confronto»
"Berlusconi onori l'agenda di governo"
MILANO - «In Italia c'è una destra che è cosciente del grave momento in cui si
trova il nostro Paese e che deve essere affrontato da tutti all'insegna della
massima responsabilità». È un appello quello che Gianfranco Fini, attraverso un
videomessaggio (guarda) in Rete, rivolge in primo luogo al premier Silvio
Berlusconi. «Chi ha avuto l'onore e l'onere di governare», spiega Fini senza
citare esplicitamente il presidente del Consiglio, deve «onorare quell'impegno
attraverso una agenda di governo. Vedremo nei prossimi giorni quello che
accadrà» aggiunge il leader di Fli, dieci giorni dopo la convention di Bastia
Umbra. «A Perugia - prosegue - è stato l'atto fondativo di una nuova formazione
politica di centrodestra. Abbiamo cercato di delineare i tratti distintivi di
coloro che hanno una certa idea dell'Italia» chiarisce Fini nel suo intervento
di cinque minuti, annunciando poi che l'obiettivo di Futuro e libertà è quello
di ottenere 100 mila firme «in calce al Manifesto per l'Italia entro la metà di
gennaio, quando a Milano sarà lanciato il nuovo partito».
NAPOLITANO: «PACATO CONFRONTO» - Il riferimento alla «massima responsabilità»
è in qualche modo sottinteso anche nel messaggio che il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato all'Intergruppo parlamentare per la
sussidiarietà in occasione delle Giornate di formazione Per vincere domani. «Ho
sempre considerato meritevole di attenzione e sostegno lo sforzo volto ad
affrontare temi di particolare attualità e di comune interesse per lo sviluppo
e il futuro del Paese, in un clima di pacato confronto e di aperta
cooperazione, al di là delle frontiere politiche che legittimamente
attraversano l'arena parlamentare provocando però negativi eccessi di
contrapposizione e di chiusura», afferma il capo dello Stato.
LA PRECISAZIONE E I COMMENTI - Le parole di Fini nel videomessaggio, a meno di
un mese dalla verifica parlamentare, hanno però sollevato un vespaio di
interrogativi e polemiche. Tanto da spingere lo stesso presidente della Camera
a chiarirle in un secondo tempo: «L'interpretazione autentica è facile: tutti,
come ha detto anche il presidente del Consiglio, hanno il dovere della massima
responsabilità. Vale ovviamente per Futuro e libertà, ma in primo luogo vale
per il premier, per quel che farà fino al 13 dicembre e per quel che dirà in
Parlamento in quella occasione». «Fini che sottolinea la gravità del momento
rappresenta un caso da manuale di pompiere piromane», ha commentato
laconicamente il ministro Rotondi. «Responsabilità è prendere atto che il
governo non è in grado di andare avanti, basta aprire la porta per rendersi
conto dei problemi che ha il Paese», ha voluto sottolineare dal canto suo il
segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando
Casini, vuole «restare ai fatti»: «Fini ha fatto mancare i suoi ministri e ha
chiesto a Berlusconi di dimettersi. Oggi ha fatto un appello alla
responsabilità e questo deve vale per la destra, per la sinistra e per il
centro perché pensare oggi, con la situazione che c'è in Irlanda e Portogallo e
l'euro sotto attacco, che si passano sei mesi in campagna elettorale per
tornare al punto di oggi vuol dire stare sulla luna».
«MEGLIO IL VOTO» - Chi invece insiste sul voto anticipato è Umberto Bossi. Non
che il leader della Lega tema che il premier non ottenga la fiducia alle
Camere. «Berlusconi andrà avanti», è la convinzione del Senatùr. Che ribadisce,
però, di preferire la strada del voto. Con il ritorno alle urne, secondo il
numero uno del Carroccio, «ci pensa il popolo a raddrizzare il governo». Né
conferme né commenti da parte di Bossi in merito all'incontro avuto a
Montecitorio con l'altro ministro leghista Roberto Calderoli, con il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e con il ministro
dell'Economia Giulio Tremonti.
L'AFFONDO DEL NYT - Se Bossi si mostra decisamente ottimista, di diverso
avviso è il leader del Pd. «Credo che stavolta Berlusconi sbagli le misure» ha
detto Pier Luigi Bersani. E a esprimere dubbi sul buon esito del voto del 14
dicembre in Parlamento è anche l'autorevole New York Times. «L'Houdini della
politica italiana questa volta potrebbe non farcela» titola un articolo della
corrispondente da Roma sulla crisi del governo Berlusconi. Secondo il
quotidiano americano, la crisi politica di questi giorni presenta infatti
caratteri nuovi e «significativamente differenti». Quel che colpisce, secondo
il New York Times, è l'atteggiamento di molti tradizionali alleati del premier.
«Anche i suoi fedelissimi, anche coloro che non lo hanno abbandonato neanche
quando perse il potere nel 2006 ma che annusano nell'aria la debolezza politica
proprio come i cani annusano la paura, hanno visibilmente iniziato a
riposizionarsi in vista di una nuova pagina politica in cui Berlusconi molto
difficilmente sarà l'uomo guida». Le defezioni, avviate con lo strappo di Fini,
«si moltiplicano ogni giorno che passo» e il New York Times cita persino il
direttore del Giornale Feltri che, intervistato dal Fatto quotidiano, ha
definito Berlusconi «stanco e confuso». Sia come sia, conclude il quotidiano
americano, per vedere come andrà a finire toccherà attendere metà dicembre
quando le Camere saranno chiamate al voto.
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