MILANO - Per limitare gli sms ha creato un gruppo su Facebook. In vacanza sceglie il campeggio, «e a cena si va per sagre». All'università prende appunti su fogli bianchi A4, i quaderni sono stati aboliti. A casa, dove vive con i suoi, conserva gli scontrini e verifica tutte le spese. Ha fatto di necessità virtù, Denis Trivellato, studente risparmiatore, lavoratore part-time, aspirante psicologo. A 28 anni ha sperimentato che «si possono diminuire i bisogni, si può controllare la vis consumistica». Con qualche sacrificio e molta soddisfazione. «Faccio attenzione a quello che spendo per non pesare sulla mia famiglia». E per favore, «non chiamatemi bamboccione».
Ora la chiamano generazione boomerang, quella dei ventenni che rimandano ogni decisione, che tornano a casa dei genitori dopo la laurea. Ma c'è anche una minoranza «etica» nell'universo dei ragazzi sospesi tra infanzia e maturità. C'è un gruppo di giovani poco indulgenti con se stessi, che si sentono colpevoli del loro status, che entrano nella loro stanza in punta di piedi, cercando di essere inquilini invisibili di mamma e papà. E lo fanno risparmiando, tenacemente, su tutto. Con una premessa: non è tirchieria, ma senso del dovere, rispetto per i familiari. Questo ragazzo che vive alle porte di Milano è così: con un diploma all'istituto alberghiero poteva fare il barman «strapagato» e invece si è rimesso sui libri, scommettendo su se stesso. Imparando a contabilizzare la sua vita: «Riesco a starci dentro - retta universitaria compresa - con cinquemila euro all'anno». Sono 13,6 euro al giorno.
A casa per necessità. «Appena dopo la maturità - racconta Denis - ho scelto Filosofia. Ho studiato, mi sono laureato. Ma, convinto che la mia strada fosse un'altra, mi sono iscritto di nuovo. Questa volta a Psicologia. Sto pagando questa scelta, ma ne vado fiero». Pagando come? Ecco i conti in tasca a Denis. «I miei, che sono entrambi artigiani, mi danno il necessario per l'abbonamento del treno (da Cormano a Milano, circa 15 chilometri) e il pasto di mezzogiorno. La sera mangio con loro, a casa». Tutto il resto, retta universitaria compresa, è frutto di lavori part-time. «Volantinaggi, serate nei bar come cameriere, collaborazioni con l'università. Adesso, per esempio, sto dando una mano a sistemare l'archivio della Bicocca. Sono 9 euro all'ora».
Un'attenzione quasi maniacale a tutte le spese: «Se non faccio così, sforo il budget in un attimo». E tanti piccoli trucchi salva tasche. Primo: in università solo libri usati. E per prendere appunti «trenta matite al prezzo di un euro in offerta al supermercato e una risma di fogli A4». Per mangiare, mensa universitaria o spesa, ancora una volta, al supermercato: «Tre euro per due panini al prosciutto, al bar te lo sogni». E il caffè alla macchinetta, 20 centesimi invece che 80 al bar. Fin qui il «diurno». Ma anche per il tempo libero e le uscite serali c'è un lungo ricettario del risparmio. «In macchina solo in quattro o cinque, e nei locali "fighetti" dove un cocktail costa 8 euro non ci mettiamo piede». Meglio comprarsi qualche birra, tenerla in frigo per un giorno e godersela con gli amici all'aperto. Stessa formula per le vacanze: «Sono stato con la mia ragazza a Castiglione della Pescaia con una tenda del '98. Ho messo via dieci euro al mese e comprato un materassino decente. La sera andavamo in giro per sagre: un primo, un secondo diviso in due. Spesa per 12 giorni: 450 euro».
Incuriosisce questo giovane risparmiatore che risponde con un sorriso a tutte le domande. I vestiti? «Solo in offerta. La maglietta che indosso ora, per esempio, è costata 4 euro e 90». Il cellulare? «Massimo 10 euro al mese di ricarica, per il resto uso Internet». Il computer? «È quello di sette anni fa, non sento la pressione tecnologica». Film e musica? «Si possono prendere in prestito in biblioteca». L'auto? «Di terza mano». Confessione: «Se devo comprare qualcosa penso: quante ore di lavoro vale?». Certo, non è tutto così semplice: «Vivere con i miei a volte mi pesa, ma non posso fare altrimenti». Ha trovato un suo equilibrio, Denis. Superando esami e contenendo le spese. «Quando sento parlare di bambinoni, però, divento una belva».
Nessun commento:
Posta un commento