| Un cittadino esercita un suo diritto costituzionale: riprendere e diffondere i contenuti di un consiglio comunale pubblico. Quello di Desio. Viene cacciato, portato in caserma dalla Polizia, in seguito convocato dai Carabinieri e minacciato di querela da due consiglieri in caso di pubblicazione sul web del filmato. Questi sono completamente impazziti. Putin gli fa un baffo. Le sedute PARLAMENTARI vengono trasmesse in diretta e i CONSIGLIERI comunali NON vogliono essere ripresi? Ai nostri dipendenti il potere sta dando alla testa. Sono i colpi di sole della democrazia. Il blog pubblicherà il video appena Giacomo lo invierà e mette a sua disposizione i suoi legali in caso di querela. Essere querelati per la democrazia è un onore! ... [continua]
| | di Nando Meliconi (in arte "l'americano"), roma (Voti: 19) leggi il post Se tutti i giornalisti parlassero,Travaglio non sarebbe un fenomeno, ma un buon giornalista. Se i politici fossero onesti,Grillo sarebbe un ottimo comico con Ferrari,barca lussuosa e villa in Sardegna. Se i politici fossero onesti,forse Travaglio parlerebbe d'altro e Grillo si godrebbe quello che guadagna. Se i politici fossero onesti,questo blog non esisterebbe o forse si perchè è bello anche parlare di cose belle. Siccome i politici non sono onesti, a noi ci rode il culo,Grillo è avvelenato perchè non può fare come caxxo gli pare con i propri soldi e Travaglio scrive a raffica guadagnado bene parlado di malapolitica. La barca è la stessa,il mare pure,o prediamo questa scialuppa e cerchiamo di navigare o buttiamoci tutti a mare. Arrivederci egrazie. Nando da Roma | | di R. I. Il 22 agosto un gruppo di cittadini passeggia in bicicletta per l'isola. Il traffico, solitamente caotico e a intervalli brevi bloccato per vari motivi, subisce un rallentamento. Ad alcuni ciclisti a distanza di quindici giorni viene notificato un reato con relativa sanzione. Recita testualmente l'articolo oggetto della sanzione: "Chiunque al fine di impedire od ostacolare la libera circolazione, depone od abbandona congegni o altri oggetti di qualsiasi specie in una strada ordinaria o comunque ostruisce o ingombra una strada ordinaria o ferrata, è punito se il fatto è commesso da più persone, anche non riunite, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di euro 2500 a euro 10000." Dunque il reato contestato nulla ha a che fare con il codice della strada, è il reato di blocco stradale o ferroviario e prima della sua depenalizzazione prevedeva una pena detentiva da 1 anno a sei anni. Andare in bicicletta o a piedi su quest'isola è azione criminale, ci si salva dalla galera solo perché nel 1999 il reato è stato depenalizzato. Ma intanto sull'isola di Procida nell'anno di grazia 2008 si evoca addirittura il 1948, anno di acutissimi conflitti politici e sociali, per trasformare tranquilli ciclisti in sovversivi pronti a mutare le loro bici in pericolosi oggetti contundenti o a farne materiale per barricate incendiarie ostative il sereno traffico procidano. Procida è un isola di 4 km quadrati scarsi. L'asse principale lungo circa quattro km è percorribile a piedi in 30-40 minuti, in bicicletta quindici minuti al massimo, in macchina in tempi uguali se aggiungiamo la ricerca del parcheggio. 11000 abitanti, 4000 famiglie, una macchina e due motorini mediamente per famiglia fanno quattromila macchine-ottomila motorini a cui aggiungere furgoncini, furgoni, camion, mezzi da trasporto merci varie in perenne movimento. Non tutte insieme, ci mancherebbe, ma ne basta un terzo per intasare, ostacolare, rallentare, bloccare la circolazione. Rallentamento che avviene anche perché da qualche parte questi veicoli devono parcheggiare e la maggior parte di essi occupano abusivamente le pubbliche vie, che sono strettissime e senza marciapiedi salvo rare eccezioni. Da questo contesto consegue un traffico quotidiano inquinante, rumoroso, pericoloso (il pedone o il ciclista sono aspiranti suicidi) caotico, dove nessuna regola del codice della strada viene rispettata, ne fatta rispettare. Dove la mobilità è un insensato spostamento tra due punti in funzione, non dell'utilità o della necessità (come potrebbe essere l'andare da Napoli a Milano), ma della velocità e della vertigine nevrotica e paranoica del movimento fine a sé stesso. Ecco perché a questi ciclisti-terroristi sembrava necessario sensibilizzare i propri concittadini e le proprie autorità municipali a ripristinare un ambiente degno di essere umani chiamati a vivere in un piccolo angolo di paradiso. Ed invece la risposta delle autorità è stato di tutt'altro segno: no alle bici, largo alle auto. Succede a Procida, Italia. | | | | |
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