"E-petizioni" sul Web potranno indicare i temi da trattare in Parlamento. Le
critiche: scelta rischiosa e populista
MILANO – I progetti di leggi del Parlamento britannico scelti e votati dal
pubblico come i concorrenti di X Factor. L'idea di creare una sorta di
democrazia diretta grazie alle nuove tecnologie e di avvicinare i cittadini
alla politica di tutti i giorni non è affatto nuova, ma è stata pensata sin
dagli albori di Internet. Ma come racconta un recente articolo del Guardian di
Londra il governo inglese potrebbe essere il primo in Occidente a tradurre
questo possibilità in realtà: in questi giorni il primo ministro David Cameron
sta pensando di dedicare alcune pagine del sito web governativo esclusivamente
alle petizioni pubbliche. Le più votate dovrebbero essere discusse in
Parlamento e successivamente potrebbero diventare leggi dello Stato.
E-PETIZIONI – Secondo il progetto del governo le e-petizioni sottoscritte da
almeno 100.000 votanti saranno sempre discusse alla Camera dei Comuni, mentre
sullo stesso sito web dovrebbe essere pubblicati svariati progetti di leggi:
saranno proprio gli utenti-elettori a giudicare quali sono quelli prioritari e
necessari al paese e la loro decisione porterà le proposte più velocemente
all'esame in Parlamento. Il governo sta pensando di far conoscere il meccanismo
delle e-petizioni anche a coloro che frequentano abitualmente i più popolari
social network. Ad esempio gli utenti di Facebook che sostengono una certa
causa o una campagna politica, potrebbero rimanere in contatto tra loro e
discutere per mesi la proposta di legge prima di pubblicarle sul sito del
governo.
APPROVAZIONE - George Young, leader della Camera dei Comuni, ha confessato al
quotidiano di Londra che la riforma sulle e-petizioni potrebbe essere portata
avanti già all'inizio del nuovo anno. Naturalmente nessuna tra le petizioni
votate dagli utenti-elettori otterrà automaticamente il sostegno del governo.
L'iniziale proposta di tradurre direttamente in legge le e-petizioni che
supererebbero il milione di sostenitori è stata sonoramente bocciata dal
governo. Alla fine sarà sempre il Parlamento a decidere se tradurre in legge le
proposte degli elettori. In passato già Tony Blair aveva provato ad avvicinare
i cittadini alla politica quotidiana creando il sito web del Primo Ministro
(http://www.number10.gov.uk/) attraverso il quale tentava un colloquio diretto
e interattivo con gli utenti-elettori. Adesso questo principio dovrebbe essere
ampliato ed esteso a tutti i dicasteri.
CRITICHE - La proposta del governo inglese ha già scatenato grandi polemiche
perché - affermano i detrattori - petizioni populiste come la reintroduzione
della pena di morte o l'uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea potrebbero
ottenere grande sostegno e mettere in seria difficoltà il governo guidato da
David Cameron: «Apprezziamo il vecchio principio del sito web di Downing Street
- afferma una fonte anonima di Whitehall intervistata dal Guardian- ma questa
tecnica di consenso appare poco edificante. Bisognerebbe trovare un modo più
efficiente e maturo per impegnare il grande pubblico a interagire con il
Governo e il Parlamento». Anche Paul Flynn, deputato laburista ascoltato dal
Daily Mail boccia la proposta: «Questa può sembrare un'idea attraente solo a
coloro che non hanno mai visto quanto è risultata inutile una riforma del
genere nei paesi in cui è stata applicata. La blogosfera non è un luogo dove si
può aprire un dibattito complesso e sensibile. Spesso essa è dominata dagli
ossessionati e dai fanatici e da qui spesso escono solo idee pazze».
con corriere.it
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