Scrittori e figli di immigrati; Vincono premi letterari, vendono libri eppure se ne parla pochissomo
I giovani talenti letterari italiani nati da persone immigrate nel nostro Paese sono moltissimi. Vincono premi letterari, vendono libri eppure se ne parla pochissomo
Bisognerebbe parlarne di più, riconoscendo loro il giusto posto che meritano tra gli scrittori di talento. Si tratta dei 279 scrittori di seconda generazione, figli di immigrati in Italia, che scrivono nella nostra lingua e pubblicano nel nostro Paese. I dati sono estrapolati dal dossier 'Immigrazione del 2007' realizzato da Caritas e Migrantes, e parlano di un fenomeno in crescita.
Tra gli autori c'è l'italo-algerino Amara Lakhous, autore di 'Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio', vincitore del premio 'Flajano'. Dal suo libro è stato tratto l'omonimo film interpretato, tra gli altri, da Kasia Smutniak, Daniele Liotti, Serra Yilmaz e diretto da Isotta Toso che in queste settimane vive ormai sul set, nel quartiere multietnico della capitale in cui il film è ambientato.
C'è poi Igiaba Scego che per Donzelli pubblica il romanzo 'Oltre Babilonia', una Babele contemporanea, un coro di voci e di storie difficili, tutte di donne.
Ricordiamo anche Laila Wadia, autrice di 'Amiche per la pelle. Ci sono scrittrici complesse come Cristina Ali Farah, italo-somala, Gabriella Ghermandi, italo-etiope, la slovacca Jarmila Ockayova che ha scritto 'Occhio a Pinocchio' con un palese riferimento a Collodi; autori affermati come il poeta italo-albanese Gezim Haidari che ha vinto il premio Montale.
In poco tempo sono state pubblicate su di loro varie antologie. Interessante quella curata da Armando Gnisci, Nuovo Planetario italiano, antologia critica di questi autori (edizioni Città aperta), poi anche Pecore nere, e Amore bicolore (entrambe Laterza), e ancora Italiani per vocazione (Cadmos).
"La scelta di esprimersi in italiano e in forma letteraria", fa notare Paolo Branca, professore dell'università Cattolica e promotore del progetto 'Yalla Italia', "rivela un percorso non comune che dovrebbe renderli degli interlocutori privilegiati per chiunque desideri approfondire una tematica di forte impatto sociale. Sono scrittori a pieno titolo, hanno cominciato spesso con storie autobiografiche, ma questo accade a tutti o quasi gli autori esordienti". "Quello che è interessante – prosegue Branca - è che sono partiti da storie e tradizioni diverse ma il vivere in Italia li ha portati ad affrontare tematiche anche scomode e a sperimentare una condizione sociale fatta di diversità".
In questi giorni, la scrittrice Igiaba Scego, autrice di Oltre Babilonia, interviene al 'Festival del giornalismo e dell'informazione globale', in corso a Ferrara. Il giorno dell'uccisione di Abba, il 19enne afroitaliano assassinato a Milano, la scrittrice Igiaba, intervistata a 'Radio3', commentava così: "L'Italia ha un problema di comprensione che riguarda i cosiddetti extracomunitari. Già la parola è fuorviante. Perché dovremmo essere extra, cioè fuori, dalla comunità? E poi la gente si chiede spesso cosa siamo: migranti o italiani a tutti gli effetti? Non ci riescono a collocare. E' così importante collocare la gente? Secondo me no. Non sono importanti le etichette, ma il percorso che ciascuno fa. Del resto non esiste l'italiano, così come non esiste la razza europea o quella africana".
"Esistono gli esseri umani e il rispetto che questi hanno per gli altri e per se stessi", ci permettiamo di aggiungere.
Vincenzo Chiumarulo
http://www.inviatospeciale.com/2008/10/scrittori-e-figli-di-immigrati/
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