Tagli all'editoria, l'Fnsi chiede al governo di fare marcia indietro
Il governo faccia marcia indietro. La Federazione Nazionale della Stampa, che festeggia sabato i cento anni dalla sua nascita, chiede un ripensamento sul fronte dei tagli all'editoria contenuti nel decreto Tremonti e del nuovo regolamento che disciplina l'erogazione dei contributi pubblici a giornali cooperativi e di partito.
«L'informazione - ha sottolineato in una conferenza stampa alla Camera il segretario della Fnsi, Franco Siddi - è un settore strategico quanto e più dell'Alitalia, nel quale lavorano 15.600 giornalisti a contratto e 18 mila precari, senza considerare le oltre 100 mila persone impiegate nel comparto. Con i tagli contenuti nel decreto, che pesano sui quotidiani a bilanci già chiusi e legano i contributi all'andamento dei conti dello Stato, e con le nuove norme contenute nel regolamento si va verso l'asfissia: serve una correzione di rotta immediata, in primo luogo ripristinando il diritto soggettivo ai contributi. Altrimenti saranno spente le voci più deboli».
La Fnsi, ha annunciato il presidente Roberto Natale, invierà al sottosegretario Bonaiuti e alle commissioni parlamentari competenti le proprie osservazioni e nei giorni prossimi parteciperà a tutte le iniziative organizzate dalle testate in lotta: martedì 7 ottobre il Manifesto dà appuntamento al Circolo degli Artisti alle 18, mentre il coordinamento dei cdr sta pensando di organizzare un sit in davanti a Montecitorio mercoledì 8, per coinvolgere i parlamentari della commissione Cultura prima dell'audizione di Bonaiuti. «Va rimosso questo colpo letale al pluralismo - ha commentato Natale - se il governo vuole procedere a una seria riforma dell'editoria in un clima bipartisan».
Citando un intervento del 2006 nel quale Bonaiuti sottolineava la necessità di «resistere ai tagli», il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti ha chiesto al sottosegretario di «rispettare il suo pensiero, ritirare il regolamento e reintegrare i fondi necessari. Se non si aggira questo ostacolo, decade la nostra disponibilità a una seria riforma del settore. È una battaglia - ha sottolineato Giulietti - che non combattiamo solo per i giornali che ci sono vicini, ma per tutti, anche quelli a noi più lontani o che non conosciamo».
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=79621
«L'informazione - ha sottolineato in una conferenza stampa alla Camera il segretario della Fnsi, Franco Siddi - è un settore strategico quanto e più dell'Alitalia, nel quale lavorano 15.600 giornalisti a contratto e 18 mila precari, senza considerare le oltre 100 mila persone impiegate nel comparto. Con i tagli contenuti nel decreto, che pesano sui quotidiani a bilanci già chiusi e legano i contributi all'andamento dei conti dello Stato, e con le nuove norme contenute nel regolamento si va verso l'asfissia: serve una correzione di rotta immediata, in primo luogo ripristinando il diritto soggettivo ai contributi. Altrimenti saranno spente le voci più deboli».
La Fnsi, ha annunciato il presidente Roberto Natale, invierà al sottosegretario Bonaiuti e alle commissioni parlamentari competenti le proprie osservazioni e nei giorni prossimi parteciperà a tutte le iniziative organizzate dalle testate in lotta: martedì 7 ottobre il Manifesto dà appuntamento al Circolo degli Artisti alle 18, mentre il coordinamento dei cdr sta pensando di organizzare un sit in davanti a Montecitorio mercoledì 8, per coinvolgere i parlamentari della commissione Cultura prima dell'audizione di Bonaiuti. «Va rimosso questo colpo letale al pluralismo - ha commentato Natale - se il governo vuole procedere a una seria riforma dell'editoria in un clima bipartisan».
Citando un intervento del 2006 nel quale Bonaiuti sottolineava la necessità di «resistere ai tagli», il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti ha chiesto al sottosegretario di «rispettare il suo pensiero, ritirare il regolamento e reintegrare i fondi necessari. Se non si aggira questo ostacolo, decade la nostra disponibilità a una seria riforma del settore. È una battaglia - ha sottolineato Giulietti - che non combattiamo solo per i giornali che ci sono vicini, ma per tutti, anche quelli a noi più lontani o che non conosciamo».
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=79621
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