martedì 16 novembre 2010

Record di ascolti per Fazio e Saviano Maroni attacca: voglio diritto di replica

Collusioni tra Lega e 'ndrangheta, ira del ministro. Mazzetti (RaiTre): «Può
parlare tutti i giorni in tv e dire la sua. Se abbiamo detto cose non vere, ci
quereli»

Oltre dieci milioni di spettatori per Fini e Bersani. Articolo 21: «Masi
adesso si dimetta»

ROMA - Nove milioni e 31 mila telespettatori per la puntata di ieri sera di
«Vieni via con me», pari al 30.21% di share: è l'ascolto record assoluto per
Raitre della seconda puntata del programma con Fabio Fazio e Roberto Saviano.

BOOM DI CONTATTI - La trasmissione ha registrato quasi 20 milioni di contatti.
Un'audience clamorosa, alimentata probabilmente dal grande battage di polemiche
che l'ha preceduta: il direttore generale della Rai, Mauro Masi, aveva
criticato la decisione dei conduttori di invitare il leader di Futuro e
Libertà, Gianfranco Fini, e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, affinché
leggessero ciascuno un elenco di valori relativi all'essere di destra e
all'essere di sinistra. E proprio i loro interventi, così come il primo
monologo di Saviano sulle infiltrazioni della 'ndrangheta al Nord, hanno avuto
un seguito medio di oltre 10 milioni di spettatori. Tra gli altri momenti
significativi, quello dedicato alla vita e alla morte, con gli interventi della
vedova di Piergiorgio Welby e del padre di Eluana Englaro.

Alternate HTML content should be placed here. This content requires the Adobe
Flash Player. Get Flash L'AFFONDO DI MARONI - Il ministro dell'Interno, Roberto
Maroni, ha chiesto di poter essere invitato alla trasmissione per un diritto di
replica. Il capo del Viminale non ha gradito alcuni passaggi dell'intervento di
Saviano. «Vorrei - ha aggiunto il ministro - un faccia a faccia con lui per
vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi». Maroni
ha parlato di accuse infamanti e non ha gradito in particolare il racconto
fatto dal giornalista di approcci della criminalità organizzata con un
consigliere regionale leghista. «Chiedo risposta - ha spiegato il ministro -
anche a nome dei milioni di leghisti che si sono sentiti indignati dalle
insinuazioni gravissime di Saviano e quindi auspico che mi venga concesso lo
stesso palcoscenico per replicare ad accuse così infamanti che devono essere
smentite».

LA REPLICA: «IL MINISTRO SI ORGANIZZI» - La replica del capostruttura di
RaiTre Loris Mazzetti, tuttavia, chiude la porta a un faccia faccia tra Maroni
e Saviano in tv. «Se il ministro Maroni - ha dichiarato Mazzetti a CnrMedia -
ha qualcosa da dire e si è sentito offeso, essendo un ministro ha la
possibilità di parlare in tutti i programmi e in tutti i telegiornali, quindi
si organizzi in qualche maniera. Noi stiamo facendo un programma culturale e
quindi non credo che ci sarà la possibilità di replicare. Se noi abbiamo detto
cose non vere, cose smentibili se lo abbiamo ingiuriato o offeso, si rivolga
direttamente alla magistratura».

«INTIMIDAZIONE INACCETTABILE» - La presa di posizione di Maroni non è però
piaciuta all'Italia dei valori: «Nessuno tocchi Saviano - dice il portavoce,
Leoluca Orlando -. Dal ministro Maroni arriva un'intollerabile intimidazione ad
uno scrittore che vive sotto scorta per la sua denuncia coraggiosa di tutte le
mafie. Il ministro dell'Interno, invece di reagire in maniera scomposta, faccia
pulizia all'interno del suo partito e cacci i disonesti».

Alternate HTML content should be placed here. This content requires the Adobe
Flash Player. Get Flash LE CRITICHE DEL PDL - Il Pdl si era affiancato alla
protesta dell'amministratore delegato della Rai e ieri sera aveva subito
commentato criticamente l'intervento dei due leader. In seno al Cda di viale
Mazzini era nato uno scontro tra i consiglieri legati all'area della
maggioranza e quelli della minoranza e si era arrivati addirittura a parlare di
una possibile sospensione o del divieto di far partecipare esponenti politici
(o, ancora, di riequilibrare ex post la situazione con analoghi inviti per
Bossi, Berlusconi e Casini). Alla fine, però, il programma è andato
regolarmente in onda e con la scaletta prevista dagli autori. Ancora oggi il
capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha parlato della
trasmissione come un misto di «settarismo e mediocrità». E Maurizio Gasparri ha
bollato l'intervento di Fini sui valori della destra come un «compitino di
quinta elementare».

«MASI SI DIMETTA» - Di diverso tono il commento di Articolo21, Giuseppe
Giulietti: «Non siamo particolarmente appassionati alla guerra dei numeri ma di
fronte ai risultati conquistati con le unghie e con i denti e persino con il
gruppo dirigente della propria azienda che remava contro non si possono che
ringraziare gli autori, Raitre e tutti quelli che ci hanno regalato una serata
di qualità e di impegno civile e gli oltre nove milioni di italiani che hanno
scelto la trasmissione e che, con il loro gesto, hanno dato un segno
inequivocabile contro tutti quelli che vorrebbero mettere bavagli e censure a
quei programmi che non piacciono al signor padrone del conflitto di interessi».
«I cittadini - dice ancora Giulietti - hanno già dato espresso il loro voto di
sfiducia al direttore generale. In qualsiasi altra azienda non sarebbe neanche
necessario chiedere le dimissioni, sarebbero già state consegnate. Oggi è
un'ottima giornata per farlo».

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