Adesso che Amauri ha fornito la prova provata di essere italiano, avendo speso la frase «lei non sa chi sono io» con i carabinieri che gli contestavano un divieto di sosta, l'unico soffio di Brasile arriva da Diego. Ed è un soffio che durerà per tutta la stagione. «Mi sembra chiaro che resterà con noi», dice Del Neri e non suona come una manfrina depistante sul mercato, nè come una resa all'impossibilità di fare fuori il sudamericano.
La Juve era dispostissima a disfarsi di Diego per incassare soldi e per liberarsi da un equivoco: dove si mette uno così? Il tempo ha sfarinato l'operazione. Perchè finora nessun club europeo si è presentato con venti milioni in mano e perchè nel frattempo è maturata l'ipotesi che il vero Diego non sia quello brancolante della passata stagione ma il campione che impressionò nel Werder Brema: l'uomo che giocava a tutto campo e segnava con bordate da fuori area mentre alla Juve si è intimidito al punto da calciare in porta tenere piattonate oratoriane. Con Dzeko fuori portata, come ha ammesso ieri Marotta, non c'è in giro un attaccante per cui valga spendere e allora è meglio tenersi il brasiliano e investire qualcosa per coprire i buchi che restano. Il più importante è sulla fascia. Entro domenica si concluderà per Krasic o Elia (Bastos del Lione si è messo fuori gioco da solo con un infortunio che lo bloccherà per due mesi). Il resto sarà trattato con operazioni minori, con qualche scambio o prestito, tra i quali potrebbe rientrare il difensore Bocchetti del Genoa.
Dunque l'ago della futura bilancia juventina torna ad essere Diego cominciando dal primo impegno a rischio della stagione: la partita di Graz. Lo Sturm (traduzione dal tedesco: tempesta) è squadrina ma può rivelarsi molto più pericoloso dei birrai irlandesi eliminati nel turno precedente di Europa League. I bianconeri d'Austria hanno nelle gambe un mese di campionato, sono baldanzosi al limite della spocchia e giocano in uno stadio il cui si avverte il fiato ruvido dei tifosi. Non sarebbe abbastanza per inquietare la vera Juve ma quanto può essere vera questa Juve e soprattutto cosa è diventata dopo l'incompleto maquillage della nuova gestione: si è allontanata davvero dal modello che ha prodotto la stagione più vergognosa degli ultimi cinquant'anni o ne restano le tracce sporche, come pantano sulle scarpe?
Da Graz arriverà una risposta. «Sarei contento che si confermasse l'intensità con cui abbiamo affrontato il Milan a Bari» dice Del Neri, aggiungendo che a dieci giorni dal campionato si aspetta un miglioramento tattico: «Più che nella tecnica spero che ci siano passi avanti nella precisione, nella intesa in campo e anche meno problemi nel decidere quali giocate fare». Il punto di partenza sono quei 45 minuti di Bari contro i rossoneri che attenuarono lo sconforto per come la Juve era stata rimbalzata dall'Inter poco prima. Diego segnò e si mostrò vivo. Fu uno sprazzo di speranza cui deve dare un seguito perchè non si ripeta l'esperienza di un anno fa, quando ogni accenno di ripresa fu soffocato immediatamente da prestazioni indecorose.
Se è davvero l'uomo in più deve dimostrarlo. Se ci riesce diventa l'acquisto più importante dell'estate, l'unico che dà qualità al gioco in una misura che non ci si può attendere da Pepe, Lanzafame e da quanti sono arrivati a rinverdire una squadra alla frutta e oltre. Del Neri attende segnali. In attesa che gli prendano i quattro giocatori che servono ancora, il friulano ha fissato un assetto e punta a rafforzarlo. In avanti, insieme a Diego, è probabile che insista su Amauri anche per non far nascere il sospetto di un'esclusione punitiva e carabinieresca. Il resto è definito, con Martinez e Felipe Melo ancora fuori perchè non sono pronti e chissà se lo saranno per l'avvio del campionato. Già c'è anche il tormentato Felipe a soffiare aria di Brasile nella Juve. L'avevamo quasi dimenticato. I brasiliani invece non lo dimenticheranno mai.
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