La comunità africana cittadina ha invitato il connazionale Alain Toussaint, consigliere in comunicazione per l’Europa dell’ex capo di stato Laurent Gbagbo - ora prigioniero dei ribelli - per raccontare la crisi del loro Paese e chiedere la liberazione del leader. Sabato 18 alle 14 un presidio in piazzale della Pace
Alain Toussaint
Si rivolge alla stampa cittadina per parlare all’Italia intera: “Aiutateci a liberare il nostro Presidente: è prigioniero senza colpa”. Alain Toussaint, ivoriano, è consigliere in comunicazione per l’Europa dell’ex capo di stato Laurent Gbagbo, destituito lo scorso 11 aprile da una coalizione militare di Francia e Nazioni Unite che – secondo i suoi sostenitori – avrebbero ordito un colpo di stato con l’appoggio dei ribelli guidati dall’oppositore Alassane Ouattara, ora alla guida del paese.
Dopo l’appello lanciato per il golpe (LEGGI), la comunità ivoriana di Parma e provincia oggi ha invitato il loro connazionale per una conferenza stampa tenutasi nel circolo Pd-Oltretorrente, dove Toussaint ha illustrato la situazione in cui versa la Costa D’Avorio, e si è rivolto alle autorità italiane chiedendo la liberazione di Gbagbo.
Secondo Toussaint anche il nostro paese sarebbe “in parte corresponsabile” di quello che sta succedendo nello stato africano. La responsabilità dell’Italia è che – come membro dell’Unione Europea – avrebbe innanzitutto sostenuto il colpo di Stato che ha messo al potere il rivale storico di Gbagbo, Alassane Ouattara, oltre ad aver preso parte ai decreti della Ue che hanno autorizzato l’embargo dei medicinali e dure sanzioni economiche – come la chiusura per mesi delle banche nazionali – che hanno messo in ginocchio la società ivoriana.
“Niente giustifica la cattura di Laurent Gbagbo, di sua moglie Simone e del figlio Michel – sostiene il portavoce africano – perché il nostro, al momento, è uno stato senza diritto dove il contenzioso elettorale tra i due leader non è ancora stato risolto, anche se Ouattara ha dichiarato di aver vinto le elezioni regolarmente”.
Toussaint arriva a Parma dopo aver viaggiato in Canada e Stati Uniti, presentando lo stesso appello a senatori e membri del Congresso. Da mesi è in giro per il mondo per sensibilizzare gli stati occidentali su quello che sta succedendo in Costa d’Avorio dopo il colpo di Stato. “Immagini che le televisioni e i giornali occidentali non trasmettono – dice – di un paese dove è in corso un’epurazione politica ed etnica messa in atto dai mercenari reclutati da Ouattara che razziano, rubano, uccidono e radono al suolo i villaggi del paese”.
Un numero di morti – tra civili e sostenitori politici dell’ex presidente Gbagbo – che supererebbe già le diverse decine di migliaia. “Non possiamo fare un bilancio definitivo – continua Toussaint – ma continuiamo a ricevere messaggi di distruzione e morte dagli abitanti del paese”. Tra le tante segnalazioni, quella di Dider Drogba, il calciatore ivoriano del Chelsea: anche il suo villaggio è stato bruciato.
DURO J’ACCUSE - Toussaint attribuisce alla Francia, paese dove attualmente vive, la maggiore responsabilità nella crisi ivoriana: “È il vero motore della guerra in Costa d’Avorio – sostiene – che ha messo in atto esclusivamente per interessi politici ed economici”. Il fine sarebbe quello di garantirsi il monopolio delle risorse del paese, che negli ultimi tempi si stava aprendo verso altre potenze emergenti come Cina, Russia, Brasile e Sudafrica.
Dure parole anche per l’Onu, “corresponsabile di tutti i crimini commessi in Costa d’Avorio”, e il suo Consiglio di sicurezza, che “si è lasciato strumentalizzare dalla potenza europea per attuare il colpo di stato”. Per questo gli ivoriani di Parma considerano Alassane Ouattara “una marionetta” che “dirà sempre sì alla Francia senza mai opporsi”.
Proprio a Parigi, il prossimo 2 luglio, i sostenitori di Laurent Gbagbo organizzano una manifestazione internazionale per chiedere direttamente al presidente francese Nicolas Sarkozy di liberare il loro leader, che a tutti gli effetti sarebbe “prigioniero francese sul suolo ivoriano”. Perché tutto in Costa D’Avorio, nelle parole del suo consigliere per l’Europa, ora appartiene alla potenza europea, “anche la pioggia che cade”.
di ALESSANDRO TRENTADUE | Repubblica.it
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