Premesso che chiunque usi la violenza contro civili indifesi debba essere fermato, purtroppo questa non è la realtà libica. Analizzando le informazioni che arrivano dalla Libia si decanta più la propaganda anti-governo che le grosse TV internazionali mandano in onda che informazioni accurate circa lo sviluppo della situazione politico-militare in quel paese. Una prima vittima di questo conflitto è la verità, ed insieme a questa è il giornalismo di guerra. A me pare che la maggiore parte dei giornalisti li presenti si ostini a non raccontare la verità. Se osservate ogni volta che c’è un collegamento noterete che stanno molto bene: puliti, rilassati e chi più ne ha più ne metta.
Cominciamo dall’inizio.
Giornali e catene televisive hanno parlato di migliaia di persone uccise durante le prime manifestazioni e durante i combattimenti di questi giorni, ma per ironia della manipolazione nessuna immagine per documentare tali affermazioni; hanno parlato di intensi bombardamenti contro le città controllate dai ribelli e spari contro i civili, anche qui nessuna immagine; abbiamo sentito della presenza di migliaia di mercenari, ma anche qui soltanto un filmato eseguito da un ribelle circa la cattura di un presunto mercenario, insomma: ma cosa sta succedendo in Libia?
Abbiamo visto che le manifestazioni sono passate da libere dimostrazioni pacifiche contro il regime di Gheddafi ad un tentativo di colpo di stato. A differenza dell’Egitto e della Tunisia, al terzo giorno di manifestazione i manifestanti erano già armati e non si contenevano, passarono subito all’attacco bruciando tutto quanto appartenesse al Governo. Si dimenticarono che caso prendessero il potere avrebbero bisogno di quelle strutture per potere gestire la popolazione senza dovere aspettare gli aiuti Occidentali.
Non bisogna essere un politologo per capire coloro che tentarono di prendere il potere con la forza dovrebbero essere considerati dei fuori legge: invece alcuni paese li hanno subito riconosciuti come i veri rappresentanti di un paese che non hanno nemmeno il controllo. Che dire?
Non trovo il senso dell’intervento anglo-francese in questo momento. Perdonatemi, non vedo altro che grossi interessi interessi oligarchici sotto ogni movimento e/o decisioni. Petrolio, basi militari, opportunismo. Guerre e morti ci sono in tanti paesi africani, cfr. Congo e Sudan, ma l’ONU non è riuscita a fare niente in tutto questo tempo, guarda caso per la Libia le cose si sono sbloccate in due giorni.
Pur di intervenire, perché bisogna chiudere il cerchio, si interverrà anche contro le truppe di Gheddafi ferme a terra (mi auguro osservando il cessar fuoco imposto dall’ONU). Questo intervento aprirà però la possibilità della prosecuzione della guerra, visto che nel frattempo staranno già riarmando i ribelli. Ricordatevi, se si riprenderanno i combattimenti è perché l’Occidente lo vuole, lo vuole perché il petrolio di Bengasi è insufficiente. Ma questa possibilità aprirà nel paese una vera e propria guerra civile con conseguenze e risultati completamente imprevisibili. C’è anche il rischio di una “somalizzazione” del conflitto. La Somalia è tuttora uno Stato non Stato, e gran parte delle colpe ricadono all’Occidente.
Il petrolio libico è uno dei migliori al mondo: tutti vogliono controllarlo. Nell’attuale situazione, le oligarchie che premono sui governi ad agire contro Gheddafi si accontenteranno anche della divisione del paese. Si faranno due paesi: la Libia di Ghedaffi e Bengasi – uno stattarello controllato da poteri forti dell’Occidente…
Kingamba Mwenho
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