Il filosofo Pier Federico Giuseppe Celestino Mario Martinetti nasce a Pont-Canavese (in provincia di Torino), cittadina della valli francoprovenzali nota per i suoi monasteri, il giorno 21 agosto 1872. Primo di cinque fratelli, il futuro professore nasce dall'avvocato Francesco Martinetti, fervente anticlericale proveniente da una famiglia notarile, e da Rosalia Bertogliatti. Piero studia al liceo di Ivrea poi prosegue gli studi all'Università di Torino, dove consegue la laurea in
Filosofia nel 1893 con una tesi su "Il Sistema Sankhya", pubblicata nel 1897 e vincitrice del Premio Gautieri dell'Accademia delle Scienze di Torino.
Dopo un soggiorno presso l'Università di Lipsia inizia ad insegnare filosofia nei licei di Avellino, Vigevano e Ivrea.
Piero Martinetti pubblica nel 1902 la prima parte, monumentale, di "Introduzione alla metafisica", saggio che gli frutterà le cattedre di filosofia teoretica e morale all'Accademia scientifico-letteraria di Milano, dove rimarrà a lungo dal 1906 al 1931.
Nel 1926 Martinetti è presidente del VI Congresso Nazionale di
Filosofia, evento che però si chiude dopo solo due giorni a causa di agitatori politici fascisti e cattolici, tra cui Padre Agostino Gemelli, fondatore e rettore dell'Università Cattolica.
Alla fine del 1931 Balbino Giuliano, ministro dell'educazione, impone ai professori universitari il Giuramento di fedeltà al Fascismo: Martinetti è uno dei dodici a rifiutare fin dal primo momento. Dal periodo successivo e fino alla morte Martinetti si dedicherà unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di Spineto di Castellamonte. Traduce i suoi classici preferiti (
Kant e
Schopenhauer), dopo "Introduzione alla metafisica" e "La libertà" (1928), ultima la trilogia con "Gesù Cristo e il cristianesimo" (1934).
Per sospetta connivenza con gli attivisti antifascisti di "Giustizia e Libertà", movimento politico fondato a Parigi nel 1929 da un gruppo di esuli antifascisti, Martinetti viene arrestato e detenuto per cinque giorni, dal 15 al 20 maggio 1935.
All'inizio del mese di dicembre del 1937 i suoi scritti "Gesù Cristo e il cristianesimo", "Il Vangelo" e "Ragione e fede" vengono messi all'indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica.
Oltre alle riflessioni religiose di Martinetti, importanti sono quelle sulla natura di cui ci rimane traccia nei saggi "La psiche degli animali" e "Pietà per gli animali": il filosofo in queste opere sostiene che agli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza; secondo il suo pensiero l'etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti fra esseri umani, deve bensì estendersi a ricercare benessere e felicità anche per tutte quelle forme di vita provviste di un cervello (senzienti) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore. Martinetti cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.
Malato, la sua salute nel 1941 peggiora a causa dell'arteriosclerosi: Piero Martinetti muore il 23 marzo 1943 presso l'ospedale di Cuorgnè, dopo aver disposto che nessun prete intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Le sue ceneri riposano nel cimitero di Castellamonte.
Di lui
Norberto Bobbio dirà: "
La saggezza di Martinetti si espresse in queste tre direzioni: nel disprezzo del rumore mondano, nella comunione religiosa colle cose dell'universo, nel silenzioso esercizio della meditazione interiore".
La biblioteca personale, fra le più consistenti e preziose del tempo con i suoi 9000 volumi, viene conferita nel 1955 alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e religiosa" di Torino ed è oggi custodita nel palazzo del Rettorato dell'Università di Torino, presso la Biblioteca della Facoltà di Lettere e
Filosofia.
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