"Uccisa con un martello" Una luce nel giallo di Garlasco
Il padre della ragazza di 26 anni uccisa lo scorso 13 agosto, nella sua villetta di via Pascoli: "E' sparito dalla villetta". E' in parte compatibile con le ferite
Chiara Poggi
Pavia, 11 luglio 2008 - MANCA UN martello dal garage di casa Poggi. Se ne è accorto il padre di Chiara, la ragazza di 26 anni uccisa lo scorso 13 agosto a Garlasco, nella sua villetta di via Pascoli. La casa è rimasta sotto sequestro fino al 16 aprile, data in cui il sostituto procuratore Rosa Muscio ha autorizzato il dissequestro dell'immobile e i familiari hanno gradualmente potuto fare il loro rientro in quella casa ricca di tanti ricordi di momenti felici, ma dove è stato anche compiuto il sanguinoso delitto, per il quale l'unico indagato resta il fidanzato della vittima, Alberto Stasi.
GIÀ NEI pochi sopralluoghi effettuati dai famigliari della ragazza, gli investigatori avevano chiesto di cercare qualcosa che potesse mancare, un oggetto che l'assassino potesse aver usato come arma del delitto per poi portarlo via e farlo sparire. Tra i tasselli mancanti di questo mosaico parecchio incompleto, c'è anche la scomparsa dell'arma del delitto. Di ipotesi ne sono state fatte tante nell'arco di quasi 11 mesi. E, ormai, il numero di indiscrezioni poi smentite non si contano più.
SECONDO una primissima ipotesi, l'arma poteva essere una pinza da camino, che i carabinieri avevano trovato nella casa, ma sulla quale non sono state poi riscontrate tracce di sangue. Era poi circolata l'indiscrezione secondo la quale gli stessi genitori di Chiara, nel primissimo sopralluogo del 14 agosto, avessero segnalato la mancanza di un calzascarpe, di quelli con il manico lungo e una pesante impugnatura, in metallo, ma la cosa era stata poco dopo seccamente smentita.
SMENTITE anche le voci sulle ricerche di una mazza da muratore, rubata da una cantiere a Garlasco, come possibile arma del delitto: secondo Marco Ballardini dell'Istituto di medicina legale di Pavia, il medico legale che ha eseguito l'autopsia, una mazza avrebbe lasciato sulla nuca di Chiara ferite "circoscritte, con forma regolare, a stampo", mentre le lesioni refertate nell'autopsia sono "frastagliate, atipiche e non definite".
PROPRIO l'irregolarità delle ferite ha poi fatto ipotizzare l'uso di una chiave a pappagallo, ma non è stato trovato nessun riscontro. L'ultima ipotesi, dopo la deposizione in procura degli esiti definiti dell'autopsia, era piuttosto una piccozza d'alpinismo, ma nessun attrezzo di questo genere si sarebbe trovato, almeno a memoria della famiglia Poggi, nella loro casa. E questo avrebbe significato che l'assassino avrebbe dovuto portare con sé l'arma del delitto. E in quest'ipotesi scatterebbe la premeditazione.
ORA, PERÒ, è emersa la segnalazione che Giuseppe Poggi, il padre di Chiara, ha fatto ai carabinieri qualche giorno dopo il rientro in casa: dal garage gli sembra che manchi un martello, di quelli definiti 'da calzolaio', con una delle due estremità biforcuta, per estrarre i chiodi. In effetti, una delle ferite trovate sul corpo della ragazza ha lasciato un'impronta che è stata descritta "a coda di rondine". Compatibile proprio con il martello da ciabattino. Ma per altre ferite, l'altro lato del martello non sarebbe compatibile. "Nulla di rilevante per le indagini", è il secco commento da parte del comandante del Reparto operativo provinciale dei carabinieri, Giancarlo Sangiuliano.
di Stefano Zanette - Quatidiabi Net
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