martedì 3 giugno 2008

Vertice Fao sulla fame nel mondo Cibo negato a 862 mln di persone | Fame nel mondo | Poverta in Italia

Economia
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Vertice Fao sulla fame nel mondo Cibo negato a 862 mln di persone

Lula: via sussidi e protezionismo


Ban Ki Moon segretario generale delll'Onu al vertice Fao di Roma, foto Ansa
«Si è tardato a valutare quale radicale mutamento avrebbe portato con sè l'impetuoso sviluppo delle grandi economie emergenti sotto il profilo della domanda di derrate alimentari». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inizia così, con un monito sui ritardi mondiali a valutare la portata dell'emergenza alimentare la cerimonia di inaugurazione della «conferenza della sicurezza alimentare» in corso al Palazzo della Fao di Roma. Napolitano sottolinea che «non ci si è preparati a uno scenario nel quale, per il concorso di una serie di fattori, anche di carattere speculativo, potesse profilarsi l'era del cibo a buon mercato». Inoltre, aggiunge il Capo dello Stato, «non è stato sufficientemente valutato l'impatto di medio e lungo periodo di talune politiche agricole e commerciali, da un lato, sulle esportazioni e, dall'altro, sul consumo interno; laddove andava individuato il necessario punto di equilibrio tra questi due obiettivi».

Anche «l'opinione mondiale è stata colta di sorpresa dall'esplodere di una impressionante catena di moti per il cibo a seguito della rapida, sconvolgente crescita dei prezzi delle derrate alimentari». Perciò si augura che ci sia un recupero d'impegno: «Non deve mancare nella discussione, soprattutto da parte dei paesi maggiormente sviluppati e delle istituzioni finanziarie internazionali, spirito critico, senza convenzionalismi, nella ricerca di possibili errori di sottovalutazione e di imprevidenza».

Napolitano ricorda i passati vertici della Fao e lancia il suo monito: «Non possiamo ignorare come appaia oscurato quel diritto al cibo che fu messo al centro del primo vertice mondiale della Fao sull'alimentazione». E ricorda ancora: «Non ossiamo ignorare che l'attuale crisi alimentare mette a repentaglio i progressi conseguiti negli ultimi anni nel continente che più soffre, in Africa».

Ma adesso ad essere colpita duramente dall'emergenza non è più neanche solo l'Africa. «Non può mancare in nessuno -ammonisce il capo dello Stato- il senso della drammaticità della crisi che è esplosa e delle sue conseguenze soprattutto per le popolazioni più povere, per quasi un miliardo di persone sotto nutrite, ma anche per fasce sociali colpite dovunque da una perdita grave di potere d'acquisto». Napolitano sottolinea che «si tratta di una crisi alimentare che rende ancora più problematico il raggiungimento dei traguardi compresi negli obiettivi di sviluppo del Millennio: innanzitutto, quello dello sradicamento dell'indigenza e della fame».

E come del resto la Fao ha sempre detto, non può essere il mercato da solo a sconfiggere la fame e la povertà nel mondo. Napolitano lo ribadisce con forza: «Per superare la crisi alimentare e garantire una prospettiva di reale pood security, non si può fare affidamento sulle virtù riequilibratici del mercato».

Dalla crisi alimentare mondiale, prodotta anche dall'impennata di prezzi, «emerge l'imperiosa necessità di politiche coordinate a livello mondiale, volte a fronteggiare una allarmante emergenza». C'è laa necessità di «interventi volti a sostenere l'offerta di prodotti alimentari, in favore dei paesi più colpiti dalla crisi» e di «gettare le basi di nuovi investimenti in agricoltura, ovunque esistano possibilità di incremento e di
miglioramento delle produzioni alimentari».

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon intervenendo subito dopo sostiene che per affrontare la crisi alimentare mondiale «politiche puramente assistenziali non possono funzionare perché provocano soltanto distorsioni dei mercati e spingono più in alto i prezzi». Ban perciò invita tutti gli stati a «resistere dall'adottare» misure simili e favorire le esportazioni a scopi umanitari.Il segretario generale delle Nazioni Unite ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché venga raggiunto «un grado di maggiore consapevolezza e un consenso unanime sui biocombustibili».

«Il problema della sicurezza alimentare è un problema politico, una questione di priorità tra i bisogni umani ed è questa scelta fatta dai governi che determina l'allocazione delle risorse». Il direttore generale della Fao, Jaques Diouf. Il quale si pone l'esiziale domanda: «Come possiamo spiegare alle persone di buon senso che non è possibile trovare 30 miliardi di dollari all'anno per consentire a 862 milioni di persone che soffrono la fame di godere dei fondamentali diritti umani: il diritto al cibo e quindi il diritto alla vita». Sono fondi che non si trovano o sono politiche indirizzate invece che a colmare i disequilibri ad approfondirli, come quelle di molti Paesi che hanno privilegiato le agricolture nazionali attraverso tariffe protezionistiche, dirottato la produzione di cereali dall'uso alimentare ai biocarburanti, investito poco per la prevenzione delle malattie, investito molto nell'acquisto di armi, accumulato sprechi alimentari che si sono tradotti in spese sanitarie per curare le malattie che ne sono scaturite come nel caso dell'obesità. «Ci sono alcun dati che devono essere riferiti» per comprendere le cause della crisi, secondo Diouf « i Paesi dell'Ocse hanno creato distorsioni di mercato per 372 miliardi di dollari nel 2006 supportando le loro agricolture - ha detto il direttore generale - da 11 a 12 miliardi di dollari all'anno in tariffe protezionistiche hanno avuto l'effetto di dirottare 100 milioni di tonnellate di cereali dall'alimentazione ai combustibili, 20 miliardi di dollari vengono spesi per l'obesità e a questi bisogna aggiungere i costi indiretti di 100 miliardi di dollari per le morti premature e le relative malattie ed infine la spesa per l'acquisto di armi che nel 2006 è arrivata a 1.200 miliardi».L'aumento dell'inflazione dipende per il 40 e 50% dall'aumento dei prezzi. «In un contesto di alta e accelerata crescita del Pil dei paesi emergenti - dice Diouf - dobbiamo ricercare soluzioni globali sostenibili e percorribili che riducano il gap tra domanda e offerta di cibo».

La crisi alimentare va affrontata «non solo sotto l'aspetto produttivo ma anche della distribuzione delle risorse e dell'accesso al cibo a prezzi sostenibili che incidono sulla qualità della vita di ogni uomo e donna». È il punto di vista della presidente dell'Argentina Cristina Fernandez de Kirchner. La Kirchner ha sottolineato inoltre l'importanza di un piano di assistenza di aiuti per la produzione di alimenti ma anche di un orientamento degli investimenti dei paesi grandi produttori di derrate verso l'introduzione di «tecnologie forti». Secondo la Kirchner un «elemento chiave» per risolvere la crisi alimentare è «che si comprenda che l'assetto attuale del mondo vada rivisto» garantendo l'accesso alle tecnologie ai Paesi in via di sviluppo. Inoltre, per il presidente argentino l'obiettivo da raggiungere è di 150 milioni di tonnellate di alimenti dagli attuali 100 nel mondo. Ma non sarebbe a suo dire la scarsità dei beni agricoli a mettere in crisi le economie più deboli quanto «le difficoltà dei paesi in via di sviluppo per avere accesso ai mercati» Anche lei ha criticato duramente «le politiche protezionistiche dei paesi centrali» nel settore dell'agricoltura.

La Francia per bocca del suo presidente Nicolas Sarkozy propone «la creazione di un gruppo internazionale di scienziati di tutto il mondo e di tutte le discipline interessate» per far fronte alla sicurezza alimentare. Per Sarkozy questo pool dovrebbe «definire una diagnosi oggettiva sulla situazione della sicurezza alimentare mondiale; analizzare la sua evoluzione per prodotto e per zona geografica; infine mettere in guardia dai rischi di crisi».

Mentre il premier giapponese Yasuo Fukuda lancia un appello ai leader mondiali per far fronte all'emergenza attuale: mettere sul mercato le loro scorte di cibo, assicurando così una risposta immediata alla crisi alimentare. Ciò che inquieta il Giappone, e anche tutti i paesi asiatici è l'enorme rincaro del prezzo del riso che ha registrato un aumento del 70% solo nell'ultimo anno. «Il Giappone è pronto a immettere nei prossimi mesi 300.000 tonnellate di riso importato - ha annunciato Fukuda - e vorrei invitare gli altri Paesi a fare altrettanto, immettendo sui mercati internazionali le loro scorte di cibo».

Dei molti interventi fatti nel corso del dibattito dal moderatore del summit, il "padrone di casa" Silvio Berlusconi, a proposito del tema in discussione c'è da rimarcare la proposta lanciata dal premier italiano per affrontare la crisi del cibo che sta vessando i paesi più poveri. Per Berlusconi è necessario «un aumento immediato di tutti gli aiuti economici che sia al centro delle politiche mondiali con un coordinamento da parte dell'Onu affinchè ogni paese possa divenire autonomo per la produzione
agricola».

Il premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero al vertice della Fao propone di rivedersi in autunno per mettere a punto una «carta della sicurezza alimentare» per «l'adozione di strumenti concreti». Zapatero ha accusato le «istituzioni internazionali» di «non aver saputo dare risposta» alle emergenze economiche e sociali emerse in questi anni: dalla crisi dei mutui subprime, all'aumento dei prezzi degli alimenti e del costo del petrolio. Bisogna, ha aggiunto il capo del governo spagnolo, «aiutare i piccoli agricoltori creando per loro le occasioni che oggi mancano». Per ottenere questo risultato «e rispondere alle sfide cui la comunità internazionale è chiamata» ha aggiunto, «serve flessibilità» e bisogna «aumentare gli aiuti alla cooperazione allo sviluppo e associarsi in uno sforzo maggiore per garantire il buon governo della globalizzazione».


Pubblicato il: 03.06.08

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