domenica 9 maggio 2010

[ZI100509] Il mondo visto da Roma

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Il mondo visto da Roma

Servizio quotidiano - 09 maggio 2010

Santa Sede

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Analisi

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Santa Sede


Benedetto XVI: la Vergine Maria, il fiore più bello della creazione
Annuncia la sua prossima visita a Fatima

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- La Vergine Maria è la discepola più perfetta, il fiore più bello nato dalla creazione. Con queste parole Benedetto XVI ha introdotto questa domenica la tradizionale recita del Regina Caeli con i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.

Il Papa ha parlato del suo imminente viaggio in Portogallo, questa settimana.

“Meta principale del mio viaggio sarà Fatima, in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei due pastorelli Giacinta e Francesco. Per la prima volta come Successore di Pietro mi recherò a quel Santuario mariano, tanto caro al Venerabile Giovanni Paolo II. Invito tutti ad accompagnarmi in questo pellegrinaggio”:

Il Pontefice ha ricordato la tradizione cristiana di dedicare il mese di maggio a Maria, tradizione che “si intona bene” a questa epoca dell'anno, in cui arriva la primavera, in coincidenza con la Pasqua e la Pentecoste.

Maria, ha affermato il Papa, “è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la 'rosa' apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera”.

Allo stesso tempo, è “protagonista, umile e discreta, dei primi passi della Comunità cristiana: Maria ne è il cuore spirituale, perché la sua stessa presenza in mezzo ai discepoli è memoria vivente del Signore Gesù e pegno del dono del suo Spirito”.

Per i cristiani, ha ricordato Benedetto XVI, “è la prima e perfetta discepola di Gesù. Maria infatti ha osservato per prima e pienamente la parola del suo Figlio, dimostrando così di amarlo non solo come madre, ma prima ancora come ancella umile e obbediente”.

“Per questo Dio Padre l’ha amata e in Lei ha preso dimora la Santissima Trinità”, ha aggiunto. Ricordando, inoltre, il brano evangelico in cui Gesù promette il dono dello Spirito Santo, “come non pensare a Maria, che nel suo cuore, tempio dello Spirito, meditava e interpretava fedelmente tutto ciò che il suo Figlio diceva e faceva?”.

“In questo modo, già prima e soprattutto dopo la Pasqua, la Madre di Gesù è diventata anche la Madre e il modello della Chiesa”, ha concluso.

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Benedetto XVI: "Il cuore del Brasile è l'Eucaristia"
Il Papa unito spiritualmente al Congresso Eucaristico di Brasilia

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- “Che tutti voi, pastori e popolo fedele, possiate riscoprire che il cuore del Brasile è l'Eucaristia”, ha augurato Benedetto XVI ai pellegrini brasiliani riuniti questa domenica in Piazza San Pietro per la recita del Regina Caeli.

Il Papa ha voluto esprimere la sua vicinanza spirituale al popolo brasiliano, “che si riunirà nella sua capitale, Brasilia, per celebrare il XVI Congresso Eucaristico Nazionale, da giovedì a domenica, alla presenza del mio Inviato speciale, il Cardinale Cláudio Hummes”.

“Nel motto del Congresso appaiono le parole dei discepoli di Emmaus, 'Resta con noi, Signore', espressione del desiderio che palpita nel cuore di ogni essere umano”, ha detto ai presenti.

“E' nel Santissimo Sacramento dell'Altare che Gesù mostra la sua volontà di stare con noi, di vivere in noi, di donarsi a noi”.

“La sua adorazione ci porta a riconoscere il primato di Dio, perché Egli può trasformare il cuore degli uomini, elevandoli all'unione con Cristo in un solo Corpo”, ha spiegato, fino al punto che “sperimentiamo la comunione con un Amore che non possiamo tenere per noi stessi: esige di essere comunicato agli altri per poter così costruire una società più giusta”.

Ricordando la prossima chiusura dell'Anno Sacerdotale, il Papa ha voluto invitare tutti i sacerdoti a “coltivare una spiritualità profondamente eucaristica, sull'esempio del Santo Curato d'Ars che, cercando di unire il suo sacrificio personale a quello di Cristo attualizzato sull'Altare, esclamava: 'Quanto fa bene un parroco a offrirsi in sacrificio a Dio tutte le mattine!'”.

Il Papa si è quindi congedato dai pellegrini augurando l'intercessione della patrona del Brasile, Nostra Signora Aparecida, “affinché, alimentati dall'Eucaristia, pane dell'Unità, siate veri Discepoli Missionari”.

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Il Papa: "Dio ci libera dal potere delle tenebre e ci trasferisce nel regno di Cristo"
Omelia della liturgia esequiale del Cardinale Luigi Poggi

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Dio ci libera dal potere delle tenebre e ci inserisce nel regno di Gesù, ha ricordato Benedetto XVI questo venerdì pomeriggio durante la liturgia esequiale del Cardinale Luigi Poggi, Archivista e Bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa.

Il funerale si è svolto all’Altare della Cattedra della Basilica vaticana. La Messa è stata celebrata dal Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, e dagli altri porporati.

La liturgia esequiale è stata presieduta dal Pontefice, che ha tenuto l’omelia e il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

Dinanzi al mistero della morte, ha constatato il Papa, “per l’uomo che non ha fede tutto sembrerebbe andare irrimediabilmente perduto”.

“E’ la parola di Cristo, allora, a rischiarare il cammino della vita e a conferire valore ad ogni suo momento. Gesù Cristo è il Signore della vita, ed è venuto per risuscitare nell’ultimo giorno tutto quello che il Padre gli ha affidato”.

“Il dolore per la perdita della sua persona viene mitigato dalla speranza nella risurrezione, fondata sulla parola stessa di Gesù: 'Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno' (Gv 6,40)”.

Il Papa ha quindi ricordato le parole dell'Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui” (Rm 6,8).

“Ciò che l’Apostolo scrive a proposito della mistica unione del battezzato con Cristo morto e risorto”, ha spiegato, il Cardinale Poggi “ora lo sta vivendo nella realtà ultraterrena, svincolato dai condizionamenti imposti alla natura umana dal peccato”.

“L’unione sacramentale, ma reale, con il Mistero pasquale di Cristo apre al battezzato la prospettiva di partecipare alla sua stessa gloria”.

Questo, ha sottolineato, “ha una conseguenza già per la vita di quaggiù, perché, se in virtù del battesimo noi già partecipiamo alla risurrezione di Cristo, allora già adesso possiamo camminare in una vita nuova”.

Per questo motivo, “la pia morte di un fratello in Cristo, tanto più se segnato dal carattere sacerdotale, è sempre motivo di intimo e riconoscente stupore per il disegno della divina paternità, che ci libera dal potere delle tenebre e ci trasferisce nel regno del suo Figlio diletto”.

Il Vescovo di Roma ha quindi ricordato le tappe principali della vita del Cardinale Poggi, la cui vita è stata “consacrata a Dio e al servizio dei fratelli”, trasformandolo in “testimone di quella fede coraggiosa che sa fidarsi di Dio”.

Il porporato era nato a Piacenza il 25 novembre 1917 ed era stato ordinato sacerdote il 28 luglio 1940. Entrato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica, nel 1945 aveva iniziato il suo lavoro presso l’allora Prima Sezione della Segreteria di Stato.

Quel periodo, ha sottolineato il Santo Padre, fu caratterizzato da “anni difficili, nel corso dei quali egli non si risparmiò nel servire la Chiesa”.

Seguirono molti incarichi, come quello di Delegato Apostolico per l’Africa Centrale, con dignità di Arcivescovo e giurisdizione sul Camerun, Ciad, Congo-Brazzaville, Gabon e Repubblica Centroafricana, quello di Nunzio Apostolico in Perù e quello di Nunzio Apostolico con incarichi speciali, specificamente per avere contatti con i Governi di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Bulgaria, “al fine di migliorare la situazione della Chiesa cattolica in quei Paesi”.

Alla scuola del suo superiore, il Cardinale Agostino Casaroli, divenne “un protagonista della ostpolitik vaticana nei Paesi del blocco comunista”, ha ricordato il Papa.

Il 19 aprile 1986 venne nominato Nunzio Apostolico in Italia. Creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 26 novembre 1994, venne nominato da Giovanni Paolo II Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, incarico che mantenne fino al marzo 1998.

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Il Papa esorta a mantenere alta la qualità della scuola cattolica
In occasione della 30ma Maratona di Primavera – Festa della Scuola Cattolica

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Nel suo saluto ai fedeli e ai pellegrini italiani riuniti questa domenica in Piazza San Pietro in Vaticano per la recita del Regina Caeli, Benedetto XVI ha esortato a mantenere alta la qualità della scuola cattolica.

Il Papa ha rivolto un saluto particolare ai partecipanti alla 30ma Maratona di Primavera – Festa della Scuola Cattolica, guidati dal Cardinale Vicario Agostino Vallini.

“Cari amici – dirigenti, docenti, alunni e genitori delle scuole cattoliche di Roma, del Lazio e di altre parti d’Italia –, vi auguro di concludere nel modo migliore l’anno scolastico”, ha detto loro.

“Soprattutto, vi incoraggio a tenere sempre alta la qualità dell’istruzione e dell’educazione nelle vostre scuole, che sono un patrimonio prezioso per la Chiesa e per l’Italia”, ha aggiunto.

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Riconoscenza del Papa verso i sacerdoti in un momento critico
Riceve i Vescovi del Belgio in visita "ad Limina Apostolorum"

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha riconosciuto la dedizione della stragrande maggioranza dei sacerdoti, nonostante i peccati di alcuni di loro, ricevendo questo sabato i Vescovi del Belgio in visita “ad Limina Apostolorum”.

Allo stesso tempo, il Santo Padre ha esortato i membri della Conferenza Episcopale a promuovere le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, tra le difficoltà vissute nelle settimane scorse dalla Chiesa nel Paese a causa degli scandali commessi da un Vescovo e da alcuni presbiteri.

Per il Papa, la visita quinquennale che i presuli del Belgio (sia fiamminghi che francofoni) hanno svolto a Roma è un'occasione per rafforzare la “comunione nell'ascolto reciproco, nella preghiera comune e nella carità di Cristo, soprattutto in questo tempo in cui la vostra Chiesa è stata essa stessa messa alla prova dal peccato”.

Il Vescovo di Roma ha però chiesto di non concentrarsi solo sul peccato, ma anche sui grandi figli della Chiesa del Paese, come padre Damiano de Veuster (1840-1889), missionario belga della Congregazione dei Sacri Cuori, che ha dato la vita per i lebbrosi di Molokai, nelle Hawaii, canonizzato da Benedetto XVI nel 2009.

“Questo nuovo santo parla alla coscienza dei belgi. Non viene forse designato come il figlio della Nazione più illustre di tutti i tempi?”, ha chiesto il Papa, riferendosi a un sondaggio popolare svolto il 1° dicembre 2005 dalla televisione fiamminga (VRT).

“La sua grandezza, vissuta nel dono totale di sé ai fratelli lebbrosi, al punto da venire contagiato e morire, risiede nella sua ricchezza interiore, nella sua preghiera costante, nella sua unione con Cristo che vedeva presente nei propri fratelli e ai quali, come lui, si donava senza riserve. In questo anno sacerdotale, è bene proporre il suo esempio di sacerdote e missionario, in particolare ai sacerdoti e ai religiosi”.

“La diminuzione del numero dei sacerdoti non deve essere percepita come un processo inevitabile”. Come ha detto citando il Concilio Vaticano II, “la Chiesa non può fare a meno del ministero dei sacerdoti”.

“È dunque necessario e urgente conferirgli il suo giusto posto e riconoscerne il carattere sacramentale insostituibile. Ne deriva la necessità di un'ampia e seria pastorale delle vocazioni, fondata sull'esemplarità della santità dei sacerdoti, sull'attenzione ai germi di vocazione presenti in molti giovani e sulla preghiera assidua e fiduciosa, secondo la raccomandazione di Gesù (cfr. Mt 9, 37)”.

“Che tutti — sacerdoti, religiosi, religiose e laici del Belgio — ricevano il mio incoraggiamento e l'espressione della mia gratitudine e che non si dimentichino che è solo Cristo che può placare ogni tempesta e che ridà forza e coraggio, per condurre una vita santa in piena fedeltà al loro ministero, alla loro consacrazione a Dio e alla testimonianza cristiana”, ha affermato il Papa.

Nel suo saluto al Pontefice, monsignor André-Joseph Léonard, Arcivescovo di Mechelen-Bruxelles e presidente della Conferenza Episcopale del Belgio, ha presentato una Chiesa locale “dolente” “dopo il grave scandalo causato dalla dimissione forzata di uno dei suoi Vescovi”, ricorda “L'Osservatore Romano”.

“Dolente, ma determinata ad affrontare questo problema con chiarezza”, ha confessato il presule, una Chiesa decisa a proseguire con trasparenza per la sua strada “come testimonia, soprattutto, la creazione di una commissione incaricata di esaminare le denunce in materia di abuso sessuale che vengono fatte nel contesto pastorale. Decisa anche a svolgere con umiltà e coraggio il proprio ruolo nella società fortemente secolarizzata in cui compie la sua missione”.

L'Arcivescovo ha poi menzionato la scarsità di vocazioni che affronta la Chiesa in Belgio. La situazione non è mai stata così negativa, sia dal lato fiammingo che da quello francofono.

“Adotteremo per il prossimo periodo, una serie di misure atte a rafforzare i luoghi di formazione in grado di raggruppare un numero sufficiente di seminaristi, di dispensare un insegnamento di qualità e di proiettarsi nel mondo dei giovani”, ha dichiarato.

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Il Papa va a Fatima per mostrare l'azione di Dio nella storia
Analisi del portavoce vaticano

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II andrà a Fatima per mostrare come Dio agisce nella storia, una delle lezioni centrali delle apparizioni della Madonna ai tre pastorelli portoghesi, annuncia il portavoce della Santa Sede.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa vaticana, analizza i motivi per i quali il Pontefice visiterà il Portogallo dall'11 al 14 maggio, nel decimo anniversario della beatificazione di Jacinta e Francisco Marto, nell'ultimo editoriale del settimanale “Octava Dies” del Centro Televisivo Vaticano.

“Giovanni Paolo II aveva voluto che il 'terzo segreto' di Fatima venisse svelato in occasione della beatificazione dei due pastorelli, Francesco e Giacinta, durante il Giubileo del 2000, al passaggio fra i due millenni”, spiega.

“Si stava compiendo un secolo caratterizzato da grandi travagli, di cui appunto le visioni di Fatima davano una lettura spirituale drammatica e luminosa insieme: tempo di guerre e di martirio, in cui la Chiesa e il Papa stesso partecipavano fino in fondo alle sofferenze e alla sete di salvezza dell’umanità intera”.

“A dei bimbi ignari, in un luogo insignificante – com’è caratteristico dei grandi eventi mariani -, era stato affidato un messaggio che, nella sua semplicità, sprigionava forza spirituale capace di superare confini e di trasmettersi attraverso gli sconvolgimenti più gravi della storia dell’umanità”.

“Ora, svelato il 'segreto' perché i fatti si sono compiuti, che cosa ci dirà ancora il messaggio di Fatima? Concludendo il suo commento alla pubblicazione del testo del 'segreto', l’allora Cardinale Ratzinger diceva: 'Azione di Dio, Signore della storia, e corresponsabilità dell’uomo, nella sua drammatica e feconda libertà, sono i due perni sui quali si costruisce la storia dell’umanità. La Madonna apparsa a Fatima ci richiama a questi valori dimenticati, a questo avvenire dell’uomo in Dio, di cui siamo parte attiva e responsabile'”.

“Abbiamo bisogno di occhi limpidi e innocenti per leggere il cammino del nuovo millennio e comprendere dove stanno i suoi rischi e le sue speranze più vere. Il messaggio di Fatima conserva tutta la sua serietà di fronte alla storia”, conclude padre Lombardi.

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Accuse contro un Vescovo tedesco, il Papa accetta la sua rinuncia
Monsignor Mixa è indagato da un tribunale bavarese

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha accettato la duplice rinuncia presentata da monsignor Walter Mixa al governo pastorale della Diocesi di Augsburg, in Germania, in conformità al canone 401 §2 del Codice di Diritto Canonico, e all’ufficio di ordinario militare per la Repubblica Federale Tedesca, dopo le accuse di maltrattamenti di minori lanciate contro il presule.

In un comunicato pubblicato sul sito della Diocesi, il vicario generale Karlheinz Knebel ha affermato che la settimana scorsa la Diocesi ha portato le accuse sollevate nei riguardi di monsignor Mixa davanti alla Procura della Repubblica di Monaco.

In questo modo si è conformata alla richiesta di trasparenza e verità avanzata dai Vescovi tedeschi con le linee-guida varate nel 2002 dalla Conferenza Episcopale.

La rinuncia era stata presentata da monsignor Mixa in aprile a causa delle accuse di maltrattamenti di minori in una casa per bambini (schiaffi, violenze fisiche), nonché a causa di irregolarità nella gestione economica della casa a lui affidata come parroco di Schrobenhausen (negli anni Settanta e Ottanta).

In seguito il presule è stato accusato di abusi sessuali su minori compiuti quando era Vescovo di Eichstätt, motivo per il quale la Procura bavarese di Ingolstadt ha avviato nei giorni scorsi un'indagine preliminare nei suoi confronti.

Monsignor Mixa ha ammesso di aver usato qualche volta le maniere forti con i ragazzi a lui affidati, ma finora ha respinto le accuse di malversazione e di abusi sessuali su minori.

Il vicario generale invita quindi i fedeli e il clero a tutelare l'unità della Chiesa in questo momento difficile.

Fino alla fine delle indagini della Procura della Repubblica, sottolinea il comunicato, i vertici della Diocesi non rilasceranno alcuna dichiarazione in merito a monsignor Mixa.

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Monsignor Salvatore Pennacchio, nuovo Nunzio Apostolico in India
P. Bentoglio, C.S., sottosegretario del dicastero per i Migranti e gli Itineranti

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato Nunzio Apostolico in India monsignor Salvatore Pennacchio, ha reso noto questo sabato la Sala Stampa della Santa Sede.

Monsignor Pennacchio, Arcivescovo titolare di Montemarano, finora era Nunzio Apostolico in Thailandia, a Singapore e in Cambogia e Delegato Apostolico in Myanmar, Laos, Malaysia e Brunei.

Il Papa ha poi nominato membro del Consiglio Speciale per l’Africa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi monsignor Kyrillos William, Vescovo di Assiut, Lycopolis dei Copti (Egitto).

Allo stesso modo, ha nominato membri del Consiglio Speciale per l’America della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi i monsignori Iván Antonio Marín López, Arcivescovo di Popayán (Colombia), e José Horacio Gómez, Arcivescovo Coadiutore di Los Angeles (Stati Uniti).

Il 6 maggio, Benedetto XVI ha invece nominato sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, C.S., Procuratore Generale e Segretario Generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani).

Il 4 maggio, la Sala Stampa vaticana ha reso noto che il Pontefice ha nominato Membri del Consiglio scientifico dell’Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche (AVEPRO) il professor Slwomir Nowosad, Vice-Rettore per la Ricerca e le Relazioni Internazionali e docente ordinario di Teologia Morale presso l’Università Cattolica di Lublino (Polonia); il professor John L. Davies, Docente emerito presso l’Anglia Ruskin University di Chelmsford (Gran Bretagna); il professor Peter Jonkers, docente ordinario di Filosofia presso l’Università Cattolica di Tilburg (Paesi Bassi); il professor Donald McQuillan, già Direttore dell’Irish Universities Quality Board (Irlanda); la dottoressa Emanuela Stefani, Direttore della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane di Roma.

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Notizie dal mondo


Card. Policarpo: i momenti forti della fede aiutano a superare le difficoltà
Per il Cardinal-Patriarca di Lisbona, la visita del Papa porterà segni di speranza

LISBONA, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- La visita di Benedetto XVI in Portogallo è un'opportunità “unica” e motivante per “vivere la fede seriamente”, portando “calma e serenità in tempi di crisi”, ha affermato il Cardinal-Patriarca di Lisbona in un'intervista all'agenzia Ecclesia.

In un momento in cui il Portogallo affronta una crisi economica e finanziaria e sono annunciate forti misure di austerità da parte del Governo, monsignor Policarpo sostiene che “le esperienze spirituali forti influiscono sul vivere le difficoltà attraversate dalla società”.

Il Cardinal-Patriarca ricorda quindi il proverbio popolare che dice “Le persone si ricordano di Santa Barbara solo quando c'è una tempesta”.

“E' un fatto, però, che la sofferenza e il pericolo rendono le persone più sensibili alla dimensione spirituale”, sottolinea.

“Il Santo Padre può aiutare ad avere calma e serenità. Se il popolo portoghese è consapevole della realtà dei problemi e delle vie necessarie per superarli, non credo che non si unisca per risolvere le questione. Siamo a un livello di civiltà molto avanzato”.

Senso ecclesiale

“Auspico che l'Europa e il Portogallo possano percepire che le difficoltà ci aprono di più, che facciano percepire che esistono altre dimensioni più umane delle questioni materiali, che danno forza, luce e resistenza per vincere”, ha affermato monsignor Policarpo.

“Il Papa ci fa visita in un momento di difficoltà, ma è già stato in Paesi con difficoltà maggiori”. In questo contesto, “la Chiesa deve avere una parola di speranza e di illuminazione attraverso la sua dottrina sociale”.

Il Portogallo ha ricevuto per l'ultima volta la visita di un Papa nel 2000, quando Giovanni Paolo II si è recato a Fatima per la beatificazione di Jacinta e Francisco Marto. Da allora, afferma monsignor Policarpo, la società portoghese “non è cambiata molto”.

La Chiesa che ha accolto Giovanni Paolo II è “la stessa che accoglierà Benedetto XVI”.

“La Chiesa ha una capacità di resistenza”, dichiara il Cardinal-Patriarca.

“Forse sente in modo più acuto le sfide che già si ponevano all'epoca – la sfida della qualità, della radicalità e della consapevolezza della necessità di essere davvero cristiani”.

Per il porporato, quelle che la società vive attualmente, “frutto della globalizzazione, sono le malattie normali di una società sviluppata”.

“Siamo in un altro livello di progresso, ma anche di problemi”, indica.

“L'accesso a certi livelli di benessere ha due caratteristiche: crea differenze nella società e crea necessità che, se non soddisfatte, provocano malessere”.

“Queste crisi – indica monsignor Policarpo – sono superabili, provocano la crescita e lo sviluppo stesso”.

Benedetto XVI visiterà il Portogallo dall'11 al 14 maggio, passando per Lisbona, Fatima e Porto.

Sito ufficiale della visita del Papa: http://www.bentoxviportugal.pt







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Thailandia: l'ingiustizia sociale e la corruzione, basi della crisi
Afferma monsignor Chamniern, presidente della Conferenza Episcopale

BANGKOK, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- L'ingiustizia sociale percepita da ampi settori della popolazione e la corruzione sono i due fattori principali che spiegano l'attuale crisi sociale e politica della Thailandia. Lo afferma monsignor Louis Chamniern Santisukniram, Arcivescovo di Thare e Nonseng e presidente della Conferenza Episcopale del Paese.

“I disordini delle ultime settimane affondano le radici in problemi di giustizia sociale: parte della popolazione lamenta disuguaglianze e disparità, e molti cittadini ritengono di non avere il medesimo trattamento, gli stessi diritti, pari opportunità, standard di vita e di benessere rispetto ad altri. Inoltre, a monte, vi è il problema della corruzione”, ha spiegato l'Arcivescovo a Fides.

“Come in diversi Paesi asiatici, questo è un problema serio in Thailandia, che rimette in primo piano l’urgenza di moralità, trasparenza, etica, responsabilità dei leader politici e di quanti governano la comunità civile”, ha aggiunto.

La Chiesa e la maggior parte della popolazione sostengono la “road map” in cinque punti disegnata dal Governo e sottoposta ai leader dell’opposizione: non trasformare la monarchia in un’arma nella lotta politica; varare riforme per attenuare le disuguaglianze; non acuire il conflitto sociale e politico attraverso i mass-media; creare una commissione indipendente per indagare sulle violenze delle scorse settimane (che hanno provocato 27 morti e 900 feriti); intraprendere un serio cammino di pacificazione nazionale.

Tutti sperano che questa possa rappresentare una via per porre fine alla crisi che attanaglia da tempo il Paese. Fa parte della “road map” l’annuncio di questo giovedì del Primo Ministro Abhisit di sciogliere il Parlamento a settembre e di convocare nuove elezioni il 14 novembre prossimo.

“La situazione politica è delicata e complicata. La Thailandia è un Paese che ha la sua storia, la sua modalità, il suo percorso di democrazia. Credo che la road map avrebbe avuto un sicuro successo se fosse stata concordata precedentemente con l’opposizione”, ha riconosciuto monsignor Chamniern.

“In politica è importante muoversi all’insegna del dialogo, della cooperazione, del compromesso con le altre parti in campo. Noi continuiamo a sperare in un accordo, a pregare perché non vi sia violenza, perché il Paese possa riprendere una sana via di democrazia e stabilità”.

“Nella crisi presente, la politica non ha chiesto l’ausilio delle comunità religiose”, ha affermato circa il ruolo dei leader religiosi.

“Come Chiesa, insieme con le altre comunità religiose – anche attraverso un recente incontro pubblico – abbiamo comunque cercato di dare il nostro contributo con la preghiera, esortando al dialogo, educando alla legalità e alla giustizia sociale, alla moralità nell’agire sociale e politico. Nei prossimi mesi ho invitato i fedeli cattolici impegnati direttamente nelle amministrazioni civili locali, per un percorso di formazione sulla dottrina sociale della Chiesa”.

La Chiesa thailandese, ha concluso il presidente della Conferenza Episcopale, proseguirà sulla linea della preghiera, del dialogo con le componenti religiose e civili della società e della formazione delle coscienze.

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Analisi


Tendenze religiose nell'Africa subsahariana
Nell'ultimo secolo vi sono stati notevoli mutamenti

di padre John Flynn, L.C.

ROMA, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Un recente rapporto del Pew Forum on Religion and Public Life evidenzia notevoli mutamenti nell’appartenenza religiosa delle popolazioni dell’Africa subsahariana.

Agli inizi del XX secolo, i musulmani e i cristiani costituivano solo una piccola minoranza, per un totale complessivo di meno del 25% della popolazione, mentre la maggioranza praticava religioni africane tradizionali.

Nel corso dell’ultimo secolo, la situazione si è ribaltata: i musulmani sono aumentati di 20 volte, raggiungendo i 234 milioni nel 2010. I cristiani hanno avuto una trasformazione ancora maggiore, con un’esplosione di 70 volte: da 7 milioni sono passati a 470 milioni.

Questa preminenza cristiana, chiarisce il rapporto, riguarda l’Africa subsahariana ed è controbilanciata dalla predominanza della fede islamica nelle regioni settentrionali. Di conseguenza, il continente africano nel suo insieme vede una sostanziale parità tra la presenza cristiana e quella musulmana.

Nell’insieme, l’Africa subsahariana si aggiudica non meno del 21% del totale della popolazione cristiana nel mondo. I musulmani sono invece presenti per il 15% della quota mondiale.

I dati del Pew Forum sulla crescita religiosa in Africa sono in linea con quelli contenuti in una recente pubblicazione del Vaticano che sintetizza la nuova edizione dell’Annuario statistico della Chiesa. Secondo il comunicato stampa del Vaticano, del 27 aprile, per il periodo 2000-2008, il numero dei cattolici nel mondo è aumentato dell’11,54%, passando da 1.045 milioni del 2000 a 1.166 milioni del 2008.

Dietro le cifre globali si nascondono tuttavia enormi diversità geografiche. I due estremi sono rappresentati dall’Africa, dove i cattolici sono aumentati del 33%, e dall’Europa, dove vi è stato un aumento nominale solo dell’1,17%.

Stabilizzazione

Ciò nonostante, nel rapporto del Pew Forum si afferma anche che la forte crescita registrata nell’ultimo secolo potrebbe ben arrestarsi nei prossimi anni, ascrivendosi gli eventuali aumenti ai normali meccanismi demografici.

Ciò è dovuto al fatto che ormai la maggioranza della popolazione africana è diventata cristiana o islamica, lasciando pochi margini per ulteriori conversioni. Nella maggior parte dei Paesi africani, almeno il 90% della popolazione si dichiara cristiana o musulmana.

Vi sono inoltre pochi indizi che possano indicare, nell’Africa subsahariana, una crescita del cristianesimo alle spese dell’islam o viceversa. Con la sola eccezione dell’Uganda, solo una piccola percentuale di musulmani è diventata cristiana, e una percentuale ancora più esigua di cristiani è diventata musulmana.

Oltre ai dati sull’appartenenza religiosa, gran parte del rapporto del Pew Forum si concentra sugli esiti di un sondaggio basato su più di 25.000 interviste personali, svolto in oltre 60 tra lingue e dialetti e in 19 Paesi diversi. La finalità dello studio è stata quella di determinare come la gente nell’Africa subsahariana consideri il ruolo della religione nella società.

Dal sondaggio emerge la grande religiosità di quella regione. Agli intervistati è stato chiesto quanto fosse importante la religione nella loro vita: molto, alquanto, poco, per nulla.

Dal sondaggio risulta che in molti Paesi dell’Africa subsahariana almeno il 90% degli intervistati sostiene che la religione sia molto importante nella propria vita.

A confronto con i sondaggi effettuati in altri continenti negli ultimi anni, anche le Nazioni meno religiose dell’Africa subsahariana mostrano dati più elevati rispetto, per esempio, a quelli degli Stati Uniti, dove il 57% delle persone considera importante la religione.

Altri Paesi occidentali fanno registrare percentuali molto minori di gente che dichiara che la religione è molto importante per la propria vita: Polonia, 33%; Germania, 25%; Italia 24%; Gran Bretagna, 19%.

D’altra parte, in Asia e in Medio Oriente, come in Africa, molti Paesi raggiungono percentuali almeno del 90%. Tra questi figurano l’India, il Bangladesh, l’Indonesia e il Kuwait.

Coesistenza

Nonostante la rapida crescita sia del cristianesimo che dell’islam, le religioni africane tradizionali rimangono ancora un elemento forte.

Queste, infatti, convivono spesso con l'islam e con il cristianesimo in una sorta di sincretismo religioso. Nonostante le incoerenze di natura teologica, dal sondaggio emerge che questa mescolanza di fedi è una realtà quotidiana nella vita delle persone.

Molti africani continuano a credere nella stregoneria, negli spiriti maligni, nei sacrifici per gli antenati e nelle guarigioni nell’ambito delle religioni tradizionali. Per esempio, in quattro Paesi (Tanzania, Mali, Senegal e Sudafrica) più della metà degli intervistati si è detta convinta che i sacrifici agli antenati e gli spiriti possano proteggerli dal male. E percentuali significative sia di cristiani che di musulmani – almeno un quarto in molti Paesi – dicono di credere nel potere protettivo degli incantesimi o degli amuleti.

In aggiunta alla diffusa convinzione nel potere protettivo delle offerte sacrificali o degli oggetti sacri, almeno uno su cinque in ogni Paese dice di credere nel malocchio o nella capacità di certe persone di lanciare maledizioni o incantesimi.

Secondo il rapporto non esiste una chiara corrispondenza tra cristiani o musulmani circa il livello di credenza nelle religioni tradizionali dell’Africa. Queste religioni, infatti, sono diffuse sia in Paesi a predominanza musulmana che in Paesi a predominanza cristiana, con un rapporto equilibrato tra cristiani e musulmani.

Tolleranza

Per quanto riguarda il rapporto tra cristianesimo e islam, secondo il sondaggio, per molti cristiani e musulmani dell’Africa subsahariana non vi sono problemi sostanziali e vi è, in generale, una reciproca tolleranza.

La gente, infatti, sostiene generalmente che la disoccupazione, la criminalità e la corruzione creano maggiori problemi rispetto ai contrasti religiosi.

I cristiani africani hanno invece espresso maggiori dubbi sull’islam, con circa il 40%, in una dozzina di Nazioni, che considera violenti i musulmani. Significativamente, 6 persone su 10 in Nigeria e Rwanda affermano che il conflitto religioso è un problema molto grande nel proprio Paese.

I musulmani tendono invece ad essere più positivi nella loro valutazione dei cristiani, esprimendo maggiore preoccupazione per l’estremismo musulmano che per quello cristiano.

In tema di matrimonio, tuttavia sia tra i musulmani che tra i cristiani, molti hanno espresso disagio sulle unioni interreligiose. Almeno la metà dei cristiani in almeno 8 Paesi, nonché la metà dei musulmani di 12 Paesi, dice di non gradire l’idea che un proprio figlio sposi qualcuno appartenente all’altra religione.

In generale, la gran parte dei credenti afferma che la violenza contro i civili a difesa della propria religione non si giustifichi mai, o almeno raramente. Eppure vi è una sostanziale minoranza – di almeno il 20% - in molti Paesi che sostiene che la violenza contro i civili a difesa della propria religione sia talvolta o spesso giustificata.

Per quanto riguarda il rapporto tra religione e società, dal sondaggio emerge che in quasi tutti i Paesi considerati la maggioranza ritiene che sia necessario credere in Dio per agire moralmente e avere valori positivi. Almeno 3 persone su 4, in quasi tutti i Paesi, sostengono l’esistenza di criteri chiari e assoluti su ciò che sia giusto e cosa sbagliato.

Inoltre, una netta maggioranza in quasi tutti i Paesi afferma che in Occidente la musica, il cinema e la televisione hanno danneggiato i valori morali.

Su questioni come aborto, prostituzione, suicidio e comportamento omosessuale, sia i cristiani che i musulmani in molti Paesi esprimono forte opposizione, con una maggioranza di almeno 9 intervistati su 10 che ritiene queste pratiche moralmente sbagliate.

Molte persone in tutta la regione esprimono grande favore per la democrazia. Allo stesso tempo, emerge che sia i musulmani che i cristiani sono favorevoli a fondare la legislazione civile sulla Bibbia o sulla legge islamica della Sharia.

Secondo il rapporto del Pew Forum, praticamente in tutti i Paesi considerati la maggioranza o una sostanziale maggioranza di cristiani si dice favorevole ad assumere la Bibbia come la legge ufficiale del Paese. Analogamente, molti musulmani vorrebbero che ciò avvenisse per la Sharia.

Dai risultati illustrati nel rapporto, è chiaro che l’Africa rappresenta un terreno interessante da osservare nei prossimi anni.

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Regina Caeli


Benedetto XVI: Maria, Madre e modello della Chiesa
Intervento in occasione del Regina Caeli
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo le parole che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in occasione della recita del Regina Caeli insieme ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano.

* * *



Cari fratelli e sorelle!

Maggio è un mese amato e giunge gradito per diversi aspetti. Nel nostro emisfero la primavera avanza con tante e colorate fioriture; il clima è favorevole alle passeggiate e alle escursioni. Per la Liturgia, maggio appartiene sempre al Tempo di Pasqua, il tempo dell’"alleluia", dello svelarsi del mistero di Cristo nella luce della Risurrezione e della fede pasquale; ed è il tempo dell’attesa dello Spirito Santo, che scese con potenza sulla Chiesa nascente a Pentecoste. Ad entrambi questi contesti, quello "naturale" e quello liturgico, si intona bene la tradizione della Chiesa di dedicare il mese di maggio alla Vergine Maria. Ella, in effetti, è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la "rosa" apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera. Ed è al tempo stesso protagonista, umile e discreta, dei primi passi della Comunità cristiana: Maria ne è il cuore spirituale, perché la sua stessa presenza in mezzo ai discepoli è memoria vivente del Signore Gesù e pegno del dono del suo Spirito.

Il Vangelo di questa domenica, tratto dal capitolo 14 di san Giovanni, ci offre un implicito ritratto spirituale della Vergine Maria, là dove Gesù dice: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). Queste espressioni sono rivolte ai discepoli, ma si possono applicare al massimo grado proprio a Colei che è la prima e perfetta discepola di Gesù. Maria infatti ha osservato per prima e pienamente la parola del suo Figlio, dimostrando così di amarlo non solo come madre, ma prima ancora come ancella umile e obbediente; per questo Dio Padre l’ha amata e in Lei ha preso dimora la Santissima Trinità. E inoltre, là dove Gesù promette ai suoi amici che lo Spirito Santo li assisterà aiutandoli a ricordare ogni sua parola e a comprenderla profondamente (cfr Gv 14,26), come non pensare a Maria, che nel suo cuore, tempio dello Spirito, meditava e interpretava fedelmente tutto ciò che il suo Figlio diceva e faceva? In questo modo, già prima e soprattutto dopo la Pasqua, la Madre di Gesù è diventata anche la Madre e il modello della Chiesa.

Cari amici, nel cuore di questo mese mariano, avrò la gioia di recarmi nei prossimi giorni in Portogallo. Visiterò la capitale Lisbona e Porto, seconda città del Paese. Meta principale del mio viaggio sarà Fátima, in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei due pastorelli Giacinta e Francesco. Per la prima volta come Successore di Pietro mi recherò a quel Santuario mariano, tanto caro al Venerabile Giovanni Paolo II. Invito tutti ad accompagnarmi in questo pellegrinaggio, partecipando attivamente con la preghiera: con un cuore solo ed un’anima sola invochiamo l’intercessione della Vergine Maria per la Chiesa, in particolare per i sacerdoti, e per la pace nel mondo.

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i partecipanti alla 30.ma Maratona di Primavera – Festa della Scuola Cattolica, guidati dal Cardinale Vicario Agostino Vallini. Cari amici – dirigenti, docenti, alunni e genitori delle scuole cattoliche di Roma, del Lazio e di altre parti d’Italia –, vi auguro di concludere nel modo migliore l’anno scolastico. Soprattutto, vi incoraggio a tenere sempre alta la qualità dell’istruzione e dell’educazione nelle vostre scuole, che sono un patrimonio prezioso per la Chiesa e per l’Italia. Grazie di essere venuti! Saluto i vari gruppi parrocchiali: la sosta presso la tomba di san Pietro rafforzi la fede e lo spirito di comunione. A tutti auguro una buona domenica.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

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Omelia di Benedetto XVI alle esequie del Cardinale Luigi Poggi
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo dell'omelia pronunciata da Benedetto XVI questo venerdì pomeriggio durante le esequie del Cardinale Luigi Poggi, Archivista e Bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa.



* * *



Venerati Fratelli,

illustri Signori e Signore,

cari fratelli e sorelle!

Vi siete radunati attorno all’altare del Signore per accompagnare con la celebrazione del Sacrificio eucaristico, in cui si attualizza il Mistero pasquale, l’ultimo viaggio del caro Cardinale Luigi Poggi, che il Signore ha chiamato a sé. Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, ringrazio in particolare il Cardinale Sodano che, quale Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto la Santa Messa esequiale.

Il Vangelo che è stato proclamato in questa celebrazione ci aiuta a vivere più intensamente il triste momento del distacco dalla vita terrena del nostro compianto Fratello. Il dolore per la perdita della sua persona viene mitigato dalla speranza nella risurrezione, fondata sulla parola stessa di Gesù: "Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno" (Gv 6,40). Dinanzi al mistero della morte, per l’uomo che non ha fede tutto sembrerebbe andare irrimediabilmente perduto. E’ la parola di Cristo, allora, a rischiarare il cammino della vita e a conferire valore ad ogni suo momento. Gesù Cristo è il Signore della vita, ed è venuto per risuscitare nell’ultimo giorno tutto quello che il Padre gli ha affidato (cfr Gv 6,39). Questo è anche il messaggio che Pietro annuncia con grande forza nel giorno di Pentecoste (cfr At 2,14.22b-28). Egli mostra che Gesù non poteva essere trattenuto dalla morte. Dio lo ha sciolto dalle sue angosce, perché non era possibile che essa lo tenesse in suo potere. Sulla croce Cristo ha riportato la vittoria, che si doveva manifestare con un superamento della morte, cioè con la sua risurrezione.

In questo orizzonte di fede il nostro compianto Fratello ha condotto tutta la propria esistenza, consacrata a Dio e al servizio dei fratelli, divenendo così testimone di quella fede coraggiosa che sa fidarsi di Dio. Possiamo dire che l’intera missione sacerdotale del Cardinale Luigi Poggi è stata dedicata al diretto servizio della Santa Sede. Nato a Piacenza il 25 novembre 1917, dopo gli studi ecclesiastici al Collegio "Alberoni" e l’ordinazione sacerdotale, ricevuta il 28 luglio 1940, proseguì gli studi a Roma, conseguendo la laurea "in utroque iure" e svolgendo il ministero sacerdotale in alcune parrocchie romane. Entrato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica, iniziò nel 1945 il suo lavoro presso l’allora Prima Sezione della Segreteria di Stato: anni difficili, nel corso dei quali egli non si risparmiò nel servire la Chiesa. Dopo un primo incarico, nella primavera del 1963, presso il governo della Repubblica Tunisina per arrivare ad un "modus vivendi" tra la Santa Sede e il Governo di quel Paese circa la situazione giuridica della Chiesa Cattolica in Tunisia, nell’aprile 1965 venne nominato Delegato Apostolico per l’Africa Centrale, con dignità di Arcivescovo e giurisdizione sul Cameroun, Ciad, Congo-Brazzaville, Gabon e Repubblica Centroafricana. Nel maggio 1969 fu promosso Nunzio Apostolico in Perù, dove rimase sino all’agosto 1973, quando venne richiamato a Roma con la qualifica di Nunzio Apostolico con incarichi speciali, specificamente per avere contatti con i Governi di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Bulgaria, al fine di migliorare la situazione della Chiesa cattolica in quei Paesi.

Nel luglio 1974 furono istituzionalizzati i rapporti tra la Santa Sede ed il governo polacco e Monsignor Poggi venne nominato Capo della Delegazione della Santa Sede per i contatti permanenti di lavoro con il Governo della Polonia. In quel periodo fece numerosi viaggi in Polonia, incontrando molte personalità sia politiche che ecclesiastiche, diventando, alla scuola del suo superiore, il Card. Agostino Casaroli, un protagonista della ostpolitik vaticana nei Paesi del blocco comunista. Il 19 aprile 1986 è nominato Nunzio Apostolico in Italia; proprio da allora anche questa Nunziatura è stata incaricata di studiare le pratiche relative alle provviste vescovili nel Paese. E, sempre in quel periodo, fu lui, in qualità di Rappresentante Pontificio, a gestire una delicata fase di riordinamento delle Diocesi italiane. Creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 26 novembre 1994, venne nominato dal Venerabile Giovanni Paolo II Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, conservando tale incarico fino al marzo 1998.

Cari fratelli, sono state proclamate poc’anzi le parole dell’Apostolo Paolo: "Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui" (Rm 6,8). Questa pagina della Lettera ai Romani costituisce uno dei testi fondamentali del Lezionario liturgico. Essa, infatti, ci viene proposta ogni anno nel corso della Veglia pasquale. Pensiamo a queste illuminanti parole di san Paolo, mentre rendiamo al caro Cardinale Luigi Poggi l’ultimo commosso saluto. Quante volte egli stesso le avrà lette, meditate e commentate! Ciò che l’Apostolo scrive a proposito della mistica unione del battezzato con Cristo morto e risorto, egli ora lo sta vivendo nella realtà ultraterrena, svincolato dai condizionamenti imposti alla natura umana dal peccato. "Infatti – come afferma san Paolo in quel medesimo passo – chi è morto, è liberato dal peccato" (Rm 6,7). L’unione sacramentale, ma reale, con il Mistero pasquale di Cristo apre al battezzato la prospettiva di partecipare alla sua stessa gloria. E questo ha una conseguenza già per la vita di quaggiù, perché, se in virtù del battesimo noi già partecipiamo alla risurrezione di Cristo, allora già adesso "possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Ecco perché la pia morte di un fratello in Cristo, tanto più se segnato dal carattere sacerdotale, è sempre motivo di intimo e riconoscente stupore per il disegno della divina paternità, che ci libera dal potere delle tenebre e ci trasferisce nel regno del suo Figlio diletto (cfr Col 1,13).

Mentre invochiamo per questo nostro Fratello la materna intercessione della Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, ne affidiamo l’anima eletta al Padre della vita, perché lo introduca nel posto preparato per i suoi amici, fedeli servitori del Vangelo e della Chiesa.

Amen!

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

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