Funziona fino a 120 ore dopo il rapporto sessuale impedendo l'inizio della gravidanza, è già diffusa in molti paesi europei e venerdì è stata approvata anche dalla Food and drug administration statunitense. Dopo la lunghissima attesa per la Ru486, l'Italia potrebbe essere tra gli ultimi arrivati anche per la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo, ormai diffusa in mezzo mondo. I due farmaci sono molto diversi: il primo provoca l'aborto, il secondo è un contraccettivo parente stretto della ben nota pillola del giorno dopo. Ad accomunarli, da noi rischia di essere il ritardo nell'inserimento nel prontuario farmaceutico e forse anche uno scontro ideologico intorno al loro uso.
A gennaio l'azienda francese Hra Pharma, che produce il farmaco EllaOne a base di ulipristal acetato, dopo l'approvazione dell'Autorità farmacologica europea (Emea), ha presentato richiesta di riconoscimento all'Aifa. "La pratica è nelle mani dei tecnici, che devono fare le varie verifiche su funzionamento, sicurezza e quant'altro - spiega Guido Rasi, direttore generale dell'Agenzia per il farmaco - Finiti questi passaggi verrà presentata una relazione al consiglio di amministrazione, a cui spetta la decisione finale sull'approvazione. Sul farmaco si esprimerà anche il Consiglio superiore di sanità". Lo ha richiesto il ministro Fazio, il quale a marzo aveva detto alla Camera che la decisione dell'Aifa era sospesa "in attesa del parere degli esperti circa la sua sicurezza e compatibilità con le leggi sull'aborto e la contraccezione".
Per il farmacologo Silvio Garattini la scelta finale può essere una sola: "Andrà dato il via libera alla commercializzazione. Dopo la presa di posizione dell'Emea l'autorizzazione può ritardare ma alla fine deve arrivare. La rimborsabilità invece può esserci o meno". Di norma chi chiede l'autorizzazione ha diritto ha una risposta entro 90 giorni. Se è positiva il farmaco arriva in farmacia altrimenti l'azienda produttrice può ricorrere all'Emea, da dove si può avviare un arbitrato con l'Aifa. Oggi EllaOne viene usata in Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Gran Bretagna, Olanda, Finlandia, Svezia, Lituania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Danimarca, Norvegia, Spagna, Austria, Gracia, Polonia, Lettonia, Lettonia, Portogallo e Romania.
La pillola del giorno dopo, malgrado il nome, può funzionare fino a 72 ore dopo il rapporto sessuale non protetto. Anche se in Italia si usa da tempo, non è raro che farmacisti o medici rifiutino di darla alle donne, appellandosi all'obiezione di coscienza che in questo caso non sarebbe ammessa dalla legge in quanto non si tratta di un sistema abortivo. L'EllaOne ha due giorni in più di efficacia. Entrambe agiscono rallentando l'ovulazione e hanno effetti se quando vengono prese non è ancora avvenuta la fecondazione, quindi la certezza sul loro funzionamento tende a diminuire se sono assunte in ritardo. Studi condotti in Gran Bretagna hanno dimostrato che il rischio di gravidanza con il ulipristal si è ridotto fino a due terzi rispetto al levonorgestrel, cioè la pillola del giorno dopo.
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