La dermatologa: «Sui prodotti deve essere segnalata la presenza di PPD che difende dai raggi più pericolosi»
La dermatologa: «Sui prodotti deve essere segnalata la presenza di PPD che difende dai raggi più pericolosi»
MILANO - Le creme per il viso che promettono di proteggere dai raggi ultravioletti spesso non dicono il vero, finendo per illudere i consumatori su una protezione in realtà inesistente. Parliamo dei raggi UV-A, quelli che penetrano più in profondità nella cute distruggendo elastina e collagene, le proteine anti-rughe naturali. Lo dimostra uno studio nel quale sono state analizzate 29 creme viso di vari marchi e prezzi, condotto da Steven Wang del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. Gli esperti hanno cercato nell'etichetta di ciascun prodotto di bellezza ingredienti efficaci per schermare i raggi UV-A. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Archives of Dermatology, mostrano che in molte delle creme esaminate tali componenti sono assenti o presenti in concentrazioni non sufficienti per risultare efficaci. La protezione contro i raggi UV-A è importante perché, a differenza degli UV-B, sono presenti tutto l'anno e non vengono schermati dai vetri. Secondo gli esperti il criterio per scegliere la crema giusta è la presenza degli ingredienti protettivi, tra i quali ossido di zinco e un mix di avobenzone e octocrylene.
PROTEZIONE - «Su molti prodotti da giorno venduti, è dichiarato il SPF (Sun Protection Factor), cioè la protezione da UV-B - spiega Riccarda Serri, dermatologa e presidente dell'associazione Skineco -. Ma nelle creme di uso quotidiano ciò che serve è il PPD (Persistent Pigment Darkening), ovvero una protezione da UV-A. La moda di segnalare l'SPF si è rivelata una "bufala", ma in effetti nello studio americano non c'è nulla di nuovo. Questo però non deve allarmare i consumatori. Esistono infatti altri tipi di protezioni, non filtri ma fotoprotezioni attive legate all'uso di molecole antiradicali liberi (che quindi rendono la cellula meno sensibile all'azione dannosa dei raggi solari), come vitamina C, resveratrolo, Q10, acido lipoico. Queste sostanze proteggono in modo diverso dai "filtri", ma sono efficaci e rendono la cute meno suscettibile di danno. Inoltre i filtri fisici sono presenti praticamente in tutti i fondotinta e nelle ciprie, per la loro azione opacizzante-colorante. Dico impopolarmente da anni che l'SPF (senza protezione UV-A) nei prodotti da giorno è inutile, molecole inutili sulla pelle in momenti inutili. Meno male che ogni tanto gli americani ci ricordano ciò che già sappiamo».
I RAGGI - «Fino a una quindicina di anni fa i prodotti solari servivano essenzialmente a evitare le scottature - spiega ancora Riccarda Serri -: e in effetti proteggevano quasi esclusivamente dai raggi cosiddetti eritematogeni o UV-B - i raggi ultravioletti corti, presenti in gran quantità nel sole estivo, e assai più scarsi se non quasi assenti (e debolissimi) nei raggi luce di tutto l'anno. Con quelle protezioni si stava tanto al sole senza scottarsi, ma certamente si andava incontro a un'overdose di UV-A, i raggi ultravioletti lunghi, quelli presenti nella luce tutto l'anno, pressoché incapaci di generare eritema da soli, ma responsabili della stimolazione del pigmento (quindi l'abbronzatura: gli UV-A stimolano il melanocita) e, arrivando profondamente nel derma, della disgregazione delle fibre elastiche, del collagene, dei vasellini: in sintesi, del fotodanneggiamento o fotoinvecchiamento. Ecco perché le lampade fanno invecchiare la pelle più dei raggi solari "naturali". Si è visto che per proteggere la pelle dal fotodanneggiamento, occorre quindi proteggerla non solo dai raggi corti eritematogeni UV-B, ma anche dai raggi lunghi, mefitici e subdoli perché non scottano ma passano i vetri e le nuvole e soprattutto sono presenti nella luce tutto l'arco dell'anno. Ed ecco che nascono - aggiunge l'esperta - nuovi ottimi filtri UV-B e UV-A, come Tinosorb e Mexoryl, che si sono affiancati a ossido di zinco e biossido di titanio, che non assorbono i raggi per neutralizzarli (come fanno i filtri chimici), ma semplicemente li riflettono via. Va segnalato - ed è una recente scoperta - che il biossido di titanio, se non "rivestito" adeguatamente, può scatenare la produzione di radicali liberi per cui il suo uso va ben regolamentato».
Nessun commento:
Posta un commento