Secondo il Rapporto sui diritti globali 2008, l'Italia è un Paese in lutto dove si muore di lavoro e inquinamento.
Nel 2007 sono stati 1260. Quattro morti al giorno. Ogni sei ore una vittima. Per il 2008 è ancora presto per fare i bilanci, ma con giornate che registrano anche oltre 10 morti, la questione sicurezza sul lavoro è diventata la vera emergenza nazionale, una "battaglia" che fa più vittime delle guerre guerreggiate, solo che a morire non sono soldati, mercenari o contractor, ma lavoratori che escono al mattino e non fanno più rientro a casa la sera.
Sono questi i dati che emergono dal Rapporto sui Diritti Globali 2008 (Ediesse, pp.1352, euro 30,00), presentato prima a Roma poi, nei giorni scorsi, a Milano con una performance teatrale ("Dormono, dormono sulla collina"), che per oltre due ha tenuto incollati alle sedie del Teatro Litta un pubblico attento e partecipativo di spettatori.
«Dal 2003 al 2007 i morti sul lavoro in Italia sono stati almeno 6.654. Nello stesso periodo, in Iraq sono rimasti uccisi 4.213 soldati della coalizione internazionale. Vale a dire che un muratore, un metalmeccanico o un agricoltore del nostro Paese ha molte più probabilità di morire di un soldato attivo in una zona di guerra. Nello stesso periodo, in Iraq sono rimasti uccisi 4.213 soldati della coalizione internazionale. A queste cifre si aggiungono quelle degli incidenti sul lavoro: 913.500», commenta Sergio Segio, coordinatore del Rapporto sui Diritti Globali, che quest'anno esce con una copertina nera in segno di lutto, una scelta fatta per denunciare in questa sesta edizione, la deriva totale delle condizioni di vita nel mondo e in Italia, dove lo scenario è costellato da morti, tanti morti, soprattutto sul lavoro, ma non solo.
Il voluminoso testo - che ogni anno viene realizzato e promosso grazie alla volontà della Cgil, dall'Arci, di ActionAid, di Antigone, del Cnca, del Forum ambientalista, del Gruppo Abele e di Legambiente, descrive una situazione con numeri da far accapponar la pelle. "Se volessimo sdrammatizzare - ha detto in apertura di serata Segio - potremmo dire, parafrasando Celentano, che la situazione non è buona".
Se i caduti del 2007 sono stati 1260 (dei quali 295 nell'edilizia e 1130 nell'industria e nei servizi), il numero degli incidenti sul lavoro (quelli denunciati, ovviamente), sfiora quasi il milione: 913.500 (poco di meno del 2006 anno in cui se ne verificarono 928.158, con 1341 morti), con costi umani e sociali altissimi. L'Inail li ha quantificati in 45 miliardi e mezzo nel 2005 (pari al 3,21% del Pil), una cifra a cui gli esperti sono arrivati sommando gli 11.760 miliardi di costi assicurativi, i 14.377 miliardi per gli interventi e i dispositivi di prevenzione e i 19.307 per altre spese legate ai danni da lavoro (dal tempo impiegato per soccorrere le vittime ai guasti delle macchine alla perdita d'immagine). Se si sommassero le spese medico-cliniche, quelle sanitarie, quelle per la riabilitazione, gli indennizzi per invalidità temporanea e le pensioni d'invalidità, si avrebbe una dimensione realistica dell'impatto economico della sicurezza trascurata sui conti del Paese.
Nel 2008 la situazione non sembra essere migliorare. Sommando i costi assicurativi, quelli per gli interventi di prevenzione, per le spese legate ai danni da lavoro o quelle medico cliniche si arriva ad una quota di oltre 45 miliardi.
"Di conseguenza - ha aggiunto Segio - il Paese è sempre più povero e con problemi di redditi e lavoro, specie per le famiglie, i giovani e gli immigrati, a cui un'azienda su cinque fa ricorso per lavori dequalificanti, faticosi e manuali.
Dall'impietoso quadro che emerge dal Rapporto, nel 2007 i lavoratori a termine erano 2.269.000, quelli a tempo parziale 2.421.000, con una maggioranza di donne. La presenza femminile nel sommerso è stata calcolata in 1.350.000 unità. I salari sono cresciuti meno dell'inflazione. Il 32% delle donne e il 60% dei lavoratori precari guadagnano meno di 1.000 euro al mese. Di conseguenza, gli italiani si percepiscono più poveri o comunque a rischio povertà: il 32,1% parla di un peggioramento economico (nel 2007 era il 25,7%) e per il 13,7% si tratta di un cambiamento negativo, molto significativo soprattutto nel Nord Est. Tra i beni percepiti come più costosi benzina, alimentari, casa e trasporti.
Anche sullo sbandierato bisogno di sicurezza emergono dati interessanti.L'Italia risulta essere un Paese relativamente sicuro: gli omicidi sono 1,19 ogni 100 mila abitanti. Più sicuri rispetto al resto d'Europa anche per quanto riguarda i reati di strada. Si è però diffuso un sentimento di paura, esagerato rispetto alla realtà dei fenomeni criminali. Il panico cresce soprattutto nei confronti degli stranieri, finendo per assumere derive xenofobiche. Gli immigrati sono invece spesso vittime di violenza: del 16% degli omicidi, del 24% di stupri, del 5,7% degli scippi, del 12,3% delle rapine in casa, del 9,9% delle estorsioni. Infine, l'Italia è all'ottavo posto della classifica mondiale per la spesa militare: nel 2007 sono stati spesi infatti 29,9 miliardi di euro. Nel 2008 la spesa è stata aumentata di 2 miliardi.
FC
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