Carl Lightman, specializzato in psicologia delle emozioni, smaschera i
bugiardi. C'è chi ha desiderato essere bravo come Patrick Jane, falso
sensitivo, ma autentico genio, protagonista di «The Mentalist». Abilità
difficile la loro, ma davvero utile in tempi che hanno reso sempre più sottile
il confine con la menzogna. Tanto utile che si sono moltiplicati (quasi
duecento dall'inizio dell'anno) i corsi di «linguaggio del corpo, per studiare
gli altri e un po' anche noi stessi».
Secondo lo psicologo americano Albert Meherabian, il linguaggio del corpo
costituisce il 93 per cento della comunicazione umana. Alan e Barbara Pease,
autori di «Perché ci vergogniamo con gli occhi e mentiamo con i piedi?»,
scendono al 65, ma è tanto comunque. Il corpo è un libro scritto in maniera
complicata ma trovata la chiave rivela la dinamica menzogna-verità, giura
Roberta Bruzzone, criminologa e profiler. Certo, non è così facile. Altrimenti
avrebbero ragione i frequentatori del forum di pokeristi che, in possesso di un
paio di buoni libri (come «Segnali del Corpo» di Vera F. Birkenbihl o «L'uomo e
i suoi gesti» di Desmond Morris) e del dvd sulla mimica, pretendono di
smascherare i bluff e sopperire così alla dolorosa mancanza di una scala reale.
Sì, oggi studiare il linguaggio del corpo serve a vivere. Tanto è vero che gli
iscritti ai seminari non sono aspiranti profiler, psicologi e poliziotti. Ci
sono molte casalinghe, impiegati, imbianchini, alle prese con gli enigmi della
vita. E i professori spiegano che la bocca è il centro del piacere e il naso
del dispiacere, che sbattere le palpebre, abbassare gli occhi, mettersi le mani
tra i capelli e grattarsi sono segni di stress, che ogni gesto va decodificato,
sia a scopo di business che di divertimento.
Tutto questo è raccolto nel manuale di Marco Pacori, psicologo e
psicoterapeuta che si occupa da vent'anni di comunicazione non verbale e di
ipnosi per scopi terapeutici. Ne «I segreti del linguaggio del corpo, scopri
con uno sguardo chi sta mentendo, chi nasconde qualcosa, cosa gli altri pensano
di te» (Sperling e Kupfer) l'autore sostiene che è possibile modificare il
proprio comportamento per ottenere reazioni positive.
L'ideale però sarebbe incrociare i dati di un poligrafo (la famosa macchina
della verità), quelli di una termocamera (cioè una telecamera che filma le
microvariazioni di temperatura del corpo) e di un Voice Stress Analyzer (un
microfono collegato a un computer) per sommarli alle valutazioni sulla mimica,
sulla postura, sulla circolazione periferica e sulla respirazione profonda.
Passando agli esempi: l'aumento del battito delle ciglia, accompagnato
dall'immobilità delle mani, è un indicatore di stress e quindi, spesso, di
menzogna. Come lo sono i suoni preverbali, gli «ehmmmm» o le lunghe pause che
precedono una risposta (su questi elementi ha studiato a lungo Marco Strano,
esperto di psicologia criminale).
I segnali che indicano chiaramente che un corteggiamento amoroso ha successo
sono pochi, ma netti. Il primo sottolinea lo sguardo. Se si osserva l'altro/a
negli occhi per un periodo più lungo di quello dettato dalla cortesia,
significa che si è a un buon punto di partenza. Se la donna si sistema l'abito
e l'uomo il nodo alla cravatta, se entrambi controllano il portamento vuol dire
che le possibilità aumentano. Ma per fare colpo davvero, allora bisogna parlare
lentamente e con tono pacato.
È molto importante anche la postura delle braccia che è bene tenere discoste
dal corpo e le mani aperte. Ottimo segnale se lui o lei giocherellano con un
oggetto: un bicchiere, un mazzo di chiavi, un anello.
Poche speranze, invece, se le ginocchia sono incrociate, le gambe strette e i
piedi uniti. Pessimo indizio se anche le braccia sono conserte e le mani
stringono una il polso dell'altra. Peggio se coprono il volto. Se poi una
ragazza tiene stretta la borsa, quasi ci fosse dentro la sua vita, vuol dire
che proprio non si fida. Il corpo ha detto stop.
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