Parla una vittima del decreto Brunetta
Gli è stato negato il diritto al partime: "…così non si colpiscono i fannulloni, si colpiscono i nostri diritti e ci discriminano".
Cremona. Il decreto Brunetta (o meglio la cattiva interpretazione delle direttive del Ministro), inizia a mietere le prime vittime. Ad un dipendente della Pubblica Istruzione L.P. che aveva chiesto la trasformazione delrapporto di lavoro in partime, gli viene di fatto negata la possibilità. Proviamo a riassumere la triste vicenda: a marzo un educatore del convitto di Pandino (Cr) chiede, attraversola sua scuola, la trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. La formula richiesta è quella "per determinati periodi dell'anno"che prevede di lavorare sei mesi continuativi e rimanere a casa per altrettanti mesi. Il Centro Servizi Amministrativi di Cremona pubblica ad inizio luglio gli elenchi dei dipendenti su scala provinciale a cui è concessa la trasformazione del contratto e l'educatore discriminato risulta presente negli elenchi. Alla fine del mese di settembre, però, il preside del convitto di Pandino prof. Carmine Filareto ci ripensa e propone all'educatore di firmare un contratto che prevede di farlo lavorare nei mesi di ottobre e novembre, poi febbraio, marzo, aprile e maggio, saltando il mese di dicembre. In sostanza - stando a quanto riferito - nei mesi in cui c'è meno presenza di alunni, come le vacanze di Natale, di Pasqua e quelle estive l'educatore viene tenuto a casa col partime e così si risparmia sul supplente.
L'educatore, a questo punto, fa presente per iscritto al dirigente scolastico che le modifiche alla richiesta di partime andava fatta per tempo, entro il termine stabilito dalle leggi e che comunque nel contratto da firmare c'era un errore grossolano in quanto si prevedeva di lasciarlo a casa il mese di settembre, mese in cui l'educatore stava prestando regolare servizio. Così propone di concordare un nuovo contratto che preveda di farlo lavorare per tutto il primo quadrimestre e di liberarlo il restante periodo dell'anno, ma il dirigente scolastico non vuole sentire ragioni: "… ha negato perfino di incontrarmi - dice indignato l'educatore che continua: " Secondo me le uniche parole che ha in mente sono risparmiare, tagliare'. Ma quello che piu' mi da' fastidio, e' che mi sento discriminato. Proprio in provincia di Cremona, infatti, e' stata concessa una forma di partime ad un'insegnante della scuola materna simile a quella che ho chiesto io. Forse per qualcuno "napoletano" fa rima con "fannullone"? Ma non è così! La mia richiesta e' legittima, il periodo in cui non sono in servizio non vengo pagato. Col partime tutto si dimezza: le ferie, la paga… tutto. Il preside potrebbe giustificare la mancata concessione del partime cosi' come l'ho chiesta, appellandosi a presunte esigenze didattico educative: esigenze di progettazione, programmazione; che comunque avrebbe dovuto additare nei tempi previsti dalla legge. "E poi - continua - la continuita' didattica che fine fa? Mi chiedo e vi chiedo: è piu' conveniente per gli alunni avere due educatori che si danno la staffetta un mese uno, due mesi l'altro. o avere due educatori per due diversi periodi dell'anno (quadrimestri), in modo continuativo? L'unica spiegazione plausibile a questa situazione e' che si e' voluta sfruttare la mia richiesta di partime per strutturala in modo da risparmiare sul supplente, alla faccia dell'azione educativa e a discapito degli stessi allievi ai quali, in questo modo, verrebbe offerto un servizio educativo scadente". Il povero educatore ha voluto rendere pubblica la sua vicenda con una lettera aperta agli organi di informazione e alle organizzazioni sindacali.
http://www.caserta24ore.it/07102008/scuola-discriminazione-in-provincia-di-cremona-ai-danni-di-uno-statale-del-mezzogiorno.php
Gli è stato negato il diritto al partime: "…così non si colpiscono i fannulloni, si colpiscono i nostri diritti e ci discriminano".
Cremona. Il decreto Brunetta (o meglio la cattiva interpretazione delle direttive del Ministro), inizia a mietere le prime vittime. Ad un dipendente della Pubblica Istruzione L.P. che aveva chiesto la trasformazione delrapporto di lavoro in partime, gli viene di fatto negata la possibilità. Proviamo a riassumere la triste vicenda: a marzo un educatore del convitto di Pandino (Cr) chiede, attraversola sua scuola, la trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. La formula richiesta è quella "per determinati periodi dell'anno"che prevede di lavorare sei mesi continuativi e rimanere a casa per altrettanti mesi. Il Centro Servizi Amministrativi di Cremona pubblica ad inizio luglio gli elenchi dei dipendenti su scala provinciale a cui è concessa la trasformazione del contratto e l'educatore discriminato risulta presente negli elenchi. Alla fine del mese di settembre, però, il preside del convitto di Pandino prof. Carmine Filareto ci ripensa e propone all'educatore di firmare un contratto che prevede di farlo lavorare nei mesi di ottobre e novembre, poi febbraio, marzo, aprile e maggio, saltando il mese di dicembre. In sostanza - stando a quanto riferito - nei mesi in cui c'è meno presenza di alunni, come le vacanze di Natale, di Pasqua e quelle estive l'educatore viene tenuto a casa col partime e così si risparmia sul supplente.
L'educatore, a questo punto, fa presente per iscritto al dirigente scolastico che le modifiche alla richiesta di partime andava fatta per tempo, entro il termine stabilito dalle leggi e che comunque nel contratto da firmare c'era un errore grossolano in quanto si prevedeva di lasciarlo a casa il mese di settembre, mese in cui l'educatore stava prestando regolare servizio. Così propone di concordare un nuovo contratto che preveda di farlo lavorare per tutto il primo quadrimestre e di liberarlo il restante periodo dell'anno, ma il dirigente scolastico non vuole sentire ragioni: "… ha negato perfino di incontrarmi - dice indignato l'educatore che continua: " Secondo me le uniche parole che ha in mente sono risparmiare, tagliare'. Ma quello che piu' mi da' fastidio, e' che mi sento discriminato. Proprio in provincia di Cremona, infatti, e' stata concessa una forma di partime ad un'insegnante della scuola materna simile a quella che ho chiesto io. Forse per qualcuno "napoletano" fa rima con "fannullone"? Ma non è così! La mia richiesta e' legittima, il periodo in cui non sono in servizio non vengo pagato. Col partime tutto si dimezza: le ferie, la paga… tutto. Il preside potrebbe giustificare la mancata concessione del partime cosi' come l'ho chiesta, appellandosi a presunte esigenze didattico educative: esigenze di progettazione, programmazione; che comunque avrebbe dovuto additare nei tempi previsti dalla legge. "E poi - continua - la continuita' didattica che fine fa? Mi chiedo e vi chiedo: è piu' conveniente per gli alunni avere due educatori che si danno la staffetta un mese uno, due mesi l'altro. o avere due educatori per due diversi periodi dell'anno (quadrimestri), in modo continuativo? L'unica spiegazione plausibile a questa situazione e' che si e' voluta sfruttare la mia richiesta di partime per strutturala in modo da risparmiare sul supplente, alla faccia dell'azione educativa e a discapito degli stessi allievi ai quali, in questo modo, verrebbe offerto un servizio educativo scadente". Il povero educatore ha voluto rendere pubblica la sua vicenda con una lettera aperta agli organi di informazione e alle organizzazioni sindacali.
http://www.caserta24ore.it/07102008/scuola-discriminazione-in-provincia-di-cremona-ai-danni-di-uno-statale-del-mezzogiorno.php
Nessun commento:
Posta un commento