Claudio Scotto di Carlo ha assunto l'incarico di Business Broadcast Development per l'Italia e la Spagna di TheBlogTv. Con un passato nella tv tradizionale (Mediaset, Tele+/Sky), con incarichi che hanno spaziato dalla promozione alla direzione artistica, ma anche nella piattaforma web tv Babelgum con il ruolo di chief editor, avrà l'obiettivo di sostenere la crescita del business televisivo della società su entrambi i mercati affermandone il ruolo di protagonista nel settore della produzione di contenuti, formati e programmi tv ad alto tasso di partecipazione e interattività.
"ThBlogTv - spiega lo stesso Scotto di Carlo ad Affaritaliani.it - introduce un modello di business nuovo per il mercato italiano: utilizzare su piattaforme partecipative il contributo degli utenti che producono materiale 'user generated content', dal quale scaturiscono format televisivi che vengono venduti alle tv. Noi, in pratica, stimoliamo la Rete su fenomeni che riteniamo possano funzionare, raccogliamo il materiale che ne nasce e lo 'formattizziamo' per i gruppi televisivi".
Qualche esempio?
"L'ultima nostra creazione, un format che fra l'altro firmo anche come autore, si chiama 'Tv generica', e riguarda tutto ciò che di comedy c'è sulla Rete, organizzato con assoluta libertà da autori indipendenti - molti dei quali all'esordio - e aggregato sotto la formula, appunto, di 'tv generica'. Che ricalca, in pratica, quella dei farmaci generici: stessa formula, metà prezzo. Ne risulta una parodia della tv satellitare italiana, in un programma di mezz'ora che va in onda su Comedy Central quattro volte al giorno dal lunedì al venerdì (e in replica una volta al sabato)".
Insomma, l'anello di congiunzione fra il web "social", dal quale è scaturito il fenomeno YouTube, e la televisione tradizionale...
"E' così. L'unione delle mie esperienze con una società specializzata in brand entertainment porta grandi benefici alle reti tv: da un lato un abbattimento dei costi fino al 30-40% rispetto a una normale produzione televisiva, dall'altro una novità e una specificità di creatività che consente fra l'altro di aggregare nuovi talenti da lanciare nel mercato televisivo. E' la chiave di volta per tornare a fare ciò che la tv italiana non fa più: personalmente ho sempre fatto scouting, lanciando ad esempio personaggi come Ilaria D'Amico; ora offriamo anche l'opportunità, a chi è già presente sulla Rete, di ottenere una finestra sulla tv facendo un crosswording fra i due mondi".
Qual è il feedback che vi giunge dai grandi editori televisivi?
"Ci giunge una risposta di grande interesse, dal momento che siamo esperti di televisione e di web, e oggi tutti vogliono fare questo incrocio fra i due media ma nessuno sa come farlo. D'altro canto il nostro è un Paese molto particolare, dove il nuovo - che altrove è visto come un'opportunità, è vissuto come un azzardo. Molti, nella tv, ancora si rifiutano di capire quale sia la naturale evoluzione del mezzo, ma la strada è quella, non c'è dubbio. E non si tornerà indietro. Fortunatamente il nostro 'booster' è dato dai costi, talmente ridotti da indurre molti nostri clienti a provare".
Può essere la chiave di volta per avvicinare alla tv il pubblico più giovane, che oggi vive su web e social media e la televisione la accende davvero raramente?
"Non so se serva ad avvicinarli, ma senz'altro può servire a rappresentarli e interessarli. Come contiamo di fare con un nuovo format che stiamo producendo per la Spagna (area TeleCinco) e che è un crosswording fra televisione, web e mobile. Ovvero il modo in cui i giovani oggi usufruiscono dell'intrattenimento".
La famosa convergenza...
"...Nella quale, comunque, resta centrale il contenuto. E il futuro del contenuto non è di Cristina Parodi o di Barbara D'Urso, ma delle forme di voyerismo e di protagonismo che hanno generato fenomeni come Facebook o YouTube".
Intanto però, sulla tv tradizionale, il passaggio al digitale terrestre non mi pare avere portato nulla di innovativo, al di là della moltiplicazione dei canali...
"Dal mio punto di vista la vera novità non è sul digitale terrestre: su questa piattaforma sono implosi i palinsesti generalisti, che si sono spezzettati in una moltitudine di canali che replicano di tutto all'infinito; sul satellite, al contrario, si è aperta un'edicola: ci entro e trovo ciò che corrisponde ai miei interessi, in un bouquet di canali differenziati per pubblico, target, concetto. Per questo, secondo me, difficilmente il digitale terrestre riuscirà a conquistare il pubblico più targetizzato e di qualità. A meno che non cambi decisamente l'approccio dei grandi gruppi televisivi".
Difficile, nello scenario attuale...
"In Italia c'è pochissima apertura perché, anziché studiare i mezzi, si pensa a come controllarli. Un approccio antistorico, che determina un gap notevole sul piano tecnologico rispetto a paesi come il Regno Unito. Il vero approccio democratico è quello del web, dove non c'è un proprietario".
Neanche la tanto sbandierata rivoluzione tecnologica del 3D cambierà gli scenari?
"La mia opinione personale è che lo sviluppo tecnologico serve innanzi tutto a differenziare l'offerta in termini di marketing. L'anno scorso, Mediaset non aveva l'HD e Sky ha fatto leva su questa tecnologia nella sua offerta commerciale. Il 3D può essere un altro booster per stimolare l'acquisto di un prodotto dall'utilizzo non continuativo ma 'spot'. senza contare che a spingere le major hollywoodiane sul 3D è il fatto che questa tecnologia, al momento, consente di ridurre la pirateria. Ma non stiamo comunque parlando di qualcosa in grado di generare grandi numeri sul mercato".
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