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Martedì 02/09/08
NEWSLETTER - 2 settembre 2008

A confronto il progetto Air France - Klm approvato dal Consiglio di amministrazione di Alitalia nel marzo scorso e il piano Fenice, di questi giorni, per il "salvataggio" di Alitalia.  Il paragone è impietoso nei confronti del secondo. Gli imprenditori della cordata hanno imposto condizioni che scaricano sui contribuenti tutti i costi (e i rischi) dell'operazione. E il Governo ha cambiato leggi dello Stato (legge Marzano e ammortizzatori sociali) sospendendo la normativa antitrust per venire loro incontro. E' un precedente gravissimo. Il fondo dei depositi dormienti - istituito per le vittime dei grandi crash finanziari e già destinato a finanziare la social card - verrà utilizzato per indennizzare i possessori di obbligazioni e azioni della compagnia aerea.
Il Governo ha annunciato il taglio di quasi il 20 per cento il Fondo di finanziamento ordinario delle università. Questo ha scatenato una rincorsa alla spesa con quasi 1800 concorsi (per due idonei, dunque più di 3500 assunzioni, il 10 per cento del corpo docente) banditi tra aprile e giugno. Per ridurre le spese del personale, meglio fare meno annunci e incentivare una migliore qualità dell'insegnamento e della ricerca, bene legare le retribuzioni dei docenti a diverse misure di produttività, come quelle elaborate dal Civr.
Confrontando l'efficienza dei tribunali - in base a spese e durata dei procedimenti civili - si scopre che, a parità di spesa, si potrebbe ridurre del 30 per cento la durata dei processi. Eppure, tutte le riforme della giustizia proposte finora riguardano più il penale che il civile. Perché questo strabismo?

300 parole: Altri chiarimenti su Alitalia, di Carlo Scarpa

Notizie dal sito
  • Presentato come una scommessa vinta per il paese, il Piano Fenice sembra invece un vistoso passo indietro rispetto alla proposta Air France-Klm, fatta naufragare in marzo. La nuova Alitalia sarà un vettore incentrato sul mercato italiano, con un sostanziale monopolio sulla rotta Milano-Roma per la fusione delle attività con Airone. In più, l'intera operazione è caratterizzata da un bassissimo grado di trasparenza. Ma a suscitare preoccupazione è soprattutto il modo in cui i media hanno affrontato la questione.

     
  • Il mercato ha le sue leggi, una delle quali dice che un'impresa che spende più di quello che incassa prima o poi ne esce per liquidazione volontaria o per fallimento. Il mercato aveva già decretato la morte di Alitalia, in perdita da anni, in marzo. I sindacati hanno confidato nell'aiuto della politica e hanno avuto ragione, perché governo e il Parlamento hanno dato alla compagnia altro denaro da bruciare. Si è trattato, però, di una vittoria di Pirro. Dopo soli quattro mesi, i soldi sono finiti e siamo giunti al capolinea. Ora quali scenari si aprono con il decreto Alitalia?

     
  • Il decreto legge prevede che i piccoli azionisti e obbligazionisti di Alitalia vengano rimborsati con le risorse del fondo dei depositi dormienti. Le modalità operative sono, però, incerte. Come trovare un criterio discriminante per modulare la protezione soltanto in base alla dimensione? E poi azionisti e obbligazionisti non sono in alcun modo soggetti assimilabili. In ogni caso, si corre il rischio di ingenerare una guerra tra poveri con tutti gli altri risparmiatori ai quali quelle risorse erano state originariamente destinate.

     
  • La manovra economica del governo ha ridotto il Fondo di finanziamento ordinario delle università del 19,7 per cento in cinque anni. Le strategie che gli atenei potranno adottare per sopperire alla diminuzione delle risorse avranno ripercussioni sull'accesso agli studi universitari e sulla ricerca. Se l'obiettivo era limitare la spesa per il personale, si poteva intervenire solo sulle sedi che ne hanno in eccesso. Nel frattempo, l'annuncio dei tagli ha provocato una vera e propria corsa alla spesa.

     
  • E' possibile confrontare l'efficienza dei vari tribunali? Sì, basandosi su due fattori: le spese e la durata dei procedimenti civili. Con risultati a volte sorprendenti: non è sempre vero che chi spende di più ha una giustizia più rapida. Ma in media, a parità di spesa, si potrebbe ridurre del 30 per cento la durata dei processi. Eppure, tutte le riforme della giustizia proposte finora riguardano più il penale che il civile. E nessuna affronta i problemi che interessano davvero i cittadini che usufruiscono del servizio giustizia.

     

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