di Nadia Redoglia – Megachip
Secondo alcuni sondaggi proposti da importanti testate, ascoltando alcune interviste ma anche solo chiacchierando con personaggi più o meno competenti, impariamo che le intercettazioni ambientali non sono poi così mal viste e denigrate come i nostri governanti vorrebbero farci credere. Il popolo che ha ben poco o niente da nascondere non teme l'essere, seppur incidentalmente, ascoltato al telefono, così come del resto è già consapevole d' essere comunque a portata di 'spione': tra cellulari, telecamere, carte magnetiche di credito e di debito nessuno riesce a svicolare, questo è certo.
Dal che il cittadino, più o meno accondiscende, a patto che con questo sistema si acchiappino i delinquenti che proprio grazie alle intercettazioni non sono quasi mai per caso, ma spesso abituali. L'italiano apprezza che i maramaldi sociali vengano intercettati e quindi incriminati, ma esulta quando questi sono anche coloro che direttamente lo hanno danneggiato o turlupinato in prima persona.
E' il caso della lombarda clinica S. Rita, in parte ora accasciata a causa di alcuni suoi sanitari malavitosi. Di costoro, con indagine senza intercettazioni, forse avremmo indagato qualcuno, ma difficilmente possederemmo quel materiale probatorio che gli inquirenti hanno invece a loro mani. In quella struttura si agiva, volentieri, in sintonia col 'dr. Jekyll e mr. Hyde' e i suoi utenti/pazienti sopravvissuti - ciascuno di noi avrebbe potuto esserlo - si sono trovati devastati da quelle operazioni. Non è la prima volta: l'ultimo recente caso, quello di 'villa Anya' la casa di ricovero per anziani non autosufficienti di Melito Porto Salvo, altra bottega degli orrori e per lo stesso identico fine: rubare milioni, incuranti di ammazzare, al Ssn grazie agli accrediti da convenzioni. Ebbene, pare che l'ansiogeno ddl governativo - stavano per buttarlo giù in decreto, tanta era l'ansia, appunto - imporrà le ambientali solo per reati che prevedono 10 anni di reclusione (un tempo ci sarebbe stata anche la concussione che ne prevedeva 12, ma la ex Cirielli l'ha declassato. Non divaghiamo), ché siccome non siamo in Cina o zone limitrofe, per arrivare a tanto si necessita d'essere killer più o meno occasionali. Tutti i delinquenti appartenenti ad associazioni malavitose in genere, ma soprattutto mafiose ché noi siamo unici a rigirare l'art. 416bis c.p, non rientrano.
I nostri rappresentanti istituzionali pare abbiano un chiodo fisso: ci vogliono fare risparmiare - ici docet - e dunque è proprio il guardasigilli a dirci che le intercettazioni costano troppo, che siamo il Paese che spende di più, che non possiamo permetterci di impiegare per queste il 33% della spesa complessiva. Vediamo i conti insieme a un addetto ai lavori, il dott. Luigi Ferrarella che del tutto molto ha documentato. Concorda sul fatto che i costi sono elevatissimi, ma ci spiega anche il perché e soprattutto come fare a ridurli e di molto, consentendoci così di proseguire con questo indispensabile metodo. Ci dice che in effetti negli ultimi 5/6 anni si sono spesi 1miliardo e 200milioni, ma non è questa cifra il vero problema, ché il nostro Paese è uso a disquisire su problemi che tali non sono e ignora quelli effettivi e non è neppure vero che gli altri Paesi hanno un numero minore di intercettazioni. Infatti da noi chi vi accede è esclusivamente l'autorità giudiziaria, mentre negli altri Stati l'intercettazione viene espletata anche dalle autorità dei servizi di sicurezza e dall'amministrativa di natura economica.
I costi che noi stiamo supportando sono spesso legati a un malsano federalismo giudiziario. Com'è che, ad esempio, la procura di Bolzano è riuscita ad ottenere gli stessi risultati pagando la metà? Perché a parità di tempo e ad analoghe inchieste una sede giudiziaria spende 1 e un'altra spende 18? Per un semplice motivo: la sede giudiziaria che spende '1', rendendosi conto che deve operare a parità di un centro economico di piccola impresa, sceglie e contratta, negozia coi fornitori - sono aziende private che forniscono il servizio - Basterebbe unificare, centralizzando su tutto il territorio questa strategia. Il ministero precedente stava infatti progettando in tal senso, ma ora pare sia tutto a bagnomaria. Non si può più essere indifferenti ai costi, è vero, ma altrettanto vero è che per ottenere garanzie importanti non si possono subordinare al costo strumenti fondamentali come le intercettazioni. Se si fanno investimenti iniziali costosi e poi, grazie a questi, si superano gli ostacoli, sfruttando al massimo i tempi e metodi degli investimenti sinergici, piuttosto che 'federalisti' dispersivi, in poco tempo sarà la società a guadagnarci e, in civile, ciascuno di noi.
Altro esempio? Milano ha investito nella telematica. I decreti ingiuntivi ora si ottengono in 15/20 giorni, invece che in tre mesi. I creditori nei tre mesi di attesa erano costretti a chiedere finanziamenti da bolla di ossigeno. In un solo anno, dati alla mano, hanno recuperato 12/14 milioni di euro. Sarà il caso di tirar fuori dalla naftalina quel vecchio detto del "chi più spende, meno spende" e accantonare outlet e batteur?
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