Gli scienziati Usa: la fase dell'innamoramento utile per alleviare il dolore
Lo descriveva bene il Virgilio delle Bucoliche: omnia vincit amor, l'amore vince su ogni cosa e chiunque, prima o poi, cede ad esso.
Alla visione latina dell' amore come forza propulsiva che sottende alle cose, si aggiunge oggi lo studio dei ricercatori americani della Stanford University, secondo cui il sentimento permette di superare persino il dolore fisico. Intensi e appassionati afflati amorosi infatti regalano un sorprendente effetto antidolorifico, paragonabile a quello dei farmaci ad hoc, ma anche a quello di sostanze stupefacenti come la cocaina. Da usarsi però esclusivamente nel pieno turbinio dell'innamoramento.
«Quando le persone sono in questa fase di amore appassionato, che tutto brucia, sperimentano significative alterazioni dell'umore che influenzano la loro esperienza del dolore», spiega con parole ispirate Sean Mackey, docente di anestesia e autore anziano dello studio pubblicato su Plos One. «Stiamo iniziando a studiare alcuni di questi sistemi della ricompensa attivi nel nostro cervello che coinvolgono la dopamina, un neurotrasmettitore primario, che influenza l'umore e la motivazione delle persone».
Nonostante i risultati ottenuti, gli scienziati non sono ancora in grado di dire ai malati di dolore cronico di tralasciare i farmaci analgesici per rimpiazzarli con appassionate relazioni amorose. Piuttosto, la loro speranza è quella di comprendere meglio questo tipo di rete neurale e la catena di reazioni innescate dalla passione d'amore, per arrivare a mettere a punto nuovi antidolorifici, sempre più mirati. Magari senza effetti collaterali. «Le aree del cervello attivate da un amore intenso sono le stesse dei farmaci per ridurre il dolore - interviene Arthur Aron, psicologo della State University di New York che studia l'amore e i suoi effetti da oltre 30 anni ed è fra gli autori della ricerca - Quando pensiamo all'amato, c'è un'intensa attivazione nell'area della ricompensa, la stessa che si accende quando assumiamo cocaina, o vinciamo molti soldi».
L'idea di analizzare amore e dolore venne a Mackey ed Aron alcuni anni fa. Entrambi erano intervenuti ad una conferenza, illustrando ognuno il proprio tema: così si sono resi conto che, al centro dei loro studi su amore e dolore c'erano gli stessi circuiti cerebrali. «Ci siamo meravigliati», ricorda ora Mackey, che iniziò così a indagare insieme al collega sull'inatteso legame, decidendo di arruolare come cavie studenti «nella prima fase di un amore intenso». Dopo aver riempito l'ateneo di poster, in poche ore i ricercatori hanno visto bussare alla porta del loro laboratorio una serie di coppie innamorate, che si frequantavano da nove mesi. «Quando sei innamorato vuoi dirlo a tutti», nota con un sorriso Mackey. «Ci siamo concentrati proprio su questa fase perchè - spiega - volevamo soggetti che si sentissero euforici, energici, ossessivamente concentrati sull'amato, in crisi d'astinenza quanto questi era assente».
Risultato, «quando l'amore viene descritto così, ricorda una sorta di dipendenza», evidenziano gli scienziati. Dopo aver esaminato 15 studenti pazzi d'amore, sottoposti a prove speciali e monitorati con risonanza magnetica e rilevatori termici, il team ha avuto la prova dell'effetto analgesico dell'amore. Un effetto più potente rispetto a quello assicurato dalle distrazioni (utili a ridurre la sofferenza, ma a livelli molto più bassi). «Nei test di distrazione, oltretutto, i circuiti cerebrali che portano ad alleviare il dolore sono principalmente quelli cognitivi, mentre l'analgesia indotta dall'amore è associata ai centri della ricompensa e coinvolge una struttura del cervello molto più profonda e primitiva», agendo in modo simile «agli oppioidi». Uno dei punti chiave dell'analgesia da amore è il nucleus accumbens, un centro chiave anche nell'azione di oppiodi, cocaina e altre sostanze. «Insomma, l'amore funziona come i farmaci anti-dolorifici - conclude Aron - e le persone innamorate provano un'intensa sensazione di ricompensa, senza effetti collaterali».
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