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ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 16 maggio 2010
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Indagine sulla pedofilia nella Chiesa
Un'indagine sulla pedofilia, precisa e accurata, che smaschera il tentativo dei media di attaccare con accuse infamanti la Chiesa Cattolica e il Papa. Dalla penna di Francesco Agnoli, Massimo Introvigne, Luca Volontè ed altri una risposta precisa per difendere la dignità dei nostri sacerdoti. Da diffondere! Sconto sulla quantità per apostolato. È una proposta di apologetica di Fede & Cultura!
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Santa Sede
- Il Papa: il Singore "rimane nella trama della storia umana"
- Benedetto XVI: il vero nemico è il peccato
- La lezione del Papa? La sofferenza della Chiesa alla luce di Fatima
Analisi
Italia
- Il Vescovo di Pistoia apre un blog: "accetto consigli"
- L'Azione cattolica in piazza S. Pietro con il Papa
Bioetica
Regina Caeli
Documenti
ANNUNCI
Santa Sede
Il Papa: il Singore "rimane nella trama della storia umana"
Nel Regina Coeli per la solennità dell'Ascensione del Signore
Nel separarsi dai suoi discepoli, ha spiegato il Papa, Gesù non li abbandona realmente perché “rimane sempre con loro in una forma nuova”.
“Il Signore attira lo sguardo degli Apostoli verso il Cielo per indicare loro come percorrere la strada del bene durante la vita terrena – ha aggiunto – Egli, tuttavia, rimane nella trama della storia umana, è vicino a ciascuno di noi e guida il nostro cammino cristiano: è compagno dei perseguitati a causa della fede, è nel cuore di quanti sono emarginati, è presente in coloro a cui è negato il diritto alla vita”.
Ricordando poi che questa domenica si celebrava la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Pontefice ha quindi posto l’accento sul tema del suo messaggio per l’occasione “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”.
A questo proposto ha rinnovato ai sacerdoti l'invito “affinché 'nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica' e sappiano utilizzare con saggezza anche i mezzi di comunicazione, per far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo”.
Aprendoci la via del Cielo, ha aggiunto, il Signore “ci fa pregustare già su questa terra la vita divina”.
"Ringrazio la Vergine Maria – ha quindi concluso ricordando la sua recente visita al Santuario di Fatima – che nei giorni scorsi ho potuto venerare nel Santuario di Fatima, per la sua materna protezione durante l’intenso pellegrinaggio compiuto in Portogallo".
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Benedetto XVI: il vero nemico è il peccato
In 200 mila in piazza San Pietro nella giornata di solidarietà per il Papa
di Jesús Colina
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- Circa 200 mila persone si sono radunate questa domenica a mezzogiorno, in piazza San Pietro, per manifestare la loro vicinanza e solidarietà a Benedetto XVI e ai sacerdoti, in questo momento difficile per la Chiesa dopo gli scandali per gli abusi sessuali commessi da alcuni membri del clero.
Il Papa, che nelle settimane scorse è stato al centro di duri attacchi da parte dei media, non ha utilizzato alcun tono vittimistico. “Il vero nemico da temere e da combattere – ha detto – è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa”.
Nelle prime ore del mattino sono cominciati ad affluire in Vaticano numerosi pellegrini giunti da tutta Italia in pulman o in treno per questo appuntamento convocato dalla Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali
I bracci del colonnato del Bernini non hanno potuto contenere la variopinta fiumana umana – circa il triplo delle persone giunte per la Domenica di Pasqua –, che si estendeva per tutta via della Conciliazione fino ad inondare le vie adiacenti.
Un enorme striscione spiccava tra la moltitudine di teste con la scritta: “Insieme con il Papa”.
“Cari amici”, ha detto il Papa parlando dalla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico: “E’ bello vedere oggi questa moltitudine in Piazza San Pietro come è stato emozionante per me vedere a Fatima l’immensa moltitudine”.
“Voi oggi mostrate il grande affetto e la profonda vicinanza della Chiesa e del popolo italiano al Papa e ai vostri sacerdoti – ha poi aggiunto –, che quotidianamente si prendono cura di voi, perché, nell’impegno di rinnovamento spirituale e morale possiamo sempre meglio servire la Chiesa, il Popolo di Dio e quanti si rivolgono a noi con fiducia”.
Tra i pellegrini erano presenti anche parlamentari e politici provenienti da diverse città e regioni d'Italia.
Senza ricorrere mai a toni polemici, il Papa ha ricordato che in questo momento occorre “temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio”.
“E’ quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido impegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo”.
“E’ quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti: servire Dio e l’uomo nel nome di Cristo”.
Il Santo Padre ha quindi incoraggiato tutti a proseguire “insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza”.
“Come figli con il padre”
Un'ora prima dell'incontro con il Papa, il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale italiana, ha presieduto un momento di preghiera spiegando il “perché vogliamo stringerci visibilmente intorno a Papa Benedetto XVI come figli con il padre”.
“Vogliamo pregare con lui e per lui, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli il nostro affetto e la nostra gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera”, ha aggiunto l'Arcivescovo di Genova.
“La nostra preghiera è il modo privilegiato per rendere efficace e visibile la vicinanza di tutta la Chiesa al Santo Padre e a chi ha sofferto a causa di coloro che avrebbero dovuto essere immagine di Cristo buon Pastore”, ha detto ancora il porporato.
“Nella preghiera – ha quindi concluso – vogliamo anche esprimere stima e fiducia ai sacerdoti per il loro insostituibile ministero e invocare per loro il continuo sostegno dello Spirito Consolatore”.
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La lezione del Papa? La sofferenza della Chiesa alla luce di Fatima
Il portavoce vaticano traccia un bilancio del viaggio in Portogallo
Nel tracciare un bilancio della recente visita apostolica in Portogallo, svoltasi dall'11 al 14 maggio, padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha spiegato come interpretare le parole del Papa sulla profezia di Fatima non ancora conclusa.
Il Papa vuol dire “che non dobbiamo più aspettarci da parte di Fatima e quindi di quanto è stato detto dai pastorelli, dai veggenti, delle profezie nel senso di annuncio di eventi concreti per quanto riguarda i prossimi anni o il prossimo secolo. Questo non è in questione”, ha sottolineato padre Lombardi ai microfoni della “Radio Vaticana”.
“La profezia di Fatima, nella prospettiva del Papa, che deve essere poi la nostra prospettiva – ha aggiunto –, significa aver imparato a leggere gli avvenimenti della nostra storia, il cammino della Chiesa con le sue difficoltà e le sue speranze nella luce della fede e cioè sotto lo sguardo di Dio, che segue la Chiesa e l’umanità in cammino, opera con la sua grazia per accompagnare coloro che si rivolgono a Lui e ci invita ad impegnarci in questa storia a partire dalla conversione di noi stessi proprio per agire secondo i criteri del Vangelo”.
“La profezia intesa come lettura della realtà umana e della storia umana, questo è caratteristico di Fatima, ci ha insegnato a guardare non solo alla nostra vita personale, ma alla vita della Chiesa e dell’umanità nel contesto della storia, sotto la luce di Dio, del suo amore e con l’impegno a convertirci, a renderci dei testimoni sempre più fedeli dell’amore di Dio nel mondo in cui viviamo e nella nostra storia”.
“Questo è un messaggio profetico che continua ad essere di grande attualità e lo sarà in futuro”, ha detto il portavoce vaticano.
Tra le frasi del Papa che sono rimaste maggiormente impresse da questo viaggio spiccano le dichiarazioni rilasciate ai giornalisti durane il volo per Lisbona, quando ha assicurato che la grande persecuzione della Chiesa non viene da nemici esterni, ma dal peccato all’interno stesso della Chiesa.
Benedetto XVI, ha continuato, “ha fatto capire che le sofferenze, le difficoltà che la Chiesa incontra, anche con evidente riferimento alla situazione dei mesi recenti o di questi anni, in cui la Chiesa ha tante difficoltà in conseguenza dei peccati dei suoi membri – si riferisce proprio agli abusi sessuali – sono qualcosa che la Chiesa porta in sé: porta in sé purtroppo anche la realtà del peccato. Ed è proprio per questo che il messaggio di Fatima è estremamente attuale e importante, perché ci parla di conversione, ci parla di penitenza, per rinnovarci in modo tale che la nostra testimonianza sia coerente”.
“Quindi, nel contesto di una lettura ampia del significato dell’evento di Fatima, da un punto di vista spirituale, non bisogna pensare solo alle persecuzioni che vengono dall’esterno, che certamente hanno avuto una gran parte nelle sofferenze e nelle difficoltà della Chiesa, per esempio nel corso del secolo passato, e che anche adesso continuano e continueranno ad esserci, ma il Papa ha fatto notare che le sofferenze e le difficoltà della Chiesa vengono anche, in particolare, dal nostro interno, cioè dal nostro essere peccatori, e per questo il messaggio di conversione e di penitenza ha una particolare attualità e importanza”.
“Questo mi è sembrato veramente molto bello – ha detto padre Lombardi –, molto importante, cioè come il Papa sia stato capace di inserire la tematica che ci affligge in questi ultimi mesi a proposito degli abusi sessuali in una prospettiva spirituale molto ampia. Quindi, riconoscendone la gravità, ma inserendola nella condizione della Chiesa nel mondo, della Chiesa davanti a Dio e del suo cammino, che deve essere sempre di purificazione, di rinnovamento”.
“E questo l’ha inserito con molta naturalezza direi, proprio nella condizione della Chiesa pellegrinante, e ha quindi dato occasione a tutti coloro che erano a Fatima, ma anche a tutta la Chiesa, di pregare intensamente, di coltivare uno spirito di rinnovamento e di conversione proprio per essere testimone più limpida e più efficace per il mondo di oggi e di domani”.
Per padre Federico Lombardi il bilancio di questa visita è “superiore all’attesa”.
“Possiamo dire – ha dichiarato – che è stato un viaggio che è andato benissimo e possiamo anche dire che è stato un viaggio meraviglioso. L’accoglienza è stata vastissima, è stata calorosa, è stata anche superiore alle attese degli organizzatori. Il Papa ne è rimasto molto colpito, molto contento e confortato”.
“Ha potuto vivere questo viaggio nelle condizioni migliori e come momento anche di grande esperienza spirituale di preghiera con il Popolo di Dio nel punto culminante, che è stato evidentemente quello delle celebrazioni a Fatima. Il Papa ha potuto dare i grandi messaggi che gli erano stati anche - in un certo senso - richiesti e che erano attesi dalla Chiesa portoghese”.
“L’incontro con il mondo della cultura, l’incontro con il mondo dell’impegno sociale, l’incontro con i sacerdoti erano incontri di importanza strategica per la presenza della Chiesa in Portogallo e, per cui, c’era una grandissima attesa. Mi confermavano i vescovi, ieri, che la presenza del mondo della cultura nell’incontro a Lisbona era veramente totale”.
“E’ stato, quindi, un incontro di grandissimo significato, direi di significato storico e che dice la volontà della Chiesa di dialogare in modo costruttivo con tutti coloro che cercano, che si impegnano nel mondo del pensiero, della ricerca, dell’arte, della creatività. Sono cose, queste, che rimarranno certamente a lungo per la Chiesa portoghese”.
“Soprattutto con il momento di Fatima – ha sottolineato il gesuita –, lo sguardo si è anche un po’ allargato sull’Europa e sul mondo, perché Fatima è un luogo che ha assunto realmente un significato per la Chiesa universale, come momento di incontro e – in un certo senso – di comunicazione fra il cielo e la terra, fra la presenza di Dio nella nostra storia e la domanda di salvezza del popolo e il desiderio di impegno nella storia da parte della Chiesa sulla base di conversione, di penitenza, di preghiera, di rinnovamento spirituale”.
“Questo è un discorso che naturalmente vale per tutti e che è stato colto anche molto al di là dei confini del Portogallo”, ha poi concluso.
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Analisi
La fede nel mirino
Rapporto annuale critica il Governo USA
di padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- Il 29 aprile, la Commissione USA per la libertà religiosa internazionale (U.S. Commission on International Religious Freedom - USCIRF) ha pubblicato il suo rapporto annuale. Lo studio contiene, oltre ad una panoramica sulle violazioni, in molti Paesi, del diritto umano della libertà di culto, anche le raccomandazioni per il 2010 sulle nazioni che dovrebbero rientrare nella categoria dei “Paesi di particolare preoccupazione” (“countries of particular concern” – CPC).
L’USCIRF, che è una commissione indipendente del Governo, ha richiesto che 13 nazioni – Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria, Pakistan, Arabia saudita, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan, e Vietnam – siano considerate CPC.
Inoltre, l’USCIRF ha annunciato che i seguenti Paesi figurano nella Lista di attenzione (Watch List): Afghanistan, Bielorussia, Cuba, Egitto, India, Indonesia, Laos, Russia, Somalia, Tajikistan, Turchia e Venezuela. Si tratta di Stati che richiedono una stretta osservazione, per le violazioni alla libertà religiosa.
Il rapporto esprime anche una chiara insoddisfazione verso il Governo degli Stati Uniti. Nella presentazione del rapporto, il presidente della Commissione, Leonard Leo, ha detto che “La conclusione del rapporto è chiara: il nostro Governo deve fare di più”.
Secondo Leo, “la politica estera degli Stati Uniti sulla libertà religiosa sta mancando l’obiettivo”. In questo senso, ha stigmatizzato il fatto che dall’inizio della nuova Amministrazione, non è stato ancora nominato l’ambasciatore at-large per la libertà religiosa internazionale.
Con ancora maggiore senso critico, Leo ha osservato che dopo le dure parole in favore della libertà religiose, pronunciate dal presidente Obma nel suo discorso al Cairo, “i riferimenti del Presidente sulla libertà religiosa sono diventati rari”.
“Lo stesso vale per il segretario di Stato Clinton”, ha aggiunto Leo.
Leo ha riconosciuto che non è facile gestire la questione della libertà religiosa. Durante le missioni della Commissione in Paesi come Nigeria e Egitto, si è riscontrata una carenza di affidabilità, che consente ad alcuni di attaccare e persino uccidere impunemente coloro che dissentono dalla loro visione religiosa.
Ma è proprio per la gravità delle violazioni alla libertà religiosa che è essenziale che la politica estera USA si renda più efficace nello smascherare e sanzionare tali situazioni, ha insistito Leo.
Affidabilità
Il rapporto approfondisce i dettagli delle situazioni problematiche di molti Paesi. Riguardo le osservazioni di Leo sulla carenza di affidabilità, il rapporto ricorda che la Commissione ha visitato la Nigeria tre volte nell’ultimo anno.
Il rapporto riferisce di ondate incontrollate di violenza settaria. Sin dal 1999 sono stati uccisi almeno 12.000 nigeriani nell’ambito di una dozzina di incidenti, secondo l’USCIRF.
Sia cristiani che musulmani sono state vittima di aggressioni, ma finora nessuno è stato accusato e condannato nel corso di un decennio di violenze, sottolinea il rapporto.
Un altro Paese evidenziato dal rapporto è la Birmania, nota per avere la peggior pagella al mondo sul rispetto dei diritti umani. Le condizioni di libertà religiosa si sono deteriorate nell’ultimo anno secondo la Commissione, mentre il regime militare ha gravemente ristretto le possibilità di praticarla e ha controllato le attività di tutte le organizzazioni religiose.
Inoltre, il Governo ha vietato le attività protestanti non registrate e continuato a distruggere siti religiosi e a promuovere forzatamente le conversioni al Buddismo nelle aree di minoranza etnica.
In Cina il Governo ha continuato ad effettuare sistematiche violazioni della libertà di religione o di credo. Inoltre, nell’ultimo anno vi è stato un marcato deterioramento nelle zone dei buddisti tibetani e degli uiguri musulmani.
Le autorità cinesi hanno continuato la loro campagna contro i gruppi cristiani non registrati, con la chiusura di migliaia di chiese domestiche protestanti negli ultimi due anni. E non meno di 40 vescovi cattolici sono stati arrestati o sono scomparsi.
Tutte le attività religiose sono sottoposte a un severo quadro politico e giuridico, che impedisce lo svolgimento di molte attività la cui libertà è riconosciuta dal diritto internazionale in materia di diritti umani internazionali, tra cui alcuni trattati firmati e ratificati anche dalla stessa Cina, osserva il rapporto.
Paesi islamici
Un buon numero di Paesi che sono stati inseriti dall’USCIRF tra i CPC o nella Watch List sono di maggioranza musulmana. In Occidente, normalmente l’attenzione è rivolta alla persecuzione dei cristiani in quei Paesi, ma un fatto interessante evidenziato dalla Commissione è che nei Paesi a maggioranza musulmana spesso i governi si dedicano di più alla repressione della libera pratica dell’Islam.
Per quanto riguarda l’Iran, il Governo non solo ha continuato ad opprimere i bahai e i cristiani, ma anche i musulmani sufi. Secondo il rapporto, il dissenso musulmano è stato soggetto a crescenti abusi, tanto alcuni sono stati anche condannati a morte e persino uccisi, accusati del reato di moharabeh, ovvero di aver offeso Dio.
Similmente, in Iraq, il governo continua a tollerare gravi violazioni alla libertà di religione, e continuano a verificarsi attacchi e rapporti tesi tra sciiti e sunniti. Esiste anche una violenza motivata religiosamente, contro le donne e contro i musulmani che rifiutano certe interpretazioni restrittive dell’Islam.
In Arabia saudita il Governo continua a vietare ogni forma di espressione pubblica della religione oltre a quella dell’unica scuola sunnita riconosciuta e come interpretata dal Governo stesso. Questo è restrittivo non solo per i non musulmani, ma anche per i musulmani. Il rapporto afferma che i musulmani ismaeliti continuano a subire gravi discriminazioni e abusi a causa della loro identità religiosa.
Inoltre, il Governo sta continuano a perseguitare i dissidenti sciiti, compiendo numerosi arresti e carcerazioni. L’Arabia saudita continua a sostenere una strategia globale di promozione di una “ideologia estremista e in alcuni casi violenta contro gli altri musulmani e contro i non musulmani”.
Alcuni musulmani si trovano in simili condizioni anche in Afghanistan, secondo il rapporto. Per esempio, le autorità di Governo hanno sequestrato e distrutto una spedizione di libri religiosi sciiti provenienti dall’Iran, poiché contenevano interpretazioni dell’Islam ritenute offensive per la maggioranza sunnita.
Deterioramento
Ulteriori elementi a riprova del deterioramento della libertà religiosa nel mondo riguardano la situazione in Russia. La Commissione sostiene che vi sia stato un peggioramento in Russia a causa delle nuove politiche e delle nuove tendenze. Sotto questo profilo vi è l’uso, da parte del Governo, di normative estremiste contro gruppi religiosi che non sono soliti usare o promuovere violenza.
Il rapporto osserva anche un aumento nelle violazioni della libertà religiosa, da parte di agenti pubblici nazionali e locali, contro musulmani e gruppi considerati non tradizionali, attraverso l’applicazione di leggi come quelle sulle organizzazioni religiose e le organizzazioni non governative.
“Gli agenti russi continuano a descrivere certi gruppi religiosi o non religiosi come estranei alla cultura e alla società russa, contribuendo in questo modo ad un clima di intolleranza”, osserva la Commissione.
Il rapporto si concentra anche sulla situazione in Turchia, dove “gravi restrizioni alla libertà di religione o di credo continuano a verificarsi”. Non solo restrizioni contro la maggioranza sunnita, ma anche contro minoranze come quella cristiana.
Alle comunità non musulmane è negato il diritto di possedere proprietà, è vietato di formare il clero religioso e non è consentito di fornire una educazione religiosa.
In Egitto permangono gravi problemi di discriminazione, intolleranza e altre violazioni di diritti umani nei confronti di minoranze religiose, secondo il rapporto.
La Commissione osserva che durante lo scorso anno vi è stata un’ondata di violenza contro i cristiani copti ortodossi. Il Governo è accusato di non aver preso sufficienti misure per fermare la repressione e la discriminazione dei cristiani e di altri credenti.
Un altro Paese con gravi problemi è il Sudan. Secondo il rapporto, il Governo sudanese commette sistematiche violazioni della libertà religiosa. Sia i cristiani, che i musulmani che non seguono l’interpretazione ufficiale dell’Islam, sono bersagliati dalle autorità.
Purtroppo, per molti politici, siano essi in America o ovunque nel mondo, la libertà religiosa non è tra le loro priorità. È responsabilità di tutti i credenti di fare sentire la propria voce perché sia posto rimedio a questa trascuratezza.
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Italia
Il Vescovo di Pistoia apre un blog: "accetto consigli"
"So poco del web, ma sono curioso e vorrei utilizzarlo per stare vicino a chi lo abita"
“Il sacerdoti e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media a servizio della Parola”, è questo il titolo del messaggio scritto da Papa Benedetto XVI per l'occasione.
Il Vescovo di Pistoia, che è Vicepresidente della Conferenza Episcopale Toscana e Segretario della Commissione per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, ha deciso di farsi un proprio blog (“Vescovo blog” è il titolo dell’iniziativa, coordinata dalle Comunicazioni Sociali diocesane).
“Inutile che tenti di bluffare – scrive mons. Bianchi nel suo primo post – perché sul web so davvero poco. Ma capisco che la rete offre interessanti possibilità di comunicazione e perciò mi piacerebbe utilizzarla per essere vicino alle persone che la abitano”.
Da biblista, il Vescovo di Pistoia lascia anche intuire quale sarà un possibile “taglio” dei prossimi suoi messaggi postati (“Vorrei raccontare qualcosa su storie oggi sconosciute ma fonte di sapienza, saggezza, speranza: le Sacre Scritture”).
Mons. Bianchi aggiunge di essere “curioso” e, dunque, “pronto ad accettare, specie dai più giovani, consigli per un uso utile del web” e termina con una domanda: “Voi che siete sempre in rete, che consigli date a un vescovo troppo abituato alla carta dei libri?”. L’appello del Vescovo è anche finito su Facebook.
“Non ho dubbi – scherza il Vescovo di Pistoia – che la rete funzioni: vediamo invece se sono io a funzionare sulla rete”.
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L'Azione cattolica in piazza S. Pietro con il Papa
ROMA, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- La priorità della preghiera, il valore della comunione, il significato della responsabilità: sono queste, per Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, tre buone ragioni per essere questa domenica in piazza S. Pietro alla preghiera con Benedetto XVI e il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.
Accogliendo l’invito della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal), Franco Miano ha sollecitato le associazioni diocesane e parrocchiali di Azione cattolica a recarsi a Roma per tre buoni motivi.
La priorità della preghiera
“In piazza San Pietro, pregando con il Santo Padre – ha affermato Miano - ci ritroviamo ad esprimere nella fede, nella sobrietà della preghiera del Regina coeli (che unisce ogni domenica Piazza San Pietro con tutte le case del mondo), nella sottolineatura della centralità della Parola (attraverso la Liturgia della Parola presieduta dal cardinale Bagnasco prima della preghiera con il Papa), il senso vivo e profondo della vicinanza e dell’affetto del laicato cattolico, del popolo cristiano verso il Santo Padre e verso i sacerdoti tutti”.
Il valore della comunione
“Ci rechiamo in Piazza San Pietro – ha sottolineato il presidente dell’Azione cattolica italiana - insieme. Insieme nella semplicità di un incontro di famiglia, di un incontro domenicale in un luogo particolarmente caro e rappresentativo di tutte le chiese e di tutte le piazze della cristianità e del mondo intero. Insieme come gruppi, associazioni, movimenti; insieme come popolo. Si tratta di un segno di comunione con il Papa, capace di esprimere nello stesso tempo l’ansia di comunione che abita la vita di ogni credente autenticamente impegnato nella Chiesa, l’esperienza di ogni realtà autenticamente ecclesiale”.
Il significato di una responsabilità
“Ci rechiamo in Piazza San Pietro – ha aggiunto Miano - per sottolineare l’adesione al Magistero di Benedetto XVI che spinge sempre più tutti i credenti verso una fedeltà incondizionata al Vangelo, che metta in grado di riconoscere, condannare e isolare il male presente anche nella vita della chiesa e di impegnarsi a vincere il male facendo sempre prevalere il bene. In ogni circostanza, anche in quelle più difficili e problematiche, i credenti sono invitati alla conversione sorretti dalla speranza che nel Signore risorto si è fatta certezza, dall’amore del Signore della vita che chiede ad ogni credente di amare la vita e di saperla degnamente e responsabilmente far crescere”.
In migliaia gli aderenti dell’Azione cattolica stanno per raggiungere Roma in queste ore per essere insieme a Papa Ratzinger. “Allo stesso modo – ha spiegato Miano - in tanti, impossibilitati ad essere in Piazza San Pietro, hanno promosso a livello locale momenti di preghiera da tenere in contemporanea al Regina Coeli, per rendere effettivo lo spirito di comunione”.
A questo proposito, una traccia di preghiera comunitaria è disponibile, insieme ad altre informazioni e note tecniche, sul sito dell’associazione www.azionecattolica.it
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Bioetica
Coppie di fatto tra bioetica e giurisprudenza
di Angelo Serra S.J.
ROMA, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- L’improvvisa legalizzazione delle coppie omosessuali, avvenuta in Danimarca nel 1989, aveva aperto la via al riconoscimento giuridico di delicate situazioni umane, espressione di una più o meno grave condizione patologica. Condizione, ben nota alle scienze biomediche e psichiatriche, che caratterizza un dato soggetto, imprimendogli un definito e persistente orientamento sessuale verso una persona dello stesso sesso e, quindi, una forte attrazione e inclinazione verso la stessa; orientamento e attrazione a cui, in generale, si accompagna un comportamento correlativo fino alle più intense e intime espressioni.
Seguirono immediatamente analoghe legalizzazioni in altre Nazioni, ma con aperture diverse. In Norvegia, nel 1993, la “registrazione” delle unioni omosessuali è assimilata al “certificato di vincolo matrimoniale”; in Belgio nel 1999 è ammessa la legalizzazione dei rapporti sia etero che omosessuali con modalità indifferentemente uniformi, garantendo la sicurezza reciproca ai due individui che intendono instaurare una forma di comunione di vita, compresi evidentemente i figli; in Francia, nello stesso anno, è introdotto il Patto Civile di Solidarietà (PACS) tra due persone maggiorenni di sesso diverso o dello stesso sesso, che intendono organizzare la “vita comune” ma che può essere sciolto per volontà delle parti; anche nella nostra Italia oggi, pur riconoscendo la posizione di privilegio riservata dalla Costituzione alla “famiglia legittima”, alla “famiglia di fatto” sono garantiti riconoscimento e tutela giuridica, imposti dalla Costituzione che impegna la Repubblica a tutelare i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolga la sua personalità.
Tuttavia, la situazione attuale della reale natura delle unioni di fatto lascia al giurista delle perplessità per la loro difficile intelligibilità giuridica. Con chiarezza e fermezza Cristina Rolando nel libro “Famiglia di fatto. Problema giuridico e di bioetica relazionale” (Cantagalli)
sottolinea che sarebbe inammissibile equiparare le due forme di famiglia: «decisamente antitetica – afferma – è la situazione del matrimonio che conferisce alla vita privata una valenza pubblica riconosciuta secondo le modalità proprie del diritto, rispetto a quella del “rapporto di fatto” di tipo occasionale finalizzato all’esercizio della sessualità».
I “conviventi” vogliono che la loro relazione sia connotata da una certa obiettività; ma in realtà vogliono “legarsi” e “non legarsi”, che per il diritto sarebbe un paradosso. Purtroppo questa è la realtà di una società dove la famiglia esprime ancora tutto il suo valore e la sua potenza; ma dove deviazioni etiche, legalmente approvate e fortemente promosse, stanno erodendo
e distruggendo il senso dell’uomo e dei suoi valori. È evidente che la “famiglia legittima” e la “famiglia di fatto” saranno d’ora innanzi ambedue parte integrante della società; ma per la seconda sarà necessaria una specifica regolamentazione diversa dalla normativa disposta per la prima.
È su questa regolamentazione di alto interesse che si sofferma l’ultima parte dello studio giuridico della Rolando , nella quale viene analizzato il disegno di legge governativo del ddl n.1339 sui Diritti e doveri dei Conviventi (DICO). Tre sono gli aspetti essenziali particolarmente sottolineati e discussi. 1) Il “rapporto di convivenza”: cioè lo stato, giuridicamente rilevante e disciplinato dal ddl, è la sola convivenza stabile ed abituale tra due persone maggiorenni e capaci, anche
dello stesso sesso, non legate da vincoli di matrimonio e connotata da vincoli affettivi e solidaristici. 2) I “diritti in favore dei conviventi”: sono, in particolare, assistenza e visita in caso di malattia e ricovero, decisioni in materia di salute e per il caso di morte; assegnazione di
alloggi di edilizia popolare, la successione nel contratto di locazione di cui sia parte uno dei conviventi; le agevolazioni in materia di lavoro, futuro riordino delle normative previdenziali e pensionistica, trascorsi nove anni dall’inizio della convivenza, il convivente concorre alla successione legittima dell’altro convivente, il diritto agli alimenti al convivente che versa in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento. 3) I Contratti di Unione Solidale (CUS): intesi a istituzionalizzare la condizione dei conviventi – anche dello stesso sesso – trasformandola da situazione di fatto in situazione di riconoscimento giuridico, violando il principio di uguaglianza costituzionale che impone di equiparare nel trattamento giuridico soltanto situazioni identiche.
Con profonda comprensione giuridica l’Autrice pone due chiare domande, riferendosi all’Italia: 1)“La necessità, sottesa al progetto di legge, di una regolamentazione delle “unioni di fatto” corrisponde ad una necessità?”. 2) “L’intervento del legislatore è una priorità per il Paese?”.
In realtà, sulla base dei dati dell’ISTAT 2006, le “coppie di fatto” in Italia costituiscono soltanto il 3,9% dei 22 milioni di nuclei familiari, ammontando cioè a 564.000 “coppie di fatto”, delle quali soltanto 10.000-15.000 potenzialmente interessate a realizzare la propria condizione. Ovviamente, diverse potrebbero essere le opinioni e, quindi, le risposte in merito alle domande sopra formulate. Ma con matura e serena saggezza la Rolando sottolinea: “Il dibattito, più che sulla opportunità di introdurre una regolamentazione per sostenere le “unioni di fatto”, dovrebbe incentrarsi sulla necessità di tutelare le nuove generazioni mediante l’attuazione dei diritti fondamentali in favore dei fanciulli previsti dalle convenzioni internazionali: nella specie, avere una famiglia e fruire di un rapporto costante, assiduo e stabile con il padre e la madre” e, vorrei modestamente aggiungere, una corretta educazione e formazione della gioventù.
Non resta che esprimere un sentito grazie a questo limpido, anche se complesso, quadro giuridico elaborato con profonda saggezza e offerto dalla Rolando a quanti sono interessati, per dovere o per conoscenza, ai complessi problemi delle “unioni di fatto”. Vorrei soltanto aggiungere una breve riflessione che può aprire a una obiettiva speranza. I dati offerti dalle scienze biologiche, nel loro insieme, costituiscono un coerente complesso di osservazioni le quali: 1) indicano, con sufficiente forza, che nella spiegazione causale del fenomeno non può essere esclusa una componente biologica; 2) anzi suggeriscono che essa è presente e con un peso apprezzabile; 3) ne lasciano prevedere una variabilità notevole. In realtà, l’omosessuale è un malato che non è da segregare, ma si deve cercare di curare per una correzione e modificazione possibile, anche se – al momento – ancora difficile e ardua. È solo da sottolineare che è una situazione la quale esige un grande rispetto che ne impedisca l’emarginazione.
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*Padre Angelo Serra è un genetista di fama internazione, professore emerito di Genetica Umana all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e membro della Pontificia Accademia per la Vita.
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Regina Caeli
Benedetto XVI: Dio attira il nostro sguardo verso il Cielo
Intervento in occasione del Regina Caeli
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo le parole che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in occasione della recita del Regina Caeli insieme ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano.
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Cari fratelli e sorelle,
oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra l’Ascensione di Gesù al Cielo, che avvenne il quarantesimo giorno dopo la Pasqua. In questa domenica ricorre, inoltre, la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola". Nella liturgia si narra l’episodio dell’ultimo distacco del Signore Gesù dai suoi discepoli (cfr Lc 24,50-51; At 1,2.9); ma non si tratta di un abbandono, perché Egli rimane per sempre con loro - con noi - in una forma nuova. San Bernardo di Chiaravalle spiega che l’ascensione al cielo di Gesù si compie in tre gradi: "il primo è la gloria della risurrezione, il secondo il potere di giudicare e il terzo sedersi alla destra del Padre" (Sermo de Ascensione Domini, 60, 2: Sancti Bernardi Opera, t. VI, 1, 291, 20-21). Tale evento è preceduto dalla benedizione dei discepoli, che li prepara a ricevere il dono dello Spirito Santo, affinché la salvezza sia proclamata ovunque. Gesù stesso dice loro: "Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso" (cfr Lc 24,47-49).
Il Signore attira lo sguardo degli Apostoli - il nostro sguardo - verso il Cielo per indicare come percorrere la strada del bene durante la vita terrena. Egli, tuttavia, rimane nella trama della storia umana, è vicino a ciascuno di noi e guida il nostro cammino cristiano: è compagno dei perseguitati a causa della fede, è nel cuore di quanti sono emarginati, è presente in coloro a cui è negato il diritto alla vita. Possiamo ascoltare, vedere e toccare il Signore Gesù nella Chiesa, specialmente mediante la Parola e i sacramenti. A tale proposito, esorto i ragazzi e i giovani che in questo tempo pasquale ricevono il sacramento della Cresima, a restare fedeli alla Parola di Dio e alla dottrina appresa, come pure ad accostarsi assiduamente alla Confessione e all’Eucaristia, consapevoli di essere stati scelti e costituiti per testimoniare la Verità. Rinnovo poi il mio particolare invito ai fratelli nel Sacerdozio, affinché "nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica" (Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale) e sappiano utilizzare con saggezza anche i mezzi di comunicazione, per far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo (cfr Messaggio XLVI G.M. Com. Soc., 24 gennaio 2010).
Cari fratelli e sorelle, il Signore, aprendoci la via del Cielo, ci fa pregustare già su questa terra la vita divina. Un autore russo del Novecento, nel suo testamento spirituale, scriveva: "Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, … intrattenetevi … col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete" (N. Valentini - L. ák [a cura], Pavel A. Florenskij. Non dimenticatemi. Le lettere dal gulag del grande matematico, filosofo e sacerdote russo, Milano 2000, p. 418). Ringrazio la Vergine Maria, che nei giorni scorsi ho potuto venerare nel Santuario di Fatima, per la sua materna protezione durante l’intenso pellegrinaggio compiuto in Portogallo. A Colei che veglia sui testimoni del suo diletto Figlio rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera.
Grazie per questa vostra presenza e fiducia, grazie! Quest’oggi il mio primo saluto va ai fedeli laici venuti da tutta Italia, e al Cardinale Angelo Bagnasco che li accompagna come Presidente della Conferenza Episcopale. Vi ringrazio di cuore, cari fratelli e sorelle, per la vostra calorosa e nutrita presenza! Raccogliendo l’invito della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, avete aderito con entusiasmo a questa bella e spontanea manifestazione di fede e di solidarietà, a cui partecipa pure un consistente gruppo di parlamentari e amministratori locali. A tutti desidero esprimere la mia viva riconoscenza. Saluto anche le migliaia di immigrati, collegati con noi da Piazza San Giovanni, con il Cardinale Vicario Agostino Vallini, in occasione della "Festa dei Popoli". Cari amici, voi oggi mostrate il grande affetto e la profonda vicinanza della Chiesa e del popolo italiano al Papa e ai vostri sacerdoti, che quotidianamente si prendono cura di voi, perché, nell’impegno di rinnovamento spirituale e morale possiamo sempre meglio servire la Chiesa, il Popolo di Dio e quanti si rivolgono a noi con fiducia. Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa. Viviamo nel mondo - dice il Signore - ma non siamo del mondo (cfr Gv 17, 14), anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio. E’ quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido impegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo. E’ quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti: servire Dio e l’uomo nel nome di Cristo. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza. E’ bello vedere oggi questa moltitudine in Piazza San Pietro come è stato emozionante per me vedere a Fatima l’immensa moltitudine, che, alla scuola di Maria, ha pregato per la conversione dei cuori. Rinnovo oggi questo appello, confortato dalla vostra presenza così numerosa! Grazie!
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Saluto infine, ancora una volta, tutti i pellegrini di lingua italiana, tutti voi, con grande gratitudine e gioia, in particolare gli agenti della Polizia di Stato con i loro familiari, venuti in occasione dell’anniversario della fondazione del Corpo; i ragazzi della Cresima venuti così numerosi dall’Arcidiocesi di Genova; il folto gruppo di Chioggia; i fedeli di varie comunità parrocchiali; i bambini della Scuola "Collodi" di Bitonto e la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in oncologia. A tutti auguro una buona domenica.
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Documenti
Messaggio di Benedetto XVI al Kirchentag Ecumenico di Monaco
"Affinché abbiate la speranza"
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il Messaggio che Benedetto XVI ha inviato in occasione dell’apertura del Kirchentag Ecumenico, che si è svolto dal 12 al 16 maggio a Monaco di Baviera (Germania) ed ha riunito cristiani di diverse denominazioni e credenti di altre fedi sul tema “Affinché abbiate la speranza”.
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Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
da Roma saluto tutti coloro che si sono riuniti sulla Theresienwiese a Monaco per la celebrazione liturgica in apertura del secondo Kirchentag ecumenico. Ricordo volentieri gli anni in cui ho vissuto nella bella capitale della Baviera, come arcivescovo di Monaco e Frisinga. Rivolgo, quindi, un saluto speciale all'arcivescovo di Monaco e Frisinga Reinhard Marx, e al Vescovo regionale luterano Johannes Friedrich. Saluto tutti i Vescovi tedeschi e di molti Paesi del mondo, e, in modo speciale, anche i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e tutti i cristiani che partecipano a questo evento ecumenico. Saluto inoltre i rappresentanti della vita pubblica e tutti coloro che sono presenti attraverso la radio e la televisione. La pace del Signore risorto sia con tutti voi!
«Affinché abbiate speranza»: con questo motto vi siete riuniti a Monaco. In un tempo difficile, volete inviare un segnale di speranza alla Chiesa e alla società. Per questo vi ringrazio molto. Infatti, il nostro mondo ha bisogno di speranza, il nostro tempo ha bisogno di speranza. Ma la Chiesa è un luogo di speranza? Negli ultimi mesi ci siamo dovuti confrontare ripetutamente con notizie che ci vogliono togliere la gioia nella Chiesa, che la oscurano come luogo di speranza. Come i servi del padrone di casa nella parabola evangelica del regno di Dio, anche noi vogliamo chiedere al Signore: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?» (Mt 13, 27). Sì, con la sua Parola e con il sacrificio della sua vita il Signore ha davvero seminato del buon seme nel campo della terra. È germogliato e germoglia. Non dobbiamo pensare solo alle grandi figure luminose della storia, alle quali la Chiesa ha riconosciuto il titolo di «santi», ovvero completamente permeati da Dio, risplendenti a partire da Lui. Ognuno di noi conosce anche le persone comuni, non menzionate in alcun giornale e non citate in alcuna cronaca, che a partire dalla fede sono maturate raggiungendo una grande umanità e bontà. Abramo, nella sua appassionata disputa con Dio per risparmiare la città di Sodoma ha ottenuto dal Signore dell’Universo l'assicurazione che se ci saranno dieci giusti non distruggerà la città (cfr. Gen 18, 22-33). Grazie a Dio, nelle nostre città ci sono molto più di dieci giusti! Se oggi siamo un po’ attenti, se non percepiamo solo il buio, ma anche ciò che è chiaro e buono nel nostro tempo, vediamo come la fede rende gli uomini puri e generosi e li educa all'amore. Di nuovo: La zizzania esiste anche in seno alla Chiesa e tra coloro che il Signore ha accolto al suo servizio in modo particolare. Ma la luce di Dio non è tramontata, il grano buono non è stato soffocato dalla semina del male.
«Affinché abbiate speranza»: Questa frase vuole prima di tutto invitarci a non perdere di vista il bene e i buoni. Vuole invitarci a essere noi stessi buoni e a ridiventare buoni sempre, vuole invitarci a discutere con Dio per il mondo, come Abramo, cercando noi stessi, con passione, di vivere dalla giustizia di Dio.
La Chiesa è dunque un luogo di speranza? Sì, poiché da essa ci giunge sempre e di nuovo la Parola di Dio, che ci purifica e ci mostra la via della fede. Lo è, poiché in essa il Signore continua a donarci se stesso, nella grazia dei sacramenti, nella parola della riconciliazione, nei molteplici doni della sua consolazione. Nulla può oscurare o distruggere tutto ciò. Di questo dovremmo essere lieti in mezzo a tutte le tribolazioni. Se parliamo della Chiesa come luogo della speranza che viene da Dio, allora ciò comporta, allo stesso tempo, un esame di coscienza: Che cosa faccio io della speranza che il Signore ci ha donato? Davvero mi lascio modellare dalla sua Parola? Mi lascio cambiare e guarire da Lui? Quanta zizzania in realtà cresce dentro di me? Sono disposto a sradicarla? Sono grato del dono del perdono e disposto a perdonare e a guarire a mia volta invece che a condannare?
Domandiamo ancora una volta: Che cos'è veramente la «speranza»? Le cose che possiamo fare da soli non sono oggetto della speranza, bensì un compito che dobbiamo svolgere con la forza della nostra ragione, della nostra volontà e del nostro cuore. Ma se riflettiamo su tutto ciò che possiamo e dobbiamo fare, allora notiamo che non possiamo fare le cose più grandi, le quali ci giungono solo come dono: l'amicizia, l'amore, la gioia, la felicità. Vorrei osservare ancora una cosa: tutti noi vogliamo vivere, e anche la vita non ce la possiamo dare da soli. Quasi nessuno, però, oggi parla ancora della vita eterna, che in passato era il vero oggetto della speranza. Poiché non si osa credere in essa, bisogna sperare di ottenere tutto dalla vita presente. L'accantonare la speranza nella vita eterna porta all'avidità per una vita qui e ora, che diventa quasi inevitabilmente egoistica e, alla fine, rimane irrealizzabile. Proprio quando vogliamo impossessarci della vita come di una sorta di bene, essa ci sfugge. Ma torniamo indietro. Le cose grandi della vita non possiamo realizzarle noi, possiamo solo sperarle. La buona novella della fede consiste proprio in questo: esiste Colui che può donarcele. Non veniamo lasciati soli. Dio vive. Dio ci ama. In Gesù Cristo è diventato uno di noi. Mi posso rivolgere a lui e lui mi ascolta. Per questo, come Pietro, nella confusione dei nostri tempi, che ci persuadono a credere in tante altre vie, gli diciamo: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6, 68s).
Cari amici, auguro a tutti voi, che siete riuniti sulla Theresienwiese a Monaco, di essere di nuovo sopraffatti dalla gioia di poter conoscere Dio, di conoscere Cristo e che Egli ci conosce. È questa la nostra speranza e la nostra gioia in mezzo alle confusioni del tempo presente.
Dal Vaticano, 10 maggio 2010
BENEDICTUS PP. XVI
[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]Invia ad un amico | stampa questo articolo | commenta questo articolo
I nuovi media al servizio della Parola
Commento di Don Filiberto González, Consigliere per la Comunicazione Sociale dei Salesiani
ROMA, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola” è il tema per la XLIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra nella solennità dell’Ascensione. Il Pontefice invita i sacerdoti a essere missionari nel nuovo continente digitale. Don Filiberto González, Consigliere per la Comunicazione Sociale, si rivolge ai salesiani e agli educatori rileggendo il tema alla luce dell’Ascensione.
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Oltre a quelli geografici, c’è un nuovo “continente”, quello digitale! Non ha un’estensione territoriale, ma abbraccia il mondo intero. Gli studiosi ritengono che a breve sarà il più popolato; frequentato soprattutto da ragazzi e giovani: i “nativi digitali”. Un “continente” giovane che non può lasciare indifferenti salesiani ed educatori. Non possiamo ignorarlo o rammaricarci per questo. È una nuova era che, come dice il Papa, offre grandi opportunità alla Chiesa per portare il Vangelo a chi non lo conosce.
In questo continente, dove nuove regole guidano la ricerca della verità, vige una nuova cultura, un nuovo modo di relazionarsi con la natura, con gli altri e con Dio; essa, che si sviluppa rapidamente, ci avvolge. A noi scegliere se essere turisti o missionari; i primi vi passano, ammirano e prendono ciò che vogliono, gli altri si sentono inviati e si incarnano.
Il Papa esorta i sacerdoti, in questo anno a loro dedicato, a essere pastori del mondo digitale. Il mandato che Gesù affida ai suoi discepoli prima di salire al cielo – “mi sarete testimoni fino ai confini della terra” – spinge i salesiani e gli educatori a entrare in questa “nuova terra” con autenticità senza lasciarsi “inghiottire” acriticamente.
Da Gerusalemme e dalla Galilea son partiti i primi testimoni di Gesù. Siamo chiamati a raggiungere questa nuova frontiera proponendo una pastorale del mondo digitale che, come dice il Papa, è “chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura”.
I primi testimoni di Gesù si mossero a piedi, poi a cavallo, in barca, in carrozza, in macchina, in aereo; oggi ci sono le fibre ottiche, i satelliti e la tecnologia digitale. È lo slancio missionario, il desiderio di vivere una gran passione per Dio e per la salvezza dei giovani, come fece Don Bosco. Essere fedeli al Vangelo, alla missione della Chiesa e al carisma salesiano ci spinge ad essere presenti in questo nuovo continente. Facciamo nostra, come esorta il Papa l’esortazione di san Paolo: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16).
Si richiede una formazione diversa, più solida e profonda. “La fecondità del ministero sacerdotale – ricorda il Papa - deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione”.
Così possiamo aiutare i giovani di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l’uso opportuno e competente dei mezzi, del linguaggio, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità religiosa o/e sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Tocca noi far trasparire il nostro cuore di consacrati, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete” e delle comunità nel “continente digitale”.
Finisco con le parole del Papa prese dal suo messaggio: “A voi, carissimi Sacerdoti (religiosi, educatori), rinnovo l’invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova ‘agorà’ della comunicazione digitale”.
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