venerdì 6 giugno 2008

C'è il reato di clandestinità. Appello intellettuali: “il sonno della ragione genera mostri”

C'è il reato di clandestinità.

Appello intellettuali: "il sonno della ragione genera mostri"


(Roma) E' stato trasmesso ieri in tarda serata in Senato il disegno di legge sulla sicurezza  licenziato dal Consiglio dei ministri a Napoli e comprende anche il reato di immigrazione clandestina. Nel dl la condizione di clandestinità è considerata un'aggravente delle pene commesse dagli stranieri. In attesa di essere assegnato alle commissioni competenti per l'avvio dell'esame il ddl prevede il carcere da sei mesi a quattro anni per lo straniero/la straniera che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni. Oltre  all'arresto dell'autore e condanna prevista con rito direttissimo, il giudice "nel pronunciare la sentenza di condanna - si legge nel testo – ne potrà ordinare l'espulsione. Intanto, secondo un calendario dei lavori ancora provvisorio, il termine per presentare gli emendamenti dovrebbe essere fissato per oggi alle 18.00

Il giudizio dell'opposizione, nel corso della riunione congiunta di ieri delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, è quasi unanime (considerato che "al 70% riprende norme che erano contenute anche nel pacchetto Amato): sul decreto si può trovare una soluzione, ma quello che proprio non va è ipotizzare il reato di immigrazione clandestina o considerare la clandestinità un'aggravante per i reati commessi dagli stranieri.

Per questo i Giuristi Democratici invieranno nei prossimi giorni un "dettagliato appello" ai parlamentari perché le norme del cosiddetto 'pacchetto sicurezza' "non siano in contrasto con quanto previsto dalla nostra Costituzione, e dai trattati internazionali.

Per l'Associazione nazionale giuristi democratici il reato contestato è un vero e proprio ''tragico paradosso", perché crea nuovi reati e nuove aggravanti per gli stranieri, e introduce ostacoli al ricongiungimento familiare e alla permanenza di chi ha richiesto l'asilo politico" e "contraddice persino la politica non certo progressista dell'Unione Europea, che, pur mettendo in primo piano la repressione all'immigrazione illegale, chiede agli Stati membri di agevolare l'inserimento degli immigrati regolari, il loro diritto all'unione familiare, il loro pieno diritto d'asilo".

Il rischio, per l'Associazione GD, è quello di spingere di fatto, i/le migranti, ancora più facilmente nelle mani dei trafficanti di uomini, e chiude un occhio nei confronti di chi utilizza il lavoro nero degli stranieri/straniere (anche le badanti dunque?) senza permesso", e dall'altro lato, "costringe gli /le irregolari a partecipare all'ipocrita lotteria dei "decreti flussi" per sanare la propria posizione e, da domani, li costringe a cercare di diventare ancora più clandestini per evitare il carcere". Per l'Associazione, inoltre, "il reato di 'immigrazione clandestina' è solo propaganda: perché chi è costretto a migrare, non è spaventato dal carcere visto che già oggi rischia la vita attraversando deserti e mari o facendosi trasportare dentro a intercapedini in un camion". E' propaganda poi "perché non è con gli arresti che si allontana lo straniero senza permesso di soggiorno e lo sappiamo bene noi che da anni vediamo ogni mattina le inutili e costose udienze direttissime celebrate contro chi non ha ottemperato all'ordine del Questore di allontanarsi dall'Italia".

E' propaganda, ancora perché "sottrae tempo mezzi e denaro alle forze dell'ordine e alla magistratura, costretti a occuparsi di marginalità e non di delitti. E perché renderà ingovernabili le carceri, si abbatterà sulla pelle di quegli uomini e di quelle donne cui la stessa Italia ha reso impossibile l'ingresso legale".

I direttori degli istituti penitenziari, degli Uffici di esecuzione penale esterna, degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, che ieri si sono riuniti a Roma in un'assemblea nazionale organizzata dalla Fp Cgil, esprimendo forte preoccupazione per le scelte che il governo sta assumendo sul tema della sicurezza e dell'immigrazione clandestina, denunciando i devastanti effetti che il ddl sull'immigrazione clandestina avrà sul sistema penitenziario, che mette a rischio la tenuta dell'intero sistema carcerario e per il Paese stesso".

"Fra qualche mese- si legge in una nota stampa - le carceri scoppieranno letteralmente e sarà impossibile governarle nel rispetto delle finalità che la Costituzione affida alla pena". A nulla serviranno allora le ripetute dichiarazioni di esponenti del Governo che offrono come soluzione a questo scenario ormai scontato la costruzione di nuove carceri (tutte ancora da finanziarie, da progettare)

"Il governo, quindi, rifletta attentamente sugli effetti che avranno le scelte che si stanno assumendo e provi a orientare diversamente la propria azione- conclude la nota- a cominciare dalla riforma del codice penale ormai non più rinviabile.

Filippo Miraglia, responsabile Arci per l'immigrazione, è molto critico sull'introduzione dell'aggravante Cosa che è ancor  meno coerente e più illogico, incomprensibile, perché introduce una disparità che nega l'articolo 3 della Costituzione per il quale tutte le persone sono uguali di fronte alla legge". Logico che questa norma, dunque desti preoccupazione e registri reazioni negative di fronte a una campagna di criminalizzazione degli/delle immigrate  che, spiega Miraglia, "non nascono in questo modo né lo scelgono, ma è la legge in vigore che li obbliga e, poiché non si può entrare in Italia che in maniera clandestina, visto che la chiamata nominativa non è praticabile, non fanno altro che penalizzare chi è costretto ad essere clandestino da una scelta dello stesso governo".

Per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani "non può essere considerato reato una condizione delle persone pensa neanche liberamente scelta". Dunque, aggiunge il segretario della Cgil, penso che nel corso dell'iter parlamentare bisognerà cambiare questa scelta.

Intanto la Cgil comunica che un appello firmato da oltre 500 personalita' appartenenti al mondo della cultura, del sindacato, delle associazioni, del parlamento italiano ed europeo, del giornalismo e del mondo giuridico, e' stato inviato ai presidenti della Repubblica, del Consiglio dei ministri, di Camera e Senato, a quattro ministri (Interno, Welfare, Esteri e Pari Opportunita'), ai sindaci di Roma, Milano e Napoli, nonche' ai leader di tutti i partiti rappresentati in parlamento e non.

L'appello, "il sonno della ragione genera mostri", promosso da Daniela Carla', Giuseppe Casucci, Luca Cefisie e Piero Soldini, nel ricordare che "la responsabilità penale e', per legge, individuale",  fa riferimento agli ultimi dati Istat, secondo i quali il tasso di devianza tra gli immigrati e' al 2%, di poco superiore a quello degli italiani. Tra questi, però, chi delinque si trova quasi sempre in condizione di irregolarità.

Ciononostante, continua l'appello, "casi singoli vengono ingigantiti quando si tratta di stranieri, con il risultato di produrre l'abnorme percezione da parte della gente comune che tutti gli zingari e quasi tutti gli immigrati siano dei delinquenti", alimentando così "episodi di aperta violenza e razzismo nei confronti di chi è percepito come diverso, e magari nemico".

Contro "il clima di caccia alle streghe nei confronti di zingari e immigrati", gli/le appellanti chiedono al Governo "un confronto di merito sui problemi, unica via per arrivare a soluzioni concrete e rispettose dei diritti fondamentali della persona" e, soprattutto, "cosa si intenda proporre e fare per rimuovere le condizioni di estrema emarginazione e miseria in cui versa gran parte del popolo zingaro, e quale soluzione umana e civile si voglia proporre per le persone oggi in condizione di irregolarità che lavorano e vivono onestamente nel nostro Paese".

Ce il reato

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