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Le proposte dei ministri Gelmini e Tremonti su come affrontare i problemi della scuola italiana oscillano tra il passatismo e l'irrilevanza. Una riforma seria dovrebbe partire dagli incentivi di docenti e dirigenti scolastici, informare le famiglie sulla qualità dell'istruzione, tagliare i plessi inefficienti e utilizzare queste risorse per investimenti nell'edilizia scolastica e nei materiali didattici. Se la scuola deve rinnovarsi, anche l'università ha bisogno di migliorare il suo contenuto formativo e diventare più selettiva in ingresso. Che cosa c'è dietro le brusche oscillazioni del prezzo del petrolio? Spostamenti della domanda e offerta mondiale oppure manovre speculative? Per organizzare correttamente lo smaltimento dei rifiuti bisogna applicare tariffe che perseguano almeno due obiettivi: uno di finanza pubblica e uno ambientale. Ma in Italia non funziona così. Vediamo perché. Si apre martedì 2 settembre ad Accra la terza Conferenza internazionale sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo. Si discuteranno i piani dei paesi donatori per riformare la gestione degli interventi, divenuta sempre più complessa. Non ci sarà, però un piano italiano. Un'altra occasione sprecata.
Grazie a un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sulla crisi di identità della scuola italiana e a un dibattito apertosi sulle colonne del Corriere della Sera, sappiamo finalmente quali siano i piani del governo sulla scuola italiana. Non che siano particolarmente promettenti. Oscillano tra passatismo e irrilevanza. Speriamo in qualche ripensamento. Senza dimenticare che una società che risparmia sull'investimento nella scuola è una società che sta rinunciando al suo futuro.
In quarant'anni il rapporto tra laureati e coetanei è passato in Italia dal 5,7 al 40,6 per cento. Aumentato in assoluto e ancor più in rapporto alle coorti di popolazione di pari età il numero di coloro che conseguono la maturità. Mentre la quota di maturi che si iscrive all'università non cambia molto nel tempo. La quota di matricole che consegue la laurea si avvicina oggi al 73 per cento. Un ruolo fondamentale l'hanno avuto le evoluzioni dell'offerta universitaria. E sistemi di finanziamento legati al numero di iscritti e laureati. Ora è tempo di pensare alla qualità.
La speculazione non c'entra, almeno non come la si intende nell'immaginario collettivo. Ma non è neanche corretto dire che tutto dipende dal gioco della domanda e dell'offerta. Il fatto è che il petrolio è una risorsa esauribile. E il suo prezzo rimarrà elevato e variabile fino a quando i produttori continueranno ad aspettarsi che le sue quotazioni possano solo salire. Per esempio, perché si stima che la domanda cinese di greggio aumenterà molto in futuro, tanto da giustificare un prezzo intorno ai 250 dollari. Il ruolo dei tassi di interesse.
Dopo la Tarsu è arrivata la Tia, mai veramente applicata. Ora è il turno di una nuova tariffa, prevista dal Codice dell'ambiente. Dovrebbe perseguire almeno due obiettivi: coprire i costi complessivi del servizio e incentivare la raccolta differenziata. Il passaggio a una forma di tassazione commisurata alla quantità di rifiuti prodotta o al reale costo sociale dello smaltimento è un primo passo per una soluzione di lungo periodo del problema. Dopo aver definito il quadro generale, si può lasciare ai comuni un margine di manovra nella definizione della tariffa.
Alla prossima Conferenza internazionale sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo si discuteranno i piani elaborati dai paesi donatori per riformare la gestione degli interventi, divenuta negli ultimi anni sempre più complessa. Non ci sarà però un piano italiano. Non abbiamo approfittato di quest'occasione per avviare una riflessione su un sistema di aiuti a progetto, spesso lontano dalle reali priorità del paese partner e condizionato all'acquisto di beni e servizi provenienti dall'Italia. E quasi mai coordinato con quelli di altri stati dell'Unione Europea.
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