Il Fisco italiano non vi scorda mai, soprattutto non vi abbandona: sono ben 694 gli appuntamenti con le tasse nel corso del 2011, quasi tre al giorno: una frequenza pari a 2,75 per ciascuno dei 252 giorni lavorativi dell'anno. Li ha contati la Confesercenti, compilando in uno studio un elenco di tutti gli adempimenti fiscali che attendono al varco il contribuente italiano.
Il Fisco batte cassa tutti i mesi, ma luglio è il più convulso (con 74 scadenze). Ogni mese se ne contano mediamente quasi 60 (57,8) e sull'agenda va segnato in rosso il 16 luglio: 45 adempimenti. «L'Italia non è solo il paese con una pressione fiscale fra le più alte (43,5% nel 2009; al terzo posto, dietro Danimarca e Svezia, fra i 33 paesi dell'area Ocse), ma è anche la patria degli adempimenti fiscali, che sembrano non finire mai» dice la Confesercenti.
Pagare le tasse costa ore di lavoro: 285 le ore che ogni azienda italiana impegna per espletare tutti gli obblighi, il doppio di Francia e Olanda, il 50% in più di Spagna e Germania; 60 ore in più della media europea, secondo una recente graduatoria della Banca Mondiale. «La semplice elencazione delle scadenze (solo quelle di natura fiscale, si sottolinea), ha richiesto ben 16 pagine - evidenzia l'organizzazione del commercio e delle Pmi guidata da Marco Venturi -. È la prova che c'è urgente bisogno di una riduzione degli adempimenti fiscali». Un onere aggiuntivo per gli operatori economici, soprattutto per le Pmi: la burocrazia fiscale costa alle piccole e medie imprese italiane 2,7 miliardi l'anno (fra i 1.900 e i 2.300 euro, in media).
«Un risultato impressionante, anche se tiene conto solo di un limitato numero di adempimenti», sottolinea Confesercenti. Come rendere allora la vita più facile ad aziende e contribuenti ? «Molti degli appuntamenti con il fisco sono frutto di una ripetitività che non sempre appare giustificata. Così ad esempio, adempimenti come il versamento dell'imposta sugli intrattenimenti o della recente imposta sostitutiva sui premi di produttività potrebbero essere concentrati in un numero ridotto di scadenze. O incombenze come quelle legate alla scheda carburanti (rilevazione chilometri) o alla recente comunicazione dei dati degli operatori di paesi black list potrebbero agevolmente prevedere una frequenza più scaglionata» è il suggerimento della confederazione.
La parola d'ordine è quindi semplificare: «Da un lato, si libererebbero ingenti risorse da destinare all'attività produttiva: per le sole Pmi si tratterebbe di almeno 650 milioni l'anno (ossia oltre 500 euro per operatore economico) - dice Confesercenti - Dall'altro ne guadagnerebbe l'efficienza della pubblica amministrazione, con una riduzione dei costi di gestione del sistema tributario».
Il Fisco batte cassa tutti i mesi, ma luglio è il più convulso (con 74 scadenze). Ogni mese se ne contano mediamente quasi 60 (57,8) e sull'agenda va segnato in rosso il 16 luglio: 45 adempimenti. «L'Italia non è solo il paese con una pressione fiscale fra le più alte (43,5% nel 2009; al terzo posto, dietro Danimarca e Svezia, fra i 33 paesi dell'area Ocse), ma è anche la patria degli adempimenti fiscali, che sembrano non finire mai» dice la Confesercenti.
Pagare le tasse costa ore di lavoro: 285 le ore che ogni azienda italiana impegna per espletare tutti gli obblighi, il doppio di Francia e Olanda, il 50% in più di Spagna e Germania; 60 ore in più della media europea, secondo una recente graduatoria della Banca Mondiale. «La semplice elencazione delle scadenze (solo quelle di natura fiscale, si sottolinea), ha richiesto ben 16 pagine - evidenzia l'organizzazione del commercio e delle Pmi guidata da Marco Venturi -. È la prova che c'è urgente bisogno di una riduzione degli adempimenti fiscali». Un onere aggiuntivo per gli operatori economici, soprattutto per le Pmi: la burocrazia fiscale costa alle piccole e medie imprese italiane 2,7 miliardi l'anno (fra i 1.900 e i 2.300 euro, in media).
«Un risultato impressionante, anche se tiene conto solo di un limitato numero di adempimenti», sottolinea Confesercenti. Come rendere allora la vita più facile ad aziende e contribuenti ? «Molti degli appuntamenti con il fisco sono frutto di una ripetitività che non sempre appare giustificata. Così ad esempio, adempimenti come il versamento dell'imposta sugli intrattenimenti o della recente imposta sostitutiva sui premi di produttività potrebbero essere concentrati in un numero ridotto di scadenze. O incombenze come quelle legate alla scheda carburanti (rilevazione chilometri) o alla recente comunicazione dei dati degli operatori di paesi black list potrebbero agevolmente prevedere una frequenza più scaglionata» è il suggerimento della confederazione.
La parola d'ordine è quindi semplificare: «Da un lato, si libererebbero ingenti risorse da destinare all'attività produttiva: per le sole Pmi si tratterebbe di almeno 650 milioni l'anno (ossia oltre 500 euro per operatore economico) - dice Confesercenti - Dall'altro ne guadagnerebbe l'efficienza della pubblica amministrazione, con una riduzione dei costi di gestione del sistema tributario».
con lastampa.it
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