LUCA CASTELLI
Il 6 gennaio 2010, Paul Chambers commette un errore. Dopo aver scoperto che l'aeroporto "Robin Hood" di Doncaster, nei pressi di Sheffield, è stato chiuso per una nevicata, si sfoga su Twitter: "Crap! Robin Hood airport is closed. You've got a week and a bit to get your shit together, otherwise I'm blowing the airport sky high!!".
Traduzione libera: "Merda! L'aeroporto Robin Hood è chiuso. Avete poco più di una settimana di tempo per sistemare il casino o lo faccio saltare in aria!". Il motivo della rabbia dell'uomo? La settimana successiva ha fissato una vacanza in Irlanda e il suo volo parte proprio dallo scalo di Doncaster.
La neve però non è niente al confronto della tormenta che sta per abbattersi sul malcapitato. Il 13 gennaio due poliziotti bussano alla sua porta. In mano hanno un foglio con la stampa del messaggio su Twitter. Chambers viene interrogato per sette ore e arrestato per terrorismo. Rilasciato dietro cauzione, a maggio viene condannato – per un reato minore, legato a una legge degli anni '30 – a pagare una multa di 1000 sterline (circa 1200 euro).
La notizia scivola via fino a ieri, quando il processo d'appello conferma la condanna, aggiungendo la beffa di 2000 sterline di spese legali. E' a questo punto che su Twitter accade qualcosa. Migliaia di utenti inglesi - indignati per una condanna che ritengono ridicola - si raccolgono dietro all'hashtag #IAmSpartacus e, ispirandosi ai gladiatori del film di Stanley Kubrick, ricopiano il messaggio incriminato di Chambers (in gergo, ne fanno un "retweet"; "hashtag" è l'argomento di una conversazione su Twitter).
Il corto circuito è servito. Il social network viene inondato da messaggi che ripetono scherzosamente che se il casino non verrà risolto, l'aeroporto Robin Hood verrà fatto saltare in aria. Spuntano fuori anche varianti che coinvolgono le forze dell'ordine e il giudice del processo. Quando l'Associated Press chiede alla polizia se ha intenzione di arrestare tutti questi utenti – visto che il messaggio in fondo è lo stesso per cui è stato condannato Chambers – la risposta è un imbarazzato no.
In quanto ai soldi, almeno per questa volta non sono al centro della storia. I legali di Chambers stanno valutando l'ipotesi di chiedere un ulteriore appello, ma l'uomo potrà comunque evitare di sborsare le tremila sterline: uno dei più vivaci sostenitori vip di Twitter, l'attore Stephen Fry, si è offerto di pagare multa e spese legali. Rimane il problema di fondo: il sonno della ragione e la mancanza di dialogo tra vecchie leggi e nuovo mondo dei social network hanno generato un altro piccolo grande mostro. E, crap!, la stagione delle grandi nevicate è di nuovo alle porte.
Nessun commento:
Posta un commento