Volava e non aveva paura Simona Senoner. È morta ieri pomeriggio all'ospedale tedesco di Friburgo dopo oltre ventiquattr'ore trascorse in coma: la 17enne speranza del salto femminile, si è sentita male giovedì mattina a Schonach, località nella Foresta Nera, tappa della Continental cup, coppa del mondo femminile senza averne, però, i gradi ufficiali. Una mattina come tante altre, uguale a quelle scandite dagli allenamenti pre gare previste oggi e domani dal trampolino tedesco. Simona esce dalla doccia, cade e perde i sensi: in quel momento, la ragazza nata a Bolzano è sola in camera, pochi minuti ed è proprio la sua compagna di stanza Veronica Gianmoena a trovare Simona distesa per terra. Un urlo, di corsa a chiamare l'allenatore della squadra femminile, l'austriaco Fabian Ebenhoch. Respirazione bocca a bocca, massaggio cardiaco, il cuore di Simona che riprende a battere. Non la sua vita, però.
Il trasporto all'ospedale di Friburgo evidenzia immediatamente la criticità della situazione: la ragazza non riprende più conoscenza, per troppo tempo al suo cervello non è arrivato sangue. Ieri alle 18, anche il cuore cede. Una morte che non trova spiegazioni in chi ha seguito Simona: non nelle compagne, non nei tecnici e nemmeno nei dirigenti della federazione. Una tragedia che solo la prevista autopsia riuscirà a decifrare e che ha sconvolto le nazionali azzurre della neve: oggi e domani gareggeranno tutti con il lutto.
«Simona è una ragazza generosa, simpatica, pronta ad aiutare tutti quelli che ne hanno bisogno. Una ragazza che vuol bene a tutti, sorridente e piena di energia. Una ragazza con grande senso del sacrificio e con lo sport nel cuore»: è il messaggio di cordoglio che le sue compagne di squadra affidano al sito della federazione. Stravolte e sconvolte: «Parliamo al presente perché lei è sempre qui con noi... nei nostri cuori. Ora che sei diventata un angelo... vola». Si firmano «le tue sorelle del salto», sono le ragazze della nazionale azzurra. Compagne di un sogno, bambine volanti che non conoscono le vertigini, ma i sacrifici per infilarsi dentro quello scafandro di gommapiuma e per staccarsi dal trampolino a novanta chilometri all'ora. Loro, come i maschi, in perenne lotta con il peso, colibrì che si sfamano con un pezzo di pizza, una barretta di cioccolato. Simona comincia da bimba, Senoner è un nome che sa di montagna, fino a nove anni sceglie il fondo, sarà poi il suo allenatore Moroder a farla decollare. Nel 2006 si aggrega alla nazionale, debutta l'anno successivo in Continental cup.
Se il salto è già un mondo a parte, quello femminile sta ancora più ai margini. Non ammesso alle Olimpiadi di Vancouver («Troppo poche le praticanti al mondo», la giustificazione del Cio), la sola vetrina (peraltro poco illuminata) ai Mondiali 2009 di Liberec: per spegnere gli ardori ce n'è eccome, ma le ragazze non si fermano. Con loro, Simona. Studia a St.Ulrich, scuola commerciale ad indirizzo sportivo, parla tre lingue (italiano, tedesco e inglese), la quarta è il latino: 10ª ai mondiali junior nel 2008, 15ª nel 2009 a Dobbiaco (il suo miglior risultato), per una caduta salta qualche gara l'anno scorso, ma non prende paura. Si piazza 40ª e 44ª nel primo appuntamento i della stagione a Notodden, atterra a 67 metri. Poi, in una mattina di inverno, il buio si prende i salti e i sogni di Samo. Si prende la vita.
con lastampa.it
Nessun commento:
Posta un commento