sabato 9 agosto 2008

Biografia del giorno: Romano Prodi

Giorno per giorno i profili di star, miti e personaggi famosi che si sono meritati un posto nella nostra storia oggi: 09/08/08 » S. Romano
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Romano Prodi 9 agosto 1939
Italia - Europa e ritorno

Romano Prodi
Fino al 1978, anno in cui viene nominato ministro dell'Industria del Governo Andreotti (in sostituzione del dimissionario Carlo Donat Cattin), il suo è il classico curriculum accademico. Nato il 9 agosto 1939 a Scandiano (Reggio Emilia) Romano Prodi è prima allievo di Beniamino Andreatta all'Università di Bologna e dopo la laurea si specializza presso la London School of Economics, dove diventa incaricato di economia e politica industriale. La breve parentesi ministeriale del 1978, durata pochi mesi, gli consente di legare il suo nome alla normativa sul commissariamento ed il salvataggio dei gruppi industriali in crisi, e costituisce il suo trampolino di lancio verso la presidenza dell'Iri, che il Governo gli affida nel 1982.

Alla guida della holding di Via Veneto, che con la rete di società controllate è il più grande gruppo industriale del Paese, rimane per sette anni, riuscendo a riportare in utile i conti dell'ente. La prima stagione di Romano Prodi all'Iri termina nel 1989, quando finisce quella che è stata definita "l'era dei professori" (nello stesso periodo l'Eni era guidata da Franco Reviglio). Lo stesso Prodi definirà la sua esperienza all'Iri "il mio Vietnam".

In quegli anni sono state molte le battaglie che il professore ha dovuto ingaggiare con la politica, specialmente sul fronte delle privatizzazioni, con qualche vittoria (Alfasud) e qualche sconfitta (la Sme, la cui vendita a Carlo De Benedetti, allora proprietario della Buitoni, venne bloccata dal Governo Craxi).

Alla fine però Prodi riuscì a far passare i conti del gruppo da un passivo di 3.056 miliardi di lire (di inizio gestione) ad un utile di 1.263 miliardi.
Lasciato l'Iri Prodi torna ad occuparsi di università e di Nomisma, il centro studi che aveva fondato nel 1981, ma la sua assenza dalla scena pubblica non dura molto: nel 1993 torna alla presidenza dell'Iri, chiamato dal Governo Ciampi a sostituire il dimissionario Franco Nobili. Si tratta questa volta di una permanenza breve (un anno) nel corso della quale Prodi avvia il programma di privatizzazioni: l'Iri cede prima il Credito Italiano, poi la Banca commerciale e avvia la procedura di cessione delle attività agro-alimentari (Sme) e di quelle siderurgiche.

Dopo la vittoria elettorale del Polo nel 1994, Prodi va dal nuovo presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e si dimette lasciando la presidenza dell'Iri a Michele Tedeschi.
Da quel momento inizia la sua attività politica: indicato più volte come possibile segretario del Ppi e come candidato alla presidenza del Consiglio, Prodi viene indicato leader dell'Ulivo e inizia la lunga campagna elettorale in pullman che porterà alla vittoria della coalizione di centro-sinistra e alla sua nomina a capo del Governo nell'aprile del 1996.

Rimane a capo dell'esecutivo fino all'ottobre 1998, quando Fausto Bertinotti, in disaccordo sulla legge finanziaria proposta dal professore, provoca la crisi di governo. In extremis Armando Cossutta e Oliviero Diliberto cercano di salvare il Governo Prodi staccandosi da Rifondazione comunista e fondando i Comunisti italiani. Per un solo voto Prodi viene sfiduciato. Circa un anno dopo nel settembre 1999, Prodi viene nominato presidente della Commissione europea, incarico che di riflesso avvalora l'immagine dell'Italia a livello comunitario, e per cui lo stesso Berlusconi esprimerà la sua felicità.
Il mandato è scaduto il 31 ottobre 2004 e Romano Prodi è tornato ad affrontare le difficili acque della politica italiana.

A un anno di distanza il centro-sinistra ha organizzato (per la prima volta in Italia) delle elezioni primarie, rivolte a militanti e simpatizzanti dello schieramento, per eleggere il leader della coalizione. Oltre 4 milioni di italiani hanno partecipato e Romano Prodi ha raccolto oltre il 70% dei consensi.

Le elezioni politiche del 2006 hanno visto un'alta affluenza alle urne: il risultato ha mostrato un po' inaspettatamente un'Italia equamente divisa in due. Il centro-sinistra vincendo comunque le elezioni ha mandato Romano Prodi a Palazzo Chigi. Il mandato termina nel 2008 dopo la seconda crisi avvenuta alla fine di gennaio: alle successive elezioni (aprile) il candidato del Partito Democratico è Walter Veltroni. I risultati sanciscono la vittoria del centro destra: Romano Prodi annuncia di lasciare la presidenza del PD e forse, in generale, il mondo della politica.

«Per fare la cosa giusta bisogna anche saper essere impopolari.»
«Io faccio. Io duro perchè faccio. Non è che faccio perchè duro. Altrimenti sarei già caduto mille volte.»
«Oggi più che mai mi sento di ripetere quello che tante volte ho detto negli anni passati: non ci sono più ragioni perchè le tradizioni riformiste dei socialisti, dei popolari e dei cattolici-democratici, dei liberaldemocratici e dei laico-repubblicani, divise dalla storia e dai contrasti ideologici del Novecento, continuino ad essere divise anche in un secolo nuovo, cominciato con qualche anticipo con la caduta del muro di Berlino. Le divisioni del passato non hanno dunque più ragione di esistere, ma è nel futuro che dobbiamo cercare le ragioni di una unità nuova e feconda.»
«De Gasperi cercò sempre il confronto e il dialogo con tutti, dimostrando di non aver paura di affrontare i cambiamenti. Questo è stato il suo grande insegnamento che è valido ancora oggi.»
«Mi aspetto da Berlusconi che vada a fare le telepromozioni. Tra poco venderà tappeti in televisione.»
«Noi non ci riempiamo la bocca parlando della gente. Noi abbiamo la serietà e la consapevolezza di essere gente tra la gente.»
«Oltre una certa quota di reddito l'uomo diventa più infelice e allora siccome noi dobbiamo cercare la felicità, dobbiamo tenere conto di questi aspetti.»
«Siamo in un paese impazzito, che non pensa più al domani.»
«Se mi piace Roma? Sì, checchè ne dicano... Ad abitarci no, perchè ci si consuma troppo di politica: non si può vivere in un mondo di ossessi politici.»
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