L'otto marzo è la festa dedicata alle donne e quest'anno ne ricorre il centenario. Nel 1911 infatti l'Internazionale socialista riunita a Copenhagen ha istituito una Giornata della donna per onorare il movimento per i diritti delle donne e costruire un sostegno per realizzare il suffragio universale.
E come ogni anno si torna a parlare di diritti delle donne, di parità, di difficoltà, argomenti sempre all'ordine del giorno per chi come la donna è costretta a barcamenarsi e a centellinare gli appuntamenti a causa delle innumerevoli responsabilità che ha: famiglia, figli e se le va bene, anche lavoro.
La retorica di questo giorno è molto forte, ma bisogna riconoscere che le donne di oggi non sono messe nelle condizioni di vivere al meglio, senza l'aiuto di parenti o baby sitter che pensino ai loro pargoli, la loro vita. In una società maschilista come la nostra, è giunto il momento di iniziare a mettere le donne nelle condizioni di lavorare, essere mamme e moglie e coltivare i loro hobby come farebbero le loro omologhe in altri paesi europei, di sicuro più pronti dell'Italia a recepire un cambiamento sociale ormai in atto da decenni.
Non si tratta di potere, quello se lo vogliono, sono le donne stesse (faticando ulteriormente) a doverselo guadagnare. Si tratta di mettersi al passo con i tempi. L'Italia per esempio, sono dati forniti dall'ufficio europeo di statistica, è il fanalino di coda in fatto di disoccupazione femminile. Non perchè le donne siano meno intelligenti dell'uomo o meno portate per il lavoro, anzi.
Le donne, se sono mamme è peggio, hanno difficoltà a trovare lavoro, questo si sa.
Il tasso di occupazione delle donne senza figli tra i 25 e i 54 anni in Italia è pari al 63,9% contro il 75,8% della media europea. Gli stati confinanti come Germania e Francia vedono le donne lavorare rispettivamente nell’81,8% per la prima e il 78,7% per la seconda.
Le percentuali crollano se si considera il tasso di occupazione delle mamme: l’Italia è nuovamente al penultimo posto dopo Malta, dove trovano lavoro solo il 59% delle donne con almeno un figlio, destabilizzando la media europea che è del 71,3%. Scende ancora di quasi 5 punti percentuali (54,1%) il tasso di disoccupazione delle mamme con due figli mentre in Europa la media è del 69,2%. Disastrosa la situazione per le donne che hanno tre o più figli: lavora solo il 41,3% di esse, contro una media Ue del 54,7%. Di contro lavora l’87,7% degli uomini padri di tre o più figli.
In questo 8 marzo l’augurio per noi donne è che più paesi prendano esempio dall’unico Comune italiano governato dal 2009 da una giunta composta solo da donne: Sant’Agata Bolognese (Emilia Romagna). Paesino in cui i sogni diventano realtà: gli asili nido sono sempre aperti e le liste d’attesa non esistono.
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