Biografia di Walter Veltroni
Politico e giornalista nato a Roma il 3 luglio del 1955.
Walter Veltroni dalla A alla Z
Figlio del giornalista e dirigente Rai Vittorio,Walter Veltroni comincia la sua carriera politica nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Nel 1976 è eletto consigliere comunale di Roma nelle liste del PCI, incarico che mantiene per cinque anni. Nel 1987 viene eletto deputato nazionale ed entra in Parlamento. Dal 1988 fa parte del comitato centrale del PCI. Dal 1992 al 1996 è direttore de "L'unità", giornale che dirige seguendo la linea di modernizzazione iniziata a partire dal 1982. Dopo esser stato candidato come segretario nazionale del PDS (viene sconfitto da Massimo D'Alema) nel 1996 fa parte del governo Prodi nel ruolo di vicepresidente del Consiglio e di Ministro dei Beni Culturali e ambientali con l'incarico per lo sport e lo spettacolo. Finita l'esperienza di governo con Prodi, nel 1988 diviene segretario dei DS. Nel 2001 diventa sindaco di Roma sconfiggendo Antonio Tajani di Forza Italia con il 53 % dei voti. Viene confermato sindaco della capitale nel 2006, quando supera il candidato del centrodestra Gianni Alemanno ottenendo il 61,7 % dei voti. Il 14 ottobre 2007 viene eletto segretario del neonato Partito Democratico ottenendo il 75,7 % dei voti alle primarie. Alle elezioni politiche del 2008, indette dal presidente Giorgio Napolitano dopo la crisi di governo di gennaio, il Pd è sconfitto dal Pdl, con il 37.7% alla Camera e il 38.0% al Senato.
Il cinema ha sempre avuto un ruolo importante per Walter Veltroni che, infatti, ha voluto fortemente la Festa Internazionale del Cinema di Roma, di cui si è svolta nell'ottobre del 2006 la prima edizione.
Nel 1994 scrive "Certi piccoli amori. Dizionario sentimentale di film" (Sperling & Kupfer Editori, Milano) libro in cui raccoglie le recensioni scritte per il Venerdi' di Repubblica a cui segue, nel 1997, "Certi Piccoli amori 2". Tiene una rubrica ("I luoghi dell'anima") sulla rivista di cinema "Ciak".
Ma non è solo il cinema al centro degli interessi del Veltroni scrittore; ricordiamo ad esempio "Il disco del mondo" (2003), libro in cui ricostruisce, attraverso testimonianze, lettere e ricordi la vita del musicista jazz Luca Flores. Pianista di ottimo livello, Luca Flores ha una vita tormentatissima (la madre muore in un incidente d'auto in Mozambico quando lui è ancora piccolo) che si conclude tragicamente nel 1995 con il suicidio del musicista.
La sua produzione letteraria comprende anche il saggio "Il sogno spezzato. Le idee di Robert Kennedy" (1992), "Senza Patricio" (2004), suo esordio nella narrativa,"Forse Dio è malato" (2005), diario di viaggio attraverso l'Africa disperata, distrutta dalla malnutrizione e dall'Aids, piena di malattie e bidonville e "La scoperta dell'alba" (2006).
Hanno detto di lui:
"…Uno strano miscuglio di discorsi rivoluzionari e pratiche perbeniste, slanci e sciatterie, avventure ideali e telefonate alla mamma, in cui si identifica quella middle class centromeridionale di insegnanti e impiegati pubblici a reddito fisso e umore variabile che costituisce il nerbo dell'elettorato ulivista…" (Massimo Gramellini su Walter Veltroni)
"…Walter Veltroni che – romano anche lui, e di sette anni più giovane di D'Alema – aveva fatto il suo diligente tirocinio e conquistato i suoi galloni nel PCI. Ma senza mai acquisire il tratto e patire le chiusure ottuse d'un funzionario di tipo tradizionale, ancor meno d'un agit-prop. Tutt'altra, intanto era la radice familiare. Il padre Vittorio, giornalista era stato radiocronista e direttore del primo telegiornale della Rai. Aveva anche collaborato a sceneggiature di film, e scritto i testi delle riviste di Renato Rascel. "Doveva essere in gamba" dice Walter Veltroni che tuttavia non lo conobbe. Morì quando lui aveva appena un anno. Eppure qualcosa gli restò degli interessi paterni. Walter s'era specializzato nello studio delle comunicazioni di massa: avrebbe voluto essere regista cinematografico, anche negli anni bui del conformismo comunista preferiva occuparsi di Hitchcock piuttosto che di Breznev. Come tutti gli autentici intellettuali di sinistra, Walter Veltroni adorava l'America e i suoi miti - si chiamassero Roosvelt, o Kennedy, o il western, o Hollywood - anche quando diceva di amare l'Urss e le pellicole cubane e bulgare…" (Indro Montanelli e Mario Cervi su "L'Italia del Novecento")
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