domenica 8 giugno 2008

Annozero: battibecco Castelli-Travaglio Santoro, Travaglio, Di Pietro e Grillo. Tolti loro il Paese si modernizzerà, Corriere della Sera

In apertura Santoro difende il giornalista e attacca Corsera e Repubblica

Annozero: battibecco Castelli-Travaglio

«La banda dei quattro: Santoro, Travaglio, Di Pietro e Grillo. Tolti loro il Paese si modernizzerà»

Marco Travaglio (Ansa)
ROMA - Battibecco tra il giornalista Marco Travaglio e il sottosegretario leghista alle Infrastrutture Roberto Castelli poco dopo l'inizio della trasmissione Annozero su Raidue. Michele Santoro ha aperto la puntata difendendo Travaglio dopo le polemiche della scorsa settimana quando Travaglio a Che tempo che faattaccò il presidente del Senato Renato Schifani. «Stai tranquillo, Marco, sei nel cuore del pubblico e non hai niente da temere», ha esordito Santoro. Poi il conduttore ha criticato gli articoli usciti in questi giorni su Travaglio su Repubblica e sul Corriere della Sera. «C'è stato lo scoop di D'Avanzo, che in pratica ti ha accusato di aver preso un residence coi soldi di un tale Aiello, condannato per mafia. Naturalmente il Corsera oggi riprende questo scoop degno del Pulitzer e lo approfondisce: tutti e due i giornali dicono che non può essere una cosa vera, ma la scrivono lo stesso. Perché? Per minare la tua credibilità, ma anche perché quei fatti che tu hai raccontato loro non li avevano scritti, e quindi non dovevano meritare di essere scritti. Altrimenti, che figura ci avrebbero fatto i direttori Mieli e Mauro nei confronti dei loro lettori?. Esiste in Italia una banda dei quattro, cioè Di Pietro, Grillo, Travaglio e Santoro. Tolti di mezzo questi, il Paese si può avviare verso la modernizzazione. Ma io - ha sottolineato Santoro rivolgendosi a Travaglio - non ho la psicosi di essere dalla parte dei vincitori. Mi sento vivo anche perché sei tu qui e hai il tuo microfono».

CHI SI SCUSA IN TV - Travaglio non ha parlato del suo caso, ma ha citato esempi internazionali in cui la stampa ha contribuito a smascherare comportamenti scorretti da parte di politici: «In tutti questi casi non sono stati i giornalisti a scusarsi» ha sottolineato. «All'estero si usa così: i giornalisti si scusano quando fanno errori, ma se dicono la verità a scusarsi sono i politici».

CASTELLI - Poi è intervenuto Castelli, che ha iniziato un battibecco con minacce di querela con Travaglio per aver scritto il giornalista che l'ex ministro della Giustizia era stato condannato. L'esponente leghista ha sostenuto di non essere mai stato condannato. a differenza di Travaglio. Questi a sua volta ha spiegato di cosa Castelli è accusato e di come ha potuto evitare la condanna grazie al Parlamento. «C'è una banda di giornalisti», ha detto Castelli, citando tra questi anche Gian Antonio Stella del Corsera, coautore del libro La Casta, «che ha scoperto una cosa interessante, e cioè a parlar male a prescindere dei politici si diventa ricchi. Va bene criticare i politici quando se lo meritano. Ma quando si sbaglia e si diffama una persona, magari si riconosca l'errore».

Cfr qui


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