Le élites contano. Anche nel mondo frammentato dei social network e dell'informazione digitale. E' quanto rivela uno studio su Twitter realizzato da Cornell University e Yahoo! Research, secondo cui la metà dei messaggi pubblicati sul sistema di microblogging è generato da appena ventimila utenti. Che, detti così, non sembrano pochi. Ma in rapporto ai quaranta milioni di user vantati da Twitter nel periodo preso in considerazione dallo studio (oggi sono almeno cinque volte di più), rappresentano appena lo 0,05% della popolazione. La ricerca, intitolata "Who says What to Whom on Twitter" e resa disponibile su research.yahoo.com/pub/3386, scatta una fotografia lunga sette mesi, dal 28 luglio 2009 all'8 marzo 2010. E sottolinea alcune particolarità di un servizio che è entra to prepotentemente nelle mappe dell'informazione e della comunicazione contemporanea, al punto da venire spesso citato tra le cause e gli strumenti che hanno reso possibili le recenti rivolte nei paesi nordafricani (oltre che, un paio d'anni fa, i moti di protesta a Teheran). Secondo i ricercatori di Cornell e Yahoo, l'utenza di Twitter può essere suddivisa in alcune categorie abbastanza definite: le celebrità, i blogger, i media tradizionali, le organizzazioni e le persone comuni. Le prime, come è abbastanza prevedibile, sono quelle che attirano il maggior numero di pubblico (i cosiddetti followers). Lady Gaga, tanto per fare l'esempio più luccicante, oggi può contare su oltre nove milioni di seguaci. Justin Bieber insegue a otto milioni e mezzo. Paris Hilton è ferma intorno ai tre milioni e mezzo. I maggiori alimentatori del servizio non sono però le star. E nemmeno i media tradizionali, che tuttavia stanno rafforzando la loro presenza. La categoria più prolifica è quella dei "blogger": è lì che vengono individuati i ventimila utenti che da soli sono responsabili del 50% dei contenuti pubblicati su Twitter. Una nuova élite di esperti, giornalisti, trendsetter che non possono vantare il seguito delle celebrità, ma che – a colpi di messaggi di 140 caratteri – sono in grado di influenzare le discussioni sul network e di far circolare con maggiore efficacia notizie e informazioni. La ricerca di Yahoo e Cornell si sofferma sui tweet che contengono link, ovvero collegamenti a siti Web esterni, e conferma la natura a due tempi della comunicazione su Twitter. Il messaggio (una notizia, per esempio) non passa più direttamente dalla fonte originale al destinatario finale. Viene filtrato dai nuovi opinion leader di Twitter, che decidono cosa merita di essere diffuso, lo pubblicano sul loro network e attivano così una catena di retweet (repliche) che contribuisce alla circolazione dell'informazione. Secondo la ricerca, i link segnalati dalla nuova élite dei blogger sono quelli che hanno maggiore successo: ottengono più retweet, durano più a lungo nel sistema. Più che un social network come Facebook, Twitter si sviluppa dunque come un mezzo d'informazione ibrido, inedito, che sposa il mito e le possibilità della comunicazione orizzontale con le forme tradizionalmente gerarchiche e verticali del broadcast. Tutti possono partecipare liberamente al gioco, utilizzando gli stessi strumenti (l'account di Lady Gaga è identico a quello della casalinga di Voghera). Solo una minoranza più attiva, dinamica, carismatica, però, è in grado di tracciare le rotte principali, poi seguite e replicate dalla massa degli utenti. In una nuova forma di oligarchia digitale. con lastampa.it
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