Immagine d'archivio
VITTORIO SABADIN - LONDRA
Nel 1210 Francesco d'Assisi andò a piedi a Roma per chiedere a papa Innocenzo III di riconoscere l'ordine che aveva fondato nella chiesetta della Porziuncola. Nel 2008 un gruppo di professori e studenti dell'università di Oxford ha chiesto udienza a papa Benedetto XVI per protestare contro il comportamento dei frati francescani che vogliono chiudere il collegio di Greyfriars, non ascoltano ragioni e «si comportano come gli esponenti della giunta birmana».
È senza precedenti lo scontro in atto tra il personale accademico di una delle più prestigiose università del mondo e i cappuccini francescani che hanno finora gestito l'istituto dove si studia storia, legge e teologia. Nessun tentativo di trovare una soluzione è andato a buon fine: dopo quasi mille anni di attività nelle università di mezza Europa i frati minori (in Gran Bretagna chiamati «frati grigi») hanno finito i soldi, sono rimasti in pochissimi - quarantadue in tutto nella «provincia» inglese - e non ce la fanno più a gestire gli istituti che i loro predecessori avevano fondato.
Greyfriars è una delle più vecchie istituzioni di Oxford e Francesco era ancora in vita quando i suoi seguaci arrivarono da quelle parti per erigere l'unico edificio di pietra normanno della zona, che ancora svetta con la sua riconoscibilissima torre tra i tetti della città. Qui studiarono e si formarono personaggi forse poco noti a chi non si diletti di teologia, ma di grande importanza storica. Tra questi, Roberto Grossatesta, che fu vescovo di Lincoln e ispirò il pensiero scientifico medioevale, l'antipapa Alessandro V e Giovanni Duns Scoto, soprannominato «Doctor Subtilis» molti secoli prima di Giuliano Amato.
L'annuncio dei frati che Greyfriars avrebbe chiuso i battenti ha colto tutti di sorpresa, anche se gli argomenti addotti erano più che giustificati: senza soldi e senza personale era davvero difficile continuare la gestione dell'istituto.
Ma ad avere innescato il vero scontro è stato l'incomprensibile rifiuto di cedere il comando a un gruppo di insegnanti e studenti, com'è avvenuto in molte scuole un tempo guidate da ordini religiosi. Era stato trovato persino un vecchio guardiano della comunità, padre Tom Weinandy, che si era trasferito nella «provincia» americana ma si era dichiarato disponibile a tornare a Oxford per diventare guardiano del nuovo trust di gestione laico.
Accusati dal consiglio accademico dell'istituto di avere tramato alle loro spalle senza avvisarli, i frati non vogliono parlare della vicenda. «Sono vincolato all'obbedienza monastica - ha detto all'«Independent» l'attuale guardiano, padre Mark Elvins - e non posso dire nulla». Il portavoce della «provincia» inglese, Barry Hudd, si limita a precisare che i cappuccini hanno semplicemente riconsegnato la loro licenza all'università di Oxford e che questo vieta che sia trasferita a chiunque altro. Ma Greyfriars non si arrende, è una delle sette «halls» private dell'Università e tale vuole restare, mantenendo quello spirito laico che ha permesso a chiunque - anche ai non credenti - di iscriversi ai corsi. Gli studenti hanno rifiutato la soluzione proposta dai frati, che vorrebbero trasferire tutti al Regent's Park College e chiudere per sempre la porta dell'istituto.
Richard Lawes, Senior Tutor di Greyfriars, si augura che venga trovata una soluzione: «Il punto di forza della nostra piccola comunità è l'atmosfera amichevole e incoraggiante che si respira: cerchiamo di tirare fuori il meglio da ogni ragazzo per farlo crescere non solo nella conoscenza, ma anche nella maturità interiore. Come diceva Oscar Wilde, l'educazione è una pratica ammirevole, ma niente di quello che vale la pena di imparare può essere insegnato».
Questa settimana la pratica è stata portata a Roma, in Vaticano, da padre Gareth Jones, uno dei leader della protesta. È esperto di diritto canonico e sa tutto dei complessi meccanismi che regolano le terrene leggi dei rappresentanti di Dio. La tesi che sosterrà è molto semplice: i francescani non possono pretendere di avere il diritto di decidere che cosa fare di una loro proprietà, perché San Francesco ha insegnato loro che non bisogna possedere nulla. Sarà forse di nuovo un papa a decidere se questo è davvero possibile, come avvenne 800 anni fa.
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