ROMA - E' cronaca degli ultimi tempi, è una riflessione che non si può più rimandare: l'Italia è in piena emergenza razzismo. Segnali chiari del clima di intolleranza sono i fatti degli ultimi giorni: dall'uccisione di Abdoul a Milano giustiziato al grido di "Sporco negro te la faccio pagare" per aver rubato un pacco di biscotti, al massacro dei sei africani a Castel Volturno da parte di un clan camorristico "bisognoso" di dimostrare "chi comanda", fino alle scritte apparse stamattina sui muri della tangenziale di Roma, che plaudono all'eliminazione di tutti e sette gli immigrati, oltre che "accusare" di ebraismo il presidente del Senato, Renato Schifani, reduce dalla visita ad Aushwitz.
In risposta a tutto ciò si è mobilitata l'Italia civile, con le manifestazioni di Milano e di Napoli, a cui hanno preso parte molti esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Tra questi, molti gli attori-autori teatrali, alcuni dei quali noti al grande pubblico, come Moni Ovadia, Dario Fo, Franca Rame e Paolo Rossi. E non è un caso: a lanciare il grido di allarme e di denuncia contro le discriminazioni subìte dagli stranieri nel nostro Paese sono stati, e già da tempo, molti artisti con i loro spettacoli sul tema dell'immigrazione. Un tema sempre più affrontato dal teatro, come testimoniano le diverse produzioni che in questo momento stanno girando sui palchi italiani, che di volta in volta prendono in considerazione un suo diverso aspetto.
Il dramma degli sbarchi di clandestini è trattato da lavori come "La nave fantasma" del teatro La Cooperativa di Milano -incentrato sulla vicenda del naufragio del barcone con a bordo 283 clandestini a Porto Palo nel '96- e "Bestie da sbarco", uno "sconcerto" tra musica e parole tratto dal romanzo del giornalista Francesco De Filippo, "L'affondatore di gommoni". Ne "Il triangolo degli schiavi", Ulderico Pesce denuncia invece le condizioni disumane degli "impiegati" nella raccolta dei pomodori in Puglia, mentre Graziano Piazza in "Drek - schifo" si trasforma in un iracheno che per vivere vende rose e che racconta la sua storia al pubblico, di cui teme il giudizio di condanna essendo ormai arrivato a pensare di meritarselo.
Tanto "Il viaggio di Felicia" quanto "Cry baby" vedono in scena due giovani prostitute venute dall'Est: l'una che, caduta nella trappola del sogno di ricchezza e felicità a buon mercato propagandato dall'immagine televisiva dell'Italia, imparerà a fare affidamento solo su se stessa; l'altra che invece, pur di non essere rispedita a una vita "di miseria e sfruttamento spesso peggiore della strada", deciderà di rimanervi.
Infine -in scena proprio in questi giorni a Roma, al teatro Lo spazio.it- "Una ragazza d'oro": racconta la storia di una rom alle prese con l'esperienza dell'esclusione già dall'infanzia vissuta nella propria patria, un indefinito Paese dell'Est in anni di guerra fredda.
26 settembre 2008
http://www2.dire.it/HOME/immigrati_e.php?c=14299&m=3&l=it
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