La Cina apre al porno online "Il sesso, valvola di sfogo"
PECHINO - La Cina sblocca i siti pornografici. A due settimane dal ritorno dell'accessibilità online di alcuni piccoli domini a luci rosse, cresce il numero dei siti e dei forum porno visitabili dal Paese che, da maggio, aveva di fatto calato la scure della censura su ogni contenuto che avesse un pur velato riferimento sessuale.
I surfer cinesi, estenuati da filtri, divieti e controlli di polizia, avevano nel frattempo imparato ad aggirare il "Great Firewall", la grande muraglia virtuale eretta dalle autorità contro i contenuti della Rete sgraditi al potere. Sebbene in Cina navigare nei siti porno resti un reato, così come aprire un sito sexy sia illegale, milioni di post su Twitter negli ultimi giorni hanno diffuso la voce dell'ondata di tolleranza e gli amanti del genere hanno preso d'assalto gli indirizzi che erano stati costretti ad abbandonare.
La Cina conta oggi 425 milioni di utenti internet, la più vasta net-tribù del mondo, più numerosa della popolazione degli Usa. La caduta del blocco, nelle prime ore, era stata considerata un caso. La maggioranza dei netizens l'aveva atttribuita ad un guasto, ad un problema tecnico, per convincersi poi di assistere ad un test dello Stato sulla reale domanda di porno online nel Paese. Negli ultimi giorni, invece di interrompersi, l'accessibilità è aumentata e sono riapparsi anche i siti più popolari, che erano stati i primi ad essere oscurati. Il ritorno del sesso sulla Rete cinese si è trasformato così in un giallo e milioni di internauti si chiedono ora apertamente se la nazione si trovi di fronte ai segnali di un allentamento dei controlli sulla vita privata dei cittadini.
Il ministero dell'Industria e della Tecnologia, assieme a quello della Pubblica Sicurezza e al Consiglio di Stato, è stato inutilmente tempestato di richieste di spiegazione. Nemmeno il governo ha chiarito perché i siti porno siano stati improvvisamente sbloccati, mentre il più sofisticato sistema di polizia telematica continui a censurare solo i siti web che si occupano di diritti umani, opposizione, dissidenti e religione. Migliaia di agenti informatici non smettono di scandagliare bacheche e post dei microblog, alla ricerca di una scintilla di potenziale instabilità.
La svolta sul porno non sembra così preludere ad un sostanziale ammorbidimento dei divieti sulla Rete. Gli analisti cinesi delle comunicazioni ritengono piuttosto che il governo non riesca più a controllare una dimensione in costante aumento e che stia decidendo quali spazi privi di sorveglianza possano risultare meno pericolosi per il sistema. La moltilicazione di siti, social network, servizi e blog starebbe ormai sfuggendo di mano anche al "Great Firewall", costretto a sbloccare il sesso per liberare risorse di intelligence su fronti politici e militari più strategici.
Bloccare internet e isolare la Cina dalla rete ormai costerebbe troppo e i primi segni di cambiamento sono trapelati dalle ultime disposizioni di polizia ai funzionari. I dipendenti dell'ufficio che controlla pornografia e riviste non autorizzate non dovranno più segnalare i siti porno registrati all'estero, ma limitarsi a prendere nota dei loro nomi. Cambiano anche le responsabilità tra gli organi di polizia: il governo avrebbe deciso di assegnare il sesso a strutture più soft, per concentrasi sulle informazioni che possono danneggiare economia e leadership politica. La ragione è semplice. Da un anno tutti i sondaggi dimostrano che la popolazione cinese non considera più immorale l'accesso ai siti porno. Il 75% di mille donne laureate di Shanghai ha dichiarato di accettare il sesso virtuale e di giustificare le ragazze che diventano amanti dei milionari.
Le autorità prendono atto di un Paese che sulle questioni morali viaggia più rapidamente dei suoi leader e l'ala progressita del partito comunista pensa che impegnare sul porno milioni di internauti, mostrando spiragli di democrazia, possa distogliere la loro attenzione da questioni più delicate. Secondo l'edizione inglese del "Quotidiano del Popolo", il ministero della Pubblica Sicurezza ha anche proibito alla polizia di "umiliare gli arrestati per reati sessuali". Nei giorni scorsi alcune prostitute sono state fotografate seminude e legate tra loro da una corda. I loro nomi e cognomi sono stati stampati su manifesti e affissi lungo le strade. Le "parate criminali davanti al disprezzo pubblico" sono un retaggio dell'epoca imperiale, fatto proprio dalle Guardie Rosse di Mao durante la Rivoluzione Culturale. Il governo avrebbe deciso di abolirle, intimando alla polizia di "comportarsi in modo ragionevole". E' presto per dire se la forza di internet sta rendendo la Cina meno sessuofoba. Ma che il sesso online stia trasformando la Rete in un universo incontrollabile anche per Pechino, e accettato invece dalla popolazione, è già un dato di fatto.
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