare perché "la visita serva per accendere una nuova vitalità spirituale, una messa in discussione del cuore di tanti nella nostra società che possono non avere alcuna affiliazione religiosa ma stanno in qualche modo cercando un significato più profondo e un obiettivo per la propria vita".
Benedetto XVI giungerà il 16 settembre in Scozia, a Edimburgo, dove sarà ricevuto dalla regina Elisabetta II - che ha invitato ufficialmente il Papa a visitare la Gran Bretagna - e dal marito, il duca di Edimburgo, nel Palazzo di Holyroodhouse.
Durante questo viaggio di quattro giorni, il Papa visiterà anche Glasgow, Londra e Coventry. Nel Palazzo di Westminster rivolgerà un discorso ai rappresentanti della società civile.
Nella sua visita alle West Midlands beatificherà il Cardinale Newman il 19 settembre durante una Messa pubblica all'aeroporto di Coventry, nell'Arcidiocesi di Birmingham, alla quale sono attesi 250.000 pellegrini.
Durante il viaggio, il Papa presiederà anche una Messa pubblica a Glasgow, una veglia di preghiera a Londra e un evento "concentrato sull'educazione".
Uno dei temi principali della visita sarà rappresentato dal rapporto tra le Chiese cristiane e dalle relazioni tra le maggiori confessioni.
In questo senso, Benedetto XVI farà visita all'Arcivescovo di Canterbury, nel Palazzo di Lambeth, e pregherà con "altri responsabili" della Chiesa nell'abbazia di Westminster.
La visita di Giovanni Paolo II nel 1982 segnò il ristabilimento di piene relazioni diplomatiche tra il Regno Unito e la Santa Sede, ma non fu una visita papale ufficiale.
Quella di settembre, invece, sarà una visita papale con la condizione di visita di Stato.
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Coro cinese interpreta per il Papa una canzone di Matteo Ricci
Nelle celebrazioni dei quattrocento anni dalla morte
Lo storico coro cattolico che ha fatto proprie le "otto canzoni per clavicordo occidentale", i cui testi vennero composti dal missionario gesuita per la corte imperiale, è per la prima volta in Italia.
Padre Matteo Ricci (Macerata 1552 - Pechino 1610) è stato un gesuita, matematico, cartografo ed esploratore. E' riconosciuto come uno dei più grandi missionari della Cina e come ponte della filosofia e della scienza occidentali nel Paese asiatico.
"Abbiamo finalmente realizzato il nostro desiderio di eseguire le canzoni di Matteo Ricci nella sua terra natale, come espressione di venerazione e affettuosa memoria per le celebrazioni dei quattrocento anni dalla morte", ha spiegato il direttore del coro, Zhou Yong Zheng, a "L'Osservatore Romano".
Il coro, che l'8 e il 9 maggio sarà a Macerata, risale al Settecento e ha un repertorio che spazia dal gregoriano alla tradizione cinese.
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Il Card. Hummes, inviato del Papa al Congresso Eucaristico del Brasile
L'incontro si celebrerà a Brasilia dal 13 al 16 maggio
La Santa Sede ha reso pubblica questo mercoledì la lettera, in latino e datata 19 aprile, che il Papa ha scritto al Cardinale in occasione di questo avvenimento ecclesiale, che si svolgerà a Brasilia dal 13 al 16 maggio.
Nel testo, il Pontefice esprime il desiderio che il Congresso Eucaristico, che "si celebrerà con la massima solennità", sia molto fruttuoso per tutti i pastori e i fedeli partecipanti, e lo benedice per intercessione di Nostra Signora Aparecida.
Ricorda anche che l'evento della prossima settimana avrà come tema "Eucaristia, Pane dell'Unità dei Discepoli Missionari".
Già il 15 aprile scorso, il Papa si era riferito alla preparazione di questo Congresso ricevendo i Vescovi della Conferenza Episcopale Brasiliana in visita ad limina.
"'Resta con noi, Signore!': così pregano i figli e le figlie del Brasile in vista del XVI Congresso eucaristico nazionale, che si terrà fra un mese a Brasilia e che in tal modo vedrà il giubileo aureo della sua fondazione arricchito con l''oro' dell'eternità presente nel tempo: Gesù Eucaristia", ha detto in quell'occasione.
Alcuni Vescovi brasiliani hanno osservato che questo Congresso Eucaristico sarà un'opportunità per porre l'Eucaristia al centro delle comunità.
Il Vescovo di Blumenau, monsignor José Negri, ha ricordato in un articolo recente che il tema del Congresso propone l'incontro con Gesù Salvatore, che elimina la divisione nel mondo.
"Egli, venendo a noi, si rivela fonte di unità per la vita dell'essere umano - ha indicato -. Nella sua presenza eucaristica, Gesù resta accanto ai suoi, riconciliandoli mendiante l'unione alla vita divina, la vita trinitaria".
"Nella celebrazione dell'Eucaristia, spezziamo lo stesso Pane, il Corpo del Signore, per portare a tutti coloro che se ne nutrono l'unità della Chiesa, il Corpo mistico di Cristo".
"La finalità della comunione con Cristo nell'Eucaristia non è solo quella di unirci a Cristo, ma anche quella di unirci tra noi, fratelli, e di farci amare ciò che Egli ama e come Egli ama".
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Anno Sacerdotale
Proroga di iscrizioni all'Incontro di Sacerdoti a Roma
La data limite è stata estesa al 17 maggio
La proroga, ha annunciato il dicastero vaticano, è stata adottata in considerazione delle numerose richieste a partecipare all'evento, che culminerà nella celebrazione eucaristica di Benedetto XVI nel giorno del Sacro Cuore di Gesù.
L'incontro, al quale sono invitati non solo i sacerdoti, ma anche persone di tutte le condizioni di vita che cercano di sostenere la santificazione dei presbiteri attraverso la preghiera e il sacrificio, prevede nei primi due giorni conferenze nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.
La sera del 10 giugno, in Piazza San Pietro, avranno luogo un momento di testimonianze e musica, con la partecipazione del Papa, e l'adorazione e la benedizione eucaristica.
"Le iscrizioni vengono prorogate fino a lunedì 17 maggio", spiega il comunicato, che chiede a tutti gli interessati di iscriversi il prima possibile attraverso l'Opera Romana Pellegrinaggi (a.sacerdotalis@orpnet.org).
Per ulteriori informazioni, http://www.annussacerdotalis.org/
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Dottrina Sociale e Bene Comune
I cattolici e la riforma sanitaria di Obama
ROMA, giovedì, 6 maggio 2010, (ZENIT.org).- La posizione dei cattolici americani nei confronti della riforma sanitaria di Obama ha messo in luce un grande problema della Chiesa di oggi: le indicazioni dei pastori non ottengono una unità di intenti e di prassi, molti sacerdoti, suore e laici distinguono, si dissociano, si ritengono in diritto di coscienza di pensare e agire a loro modo. Vediamo alcuni fatti e poi cerchiamo di fare delle riflessioni.
Il vescovo Thomas Tobin di Providence (Rhode Island) ha chiesto che il St. Joseph Health Services, un ospedale cattolico finanziato dalla diocesi, esca dalla Catholic Health Association, che raggruppa le istituzioni sanitarie cattoliche. La richiesta del vescovo è stata espressa in una lettera inviata lo scorso 29 marzo a Suor Carol Keehnan, Chief Executive Officer della Catholic Healt Association ed è stata motivata dal fatto che l’Associazione sarebbe stata “causa di grave scandalo per molti fedeli”.
Cosa era successo? Madre Keehnan chiese pubblicamente al Senato di approvare la riforma sanitaria, dichiarando che, nonostante alcuni punti deboli, la legge non introduce né aumenta i fondi federali per l’aborto. I vescovi americani si erano pronunciati in senso opposto. Il 21 marzo 2010 la legge è stata definitivamente approvata e in seguito il presidente Obama ha promesso di firmare un executive order per vietare i finanziamenti federali dell’aborto, salvo i casi di stupro, incesto e malattia della madre. Il vescovo Tobin sostiene che il sostegno dell’associazione alla legge, in aperto contrasto con le indicazioni dei vescovi, fornì il destro ai membri del Senato per approvarla.
Ma l’appoggio alla riforma sanitaria della Catholic Health Association, in dispregio delle indicazioni dei vescovi, non è stata l’unica. Il vescovo Lawrence E. Brandt, di Greensburg, ha vietato che le Suore di St. Joseph in Baden utilizzassero i media diocesani in sostegno della riforma di Obama. Poche ore prima del voto al Senato, Suor Simone Campbell, direttrice del Network che raccoglie il maggior numero degli istituti religiosi femminili, ha pubblicato una dichiarazione di sostegno alla Catholic Health Association e una lettera aperta al Congresso sollecitando l’approvazione della legge. Molte Superiori di ordini religiosi femminili, compreso la presidente della Leadership Conference of Women Religious, l’hanno firmata.
Tornando alla diocesi di Greensburg, l’8 aprile scorso il Vicario generale ha inviato una lettera a tutti i sacerdoti stabilendo che gli uffici diocesani, i giornali e le parrocchie non avrebbero potuto promuovere le posizioni di comunità religiose contrarie a quelle dell’episcopato. L’arcivescovo Raymond Burke, già arcivescovo di Saint Louis e ora a capo della Signatura apostolica vaticana, disse: “Non è stata la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, a gloriarsi del fatto che così tante suore appoggiavano la legge che lei proponeva? Non è stata una suora a riempire di inchiostro la penna con cui il Presidente degli Stati uniti ha firmato la legge di riforma sanitaria? E’ venuto il momento per tutti noi e in particolare per le persone consacrate di stare dalla parte della verità e di chiedere che, oppure di cessare di chiamarsi cattolici”.
Credo che, al di là della situazione americana, di cui ho qui sopra ricordato alcuni recenti fatti, esista un notevole problema di compattezza dei cattolici dietro alle indicazioni dei vescovi e del Papa in materia di morale pubblica. Le divisioni e l’opposizione alle indicazioni dei pastori danno il destro a manovre politiche che strumentalizzano la Chiesa. Inoltre, le divisioni sulle grandi questioni di morale pubblica produce ulteriori divisioni nel corpo ecclesiale e finisce per indebolire anche l’unità di fede. Di fatto, nelle coscienze, si è insinuata l’idea che la guida dei pastori in questi campi sia superflua quando non addirittura sbagliata e che la coscienza personale, appunto, debba dire l’ultima parola in merito. Andando più a fondo ancora nella questione, si è insinuata l’idea che non esista una vera continuità tra appartenenza di fede e impegno storico a servizio dell’uomo sulle questioni fondamentali della vita e della dignità umana. L’appartenenza di fede potrebbe dar vita ad una diversità di impegni. Ma questo non è possibile quando il magistero si è pronunciato e quando è in ballo la legge morale naturale.
Dobbiamo impegnarci tutti, ai diversi livelli, per mostrare la continuità tra fede in Cristo e difesa della legge morale naturale, tra rivelazione e ragione umana, tra fede nel Redentore e nel Creatore in modo che le indicazioni del magistero della Chiesa sui comportamenti da seguire per difendere il Creato, e nel Creato la persona umana, non siano lasciati a parte – accolti con beneficio di inventario individuale – rispetto alla prassi personale e di gruppo.
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*Monsignor Giampaolo Crepaldi è Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuan” sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
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Italia
La carità della Chiesa, una mano tesa ai poveri
In un convegno, l'esperienza di ortodossi e cattolici
di Mariaelena Finessi
ROMA, giovedì, 6 maggio 2010, (ZENIT.org).- Responsabili ecclesiali, studiosi e membri dei diversi movimenti cristiani si sono riuniti il 4 maggio a Roma per il convegno internazionale, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, “I poveri sono il tesoro prezioso della Chiesa: ortodossi e cattolici insieme nella via della carità”.
Alla radice dell'incontro, la riflessione sull’accoglienza dei più fragili nelle nostre città, quindi le testimonianze dei Padri della Chiesa e le sfide dettate dai nuovi disagi sociali. A parlarne – tra gli altri - Arkadij Satov (presidente del Dipartimento sinodale per la carità del Patriarcato di Mosca), Filaret (Metropolita di Minsk e Sluck) e il cardinale Roger Etchegaray (vice decano del Collegio Cardinalizio).
«Lo scopo dell'esistenza è donare», spiega Laurentiu, arcivescovo di Sibiu. D'altronde, come potrebbe essere altrimenti? «Ciò che abbiamo – chiarisce Zoran Nedeljkovic, direttore della Biblioteca del Patriarcato di Serbia - ci è stato dato in prestito e per questo dovremo restituirlo». A parlare di noi infatti non sarà la ricchezza posseduta ma piuttosto le opere compiute. Specie nei confronti di chi vive ai margini delle città, proprio lì dove «la Chiesa – come ricorda monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni –, sin dai suoi primi passi ha incrociato i poveri».
Tanto che se Basilio volle far fronte ai numerosi bisognosi creando per loro una cittadina chiamata “Basiliade”, Giovanni Crisostomo vendette invece gli oggetti preziosi che riempivano la casa vescovile, consacrando le sue larghe rendite alla fondazione di ospedali e al mantenimento degli emarginati: «Se volete onorare il corpo di Cristo – predicò -, non disdegnatelo quando è ignudo; non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest'altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità».
In Africa, anche Agostinò sentì il dramma dei poveri che accorrevano nei grandi centri abitati. Per questo spinse gli amministratori della cattedrale di Ippona ad acquistare un intero quartiere con le sue strutture industriali, i cui proventi servivano per le esigenze del culto e per i poveri, spesso membri della stessa comunità cristiana, la quale accoglieva stranieri, orfani, vedove e vittime delle razzie. «Fare l'elemosina – commentava Agostino - è come il tuo facchino. Egli porta per te in cielo ciò che tu doni».
Più vicini a noi nel tempo, infine, gli uomini hanno tentato di costruire un “mondo nuovo”, «in modo utopico e violento – spiega Andrea Riccardi, fondatore di Sant'Egidio -, sulla via di una visione ideologica», che era quella del comunismo e di altri totalitarismi. Nel progetto di quel “mondo nuovo”, «non c'era più bisogno della carità evangelica, di cui la Chiesa parlava da secoli». I cristiani, sfidati da quell'utopia sono stati posti sul banco degli accusati: «Non erano complici della miseria di tanti poveri, insegnando loro la rassegnazione e soccorrendoli in modo episodico, senza trasformare profondamente la realtà sociale?».
La sfida, cominciata nell’Ottocento con la crescita dei movimenti socialisti e il divorzio tra la Chiesa e il mondo proletario, è cresciuta nel Novecento, con la realizzazione dei regimi comunisti. «Per essi la Chiesa, nemica della classe operaia e del progresso sociale, era un rottame del passato da eliminare». Esiliata, la Chiesa aveva il divieto di celebrare il trionfo dell’eguaglianza sociale da realizzarsi per mezzo della carità. Eppure uomini e donne di fede hanno cercato di colmare l’abisso creatosi tra Chiesa e poveri: Raul Follereau, Albert Schweitzer, Giorgio La Pira, la granduchessa Maria Elisabetta di Russia, la monaca ortodossa Maria Skobtsov e Madre Teresa di Calcutta sono solo alcuni nomi.
Giunto nel XXI secolo, «l’umanesimo cristiano – conclude monsignor Marco Gnavi della Comunità di Sant’Egidio - è infine messo alla prova nell’architettura urbana e umana della città moderna, prodotto e sintesi delle tensioni di un mondo globalizzato». Il povero, in questo contesto, «richiama il limite e la fragilità della nostra condizione ed è portatore di una domanda talvolta disperata di umanizzazione dell’ambiente che lo circonda. Indica ciò che manca al nostro convivere e provoca lo sguardo interiore a vedere oltre la soddisfazione del desiderio personale e materiale».
D'altronde, la perenne novità del cristianesimo stava, e sta, nel nutrire una visione: chi vede i poveri e ha compassione per loro, comincia a vedere in modo diverso. Un grande vescovo di Roma, il papa Gregorio Magno insegnava: «Quanto più uno si dilata nell’amore del prossimo, tanto più si innalza nella conoscenza di Dio». Ed aggiungeva: «Con l’inchinarsi al prossimo, uno acquista la forza di star dritto. Quella carità che ci rende umili e compassionevoli, ci solleva poi verso l’alto grado della contemplazione».
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La Chiesa cattolica e l'uso del "soft power"
In un Corso per diplomatici a Roma, al via dal 10 maggio prossimo
E' questa una delle tematiche che verranno affrontate nel quarto Corso per diplomatici dedicato alla Chiesa Cattolica e alla politica internazionale della Santa Sede, organizzato dalla Fondazione "La Gregoriana" e dall'Istituto Internazionale Jacques Maritain.
Il primo modulo del Corso, dedicato a ‘La Chiesa cattolica: principi guida, strutture organizzative e azione diplomatica' si svolgerà a Roma dal 10 al 16 maggio. Il secondo modulo, dedicato a ‘Le Opere sociali della Chiesa in un contesto industriale', si terrà invece a Torino dal 17 al 22 maggio.
Alla sessione inaugurale interverranno, tra gli altri, il Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga S.D.B., Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) con una relazione su "La Chiesa cattolica in America Latina" e il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente, Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso che affronterà il tema "Religione e politica".
L'iniziativa mira a garantire a un gruppo selezionato di allievi in carriera diplomatica, invitati attraverso i Ministeri degli Affari Esteri di 23 Paesi dell'America Latina, gli strumenti per cogliere il senso e le modalità esecutive della cosiddetta ‘azione umanizzante' della Santa Sede a livello internazionale, che si sostanzia in una vera e propria ‘diplomazia del Vangelo'.
Infatti, spiega uno degli organizzatori, il prof. Roberto Papini, Segretario generale dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain, "molti diplomatici accreditati presso la Santa Sede arrivano a Roma senza conoscere in modo approfondito la Chiesa cattolica" e "spesso non hanno idea dell'attività della Chiesa sul piano internazionale".
Inoltre, si legge in un comunicato stampa, "oggi, con l'avvento dell'era Obama, e con la diminuzione della polemica nei confronti dell'America del Nord, per il momento preoccupata su altri scenari, l'America Latina sta tentando vie diverse, più o meno convincenti, che vanno da Chavez, a Morales, a Lula. Tutti tentativi di creare, per così dire, vie endogene per raggiungere uno sviluppo economico-sociale".
"In quest'ambito - ha affermato il prof. Papini - la Chiesa rappresenta ancora una delle forze importanti in America Latina sul piano sociale e culturale, e gioca un ruolo importante".
D'altra parte, ha aggiunto, "nell'ambito delle relazioni internazionali, si parla molto di ‘soft-power'. Si dice cioè che determinati obiettivi non possono essere raggiunti efficacemente con il potere militare. Ma che è consigliabile il cosiddetto ‘potere morbido', perché dà risultati migliori, come dimostrano, ad esempio, le conseguenze del conflitto iracheno".
"Oggi, infatti, la stessa amministrazione Usa, con Obama, cerca altre vie e punta ad accattivarsi le opinioni pubbliche, il consenso popolare e i mezzi di comunicazione - ha sottolineato -. Quindi, l'uso del ‘soft power' è una questione soprattutto culturale che può contribuire anche alla realizzazione della giustizia sul piano globale, alla diminuzione dei disequilibri mondiali".
Da questo punto di vista, la Chiesa cattolica "ha davvero un'influenza ‘culturale' reale in molti Paesi", tanto che alcuni Paesi "che prima avevano un interesse relativo ad intrattenere rapporti con la Santa Sede, danno a queste relazioni molto più peso. Si veda ad esempio l'attenzione con cui l'amministrazione statunitense cura i rapporti con il mondo cattolico, e così via".
"Cioè - ha spiegato - ci si rende conto che la Chiesa, non solo rappresenta un miliardo di credenti in tutto il mondo, ma ha nelle sue file agenti diplomatici preparati per svolgere questa azione di pacificazione e umanizzazione del sistema politico mondiale e che quindi è un elemento importante come sistema di regolamentazione, di influenza, di esercizio di ‘soft-power'".
Per l'ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede, Eduardo Delgado Bermúdez, questo Corso può rappresentare "un'occasione molto importante per far conoscere ai cattolici in America Latina come funziona la Santa Sede e, in particolare, come agisce a livello internazionale".
"Credo inoltre - ha aggiunto - che il Corso possa costituire un contributo per avvicinarci alla realtà del nostro continente, dei Paesi che abitiamo, perché una della peggiori guerre in corso è quella della manipolazione dell'informazione e del terrorismo mediatico", ha osservato.
Una "guerra - ha commentato - della quale di solito le principali vittime sono i Paesi, popoli e istituzioni poveri, che non possono contare su una difesa abbastanza forte nei confronti della manipolazione dei grandi media e degli interessi economici delle grandi potenze che pretendono di imporre la loro egemonia".
[Per maggiori informazioni: Tel. + 39.06.670 15 105 - Fax + 39.06.670 15 373, segreteriaflagregoriana@unigre.it; Tel. + 39.06.487 43 36 - Fax +39.06.482 51 88, diplomats@maritain.org; fcolagrande@yahoo.it]
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I Vescovi italiani fanno appello a uno stile di vita più sobrio
Nel messaggio per la prossima Giornata per la salvaguardia del creato
ROMA, giovedì, 6 maggio 2010 (ZENIT.org).- I tempi attuali richiedono uno stile di vita più sobrio e una vera e propria “conversione ecologica”. E' questo in sintesi quanto ermege dal messaggio della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per la quinta Giornata per la salvaguardia del creato che si celebrerà il 1° settembre.
Nel testo i presuli sottolineato come Benedetto XVI abbia segnalato più volte “quanti ostacoli incontrino oggi i poveri per accedere alle risorse ambientali, comprese quelle fondamentali come l'acqua, il cibo e le fonti energetiche”.
“Spesso, infatti, l'ambiente viene sottoposto a uno sfruttamento così intenso da determinare situazioni di forte degrado, che minacciano l'abitabilità della terra per la generazione presente e ancor più per quelle future”, si osserva nel messaggio.
Inoltre, come evidenziato in occasione della recente Assembla speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa, si assiste oggi alla “grave sottrazione di beni necessari alla vita di molte popolazioni locali operata da imprese multinazionali, spesso col supporto di élites locali, al di fuori delle regole democratiche”.
“Questioni di apparente portata locale – affermano i Vescovi italiani – si rivelano connesse con dinamiche più ampie, quali per esempio il mutamento climatico, capaci di incidere sulla qualità della vita e sulla salute anche nei contesti più lontani”.
“Anche le guerre - come del resto la stessa produzione e diffusione di armamenti, con il costo economico e ambientale che comportano - contribuiscono pesantemente al degrado della terra, determinando altre vittime, che si aggiungono a quelle che causano in maniera dirett”a.
A questo proposito, osservano, “pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre”.
Da qui la necessità di rivedere i modelli di sviluppo per puntare a una vera e propria “conversione ecologica”.
“È impossibile, infatti, parlare oggi di bene comune senza considerarne la dimensione ambientale, come pure garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona trascurando quello di vivere in un ambiente sano”, si legge ancora nel messaggio.
“Si tratta di un impegno di vasta portata – ammettono –, che tocca le grandi scelte politiche e gli orientamenti macro-economici, ma che comporta anche una radicale dimensione morale: costruire la pace nella giustizia significa infatti orientarsi serenamente a stili di vita personali e comunitari più sobri, evitando i consumi superflui e privilegiando le energie rinnovabili”.
Tutte indicazioni che richiamano la logica di sussidiarietà: “ogni soggetto è invitato a farsi operatore di pace nella responsabilità per il creato, operando con coerenza negli ambiti che gli sono propri”.
“Tale impegno personale e comunitario per la giustizia ambientale potrà trovare consistenza [...] contemplando la bellezza della creazione, spazio in cui possiamo cogliere Dio stesso che si prende cura delle sue creature”, concludono poi.
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Segnalazioni
Quattro pomeriggi a Roma con la Sindone
Incontri nella chiesa di Santa Marta
Un comunicato ricorda che in queste ultime settimane "Torino è divenuto il baricentro sul quale stanno convergendo, convergeranno e sosteranno davanti alla Sindone almeno un milione e mezzo di pellegrini, tutti ad ammirare quella che è stata definita la più importante reliquia della cristianità".
Negli stessi giorni, per contro, "alcune voci discordanti, come un 'rumore di fondo', tentano di offuscare la verità della Sindone".
In questo contesto, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l'Associazione culturale del Caravita Sindonis Cultores, con il patrocinio del Centro internazionale di Sindonologia, hanno organizzato queste conferenze in concomitanza con l'ostensione della Sindone a Torino.
Gli incontri, spiega il comunicato, "grazie all'intervento di scienziati ed esperti di fama internazionale, offriranno l'occasione di conoscere meglio, e al di là delle isolate voci discordanti, un reperto di indiscussa valenza storica e spirituale".
"Storici, medici, giornalisti, fisici, biblisti, grazie anche alla proiezione di film e documentari, accompagneranno il pubblico alla scoperta di un telo che rappresenta un mistero ad oggi irrisolto e, come sostenne Giovanni Paolo II nel 1998, 'una provocazione per l'intelligenza'".
L'esposizione di una copia fotografica dell'immagine ufficiale della Sindone a dimensione naturale permetterà "di ricreare la suggestione che si vive durante la visita all'originale".
L'Associazione culturale del Caravita Sindonis Cultores svolge un'intensa attività di studio e pubblicazione, consultabile sul sito www.sindonologia.it, nel quale propone, oltre a numerose schede e informazioni sulla Sindone, alcune conferenze di carattere scientifico e teologico tenute da alcuni tra più importanti esperti del settore che si sono succeduti al Centro di Sindonologia del Caravita negli ultimi vent'anni, come Luigi Gonella, Giovanni Riggi Di Numana, monsignor Giulio Ricci, Dimitri Koutnesov e monsignor Rino Fisichella.
Gli utenti vi potranno trovare inoltre tutti i numeri in versione pdf della rivista "Il Telo".
Venerdì 7 maggio verranno presentati il tema "Storia e preistoria della Sindone", affrontato da Gianmaria Zaccone, storico e Direttore del Museo della Sindone, e il film-documentario "La Sindone, il segno del nostro tempo", di Alberto Di Giglio.
Mercoledì 12 maggio Pierluigi Baima Bollone, medico legale dell'Università di Torino, interverrà sul tema "L'uomo della Sindone". Seguirà la prolusione "Storia di un'immagine", di Nello Balossino, eidomatico e docente di Informatica presso l'Università di Torino.
Mercoledì 19 maggio ci sarà la presentazione del film "Sindone: Passio Christi, Passio Hominis" di David Rolfe, vincitore dell'Academy Awards. Il regista sarà presente all'evento. Interverranno Giuseppe De Carli, vaticanista Rai-Vaticano, e il giornalista Saverio Gaeta.
Lunedì 31 maggio, infine, verranno presentati due libri: "Il caso Sindone non è chiuso", con gli autori Bruno Barberis - fisico matematico e Presidente Centro Internazionale di Sindonologia di Torino - e Massimo Boccaletti, giornalista, e "Davanti alla Sindone", con l'autore Giuseppe Ghiberti, biblista. Il coordinamento e l'organizzazione sono di Alberto Di Giglio.
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Interviste
Giovanni Paolo II, sacramento di comunicazione
Un libro di Sabina Caligiani approfondisce il nesso tra media e Papa Wojtyla
di Miriam Díez i Bosch
ROMA, giovedì, 6 maggio 2010, (ZENIT.org).- L'incanto reciproco tra Giovanni Paolo II e i media. E' in fondo questo il tema al centro della novità editoriale di Sabina Caligiani, “Giovanni Paolo II. Il Papa che parlava alla gente”, uscito per i tipi delle Paoline.
Di questo singolare carisma di Giovanni Paolo II si parlerà in un incontro in programma per il 12 maggio alle ore 17 a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense (Piazza S. Giovanni in Laterano, 4).
Alla presentazione interverrano Alessandro Barbano, Vice direttore de Il Messaggero, il vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli, il mariologo Stefano di Fiores e padre Lucio M. Zappatore, ocd.
ZENIT l'ha incontrata per saperne di più.
Lei afferma che Giovanni Paolo II è stato strumento e anche sacramento di comunicazione. Perché?
Caligiani: Papa Wojtyla è stato immagine della Chiesa. Innanzitutto il suo essere polacco, figlio di una Chiesa schiacciata dal comunismo, e l’essere stato testimone di eventi di grande tragicità nel suo paese soffocato da due regimi tra i più crudeli che la storia abbia mai conosciuto, come il nazismo prima ed il comunismo poi, sono segni che rivelano un preciso progetto di Dio su di lui. Progetto che si rivela su di lui attraverso queste tragedie che divengono oggetto di riflessione per il mondo.
Papa Wojtyla si fa figlio dell’uomo e parla all’uomo della tragicità dei fatti vissuti, delle ingiustizie subite da una umanità inquieta, violenta, vittima della paura perché distante da Cristo. La sua comunicazione attinge la forza nella identificazione con Cristo, e si dichiara uomo di gioia e di speranza portando la parola del Vangelo e introducendola nei diversi linguaggi delle culture.
Nei primi anni del suo pontificato la sua fisicità è una comunicazione di fede gioiosa che coinvolge, cattura, uscendo fuori dal grigiore istituzionale della comunicazione curiale. Lui aveva una elevata consapevolezza dell’aspetto sensoriale della persona, sapeva guardare diritto negli occhi e sapeva scrutare gli animi. Giovane e pieno di forze cominciò ad andare per il mondo e continuò a percorrerlo portando il suo messaggio apostolico anche quando iniziò la sua mortificazione fisica.
Auspicava infatti l’unità morale dell’umanità e il risveglio di una crescente solidarietà, scaturiti dalla condivisione di fatti comuni tra gli uomini, uniti da un unico destino e da una identica dignità. Le differenze, secondo lui, potevano aprire vie di dialogo e far rinascere una spiritualità forte in tutta la terra, riproponendo i valori e il significato del messaggio cristiano. Nessuno doveva sentirsi abbandonato da lui che instancabilmente seppe annunciare il mistero dell’amore che va fino alla fine.
Il « non abbiate paura », gridato al mondo intero e che ha cambiato il corso della storia, sembra racchiudere, oltre alla presentazione di sé, con le drammatiche vicende personali, anche la sua disponibilità al rischio apostolico, quale anticipazione profetica di quello che sarà il suo pontificato. Anche l’attentato alla sua persona, in quel tragico 13 maggio del 1981, in cui il proiettile che lo ferì sembrò essere miracolosamente deviato da eventi soprannaturali di quel millimetro che gli salvò la vita, arricchisce di ulteriori significati tutto il suo Magistero.
Il suo iniziale vigore fisico trasformato, con la sua malattia, in sofferenza, è un autentico messaggio indirizzato alla coscienza di ogni uomo e rappresenta un vero e proprio annuncio evangelico. Sempre più sofferente ha abbracciato la croce, continuando il suo cammino di santità, una sofferenza che ha portato nel mondo finché ha potuto, testimoniando una forza e una autorità che attingeva altrove. C’è stato un rovesciamento dialettico che ha del miracoloso, perché la sua immagine tremante, che non cede, è comunicazione, parola, anche quando la sua voce diviene incomprensibile. Le reti televisive, riprendendolo dappertutto, hanno fatto conoscere a un pubblico vastissimo il suo impegno ecumenico lasciando parlare di lui i fatti, i gesti, le parole i silenzi.
Ecco il paradosso dell’autorità nella visione cristiana: l’investitura di Pietro è una pietra che cammina insieme alla missione della Chiesa, nel tempo. Una testimonianza che fu profezia e cuore del suo carisma. Ecco perché dico che questo eccezionale Pontefice è stato non solo strumento ma sacramento, piena realtà di comunicazione.
La comunicazione di Giovanni Paolo II si avverava tramite la parola, il gesto, la testimonianza, ma anche tramite il silenzio. E’ questo il fascino del suo stile comunicativo?
Caligiani: Ciò che balza immediatamente in evidenza in Karol Wojtyla è una comunicazione di fede gioiosa, tra il cerimoniale e l’improvvisazione che cattura, trasformando anche la televisione. La sua voce accattivante e potente, a volte dai toni sommessi e intervallata da grandi pause studiate, da esclamazioni e da silenzio, si caratterizza per le sue accentuazioni inconfondibili. La verità della fede gli dava una energia soprannaturale e soprattutto quella credibilità che la gente cerca, di cui ha un bisogno profondo e che ha subito avvertito in lui. Ha insegnato la verità delle azioni incarnandola nella sua vita.
Nella memoria collettiva sono presenti le immagini di lui che accarezza un neonato o che abbraccia i giovani nelle Giornate della gioventù, o che reclina il capo per chiedere perdono o quando lotta con i suoi problemi fisici. Il Papa mostrò sempre sensibilità e interesse per ogni singolo uomo, il suo sguardo focalizzava le persone una ad una, egli cercava di entrare nel pensiero di chi gli era innanzi. Durante tutto il pontificato, anche quando le sue forze venivano sempre più a mancare è entrato in comunione comunicando con l’umanità intera, mosso dall’amore. Questo amore è stato recepito dalla gente.
La sua morte è stata un momento di comunicazione mondiale. Perché?
Caligiani: I media hanno unificato il globo terrestre trasmettendo, in una lunghissima diretta, la morte e i funerali di Giovanni Paolo II ed è stato un grande racconto mediatico devozionale, popolare. Giovanni Paolo II è stato protagonista dei media senza precedenti nella storia della comunicazione, lui li aveva scelti per comunicare. Aveva fiducia del sentimento comune della gente e nella capacità dei giornalisti di riferire correttamente le posizioni della Chiesa. Il pontificato di Giovanni Paolo II coincide con la nascita delle trasmissioni dei grandi eventi in diretta, della televisione globale, è stato il primo Papa globale.
Il fatto di essersi mostrato pubblicamente sofferente da tutta l’umanità, in totale comunione evangelica con tutti i malati del mondo, ha portato ad una grande partecipazione umana, mondiale alla sua sofferenza accompagnandolo fino all’ultimo istante della sua vita. La folla lunghissima, interminabile, accorsa a S. Pietro a dare l’ultimo saluto al Santo Padre, raccolta in un silenzio straordinario riportavano alla mente le parole del Papa: “ vi ho cercato, siete venuti e per questo vi ringrazio”. Così colpiva la presenza ai suoi funerali dei tanti leader politici e rappresentanti delle varie fedi religiose “chiamati” anch’essi dal Papa,uniti per la prima volta da un sentimento comune. Karol Wojtyla stava continuando a vivere e ancora una volta la potenza della sua azione si era resa simbolicamente evidente nel libro del Vangelo posato sulla sua bara, con le sue pagine che un vento leggero sfogliava. Quel Vangelo che lui aveva incarnato e introdotto nei diversi linguaggi mediali di tante culture.
Tutte le sue prediche sono ricche di imperativi e di suggerimenti. La domanda è d’obbligo: anche Benedetto XVI è così?
Caligiani: Quello di Benedetto XVI è un pontificato spirituale di grande profondità teologica. Come Giovanni Paolo II l’attuale Pontefice si pone a tutela del rispetto dei diritti fondamentali della persona, della sua inviolabilità e dignità. Interpretando con mente analitica i segni dei tempi, continua l’opera di Papa Wojtyla integrando, come fece il suo predecessore, il messaggio evangelico nella nostra cultura.
Le sue encicliche sulla carità ci riconducono alla visione più profonda del cristianesimo, in cui ricorda all’uomo moderno che senza Dio egli non sa né chi sia né sa dove andare. Scrive che senza la carità non si troveranno risoluzioni alle problematiche che attanagliano il nostro tempo perchè è nel Vangelo la risposta alle urgenze della società contemporanea. Nessuna società statale potrà mai essere così perfetta da non avere bisogno della carità, perché quando l'impegno per il bene comune è animato dalla carità, esso acquista un valore superiore rispetto a quello esclusivamente secolare e politico.
Carità e speranza sono dunque i presupposti fondamentali perché si possano realizzare la giustizia e il bene comune.. Le sue esortazioni, i suoi imperativi di carattere morale, rivolti anche ai potenti della Terra sono la continuazione dell’azione del magistero di Papa Wojtyla.
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