Andrà in onda in due puntate, il 19 e il 26 settembre, in prima serata su RAITRE.
Un'occasione da non perdere se consideriamo che l'informazione, nelle reti di Stato, è accessibile solo a tarda notte.
Di seguito riportiamo il comunicato stampa della Rai che tutti quanti siete invitati a diffondere.
Grazie,
Giacomo Alessandroni
Segretario di PeaceLink
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"KOSOVO NOVE ANNI DOPO"
venerdì 19 settembre 2008, Raitre alle 21,05
Un anno di lavoro tra preparazione, sopralluoghi, riprese e montaggio, cinque paesi attraversati – Kosovo, Macedonia, Serbia, Turchia e Afghanistan – e 3 ore di reportage che andranno in onda il 19 e il 26 settembre in prima serata su Raitre.
Riccardo Iacona ricostruisce minuziosamente la terribile pulizia etnica di cui sono stati vittime i kosovari di etnia serba. Dal 1999, da quando la NATO ha vinto la guerra contro la Serbia e insieme alle Nazioni Unite ha preso il controllo del Kosovo, 250.000 serbi sono stati cacciati dal Kosovo solo per ragioni di odio etnico, solo perché serbi. Le loro case sono state bruciate, le loro terre sono state devastate, le loro chiese sono state distrutte, anche le più antiche e preziose, quelle del 1300, i loro cimiteri sono stati profanati a colpi di pala e di piccone, interi quartieri sono stati messi a fuoco solo per impedire ai serbi che vivevano lì da centinaia di anni di poterci ritornare. Nonostante la presenza della Nato gruppi armati di kosovari di etnia albanese hanno messo in atto una delle più sistematiche e feroci pulizie etniche che l'Europa ha vissuto dopo la seconda guerra mondiale, distruggendo così l'idea stessa di un paese multietnico che pure era stat
a all'origine della campagna militare della NATO contro la Serbia. Ma c'è di più: in questi nove anni il Kosovo è diventato la porta principale di ingresso della droga nel nostro Paese e in tutta Europa; e, sempre nonostante la presenza della Nato e delle Nazioni Unite il Kosovo si è trasformato in una piccola Colombia, un Narcostato nel cuore dell'Europa. I numeri sono impressionanti: l'80 per cento di tutta la droga prodotta in Afghanistan per entrare in Europa passa dalle valli e dalle montagne del Kosovo "liberato". Le enormi ricchezze accumulate con il traffico della droga hanno reso potenti all'estero e in patria i clan mafiosi kosovaro albanesi, capaci di inquinare in profondità i partiti che oggi guidano il Kosovo, gettando così un enorme punto interrogativo sulla natura democratica del nuovo Stato nato il 17 febbraio di quest'anno con un atto unilaterale. Ma le strade aperte della droga e delle armi che la Nato non è riuscita in questi nove a
nni di protettorato a chiudere, sono anche quelle da cui passa il terrorismo internazionale di matrice islamica.
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"AFGHANISTAN"
venerdì 26 settembre 2008, Raitre alle 21,05
Nella seconda puntata de "La guerra infinita" dal titolo "AFGHANISTAN", in onda il 26 settembre, sempre in prima serata, Riccardo Iacona riprenderà il viaggio proprio dalle strade della droga e delle armi, le stesse utilizzate dai gruppi armati kosovaro albanesi che stanno cercando di destabilizzare la Macedonia con azioni militari di grande respiro. Intervisterà in esclusiva i nuovi terroristi dell'UCK ancora in armi sul territorio macedone e racconterà la capillare infiltrazione nei Balcani dei movimenti islamici più radicali, con il sostegno attivo delle organizzazioni caritatevoli dei paesi del Golfo Arabico. E poi, risalendo le strade della droga che dal Kosovo passano per la Turchia e per l'Iran, Iacona ci porterà in Afghanistan.
La guerra, i bombardamenti, sette anni di presenza militare della Nato non sono riusciti a impedire che l'Afghanistan diventasse il più grande produttore mondiale di oppio ed eroina, consegnando così ai movimenti armati talebani la loro principale fonte di finanziamento: 100 milioni di dollari solo l'anno scorso. Con questi soldi i talebani stanno vincendo la guerra.
Iacona racconterà la drammatica escalation militare messa in atto dai ribelli afgani, ormai capaci anche di colpire nel cuore di Kabul, con kamikaze, autobombe e veri e propri assalti armati. Poi ci porterà nei luoghi dove abbiamo perso i nostri ultimi soldati: il distretto di PAGMAN dove è morto il maresciallo Daniele PALADINI e quello di SOROBI, dove è stato ucciso il primo maresciallo Giovanni PEZZULLO. Sia i poliziotti di Pagman che quelli di Sorobi raccontano alla troupe della GUERRA INFINITA tutta un'altra storia rispetto a quella che arriva a noi, dalle fonti ufficiali dell'esercito, che hanno sempre parlato di attentati terroristici isolati. Quelle zone sono infestate dai talebani ed in particolare la valle di Uzbeen è completamente fuori controllo. Dopo la morte di Pezzullo in quella valle non entra piu' nessuno, nè la polizia e l'esercito afgano e neanche i soldati italiani della NATO. E infatti due mesi dopo, quando i francesi prendono il controllo d
i SOROBI al posto degli italiani, la prima volta che si avventurano nella valle di Uzbeen vengono massacrati da 500 talebani armati: 10 para' vengono uccisi, 4 di loro, sembra siano stati decapitati mentre erano ancora in vita. Che ci facevano 500 talebani armati nella zona che doveva essere sotto il controllo dei soldati italiani? E come fanno 500 soldati a vivere in queste zone senza avere l'appoggio dei villaggi che li ospitano? Iacona farà vedere che i talebani che attaccano la coalizione non sono solo i fanatici studenti delle madrasse pakistane o gli arabi di al qaida, ma anche cittadini afgani. I talebani ormai stanno costruendo un'area di consenso nei villaggi e nella capitale grazie alla quale possono continuare ad attaccare la NATO nel cuore delle aree che dovrebbero controllare. La guerra è ormai alle porte di Kabul e gia' adesso i talebani sono in grado di far arrivare nella capitale centinaia e centinaia di soldati armati. Iacona ci farà vedere poi c
ome nelle valli che i soldati italiani dovrebbero controllare si produce oppio. Con i soldi di questo traffico i talebani comprano le armi con cui poi uccidono i nostri soldati, e i campi continuano a essere coltivati ad oppio, a soli 30 chilometri da Kabul. E tutto questo proprio mentre il contingente italiano si sta preparando ad una svolta importante e drammatica: ad ottobre i nostri soldati si dispiegheranno quasi tutti nell'ovest del Paese, ad HERAT, dove già siamo presenti e soprattutto a FARAH, nel sudovest del Paese, dove si combatte tutti i giorni.
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