domenica 28 febbraio 2010

ZI100228

ZENIT

Il mondo visto da Roma

Servizio quotidiano - 28 febbraio 2010

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Gesù, Legge e guida dell'esistenza umana, ricorda il Papa
In Quaresima, invita a "meditare assiduamente il Vangelo"
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Gesù e la sua Parola devono essere la guida dei credenti, ha affermato Benedetto XVI questa domenica rivolgendosi ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano per recitare con lui la preghiera mariana dell'Angelus.

Nella seconda domenica di Quaresima, la liturgia narrava l'episodio della Trasfigurazione, che nel Vangelo di San Luca segue immediatamente l'invito del Maestro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua!" (Lc 9,23).

Luca, ha ricordato il Papa, "non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti".

I tre discepoli che assistono alla scena - Pietro, Giacomo e Giovanni - "sono oppressi dal sonno: è l'atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende". Solo la lotta contro il torpore che li assale permette loro di "vedere" la gloria di Gesù.

"Allora il ritmo si fa incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: 'Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!'".

I discepoli "non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c'è 'Gesù solo'".

"Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, 'Gesù solo' è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l'unica voce da ascoltare, l'unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno 'trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso'".

La Trasfigurazione, ha proseguito il Pontefice, ricorda che "le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché 'Gesù solo' sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza".

In questo contesto, ha quindi invitato tutti nel periodo quaresimale "a meditare assiduamente il Vangelo".

Nell'Anno Sacerdotale in corso, riprendendo l'omelia della Messa crismale del 9 aprile 2009, ha inoltre auspicato che i pastori "siano veramente pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero".

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Benedetto XVI esorta ad avere "un cuore che ascolta"
Ringrazia don Enrico dal Covolo per gli Esercizi Spirituali che ha guidato
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Un "cuore che ascolta" riassume "tutta la visione cristiana dell'uomo", ha sottolineato Benedetto XVI questo sabato al termine degli Esercizi Spirituali che lo hanno impegnato insieme alla Curia romana questa settimana.

Le meditazioni di quest'anno sono state proposte da don Enrico dal Covolo, S.D.B., e hanno avuto come tema "'Lezioni' di Dio e della Chiesa sulla vocazione sacerdotale".

Nel suo discorso per la conclusione degli Esercizi, il Papa ha innanzitutto ringraziato don Enrico "per il modo appassionato e molto personale" con cui ha guidato lui e la Curia "nel cammino verso Cristo, nel cammino di rinnovamento del nostro sacerdozio".

Il sacerdote salesiano, ha ricordato il Pontefice, ha scelto "come punto di partenza, come sottofondo sempre presente, come punto di arrivo" "la preghiera di Salomone per 'un cuore che ascolta'".

In questo aspetto, ha sottolineato il Vescovo di Roma, è "riassunta tutta la visione cristiana dell'uomo".

"L'uomo non è perfetto in sé, l'uomo ha bisogno della relazione, è un essere in relazione. Non è il suo cogito che può cogitare tutta la realtà. Ha bisogno dell'ascolto, dell'ascolto dell'altro, soprattutto dell'Altro con la maiuscola, di Dio. Solo così conosce se stesso, solo così diviene se stesso".

San Luca, ha aggiunto, presenta la Vergine Maria "proprio come donna dal cuore in ascolto, che è immersa nella Parola di Dio, che ascolta la Parola, la medita (synballein) la compone e la conserva, la custodisce nel suo cuore".

I Padri della Chiesa, infatti, dicono che "nel momento della concezione del Verbo eterno nel grembo della Vergine lo Spirito Santo è entrato in Maria tramite l'orecchio".

"Nell'ascolto ha concepito la Parola eterna, ha dato la sua carne a questa Parola. E così ci dice che cosa è avere un cuore in ascolto".

L'ascolto, ha sottolineato il Papa, non può prescindere da una dimensione comunitaria.

"Non nell'io isolato possiamo realmente ascoltare la Parola: solo nel noi della Chiesa, nel noi della comunione dei santi", ha spiegato.

In questo contesto, ha indicato come gli Esercizi Spirituali abbiano aiutato lui e i membri della Curia a far sì che sia "di nuovo percepito che cosa vuol dire essere sacerdote, divenire sempre più sacerdoti".

"La consacrazione va verso la missione, è destinata a divenire missione", ha concluso. "Così, con nuovo coraggio, vogliamo adesso affrontare la nostra missione".

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Vicinanza spirituale del Papa alle vittime del terremoto in Cile
Espressa dopo la recita dell'Angelus
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso, questa domenica dopo la recita dell'Angelus in Vaticano, la sua vicinanza spirituale alle persone che stanno soffrendo a causa del terremoto che ha colpito parte del Cile all'alba di questo sabato.

"Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità - ha detto -; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità".

Di fronte a migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro, il Papa ha rivolto il suo pensiero "al Cile e alle popolazioni colpite dal terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane e ingenti danni".

"Sono sicuro che non verrà a mancare la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali", ha sottolineato.

Nel suo saluto in spagnolo ai pellegrini, Benedetto XVI ha affermato di sentirsi "particolarmente vicino all'amata popolazione cilena colpita da un grande terremoto nel suo Paese".

"In un momento come questo - ha aggiunto -, nascono spontaneamente una supplica al Signore per le vittime e un messaggio di incoraggiamento a tutti per superare questa grande prova".

Nel frattempo, il presidente della Conferenza Episcopale del Cile (CEC), monsignor Alejandro Goic, ha rivolto un "appello alla speranza dopo la catastrofe" e ha sottolineato che "è tempo di pregare e di unirci come una famiglia".

"Siamo addolorati per i fratelli e le sorelle che hanno perso la vita, esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra preghiera a tutti i loro familiari e amici e anche a quanti hanno perso i beni conquistati con gli sforzi di tutta una vita", ha dichiarato al portale Iglesia.cl.

Il presule ha offerto collaborazione alle autorità e ai volontari e ha assicurato che, "fedele alla sua missione, la Chiesa mobilita il suo sostegno spirituale e la sua azione solidale in questo momento di tragedia".

"Con la forza del Vangelo, siamo portatori di speranza in momenti di timore, dolore e disastro", ha rimarcato.

Il presule ha quindi concluso chiedendo alla Madonna del Carmen che "ci copra con il suo manto protettivo perché possiamo risollevarci da questo momento difficile".

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Benedetto XVI incoraggia le comunità cristiane dell'Iraq
"Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria", afferma
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Esprimendo la sua vicinanza ai cristiani perseguitati dell'Iraq, Benedetto XVI li ha esortati questa domenica a non scoraggiarsi e a continuare a offrire la propria testimonianza nel Paese.

Nei suoi saluti dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, il Pontefice ha ammesso di aver "appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni cristiani nella città di Mosul".

Il Pontefice si riferiva ai continui attentati contro la comunità cristiana irachena dei giorni scorsi, costati la vita a vari fedeli.

"Ho seguito con viva preoccupazione gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa", ha aggiunto.

Nei giorni di "intenso raccoglimento" degli Esercizi Spirituali terminati questo sabato, il Papa ha "pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati".

"Oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive".

"Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell'intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!", ha chiesto.

Nel contesto della "delicata fase politica che sta attraversando l'Iraq", il Vescovo di Roma ha quindi fatto appello alle Autorità civili "perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili".

"Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull'incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino", ha auspicato.

Allo stesso modo, ha esortato la comunità internazionale a "prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia", invocando "con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace".

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Benedetto XVI chiede preghiere per un'economia giusta
E perché le Chiese siano in Africa strumento di riconciliazione
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Un'economia più giusta che tenga conto anche dei più svantaggiati è l'auspicio che Benedetto XVI formula per il futuro.

Lo si legge nelle intenzioni di preghiera per il mese di marzo contenute nella lettera pontificia che il Papa ha affidato per quest'anno all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita nel mondo da circa cinquanta milioni di persone.

L'intenzione generale per il mese di marzo recita infatti: "Perché l'economia mondiale sia gestita secondo criteri di giustizia e di equità, tenendo conto delle reali esigenze dei popoli, specialmente di quelli più poveri".

Ogni mese il Pontefice prega anche per un'intenzione missionaria. Quella di marzo dice: "Perché le Chiese in Africa siano segno e strumento di riconciliazione e di giustizia in ogni regione del Continente".

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Auguri del Papa a Bartolomeo I per i suoi 70 anni
Invia al Patriarca di Costantinopoli un telegramma per l'occasione
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- In occasione del 70° compleanno del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, Benedetto XVI gli ha inviato un telegramma di auguri per questo "felice evento".

Il compleanno del Patriarca, si legge nel testo, offre al Papa "una gradita opportunità di ringraziare Dio, Padre di Nostro Signore Gesù Cristo e datore di ogni bene, per le abbondanti benedizioni che ha elargito su Sua Santità".

Allo stesso tempo, dà al Pontefice la possibilità di porgere a Bartolomeo I i suoi "fervidi e fraterni auguri, accompagnati dalle mie preghiere che il nostro unico Signore la sostenga con la sua forza e la sua grazia mentre svolge il suo alto ministero di pastore, predicatore del Vangelo e maestro di vita spirituale".

Il Papa richiama quindi i "piacevoli ricordi" degli incontri con il Patriarca, riferendosi soprattutto alla sua visita al Fanar per la festa di Sant'Andrea, dal 28 novembre al 1° dicembre 2006.

Incontrando il Patriarca nella chiesa di San Giorgio a Istanbul durante quel viaggio (cfr. ZENIT, 30 novembre 2006), il Vescovo di Roma aveva augurato: "Che questo incontro rafforzi il nostro mutuo affetto e rinnovi il nostro comune impegno a perseverare nell'itinerario che porta alla riconciliazione e alla pace delle Chiese".

"Scambio con Sua Santità un santo abbraccio, esprimendo la mia speranza nella fede che lo Spirito di Dio continui a illuminare e a guidare il nostro cammino verso la piena comunione desiderata da Cristo per tutti i suoi discepoli", conclude Benedetto XVI nel suo messaggio di auguri.

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Indifferenza occidentale di fronte alla violenza contro i cristiani
Constata il portavoce vaticano

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il portavoce della Santa Sede denuncia da un lato la persecuzione che molte comunità cristiane subiscono in Paesi come Iraq, India, Pakistan o alcune zone africane, dove sono una minoranza, dall'altro il fatto che in Occidente, dove sono invece la maggioranza, alcuni facciano tutto il possibile per eliminare la loro presenza.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha presentato questa analisi nell'editoriale dell'ultima edizione di "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano, del quale è direttore.

"Di nuovo, in questi giorni, si riaccende la violenza contro i cristiani - spiega -. Qualche tempo fa, avevo avuto in mano volantini di minacce terribili, che venivano distribuiti sistematicamente a Mosul, in Iraq, nelle singole case dei cristiani invitandoli a lasciare la città. I recenti omicidi efferati confermano la stessa strategia sistematica, contro cui le autorità locali non sembrano capaci di portare rimedi efficaci".

"Come potranno sopravvivere le comunità cristiane in queste condizioni? - chiede -. Eppure sono comunità autoctone, perfettamente inserite nella cultura e nella storia locale, di cui costituiscono una componente vitale. Non è odio contro l'Occidente o lo straniero, ma contro la comunità cristiana".

"L'Iraq è oggi il caso più attuale, ma in alcune regioni dell'India le violenze anticristiane continuano, come nel Pakistan e altri Paesi dell'Asia e dell'Africa. Il fondamentalismo religioso genera odio e violenza, e le minoranze religiose - e il cristianesimo è minoranza in moltissime parti del mondo - ne fanno le spese".

"Spesso ci si appella alla comunità internazionale perché si mobiliti. Ma nel panorama attuale del mondo occidentale molte forze sono all'opera per contestare o demolire la presenza cristiana e il suo influsso nelle aree dove è, o era, maggioritaria. E' realistico attendersi una sua convinta difesa là dove è minoritaria e non conta molto dal punto di vista degli interessi politici o economici?".

"I cristiani - memori del destino del loro Maestro - non possono stupirsi di essere perseguitati, ma la giustizia e il diritto dovrebbero valere dappertutto anche per loro", commenta padre Lombardi.

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Notizie dal mondo


Francia: allerta contro un'iniziativa di confessioni per telefono
Non sono sostenute dalla Chiesa cattolica
PARIGI, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- In un comunicato pubblicato sui siti web di varie Diocesi francesi, il portavoce della Conferenza Episcopale di Francia, monsignor Bernard Podvin, mette in guardia i fedeli su un'iniziativa intitolata "Con il filo del Signore, confèssati per telefono".

"Questo passo non è sostenuto in alcun modo dalla Chiesa cattolica in Francia", precisa il comunicato, diffuso il 18 febbraio.

"La solitudine delle persone anziane e handicappate è un dramma umano e spirituale", afferma monsignor Podvin, sottolineando che "un servizio permanente di accoglienza per telefono è una cosa necessaria e positiva".

"Molti organismi religiosi e non confessionali dedicano già parecchie risorse a questo scopo", ricorda, dichiarando che "i volontari e i professionisti dell'ascolto sono più che mai indispensabili".

Ad ogni modo, osserva monsignor Podvin, è "inammissibile mantenere una confusione sulla nozione di confessione".

"Per il fedele cattolico, questa ha un senso sacramentale che richiede la presenza effettiva di un sacerdote", sottolinea, lamentando che "la coincidenza del lancio di questa linea con l'inizio della Quaresima non ha fatto altro che aumentare la confusione".

Parrocchie, santuari e cappellanie hanno avviato molte iniziative di accoglienza per il sacramento della confessione.

"In quest'Anno Sacerdotale, tutti noi vogliamo, evidentemente, che ci siano più sacerdoti vicini alle persone e disponibili ad ascoltarle".



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All'università dei mormoni, il Cardinale George esorta alla collaborazione
Chiede di cooperare per difendere i valori comuni
PROVO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, il Cardinale Francis George, ha attirato una folla non abituale all'Università Mormone Brigham Young, e ha detto al suo pubblico che cattolici e mormoni devono unirsi per difendere i valori comuni.

"Sono grato per il fatto che, dopo 180 anni in cui si è vissuti in gran parte lontani gli uni dagli altri, cattolici e 'santi degli ultimi giorni' siano giunti a vedersi reciprocamente come soci di fiducia nella difesa di principi morali condivisi", ha dichiarato martedì davanti a circa 12.000 persone.

Tra i valori comuni, il porporato ha sottolineato la difesa dei concepiti e del matrimonio tradizionale, così come gli sforzi per combattere la povertà.

Ha anche fatto riferimento al divieto del "matrimonio" tra persone dello stesso sesso in California, un caso in cui l'unità tra cattolici e mormoni ha aiutato a raggiungere un voto favorevole.

Allo stesso modo, l'Arcivescovo di Chicago ha sottolineato principi mormoni e cattolici simili sul diritto della religione di avere voce nello spazio pubblico. Solo alcuni mesi fa, il Cardinale ha pubblicato un libro che affronta proprio questo tema.

Per il Cardinale George, la religione deve essere qualcosa di più della libertà di culto o della libertà di coscienza, e include "il diritto di esercitare un'influenza nello spazio pubblico".

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Analisi


L'importanza del matrimonio
Una fondazione enumera le insostenibili conseguenze del divorzio
di padre John Flynn, L.C.

ROMA, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- In vista del giorno di San Valentino, i Vescovi degli Stati Uniti e quelli di Inghilterra e Galles hanno organizzato una settimana di attività per sottolineare l'importanza del matrimonio e della famiglia.

Nello stesso periodo sono state pubblicate due note sul matrimonio da parte del think tank inglese Relationships Foundation: il 9 febbraio la prima informativa, dal titolo "Counting the Cost of Family Failure", il giorno successivo la seconda, "Why Does Marriage Matter?".

Nel primo documento, la Fondazione indica il costo annuale derivante dal fallimento dei rapporti interpersonali: 41,7 miliardi di sterline (46 miliardi di euro), ovvero 1.350 sterline (1.530 euro) per ogni contribuente britannico. I responsabili della politica dovrebbero tener conto di questo enorme peso economico e prendere le misure adeguate per assicurare maggiore stabilità ai rapporti, auspica l'informativa.

"È una verità scomoda che le scelte hanno conseguenze e costi, e che questi non sono sempre a carico di chi ha scelto", osserva la nota.

La Fondazione sottolinea anche che le famiglie che funzionano sono essenziali per la vita sociale e per la trasmissione delle capacità.

Secondo la nota, le famiglie contribuiscono annualmente per 73 miliardi di sterline (82,5 miliardi di euro) attraverso il sostegno ai familiari e l'assistenza sociale che forniscono.

L'informativa osserva poi che la separazione delle famiglie comporta costi non solo di natura economica. Ad esempio, si citano studi che mostrano una maggiore incidenza di problemi di salute tra i divorziati e i loro figli.

Anche i traumi affettivi, la solitudine e la rottura nei rapporti hanno un impatto tutt'altro che trascurabile. Anche l'educazione dei figli ne soffre, in quanto i genitori divorziati hanno meno tempo a disposizione per aiutarli nei compiti e incoraggiarli nello studio.

"I partecipanti alla conferenza annuale della Association of Teachers and Lecturers del 2008 hanno convenuto che una vita familiare caotica e condizioni di povertà impediscono ai bambini di apprendere", rileva il documento.

La Fondazione ammette che non esiste una soluzione facile o a breve termine al problema dell'instabilità nella vita familiare, ma conclude che il peso derivante dalla disgregazione familiare non è sostenibile dalla società.

L'altro lato della medaglia

Il secondo documento della Relationships Foundation prende in considerazione l'altro lato della medaglia ed esamina i benefici derivanti dal matrimonio. La nota dal titolo "Why Does Marriage Matter?" ("Perché il matrimonio è importante?") spiega infatti che, se da tutti i rapporti personali in genere derivano dei benefici, i vantaggi delle coppie sposate sono molto superiori.

Secondo alcuni, queste sarebbero decisioni che rientrano nella sfera puramente privata delle due persone interessate e non dovrebbero riguardare le autorità pubbliche, osserva l'informativa. "Ma il matrimonio riguarda non solo i due adulti consenzienti, ma anche i figli, nonché le rispettive famiglie allargate e la stessa società nel suo insieme", afferma il documento.

"Una politica a sostegno del matrimonio riconosce anzitutto che è un bene considerare i rapporti interpersonali come istituti pubblici e non come mere scelte private", prosegue la Fondazione.

Di conseguenza, sarebbe corretto respingere l'idea che le unioni meramente private debbano godere della stessa tutela giuridica e dello stesso sostegno sociale delle unioni matrimoniali, sostiene il documento.

La nota riprende la ricerca svolta da una serie di studi per sostenere che il matrimonio rappresenta un bene per le famiglie e per la società in generale. Tra i benefici per le coppie figurano i seguenti elementi:

-- Gli uomini sposati guadagnano tra il 10% e il 40% in più rispetto a quelli non sposati con analoga carriera formativa e lavorativa;

-- Le coppie sposate accumulano in media maggiore ricchezza rispetto ai single o alle coppie conviventi, anche tra coloro che hanno redditi simili.

-- Il matrimonio è associato a un'apprezzabile e sostanzialmente significativa riduzione del tasso di depressione.

-- Essere sposati incide sulla progressione dell'Alzheimer in tarda età;

-- Le persone sposate hanno maggiori probabilità di sopravvivenza in caso di tumore;

-- Le persone sposate presentano un incidenza di suicidio inferiore rispetto a quelle non sposate; un effetto positivo che è rimasto tale negli ultimi 25 anni;

-- Il matrimonio rende le persone più sane, più felici e più longeve.

Il matrimonio reca benefici anche ai figli:

-- I bambini nati da genitori sposati hanno tassi inferiori di mortalità infantile. In media, l'incidenza della mortalità infantile aumenta del 25-30% se la madre è convivente, e del 45-68% se è single;

-- I padri sposati trascorrono più tempo con i figli, assicurano loro maggiori risorse materiali, collaborano di più con la madre e sono più impegnati emotivamente e moralmente a contribuire per il futuro dei figli;

-- Il 70% dei bambini del Regno Unito nati da genitori sposati nel 1997 si può aspettare di trascorrere l'intera infanzia con i propri genitori naturali, rispetto a solo il 35% di quelli nati da genitori conviventi;

-- A parità di fattori come razza, grado di istruzione della madre, qualità del quartiere di residenza e capacità cognitiva, i bambini cresciuti da un solo genitore hanno comunque il doppio delle probabilità di essere arrestati prima di aver raggiunto i trent'anni;

-- I bambini che vivono con la madre e il patrigno o fidanzato hanno maggiori probabilità di subire abusi, mentre i bambini che vivono con la sola madre hanno maggiori probabilità di morte da ferite intenzionali;

-- I bambini con genitori stabilmente sposati hanno maggiori probabilità di avere un matrimonio stabile in età adulta e di aspettare il matrimonio per diventare genitori.

La convivenza, oggi spesso presentata come una valida alternativa al matrimonio, semplicemente non apporta gli stessi benefici del matrimonio, conclude l'informativa.

Convivenza

Le coppie conviventi presentano, in media, livelli inferiori di soddisfazione relazionale, maggiore conflittualità e violenza e un minore impegno, spiega il documento. In generale, i minori vantaggi della convivenza rispetto al matrimonio derivano dal fatto che le persone che scelgono di convivere sono spesso meno orientate ad un rapporto che duri per la vita.

Il documento osserva che secondo alcuni il rapporto causale tra famiglie stabili e i benefici che ne derivano è dovuto a un effetto di selezione, nel senso che solo le persone tagliate per il matrimonio si impegnano in esso e tutti i benefici sussistono semplicemente grazie alle qualità delle persone che lo hanno scelto.

Questa non è un'argomentazione valida, secondo la nota; anzitutto perché ignora gli effetti derivanti da una chiara decisione e dall'impegno preso, che sono elementi propri del matrimonio.

In secondo luogo, la forte tendenza a procreare al di fuori del matrimonio è propria solo di questi ultimi decenni, ed è di natura sociale e non la conseguenza di una qualche mutazione genetica che ha reso le persone meno tagliate per il matrimonio.

Le coppie

Questi due documenti sono solo gli ultimi di un costante flusso di ricerca che dimostra quanto sia importante il matrimonio per la società. Lo scorso ottobre One Plus One, un'altra organizzazione inglese specializzata in rapporti interpersonali, ha pubblicato un rapporto dal titolo "When Couples Part: Understanding the Consequences for Adults and Children".

Dopo aver preso in rassegna i dati forniti da molti studi di ricerca, il rapporto conclude che, sebbene l'evidenza dell'impatto derivante dalla rottura dei matrimoni sia altamente complessa, "la conclusione indubbia è la sua associazione a una situazione svantaggiosa sia per gli adulti che per i bambini".

Questa associazione rimane forte nonostante il divorzio e la separazione siano così diffusi nella società di oggi e la ricerca dimostri che l'impatto negativo non è diminuito con il tempo, aggiunge il rapporto.

"Da qui la necessità urgente di rafforzare le politiche dirette a promuovere la stabilità e il funzionamento della famiglia", sottolinea.

Bambini

Benedetto XVI ha parlato dei benefici del matrimonio nel suo discorso dell'8 febbraio ai partecipanti all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Riferendosi alla necessità di tutelare i bambini il Papa ha osservato: "Ebbene, è proprio la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, l'aiuto più grande che si possa offrire ai bambini".

"Essi vogliono essere amati da una madre e da un padre che si amano, ed hanno bisogno di abitare, crescere e vivere insieme con ambedue i genitori, perché le figure materna e paterna sono complementari nell'educazione dei figli e nella costruzione della loro personalità e della loro identità", ha aggiunto.

"È importante, quindi, che si faccia tutto il possibile per farli crescere in una famiglia unita e stabile", ha raccomandato il Papa.

Sia da una prospettiva sociologica che da una religiosa, la promozione e la tutela del matrimonio rimangono sempre e comunque un fattore positivo e di buonsenso.

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Bioetica


Comunicato dei Vescovi dell'Emilia Romagna in vista delle elezioni regionali

ROMA, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo per la rubrica di Bioetica il comunicato dei Vescovi della regione Emilia-Romagna in vista delle elezioni regionali.

* * *

 


Gli Arcivescovi e Vescovi della regione Emilia-Romagna desiderano indirizzare ai fedeli delle loro comunità questa comunicazione, in vista delle elezioni regionali del prossimo mese di marzo.

1.                 Come Vescovi, la nostra prima inderogabile missione è di annunciare il Vangelo  proponendo  ad ogni uomo la via della fede, come via della libertà, come via della responsabilità e della salvezza.

Ma il Vangelo che dobbiamo annunciare contiene anche una precisa concezione dell'uomo e di tutta la sua realtà, personale e sociale, che risponde in modo adeguato alle fondamentali esigenze della sua persona.

È questa concezione il nucleo portante della Dottrina Sociale che la Chiesa ha sempre proclamato e testimoniato, e che l'attuale pontefice Benedetto XVI ha mirabilmente sintetizzato nell'espressione «valori non negoziabili».

2.                 Essi costituiscono patrimonio di ogni persona, perché inscritti nella coscienza morale di ciascuno.

A questi valori anche ogni cristiano deve riferirsi come criterio ineludibile per i suoi giudizi e le sue scelte nell'ordine temporale e sociale.

Eccoli sinteticamente: la dignità della persona umana, costituita ad immagine e somiglianza di Dio, e perciò irriducibile a qualsiasi condizione e condizionamento di carattere personale e sociale; la sacralità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, inviolabile ed indisponibile a tutte le strutture ed a tutti i poteri; i diritti e le libertà fondamentali della persona: la libertà religiosa, la libertà della cultura e dell'educazione; la sacralità della famiglia naturale, fondata sul matrimonio, sulla legittima unione cioè fra un uomo e una donna, responsabilmente  aperta alla paternità e alla maternità; la libertà di intrapresa culturale, sociale, e anche economica in funzione del bene della persona e del bene comune; il diritto ad un lavoro dignitoso e giustamente retribuito, come espressione sintetica della persona umana; l'accoglienza ai migranti nel rispetto della dignità della loro persona e delle esigenze del bene comune; lo sviluppo della giustizia e la promozione della pace; il rispetto del creato.

3.                 È questo complesso di beni che costituisce l'orizzonte immutabile di ogni giudizio e di ogni impegno cristiano nella società. Persone, raggruppamenti partitici e programmi devono pertanto essere valutati a partire dalla verifica obiettiva del rispetto di quei beni.

Perciò la coscienza cristiana rettamente formata non permette di favorire col proprio voto l'attuazione di un programma politico o la promulgazione di leggi che non siano coerenti coi valori sopraddetti, esprimendo questi le fondamentali esigenze della dignità umana.

4.                 Siamo consapevoli di avere proposto ai nostri fedeli non solo orientamenti  doverosi per l'oggi, ma anche un costante cammino educativo, mediante cui l'assimilazione dei valori della Dottrina Sociale della Chiesa porta a giudizi e a scelte responsabili e coerenti, sottratte ai ricatti dei poteri ideologici e mass-mediatici o avvilite da interessi particolaristici.

Vorremmo che crescesse, anche in forza di un rinnovato e quotidiano impegno educativo delle nostre Chiese, un laicato che proprio a causa della sua appartenenza ecclesiale, fosse dedito al bene comune della società.

5.                 La Chiesa non deve prendere «nelle sue mani la battaglia politica» [cfr. Benedetto XVI, Deus caritas est, 28]. Pertanto clero ed organismi ecclesiali devono rimanere completamente fuori dal dibattito e dall'impegno politico pre-elettorale, mantenendosi assolutamente estranei a qualsiasi partito o schieramento politico. Per i sacerdoti questa esigenza è fondata sulla natura stessa del loro ministero (cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei Presbiteri 33, cpv.1°: EV 14/798).

6.                 Ma è un diritto dei fedeli essere illuminati dai propri pastori quando devono prendere decisioni importanti. Se un fedele chiedesse al sacerdote come orientarsi nella situazione attuale, il sacerdote tenga presente quanto segue.

Ogni elettore è chiamato ad elaborare un giudizio prudenziale che per definizione non è mai dotato di certezza incontrovertibile. Ma un giudizio è prudente quando è elaborato alla luce sia dei valori (cfr. § 2) umani fondamentali che sono concretamente in questione sia delle circostanze rilevanti in cui siamo chiamati ad agire.

Ciò premesso in linea generale, ogni elettore che voglia prendere una decisione prudente, deve discernere nell'attuale situazione quali valori umani fondamentali sono in questione, e giudicare quale parte politica - per i programmi che dichiara e per i candidati che indica per attuarli - dia maggiore affidamento per la loro difesa e promozione.

L'aiuto che i sacerdoti devono dare quindi consiste nell'illuminare il fedele perché individui quei valori umani fondamentali che oggi in Regione meritano di essere preferibilmente e maggiormente difesi e promossi, perché maggiormente misconosciuti o calpestati. Il Magistero della Chiesa è riferimento obbligante in questo aiuto al discernimento del fedele.

Ma il sacerdote deve astenersi completamente dall'indicare quale parte politica ritenga a suo giudizio che dia maggior sicurezza in ordine alla difesa e promozione dei valori umani in questione. Questa indicazione infatti sarebbe in realtà un'indicazione di voto.

La nostra Regione, così come l'intera nostra nazione, sta attraversando un momento difficile. Pensiamo in primo luogo e siamo vicini alle famiglie colpite da gravi difficoltà economiche; e a chi ha perduto o rischia di perdere il lavoro.

La consultazione elettorale è una occasione nella quale ogni fedele è invitato ad esercitare mediante il voto una parte attiva nella doverosa edificazione della comunità civile.

In questo modo «la carità diventa carità sociale e politica: la carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale che le unisce» [Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 207].

Con la nostra Benedizione.

22 Febbraio, Festa della Cattedra di San Pietro

CAFFARRA S.Em. Card. CARLO, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEER

VERUCCHI S.E. Mons. GIUSEPPE, Arcivescovo di Ravenna-Cervia e Vicepresidente della CEER

RABITTI S.E. Mons. PAOLO, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

AMBROSIO S.E. Mons. GIANNI, Vescovo di Piacenza - Bobbio

CAPRIOLI S.E. Mons. ADRIANO, Vescovo di Reggio Emilia - Guastalla

GHIRELLI S.E. Mons. TOMMASO, Vescovo di Imola

GHIZZONI S.E. Mons. LORENZO, Vescovo ausiliare di Reggio Emilia -

Guastalla

LAMBIASI S.E. Mons. FRANCESCO, Vescovo di Rimini

LANFRANCHI S.E. Mons. ANTONIO, Amministratore Apostolico di Cesena -

Sarsina

LOSAVIO Mons. PAOLO, Amministratore Diocesano di Modena - Nonantola

MAZZA S.E. Mons. CARLO, Vescovo di Fidenza

NEGRI S.E. Mons. LUIGI, Vescovo di San Marino - Montefeltro

PIZZI S.E. Mons. LINO, Vescovo di Forlì - Bertinoro

SOLMI S.E. Mons. ENRICO, Vescovo di Parma

STAGNI S.E. Mons. CLAUDIO, Vescovo di Faenza - Modigliana

TINTI S.E. Mons. ELIO, Vescovo di Carpi

VECCHI S.E. Mons. ERNESTO, Vescovo ausiliare di Bologna, Segretario della CEER

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Angelus


Benedetto XVI: Gesù, l'unica voce da ascoltare
Intervento in occasione dell'Angelus domenicale
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo le parole pronunciate da Benedetto XVI questa domenica affacciandosi alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare la preghiera mariana dell'Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

* * *


Si sono conclusi ieri, qui nel Palazzo Apostolico, gli Esercizi Spirituali che, come è consuetudine, si tengono agli inizi della Quaresima in Vaticano. Con i miei collaboratori della Curia Romana abbiamo trascorso giorni di raccoglimento e di intensa preghiera, riflettendo sulla vocazione sacerdotale, in sintonia con l'Anno che la Chiesa sta celebrando. Ringrazio quanti ci sono stati vicini spiritualmente.

In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia è dominata dall'episodio della Trasfigurazione, che nel Vangelo di san Luca segue immediatamente l'invito del Maestro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! (Lc 9,23). Questo evento straordinario, è un incoraggiamento nella sequela di Gesù.

Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l'atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di "vedere" la gloria di Gesù. Allora il ritmo si fa incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!" (v. 35).

I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c'è "Gesù solo" (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, "Gesù solo" è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l'unica voce da ascoltare, l'unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" (Fil 3,21).

"Maestro, è bello per noi essere qui" (Lc 9,33): è l'espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché "Gesù solo" sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza.

In questo periodo quaresimale invito tutti a meditare assiduamente il Vangelo. Auspico, inoltre, che in quest'Anno Sacerdotale i Pastori "siano veramente pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero" (Omelia nella Messa crismale, 9 aprile 2009). La Vergine Maria ci aiuti a vivere intensamente i nostri momenti di incontro con il Signore perché possiamo seguirlo ogni giorno con gioia. A Lei volgiamo il nostro sguardo invocandola con la preghiera dell'Angelus.

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Ho appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni Cristiani nella città di Mossul e ho seguito con viva preoccupazione gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa. In questi giorni di intenso raccoglimento ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell'intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!

Nella delicata fase politica che sta attraversando l'Iraq mi appello alle Autorità civili, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull'incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, mentre saluto gli iracheni presenti qui in Piazza, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace.

Il mio pensiero va inoltre al Cile e alle popolazioni colpite dal terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane e ingenti danni. Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Sono sicuro che non verrà a mancare la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali.

Rivolgo infine il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai rappresentanti della "Federazione Italiana Malattie Rare", agli alunni della scuola "Don Carlo Costamagna", di Busto Arsizio, ai fedeli della parrocchia "S. Maria Goretti" in Frigole e a quelli di Campese, in Bassano del Grappa. A tutti auguro una buona domenica!

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

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Benedetto XVI: solo nel "noi" possiamo ascoltare davvero la Parola
Intervento al termine degli Esercizi Spirituali in Vaticano
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole che Benedetto XVI ha rivolto questo sabato ai presenti nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico Vaticano al termine degli Esercizi Spirituali predicati al Papa e alla Curia Romana dal salesiano don Enrico Dal Covolo.

* * *

Cari Fratelli,

Caro Don Enrico,

A nome di tutti noi qui presenti vorrei di tutto cuore dire grazie a Lei, Don Enrico, per questi esercizi, per il modo appassionato e molto personale col quale ci ha guidato nel cammino verso Cristo, nel cammino di rinnovamento del nostro sacerdozio.

Lei ha scelto come punto di partenza, come sottofondo sempre presente, come punto di arrivo - lo abbiamo visto adesso - la preghiera di Salomone per «un cuore che ascolta». In realtà mi sembra che qui sia riassunta tutta la visione cristiana dell'uomo. L'uomo non è perfetto in sé, l'uomo ha bisogno della relazione, è un essere in relazione. Non è il suo cogito che può cogitare tutta la realtà. Ha bisogno dell'ascolto, dell'ascolto dell'altro, soprattutto dell'Altro con la maiuscola, di Dio. Solo così conosce se stesso, solo così diviene se stesso.

Dal mio posto qui ho sempre visto la Madre del Redentore, la Sedes Sapientiae, il trono vivente della saggezza, con la Sapienza incarnata sul grembo. E come abbiamo visto, san Luca presenta Maria proprio come donna dal cuore in ascolto, che è immersa nella Parola di Dio, che ascolta la Parola, la medita (synballein) la compone e la conserva, la custodisce nel suo cuore. I padri della Chiesa dicono che nel momento della concezione del Verbo eterno nel grembo della Vergine lo Spirito Santo è entrato in Maria tramite l'orecchio. Nell'ascolto ha concepito la Parola eterna, ha dato la sua carne a questa Parola. E così ci dice che cosa è avere un cuore in ascolto.

Maria è qui circondata dai padri e dalle madri della Chiesa, dalla comunione dei santi. E così vediamo e abbiamo capito proprio in questi giorni che non nell'io isolato possiamo realmente ascoltare la Parola: solo nel noi della Chiesa, nel noi della comunione dei santi.

E Lei, caro Don Enrico, ci ha mostrato, ha dato voce a cinque figure esemplari del sacerdozio, cominciando con Ignazio d'Antiochia fino al caro e venerabile Papa Giovanni Paolo II. Così abbiamo realmente di nuovo percepito che cosa vuol dire essere sacerdote, divenire sempre più sacerdoti.

Lei ha anche sottolineato che la consacrazione va verso la missione, è destinata a divenire missione. In questi giorni abbiamo approfondito con l'aiuto di Dio la nostra consacrazione. Così, con nuovo coraggio, vogliamo adesso affrontare la nostra missione. Il Signore ci aiuti. Grazie a Lei per il suo aiuto, Don Enrico.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

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