Reagisce la base del Pd, i giovani gridano:
"Basta lotte di potere, uccidete la speranza"
Il Partito Democratico è un progetto che non ha eguali nella storia della Democrazia, ma in Sardegna non è riuscito a realizzare i suoi principali obiettivi: la fusione delle forze riformiste del centrosinistra e l'allargamento della partecipazione attiva dei cittadini alla politica.
Come se non bastasse, i militanti dei DS, della Margherita e di Progetto Sardegna sono stati in maggioranza allontanati dai luoghi di elaborazione e di discussione politica e dagli ambiti decisionali più importanti.
Il risultato è un Partito che non prova neanche a nascondere il verticismo di cui si connota.
Ora la crisi è acutizzata da questa situazione di spaccatura che rende purtroppo non credibile la proposta politica del PD e conseguentemente rende concreta la possibilità di perdere la competizione per le elezioni regionali del 2009.
Si rischia di svalutare quanto di buono è stato fatto in questa legislatura, evidenziando unicamente la conflittualità e l'incapacità di stare insieme.
Una situazione già vissuta dal centrosinistra italiano in occasione delle ultime elezioni politiche, che ha ottenuto come unico risultato quello di consentire alla Destra e a Silvio Berlusconi di ritornare al potere.
È necessario interrompere questa divisione e rimettere al centro la politica, con la discussione dei reali interessi della Sardegna.
Solo attraverso una rinnovata capacità di ascolto e di dialogo, le forze che compongono il Partito Democratico sardo potranno riconquistare la fiducia dei simpatizzanti, degli elettori e dei 110.000 partecipanti alle primarie del 14 ottobre scorso, che guardano con sgomento e fastidio gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Il PD, nato per riavvicinare la politica ai cittadini, nei fatti sta allontanando anche quelli che credono ancora che l'impegno politico possa essere utile a rendere la società più giusta, ad abbattere le differenze economiche, a rendere giustizia ai meriti, a far sì che la politica sia un luogo di concretezza e di soluzione dei problemi.
Da parte nostra, che pure viviamo con terribile imbarazzo i giorni presenti, ci impegneremo con forza per impedire che il Partito Democratico si riduca in rovine. Questo partito è nato con e dalla generosità di gruppi dirigenti che hanno sciolto i propri partiti per crearne uno più grande.
Non consentiremo che questa ricchezza di democrazia e passione politica sia impoverita da lotte di potere.
Ci auguriamo che siano ristabilite le più elementari regole democratiche in modo da riaprire il dibattito politico dentro il partito.
Lettera firmata da (Efisio Demuru, Mauro Sanna, Nicola Comerci, Isabella Murtas, Romina Mura, Thomas Castangia, Stefania Frigau, Nicola Montaldo, Giambattista Aisoni, Antonio Orecchioni, Emiliano Melis, Antonio Zidda, Vittorio Masu, Angela Corda, Matteo Abeltino, Veronica Sanna, Fabio Pinna, Giovanni Inzaina.)
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