Modella, nonostante i 77 chili. Le avevano detto che doveva calare di 20. Poi ha scoperto le taglie comode
Elisa D'Ospina, altezza 1,84, peso 77 chili, seno 100, vita 80, fianchi 108 |
MILANO - «Ho conosciuto Isabelle Caro alla trasmissione Barbareschi Sciock su La7 e siamo sempre rimaste in contatto». Chi parla è Elisa D'Ospina, modella internazionale di taglie comode, una delle dieci top italiane del settore. E racconta. «Dalle lunghe chiacchierate con Isabelle avevo capito che la moda non c'entrava affatto con la sua malattia. La colpa la faceva ricadere tutta sulla madre che la voleva vedere sempre piccola, sempre bambina, aveva paura che crescesse. Per accontentarla, lei aveva smesso di mangiare. Stava veramente male, era consumata. Eppure era sempre disponibile». Parlavate spesso di anoressia. «È così, ci scrivevamo su facebook e anche attraverso delle mail. Era un argomento che ci univa perché tutte e due condividevamo un obiettivo grande e importante. Solo diventando una vera e propria notizia e coinvolgendo i media si può far sì che le ragazze non cadano nella trappola».
TRAPPOLE - La trappola è la moda? «Allora, bisogna uscire dal luogo comune che la moda è l'unica responsabile dell'anoressia. Non è così. Detto questo, però, tantissime ragazze sono diventate anoressiche a causa della moda, di talent scout senza scrupoli capaci di dare a delle adolescenti esempi assurdi». Cioè? «Guardi a 15 anni, ora ne ho 27, avevo già le misure di oggi: altezza 1,84, peso 77 chili, seno 100, vita 80, fianchi 108. Mi dicevano tutti che potevo fare la modella. Mio padre mi accompagnò in un'agenzia dove mi dissero che dovevo calare almeno venti chili e che, per come ero in quel momento, potevo al massimo spazzare i bagni e i camerini del backstage di una sfilata. Mio padre li mandò a quel paese e mi portò via. Quello fu l'inizio». E poi? «Non volevo arrendermi ma mi dicevano di non mangiare per settimane per perdere velocemente centimetri e chili. Poi ho scoperto la moda taglie comode, certo non sarà il pret a porter, ma almeno vivo da donna e non mi ammazzo per entrare in una taglia in cui non entrerò mai!».
CHANCE - Ora c'è l'impegno vero a combattere i disturbi alimentari. «Sì, in sei modelle plus size abbiamo fondato il gruppo Curvy Can, cioè Con le curve si può. E per dire che chiunque ha le chance per lavorare nel mondo della moda. Se si è alte 1,70 si può fare le fotomodelle ed è vergognoso che per due o tre centimetri una ragazza si senta costretta a digiunare. Basta pressing psicologico perché c'è anche chi non regge». Eppure riviste specializzate e stilisti nonostante moniti e minacce non fanno retromarcia dalle loro convinzioni. «Se guardiamo le tabelle della salute, le indossatrici sono tutte sottopeso». Le passerelle esibiscono, a volte, spettacoli davvero disgustosi al limite della vergogna, ma nessuno fa nulla. «Cambiare questa mentalità non è facile. Per una modella di taglie forti la carriera è aperta anche fino a quarant'anni. Ma mi rendo conto che ogni anno, anche da noi, le cose cambiano, i gusti si modificano. Se lavoro come sto facendo ora bene altrimenti smetto. E comunque la miglior risposta a quella che mi disse di scordarmi la moda e di andare in un'impresa di pulizie, è il mio percorso di lavoro: la più grande soddisfazione è che giro il mondo con la moda».
con corriere.it
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