lunedì 15 settembre 2008

Biografia del giorno: Gianmarco Pozzecco

Giorno per giorno i profili di star, miti e personaggi famosi che si sono meritati un posto nella nostra storia oggi: 15/09/08 » B. V.Addolorata
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Gianmarco Pozzecco 15 settembre 1972
Spumeggiando a canestro

Gianmarco Pozzecco
Gianmarco Pozzecco nasce a Gorizia il 15 settembre 1972. Nonostante sia nato a Gorizia e sia cresciuto cestisticamente a Udine, Pozzecco è orgogliosamente triestino anche se finora non ha mai giocato con la squadra della sua città.

Esordisce in prima squadra nel 1991 con la maglia della Pallacanestro Udine in serie B1.
Nel 1993 approda in serie A con Livorno e inizia a mettere in mostra i suoi numeri tutti velocità, estro e genialità. Chiude la stagione con 10 punti in 17 minuti medi di impiego.

L'estate successiva la Pallacanestro Varese si assicura le sue prestazioni. Con la canotta della storica società lombarda Pozzecco gioca fino al 2002 e vive i momenti più belli e vincenti della sua carriera. Con Varese vive il calvario della serie A2 ma una volta tornato tra i grandi emerge come leader in campo attirando su di se le attenzioni di tutto il panorama cestistico nazionale.

Non è tra i giocatori più alti del campionato (180 cm) tuttavia è dotato di una velocità e imprevedibilità non comuni per un playmaker di scuola italiana. Inoltre Gianmarco Pozzecco abbina un gran tiro da tre punti e una straordinaria visione del gioco che gli permette di vincere per sette anni consecutivi la classifica degli assist-men del campionato italiano.

Con Varese vince il Campionato italiano e la Supercoppa nel 1999 oltre a partecipare all'ultimo McDonald's Championship a Parigi.
Di lui si vocifera anche tra i campioni NBA; Tim Duncan dei San Antonio Spurs dichiara: "mi ha impressionato quel piccolo giocatore con i capelli rossi".

L'eccentricità di Pozzecco è contagiosa e contribuisce a far nascere il "personaggio Pozzecco". Tra il 2000 e il 2001 conduce insieme a Samantha De Grenet la trasmissione "Candid Camera Show" su Italia 1, affermandosi ancora una volta per la sua simpatia. Sono numerose le sue apparizioni in TV e la sua popolarità supera anche quella di mostri sacri del basket come Dino Meneghin e Carlton Myers.

Nel 2001 Pozzecco si afferma come miglior marcatore del campionato con 27 punti di media a gara: è il punto più alto della parabola agonistica del "Poz".
Finito il campionato si imbarca per gli Stati Uniti dove cerca di convincere qualche franchigia a dargli una chance nel campionato NBA. Gioca una summer league con i Toronto Raptors ma l'età (29 anni) e il fisico minuto non gli permettono di competere con i possenti giganti americani.

Torna dagli USA con molta amarezza e le motivazioni non sono più le stesse. Nel 2002 dà una svolta alla carriera firmando per la Fortitudo Bologna.
Con la squadra emiliana arriva secondo in Eurolega (Coppa dei Campioni) e in Italia, ma gioca sempre meno. La panchina lo innervosisce e nell'aprile 2005 dopo aver strappato dalle mani dell'allenatore la lavagna degli schemi in una partita, gli viene risolto il contratto.

Ripiega nella seconda divisione spagnola per non perdere il treno che porta agli europei con la nazionale.
Con la maglia azzurra Gianmarco Pozzecco ha sempre avuto un rapporto di amore-odio. L'esordio risale al 1997; nel 1998 fa parte della spedizione che arriva sesta ai mondiali. Il temperamento difficile da gestire porta Pozzecco alla collisione con il CT Tanjevic che lo tiene fuori dalla rosa che vince l'Europeo del 1999.

Torna in nazionale con Carlo Recalcati (suo allenatore ai tempi dello scudetto di Varese) ma prima degli Europei del 2003 è autore di una marachella pozzecchiana. Durante il ritiro a Bormio, di notte, stufo dell'austerità del ritiro, prende senza permesso il pulmino della squadra alla ricerca di svago. E' cacciato dal ritiro ma Recalcati gli dà una seconda possibilità convocandolo per le Olimpiadi di Atene: Pozzecco diventa decisivo nella vittoria dell'argento.
Disputa anche gli Europei del 2005 ed è uno dei pochi che salva la faccia.

A lungo fidanzato con la nota pallavolista Maurizia Cacciatori, nell'estate del 2004, i due all'ultimo momento hanno annullato le programmate nozze.

Nel 2006 Pozzecco si trova a giocare in Russia con il Khimky Mosca, in una sorta di esilio forzato. Il suo carattere difficile da controllare gli ha chiuso le porte di molti club italiani ma sono in molti a sperare che al termine del contratto possa tornare in Italia. E così è: nel 2007 torna in patria. Inizialmente sembra accasarsi alla Virtus Bologna, poi Gianmarco ci ripensa poco prima di firmare: alla fine di luglio 2007 firma un contratto con l'Orlandina Basket, squadra di Capo d'Orlando (Messina).

Lascia il basket professionistico nel maggio del 2008, dando pubblicamente annuncio ad Avellino alla fine della sua ultima gara.

«Mi piace che il pubblico durante una partita sia agonisticamente coinvolto e che fuori dal campo poi ci si possa stringere la mano.»
«Un consiglio a un giovane giocatore di basket? Fai tutto quello che non ho fatto io e vedrai che andrà tutto bene.»
«Varese è il posto dove mi piacerebbe giocare di più se avessi 25 anni, meglio dei Lakers. Gli applausi di Varese mi fanno sempre venire i brividi. Ma giustamente i tifosi vorrebbero il Pozzecco del 1999, dovrei segnare subito trè triple di fila, poi un assist dietro la schiena. Non sono più quel tipo di giocatore. Non voglio sentirmi dare del bollito se due partite vanno male.»
«Per essere un buon tecnico, occorre essere anche un po' figli di mignotta. Bisogna prendere scelte immorali come tenere in panchina un giocatore simpatico e far giocare uno buono che ti sta sulle scatole. L'ideale sarebbe allenare la squadra di quelli messi fuori rosa.»
«Una volta in Russia ho visto in una vetrina un paio di scarpe uscite di produzione con cui mi trovo benone: entro e chiedo quante ne hanno del mio numero, pronto ad acquistarne anche 100 paia, visto che sono introvabili. Torna il tipo e mi dice: ne ho due. Va bene, le prendo. Erano due, una sinistra e una destra. Dico all'interprete: chiedigli se mi sta prendendo per il culo. No, non mi stava prendendo in giro. I russi sono così.»
«Ringrazio tutti quelli che mi hanno insultato in carriera, mi hanno dato la forza di continuare.»
«Voglio ringraziare tutte le persone che in questi trent'anni mi hanno sopportato, hanno cercato di capirmi. Vi chiedo scusa per tutto quello che ho fatto di sbagliato, ma l'ho fatto per amore spasmodico per questo sport.»
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